Quel campo da tennis tra la guerra e il cielo

Racconti

Quel campo da tennis tra la guerra e il cielo

Nel 1943 l’Albergo Vittoria di Beaulard ospitò una clinica dove si curavano ebrei, partigiani e tedeschi sotto lo stesso tetto. Con un campo da tennis sullo sfondo e la speranza di un futuro migliore

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Il campo da tennis dell'Hotel Vittoria
 

“A invogliarmi, d’un tratto, a tirar fuori la racchetta e i vestiti da tennis che riposavano in un cassetto da più di un anno, forse non era stata che la giornata luminosa, l’aria leggera e carezzevole di un primo pomeriggio autunnale straordinariamente soleggiato. Ma nel frattempo erano accadute varie cose” ( Il Giardino dei Finzi Contini)

Lo chiamavano l’albero delle scimmie. E le scimmie rispondevano al nome di Thea, Lella, Carla, Anna e Maria, cinque sorelline che dal ramo più alto di un grande noce assistevano rapite a quelle infinite sfide sul campo da tennis in terra rossa posto sul retro dell’ “Albergo Vittoria”, dal nome che i loro nonni Giuseppe e Teresa Cerutti avevano scelto per quella che sarebbe diventata la loro mamma e per la pensione di Beaulard, Val di Susa a pochi chilometri dal confine francese.

Quel campo da tennis però racconta anche altro, eco dei venti di guerra che solo qualche anno prima aveva lasciato le sue tracce in Val di Susa. Racconta di alcune buche scavate nei suoi dintorni per nascondere il vino e le masserizie dalle razzie dei tedeschi e per celare strumenti di lotta dei partigiani. E di sfide a rincorrere una pallina bianca tra ufficiali germanici e misteriosi ospiti dell’albergo.

 

Il campo sorgeva tra prati, panchine e alberi ma rimaneva un sogno proibito per le cinque nipoti di “Pinotto”, essendo riservato ai clienti della pensione e ai villeggianti di Beaulard, cui veniva concesso di scambiare qualche colpo, previa consumazione di panini, cedrate e caffè.

Vittoria Cerutti con un’amica e delle racchette improvvisate

Sono gli anni ’50 e l’Italia prova a ripartire e a concedersi un sorriso di speranza. E così le sfide dei tornei estivi con in palio l’ambito trofeo di un vassoio di dolci della pasticceria Ugetti di Bardonecchia, si consumavano tra il tifo delle ragazzine per i giovanotti villeggianti e le incursioni del raccattapalle d’eccezione. Appena un diritto maldestro mandava la palla oltre la rete di cinta dell’albergo, ecco che Leed, il pastore tedesco di casa, si lanciava trai frutteti e i trifogli per riportare in campo l’oggetto del contendere.

Luglio 1943: Torino è sotto scacco, vittima dei bombardamenti inglesi. Il Professor Arturo Pinna Pintor, fondatore nel 1904 dell’omonima e famosa clinica, prende l’inevitabile decisione di trasferire tutto in una località più sicura. La scelta cade su Beaulard, “Località amena e sicura, comodità ferroviaria. Posto pubblico telefonico intercomunale in Clinica” come recita il comunicato pubblicitario inserito su La Stampa del 24 agosto 1943 e l’Hotel Vittoria viene individuato come il luogo ideale dove ricollocare le attività sanitarie della clinica.

Le prime ad approdare a Beaulard sono le quattro suore e infermiere carmelitane ma c’è un grosso problema. Non si trova un medico disponibile a prendere le redini della struttura, perché girano strane voci su quella piccola pensione in Val di Susa. Alcune persone vengono ricoverate ma nelle carte non si trovano i documenti clinici relativi alle patologie, e anche alcuni cognomi sono stranamente cangianti. Sono ebrei, accolti sotto mentite spoglie e ospitati nella struttura tra le montagne.

Le difficoltà però sono a un passo dall’indurre Pinna Pintor a chiudere la clinica, quando finalmente il neolaureato dott. Matteo Lincoln Briccarello accetta l’incarico di dirigere la struttura per lo stipendio di 800 lire al mese. E così nel febbraio del 1944 il giovane dottore viene accolto alla stazione del treno da Giuseppe Cerutti e dalla piccola nipotina Thea che con una carriola lo aiutano a trasportare i bagagli in albergo.

Inizia così, in un piccolo anfratto tra le montagne, una storia intrisa di umanità e solidarietà, mentre il mondo non ha ancora capito quale sarà il suo destino. Una storia fatta di visite notturne in montagna del dott. Briccarello per assistere dei partigiani rifugiati o di bambini accorsi da tutta la valle per operarsi alle tonsille.

Il dott. Briccarello non nasconde sin da subito le sue simpatie e così per l’Hotel Vittoria transitano verso il confine vari gruppi di partigiani, come raccontato nel suo “Diario” da Ada Gobetti, staffetta partigiana in Val Germanasca e in Val di Susa in quegli anni e che diverrà, dopo la Liberazione, la prima donna ad essere nominata vicesindaco di Torino come rappresentante del Partito d’Azione.

Hotel Vittoria Beaulard

I tedeschi di stanza ad Oulx fiutano però quello che sta succedendo a Beaulard e tendono un tranello al dottore, invitandolo in paese con una scusa. Lì lo minacciano ma Bricarello se la cava, salvando la vita ad un soldato tedesco ferito. 

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 il contingente tedesco occupa la Val di Susa, ma è meno feroce di quello sul fronte o come in altre zone non lontane come la Valle d’Aosta. Ed ecco che le mura dell’Hotel Vittoria raccontano del capitano viennese Hans Lanperle che mette da parte pezzi di pane per i bambini dell’albergo, che gioca infinite partite a poker con gli ospiti senza nome dell’albergo che fingeva di non sapere essere ebrei.  E alla fine sono proprio i tedeschi a impedire la chiusura della clinica, per poter disporre di una struttura di pronto intervento sia per i civili sia per i militari.

Arriverà il 25 aprile del 1945 e la fine delle ostilità. La clinica non lascia subito l’Hotel Vittoria, perché ci sono ancora i pazienti da trasferire a Torino, tra essi Mario Lamberto Zanardi, esponente del Partito d’Azione.

Anni dopo il capitano Lanperle tornerà in vacanza a Beaulard e scoprirà che la famiglia dell’Hotel Vittoria si è allargata. Ritorna d’incanto protagonista quel campo da tennis che sbuca trai noci e i trifogli. Non c’è più la guerra, non c’è più bisogno di far finta di non vedere, di far finta di non sapere chi è che dorme sotto il tuo stesso tetto, chi cala il poker e chi ti chiama a rete con una palla corta.

Ci sono cinque ragazzine arrampicate su un albero che guarda il cielo, c’è anche un cane che raccoglie le palline. Perché è la gente che fa la storia, quando è il momento di scegliere e di andare. 

Settant’anni dopo l’Hotel non c’è più e le cinque figlie di Vittoria sono diventate nonne. Ma il ricordo di quel rettangolo rosso con le linee di gesso, accarezzerà ancora a lungo la ruga del sorriso sui loro volti.


Questo racconto nasce dagli appunti e dalle ricerche di Carla Di Matteo, figlia di Vittoria che ha dato il nome all’hotel, nipote di Giuseppe Cerutti e…zia dell’autore dell’articolo.

 “Diario Partigiano” di Ada Gobetti“

“La casa di cura di Beaulard 1943-1945” di Edoardo Tripodi su “Panorami”

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ATP

Classifica ATP: Sinner perde una posizione. Fils ne guadagna 49

Accanto a due grandi potenze mondiali in continuo conflitto extratennis, USA e Russia, la piccola Italia è la sola nazione a poter vantare 3 giocatori fra i primi 20 del mondo

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Arthur Fils - ATP Lione 2023 (Twitter @atptour)
Arthur Fils - ATP Lione 2023 (Twitter @atptour)

Eppur si muove disse Galileo a proposito della Terra e forse oggi lo ripeterebbe a proposito della classifica ATP, nonostante la scorsa settimana si siano disputati solo due tornei categoria 250 (Lione e Ginevra) e molti dei top player abbiano ricaricato le batterie in vista del Roland Garros. Infatti all’interno delle prime 100 posizioni qualcosa è cambiato, a partire dalla Top 20 dove Taylor Fritz e Cameron Norrie – il primo semifinalista a Ginevra e il secondo a Lione – hanno guadagnato una posizione ai danni di Jannik Sinner e Hubert Hurkacz. 

TOP 20

PosizioneGiocatoreNazionePuntiVariazione
1AlcarazSpagna6815 
2MedvedevRussia6330 
3DjokovicSerbia5955 
4RuudNorvegia4960 
5TsitsipasGrecia4775 
6RuneDanimarca4375 
7RublevRussia4270 
8FritzUSA34701
9SinnerItalia3435-1
10Auger AliassimeCanada3100 
11KhachanovRussia2945 
12TiafoeUsa2790 
13NorrieGBR25651
14HurkaczPolonia2525-1
15NadalSpagna2445 
16CoricCroazia2410 
17PaulUsa2170 
18MusettiItalia2040 
19de MinaurAustralia1870 
20BerrettiniItalia1832 

LE DISCESE ARDITE E LE RISALITE

 

Negli ultimi 7 giorni non si sono verificate discese di classifica degne di nota, bensì vertiginose risalite. Scorrendo dal basso all’alto il ranking applaudiamo il + 17 realizzato da Nicolas Jarry grazie alla vittoria ottenuta nel torneo di Ginevra e soprattutto il + 49 di Arthur Fils, classe 2004, vincitore in quello di Lione. Bene anche Ilya Ivashka: + 13

TENNIS ITALIANO

L’unico tennista italiano presente nelle prime 100 posizioni ad essere sceso in campo settimana scorsa è stato Marco Cecchinato, giunto sino al secondo turno a Ginevra. Tra i primi 200 giocatori del mondo al momento ci sono 18 italiani:

 NomeClassificaVariazione
1Sinner9-1
2Musetti18 
3Berrettini20 
4Sonego48-3
5Cecchinato721
6Arnaldi106-1
7Passaro128 
8Zeppieri129 
9Fognini130 
10Brancaccio141 
11Vavassori148 
12Nardi151 
13Cobolli159 
14Bonadio164 
15Agamenone166 
16Bellucci167 
17Darderi179 
18Pellegrino183 

NITTO ATP FINALS

La classifica dei migliori 10 giocatori della stagione è rimasta invariata rispetto a quella dello scorso lunedì 22 maggio.

Testa di serieGiocatoreNazionePuntiVariazione
1MedvedevRussia4310 
2AlcarazSpagna3465 
3DjokovicSerbia2755 
4TsitsipasGrecia2635 
5SinnerItalia2285 
6RublevRussia2260 
7RuneDanimarca2135 
8FritzUSA1925 
9KhachanovRussia1585 
10NorrieGBR1545 

ATP NEXT GENERATION

Di seguito l’elenco dei 10 migliori under 21 del 2023 aggiornato al 29 maggio:

PosizioneGiocatoreNazionePuntiNato nelClassifica ATP
1AlcarazSpagna346520031
2RuneDanimarca213520036
3MusettiItalia70200218
4FilsFrancia661200463
5SheltonUSA555200236
6Van AsscheFrancia400200482
7CobolliItalia2782002159
8MedjedovicSerbia2562003168
9StrickerSvizzera2302002116
10CazauxItalia2202002190

BEST RANKING

Tra i nomi di coloro i quali hanno ottenuto il best ranking questa settimana spicca quello di Arthur Fils.

Il diciottenne francese entra altresì per la prima volta nella top 100.  

GiocatorePosizioneNazione
Jarry35Cile
Wu54Cina
Fils63Francia
O’Connell77Australia

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Flash

Serena Williams avrà una docu-serie su ESPN. Prime Video presenta un documentario sulla rivalità parigina di Djokovic e Nadal

Il colosso televisivo statunitense, interamente dedicato allo Sport, annuncia la produzione di una docu-serie incentrata sui momenti più importanti e significativi della carriera di Serena. Nel frattempo il servizio on-demand di Amazon ufficializza l’uscita, il prossimo 26 maggio, di un documentario esclusivo sulle sfide al Roland Garros tra Novak e Rafa

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Serena Williams - US Open 2022 (foto Twitter @wta)

Il Tennis torna ad essere protagonista di alcune produzioni a stampo documentaristico, che svelano il dietro le quinte dei grandi appuntamenti del Tour con uno sguardo approfondito rivolto al lato umano degli atleti, dopo la serie Netflix Break Point” che ha suscitato reazioni ed opinioni contrastanti – certamente indicato per un pubblico nuovo, e non per lo zoccolo duro degli aficionados della racchetta -. Ciononostante, pur non raccogliendo un consenso unanime, la Docu-Serie avrà seguito: è stata, infatti, già lanciata la nuova stagione targata 2024 dove a bucare lo schermo saranno – finora gli unici ad essere stati annunciati – Carlos Alcaraz, Alexander Zverev e Caroline Garcia.

Il ritorno dello Sport del Diavolo, come tema portante assieme alle sue figure di spicco di quella determinata tipologia di elaborazioni audiovisive che si incentrano sulla narrazione dettagliata e caratterizzante sul piano dello Storytelling, lo si deve a due colossi del settore: ESPN e Amazon Prime Video.

 

In The Arena: Serena Williams

Partiamo occupandoci della produzione finanziata dall’emittente televisiva americana dedita unicamente alla trasmissione di eventi sportivi: è stata, difatti, ufficializzata la nascita di un progetto che prevederà la creazione di una Docu-Serie sulla vita da professionista del tennis di Serena Williams, un prodotto che farà rivivere i momenti salienti e maggiormente significativi della carriera della 23 volte campionessa Slam attraverso immagini e dichiarazioni della stessa 41enne di Saginaw e delle persone più vicine alla leggenda del Michigan.

La serie, che verrà intitolata In The Arena: Serena Williams, conferma per l’ennesima volta – ce ne fosse ancora bisogno – come sia oramai innegabile il fatto che Serena, la sua epopea in campo e tutto ciò che rappresenta siano entrati completamente a far parte della cultura popolare aldilà dell’Oceano, e forse non “soltanto” lì.

L’ex n. 1 del mondo ha appeso la racchetta al chiodo all’ultimo US Open e nonostante per l’appunto non sia trascorso neppure un anno dal suo ritiro, nei mesi scorsi ha flirtato in più di una circostanza durante svariate interviste con la concreta possibilità di rientrare seriamente alle competizioni. Tuttavia è in arrivo il secondogenito, perciò è molto più sensato pensare che “l’evoluzione” sia stata ormai superata del tutto e che nel prossimo futuro la minore delle sorelle Williams, si veda solamente – si fa per dire – nel ruolo di mamma con affianco qualche scappatella glamour e mediatica a cui non hai mai voluto rinunciare e che hanno sempre incontrato il suo gusto: le ultime in ordine di tempo al paddock del Gran Premio di Formula Uno di Miami, che ha sede nel complesso dell’Hard Rock Stadium ossia la location che ospita anche il torneo 1000 combined, in prelibata compagnia tennistica e al Met Gala sfilando sul Red Carpet con il pancione in bella vista.

Nadal/Djokovic, Duello al Roland Garros

Ad una produzione lanciata che si prospetta estremamente intrigante, dà seguito un’altra che al contrario è in già in procinto di essere visibile: il servizio on-demand di Amazon, dal prossimo 26 maggio, presenterà in esclusiva un documentario speciale che riavvolgerà il nastro sulla trascendente rivalità – sempre contraddistinta dal rispetto reciproco– consumatasi nell’iconico teatro del Roland Garros, e più precisamente sul manto terroso prestigioso del Philippe Chatrier, nel confronto fra due mostri sacri dell’Era Open.

Stiamo parlando di Novak Djokovic e Rafael Nadal – in doveroso ordine alfabetico -, i due tennisti con il numero più alto di prove Major mai inserite nella personale bacheca di un giocatore nella storia tennistica: 22 a testa. La produzione alimenterà l’epica di questi due fenomeni, iniziando il racconto ripercorrendo la prima grande sfida andata in scena a Bois de Boulogne datata nel lontano 2006, la bellezza di 17 anni fa a testimonianza della continuità ad altissimi livelli e della longevità di Nole e Rafa.

Un documentario, dunque, che darà spazio alle traiettorie delle loro legacy e del rapporto di questi due fuoriclasse assoluti delle raccheta con lo sport che praticano magistralmente da tempo in memore. Si muoverà, inoltre, sul filo sottile della contrapposizione ideale di uomini diversi che affondano le personali radici identitarie nei meandri di un vissuto quasi agli antipodi: sviscerando analogie e somiglianze, dalla condivisa sete per quel senso di competizione che provoca un sentimento di ossessione compulsiva e spasmodica verso l’ottenimento di continui successi, sino alla grandezza dei loro rispettivi palmares, decisamente simili, che controbatte a stili, origini, caratteri e temperamenti totalmente opposti.

I registi dell’opera, intitolata “Nadal/Djokovic, Duello al Roland Garros“, Céline Jallet, Julie Robert e Antoine Benneteau esplorano la rivalità tra lo spagnolo ed il serbo in cinque atti per una durata complessiva di 62 minuti, privilegiando l’approccio drammaturgico. Il file rouge tematico del racconto viene portato in scena proprio dai ripetuti duelli, divenuti per mezzo delle curve della memoria di padre tempo mitici, quasi mistici: dieci confronti diretti materializzatisi nella Parigi terrosa, più che in qualsiasi altro evento (tre volte si sono scontrati a Wimbledon e altrettante allo US Open, due invece le circostanze in cui si sono affrontati a Melbourne), dal 2006 al 2022 sintomi di un’epoca irripetibile tra le più tuonanti della storia sportiva: nel suo Regno, per 14 volte ha alzato al cielo la Coppa dei Moschettieri, Re Rafa XIV – le cui probabilità di vederlo ai nastri di partenza del suo feudo nell’edizione 2023 sono sempre più basse – ha soppiantato l’acerrimo ed agguerrito rivale in 8 occasioni facendo valere il peso della storia; nei quarti del 2015 e nella semifinale del 2021 però l’imponderabile si è fatto realtà con l’inossidabile uomo di gomma che è riuscito a sconfiggere uno che in carriera fino ad allora nell’appuntamento principe della stagione sul rosso aveva trionfato in 112 incontri a fronte di un unico e clamoroso KO con Robin Soderling maturato negli ottavi di finale del 2009.

Perciò uno spettacolo, quello di Prime Video, che ci offre la possibilità di rivivere quella serie di sfide incredibili e aprire così le porte a flashback che riportino alla luce lo splendore passato, senza per questo tralasciare la costruzione prima umana e poi agonistica di questi due iconici campioni: immergendosi nel cuore della loro infanzia tra tormenti e gioie, che garantiscono allo spettatore di poter indentificare e comprendere al meglio la meravigliosa rivalità di cui sono stati autentici protagonisti.

Il racconto di un viaggio immersivo che verrà accompagnato da illustrazioni evocative e che si mostrerà nella sua dimensione universale, ben più profonda della pur notevole logica sportiva, narrando un susseguirsi incessante di ricordi, confessioni e aneddoti anche di coloro che in questi anni hanno avuto il privilegio di condividerne il rettangolo di gioco: vincitori e finalisti Slam del calibro di Stan Wawrinka, Dominic Thiem, Alexander Zverev, David Ferrer, Jo-Wilfried Tsonga o vere e proprie leggende dell’Open di Francia come Gustavo Kuerten e Sergi Bruguera, fino a coach, giornalisti, addetti ai lavori di vario genere. Tutti testimoni di sfide epiche passate – e che passeranno – ai posteri come capolavori strategici dell’arte tennistica.

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Flash

È morto Günter Parche, l’attentatore di Monica Seles

L’aggressore viveva in una casa di cura tedesca da 14 anni ed è deceduto lo scorso agosto all’età di 68 anni dopo un periodo di cure palliative

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Monica Seles, aggredita ad Amburgo

Tra 8 giorni il mondo del tennis vivrà uno spiacevole anniversario. Quello dei 30 anni da quando la campionessa Monica Seles, il 30 aprile del 1993, venne accoltellata a una spalla da Günter Parche. La notizia è che l’uomo è morto all’età di 68 anni e il decesso, come riporta Bild, risale allo scorso agosto. L’aggressore è stato trovato senza vita nella casa di cura a Nordhausen in cui aveva trascorso gli ultimi 14 anni, dopo che nell’ultimo periodo era stato sottoposto a cure palliative.

Ma ripercorriamo brevemente i fatti che hanno certamente cambiato la storia di questo sport: alle ore 17 di quel funesto 30 aprile Seles – vincitrice in carriera di 9 Slam, di cui 8 prima di quell’episodio che le ha cambiato radicalmente la vita – stava conducendo tranquillamente per 6-4 4-3 il suo quarto di finale sul campo centrale di Amburgo, la Rotenbhaum Arena, contro Magdalena Maleeva. Parche, al cambio di campo, riuscì a confondersi con il resto degli spettatori e raggiunse la ringhiera – non invalicabile – che separava il pubblico dalla giocatrice, estraendo un coltello dalla sua borsa e colpendo la tennista jugoslava naturalizzata statunitense, provocandole lievi lesioni fisiche ma importanti conseguenze mentali e costringendola a una lontananza dai campi per 27 mesi. Dovette ripartire da capo Monica, segnata nella propria persona anche dalla scarsa solidarietà delle colleghe tenniste (ad eccezione di Gabriela Sabatini), nel non voler congelare il suo ranking.

Il motivo del gesto dell’attentatore era da ritrovarsi nella sua netta predilezione, se non ossessione, per un’altra campionessa, quella Steffi Graf che all’inizio della stagione ’93 si stava giocando, con continui sorpassi e controsorpassi, il vertice della classifica mondiale proprio con Seles. L’uomo voleva dare alla sua tennista preferita la possibilità di dominare incontrastata nei mesi a venire, cosa che poi effettivamente avvenne, dato che Graf trionfò nei successivi quattro Slam (dal Roland Garros ’93 fino all’Australian Open ’94).

 

Seles non è mai più riuscita a tornare forte come prima (all’epoca dell’aggressione non aveva ancora compiuto 20 anni e aveva giocato 33 finali su 34 tornei disputati dal gennaio 2021), mentre Parche, dopo l’episodio, si dichiarò immediatamente colpevole e rimase in carcere solo fino al 13 ottobre 1993, data della condanna per aggressione aggravata, prima di trascorrere due anni in libertà vigilata.

Federico Martegani

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