Panatta a caccia di talenti in Veneto: "Ai bambini serve fantasia, altrimenti si rompono le palle"

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Panatta a caccia di talenti in Veneto: “Ai bambini serve fantasia, altrimenti si rompono le palle”

L’ex tennista ha rilevato un circolo di Treviso per farne un grande centro sportivo: “Sarò al club tutti i giorni, se uno ha talento me ne accorgerò. Sinner? Mi ha impressionato”

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Mica è solo filosofia. Al tennis bisogna restituire fantasia“. Reiterando lo stesso concetto che – con tenacia, gli va riconosciuto – esprime ormai da diversi anni, Adriano Panatta ha aperto l’intervista rilasciata al Corriere del Veneto. Proprio in Veneto, un po’ come Sartori vuole fare a Vicenza, Panatta vuole provare a diffondere un po’ della sua eredità e ha cominciato rilevando lo scorso ottobre l’ex Tennis Club Zambon di Treviso, che diventerà un grande centro sportivo impreziosito dal suo nome: “La pandemia ha rallentato il progetto, ma entro settembre 2021 saremo operativi. Insegneremo ai bambini a divertirsi giocando a tennis. E cercherò nuovi talenti: sarò al club tutti i giorni, se uno ha talento me ne accorgerò subito“.

L’impostazione che daremo ai bambini sarà più vicina a quella di Federer che a quella di Nadal, per capirci” mette subito in chiaro Adriano. “Un tennis antico coi canoni moderni. Non possiamo certo insegnare il tennis degli anni ’70 ma ci guarderemo bene da quello estremizzato, ossessivo, che vedo nei circoli. A bambini va concesso il diritto alla fantasia, altrimenti si rompono le palle e smettono. Con maggiore serenità invece è più facile che fiorisca un talento“.

Per stare più sul concreto, Panatta dice: “Non penso che qui non ci siano talenti, piuttosto manca la capacità di scovarli. Dipende molto dai maestri: in alcune zone d’Italia ce ne sono di molto bravi che il ragazzo lo trovano, in altre zone meno. Oppure ci sono maestri bravissimi nell’insegnamento di base ma non nell’accompagnare l’atleta nella sua crescita agonistica“. Un concetto espresso anche da Massimo Sartori, a patto che – Panatta ci tiene a rimarcarlo – ci sia il talento. I giocatori si possono costruire solo a partire da una base di talento.

Come quello di Jannik Sinner, di cui Panatta ha parlato in un’altra intervista rilasciata al Corriere dell’Alto Adige al microfono dello stesso giornalista, Francesco Barana. “Mi ha impressionato, è un grandissimo talento naturale. Sa giocare egregiamente di dritto e soprattutto di rovescio, il dritto è personale e può migliorarlo. Deve crescere nei colpi al volo ma vedo che ci lavora molto anche in partita. E con Piatti, che portai io in federazione, farà una grande carriera. Credo che non lo vedremo tra i primi 10 del mondo prima di due anni. Poi però si toglierà grandi soddisfazioni“.

E poi non è un musone, fa capire con soddisfazione Panatta. “Non conosco personalmente Sinner ma fuori dal campo sorride, vedi che si diverte ed è sereno. Sicuramente è l’approccio giusto“. Certo non si può dire somigli a Federer, l’impostazione che Panatta vorrebbe dare ai suoi prossimi allievi veneti, eppure in qualcosa gli somiglia: a Panatta, non a Federer. “Come me che ero figlio del custode di un circolo di tennis, anche lui ha origini semplici. I suoi genitori lavorano in un rifugio, non si intromettono, non rilasciano interviste: questo è segno di intelligenza“.

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