Seles: "Che battaglie con Jennifer! Eravamo due ragazzine"

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Seles: “Che battaglie con Jennifer! Eravamo due ragazzine”

Monica ripercorre la straordinaria stagione sul rosso del 1990 quando a 16 anni irruppe sulla scena internazionale insieme a un’altra teenager di grande livello

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Quella che segue è la traduzione integrale di un articolo di Mike Dickson pubblicato sul Daily Mail in data 8 maggio

Monica Seles ha capito che tutto era cambiato quando Johnny Carson si è presentato alla festa in suo onore, per celebrare la vittoria all’Open di Francia di 30 anni fa. A 16 anni, era appena diventata la campionessa Slam più giovane della storia. Il mondo intero voleva conoscere il suo nome, incluso il leggendario intrattenitore. La location era il meraviglioso Hotel de Crillon a Parigi e, tra le persone che la circondavano, c’era il gotha della TV statunitense. “Il signor McCormack (fa riferimento a Mark, il fondatore dell’agenzia di management IMG) organizzò una meravigliosa festa in mio onore, quella notte. Johnny Carson era presente e mi fece particolarmente piacere, perché ho sempre amato i suoi spettacoli”, dice Seles. “Mi ricordo che mi disse: ‘Monica, la tua vita non sarà più la stessa’. Ed io pensai: ‘Wow. È un’affermazione piuttosto audace!’”.

In quei giorni, 30 anni fa, Monica Seles veniva da una sequenza di 36 vittorie consecutive, compresa la finale del Roland Garros contro Steffi Graf. Era un grosso peso che gravava sulle spalle di una ragazzina di 16 anni, che era cresciuta imparando a giocare a tennis col padre e con una rete raffazzonata alla bene e meglio in un parcheggio di Novi Sad, nell’allora Yugoslavia e attuale Serbia. La notte della vittoria, ricorda di essere uscita a prendere un po’ d’aria nella maestosa terrazza dell’Hotel de Crillon, affacciata su Place de la Concorde. Se un brivido d’ansia l’avesse scossa, assieme alla gioia per la vittoria, sarebbe stato assolutamente comprensibile, perché diventare una superstar nell’età dell’adolescenza è tutt’altro che garanzia di una vita comoda. Raramente questo accade.

In questa rara intervista, Seles ripercorre il vortice di emozioni di quel mese che la vide fare man bassa dell’intera stagione su terra battuta del 1990. Oggi, ha messo a frutto la saggezza e l’esperienza accumulate durante la sua vita straordinaria per fare da mentore a giovani atlete e donne. Ammira molto Coco Gauff e ne ha lodato la recente decisione di parlare pubblicamente dello stress e delle tensioni che hanno accompagnato la sua rapida salita alla ribalta. 46 anni, residente in Florida, Seles crede che l’atmosfera di oggi sia più salubre per un fenomeno adolescente dello sport, rispetto a quanto fosse nel periodo in cui lei e Jennifer Capriati – affrontata e sconfitta in semifinale a Parigi in quell’anno magico – faticavano a raccapezzarcisi.

Eravamo due ragazzine giovani sottoposte ad una pressione straordinaria, che cercavano in qualche modo di capirci qualcosa, e non avevamo molte persone con cui parlarne, dice a Sportsmail. Malgrado i perigli delle due giovani stelle, quello era un periodo magico per il tennis femminile. C’era lo splendore del tramonto di Martina Navratilova, la calma d’acciaio della brillante Steffi Graf e il fascino glamour della sua semi-rivale Gabriela Sabatini. Arantxa Sanchez era sfidante impavida e Jennifer Capriati già giocava ad un livello strabiliante per una quattordicenne. E poi arrivò Seles, con i suoi ghigni e grugniti. Su consiglio del padre Karolj, fumettista, Monica aveva sfruttato i campi in terra verde dell’Accademia di Nick Bollettieri, in Florida, per perfezionare l’arte di colpire la palla in anticipo, mentre ancora stava salendo, con incredibile potenza e precisione.

La sua striscia vincente era cominciata nel marzo di quell’anno a Miami e, improvvisamente, era parsa diventare assolutamente inarrestabile nella terra battuta europea. Oltretutto, senza nemmeno avere un coach ufficiale, essendosi separata da Bollettieri, e viaggiando essenzialmente soltanto con i suoi genitori. “Sconfissi Martina in finale a Roma e Steffi a Berlino, di fronte al suo pubblico”, ricorda lei. “Non avevo mai giocato così bene, tanto che, mentre andavo a Parigi, cominciai a temere di aver raggiunto il picco di forma troppo presto.

Ero davvero nervosa all’inizio, a causa di tutte le aspettative che c’erano su di me e la verità è che non giocai al meglio. Il tempo non fu magnifico e le palle erano pesanti. Mi feci strada con grande grinta in quelle due settimane”. Malgrado tutto, quando si concretizzò la semifinale contro Jennifer Capriati, l’eccitazione era alle stelle: le sfidanti avevano 30 anni in due, il tennis femminile pareva il nuovo rock ‘n’ roll e tutta la Parigi che contava voleva esserci. “Ricordo che non c’era nemmeno un posto libero in tutto lo stadio; mi guardavo attorno e vedevo tutte quelle persone importanti e celebrità dice. C’era un’immensa pressione e la sentivamo entrambe. La partita fu un massacro, ma c’era del ragionamento dietro. Sapevo bene quali combinazioni di colpi dovessi eseguire e quali, invece, mi avrebbero messo in difficoltà”.

“Il fatto è che io e Jennifer, ogni volta che ci affrontavamo, davamo tutto quello che avevamo in corpo. Anche se era un’esibizione, pareva sempre che dovesse trasformarsi in una maratona di tre set e tre ore”. La vittoria per 6-2 6-2 di Monica, molto più combattuta di quanto il punteggio lascerebbe intuire, le consentì di passare il turno e di affrontare l’imperiosa Graf. La svolta cruciale di quella finale interrotta dalla pioggia fu il tie-break del primo set, quando la tedesca sprecò un vantaggio di 6-2, commettendo anche un doppio fallo in uno dei tre set-point. Seles vinse 7-6 6-4, tra il tumulto generale. “La favorita era lei, io ero quella giovane” ricorda. Mi sembrava come se ogni punto fosse decisivo, un po’ come in quegli incontri tra Nadal e Djokovic che vediamo oggi.

“Mi sentii profondamente sollevata quando la partita terminò. Allora compresi che ne era valsa la pena. Anche se non avessi vinto più, ce l’avevo comunque fatta e nessuno mi avrebbe più chiesto ‘allora, quando esploderai definitivamente?’. È stato meraviglioso. Tutta quella pressione di quelle due settimane, svegliarsi la mattina con quel peso sullo stomaco… Dopo quella vittoria, dormii profondamente per un bel po’ di notti!”. Nella conferenza stampa post match – proprio quel genere di occasioni in cui Monica esibiva puntuale il suo allegro ghigno da cartone animato – ipotizzò pure di comprarsi una Lamborghini. “Avevo la bocca larga. Mi sarebbe piaciuta una Lamborghini, ma in realtà, non ho nemmeno mai avuto un’auto di lusso. Non era nella mia personalità. È un qualcosa che ho ereditato da mio padre ed una di quelle cose che mi piacciono di lui”.

Ciò che seguì fu un periodo di dominio per lei, durante il quale vinse altri due Roland Garros, tre Australian Open e due US Open. Soltanto la sconfitta contro Graf in finale a Wimbledon le impedì di completare il Grande Slam quell’anno. Tutto si interruppe in modo raccapricciante nei primi giorni di maggio 1993 quando, all’età di 19 anni, fu assalita ed accoltellata da uno squilibrato fanatico di Steffi Graf mentre giocava un torneo in Germania. I problemi del suo recupero furono esacerbati dal peggioramento della salute del suo amato padre, il geniale Karolj, il quale finì per soccombere al cancro cinque anni più tardi. Ma anche prima di quegli infausti eventi stava faticando, come riconosce oggi. “Non sapevo proprio cosa mi stesse succedendo. Uscivo in strada e tutti improvvisamente dicevano: ‘È lei, è lei!’. Avevo 16 anni e questo mi accadeva 24 ore al giorno”.

“A 17 anni, non avevo molti amici. Nel mondo del tennis, nessuno parla davvero con gli altri e, al di fuori del tennis, come potevo mantenere dei contatti? Non esisteva internet, c’era soltanto il telefono dell’hotel. Da un punto di vista sociale, ho davvero fatto fatica. Ero una ragazza in fase di crescita, il mio corpo cambiava continuamente ed avevo tutte le emozioni tipiche di una teenager: senso di ribellione, felicità, depressione. La maggior parte delle persone subisce in ogni caso delle pressioni a 15 o 16 anni”.

Con feroce forza di volontà e talento, Seles fu in grado di ritornare ad un livello talmente alto da vincere l’Australian Open nel 1996 e disputare la finale al Roland Garros due anni più tardi. In quel periodo, erano già esplosi disordini alimentari che sfociavano anche in abbuffate notturne, una conseguenza dei tumulti degli anni passati. “Mia madre e mio padre fecero del loro meglio, ma io so bene cosa significhi non avere nessuno con cui poter parlare. Mi dissi: ‘Se uscirò da questa situazione come una persona sana, ne parlerò’. Proprio memore di questo, Monica è stata molto felice che la sedicenne Gauff, salita agli onori delle cronache a Wimbledon la scorsa estate, abbia confessato al blog Behind the Raquet che anche lei ha avuto delle difficoltà a fare i conti con tutto questo, a volte.

“Sono stata davvero felice quando Coco ne ha parlato. Soprattutto alla sua età. È un argomento molto importante, è stato eccezionale quando lei ha confessato quelle cose, perché la pressione che questi ragazzi hanno sulle spalle è enorme. Io faccio da mentore a giovani tenniste, atlete e altre persone che non praticano sport. Parlo apertamente dei disturbi alimentari che ho avuto. Ma è un’ottima cosa che le persone sentano che anche una superstar di oggi ha di questi problemi. A me chiedono: ‘Hai provato qualcosa del genere anche tu, Monica?’, ma probabilmente io sono una specie di dinosauro, per loro. Per questo, quando è qualcuno della tua generazione che ne parla, è molto importante. In genere, si riteneva che parlando di questo genere di cose, un atleta potesse perdere un po’ della sua aura da competitor, ma penso che la percezione sia cambiata, oggi.

Questo contribuirà a costruire persone più sane, specialmente dopo il ritiro dallo sport. Non saranno più esseri mono dimensionali. “L’atmosfera è più sana oggi, non stai più così tanto da solo. I giocatori viaggiano con entourages più grandi. Con me, spesso viaggiavano soltanto mio padre ed un allenatore o un compagno di allenamento. Non bisogna soffrire in silenzio come ho fatto io, che ho vissuto un malessere interiore per moltissimo tempo. Malgrado tutte le sue sofferenze, Seles ammette di ricordare ancora molto volentieri i periodi felici, dicendo: Avrei voluto che scorressero più lentamente, ma è così che vanno le cose.

È rimasta molto impressionata da come si sia evoluto il gioco e tutti gli aspetti che lo circondano. Sposata col benestante uomo d’affari americano Tom Golisano, presenzia di tanto in tanto a qualche torneo, sebbene sporadicamente. L’ultima volta che è stata a Parigi è stato nel 2011. “Alle persone con cui lavoro, dico che la perseveranza, la determinazione e il lavoro non si battono. Mi interesso ancora molto di ciò che succede e delle nuove tendenze. Una grossa novità di oggi è che il tempo per cui le persone prestano attenzione ad una certa cosa è più breve. Anche il tennis avrà bisogno di adattarsi a questo. I social media complicano le cose per i giocatori giovani. Ma decisamente, essere giovani in quest’epoca è meglio!”.

Traduzione a cura di Filippo Ambrosi

 

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ATP

ATP Miami: Fognini non supera l’ostacolo Struff

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Fabio Fognini – ATP Indian Wells 2023 (foto Ubitennis)

(dal nostro inviato a Miami)

[Q] J-L. Struff b. F. Fognini 6-4 5-7 6-4

Si è chiusa con l’ennesima racchetta rotta l’avventura in singolare di Fabio Fognini al Miami Open presented by Itau, al termine di una partita per lunghi tratti molto equilibrata e certamente divertente che ha intrattenuto il folto pubblico del campo Butch Buchholz durante una splendida serata primaverile con 23 gradi e senza la minima brezza.

 

Il match è stato deciso dai due break subiti alla fine del primo e del terzo set da Fognini, il quale dopo una partenza un po’ traballante si era comunque disimpegnato piuttosto bene giocando un match di oltre due ore e mezza a un ritmo di scambi piuttosto elevato con un avversario che si era qualificato e quindi aveva dimostrato di essere in condizione su questi campi e con queste palle.

PRIMO SET – Inizio decisamente lento per Fognini, protagonista di diversi errori (saranno ben 21 al termine del parziale) anche abbastanza fuori misura; al contrario Struff sembrava in serata di grazia, tutti suoi colpi finivano dentro tanto da involarsi subito sul 2-0. L’incantesimo però durava poco per il tedesco, che non appena calava il ritmo da fondocampo si rendeva conto che Fognini sugli scambi tesi in progressione non è un tennista da prendere alla leggera.

Sul 3-3 il ligure si esibiva in una strepitosa corsa in avanti per recuperare una palla corta per andare 15-30, ottenendo poi il break del 4-3 grazie a due errori con il diritto di Struff. Purtroppo però Fognini non è riuscito a consolidare il vantaggio, dal 30-15 ha perso nove punti consecutivi che gli sono costati il controbreak e lo 0-30 nel turno di servizio successivo sul 4-5. Una risposta di Struff e un diritto oltre la riga di fondo hanno fatto il resto e il primo set si è concluso 6-4 per il tedesco in 46 minuti.

SECONDO SET – Fognini ha avuto la chance di ottenere il break in apertura di seconda partita, ma due prime sopra le 120 miglia orarie di Struff hanno raddrizzato il game. Era sempre il tedesco a fare più fatica sui suoi turni di battuta: una palla break sul 3-3 finiva in corridoio con il diritto, un ace di seconda faceva andare Fognini su tutte le furie, monopolizzando i suoi monologhi verso il suo angolo dove erano seduti Bolelli, Vavassori e altri membri del suo team. Sul 5-5 la prima abbandonava momentaneamente Struff ed era la volta del break, ottenuto grazie a uno smash sbagliato su un “gocciolone” difensivo di Fognini. Dopo 1 ora e 38 minuti il match andava al terzo set con entrambi i giocatori che si dirigevano verso lo stadio per una sosta fisiologica.

TERZO SET – Le tribune del campo Butch Buchholz, intitolato al fondatore del Miami Open e alla sua famiglia, non erano gremite, ma l’atmosfera creata dal comunque numeroso pubblico presente era piacevole, e lo spettacolo in campo era tutt’altro che disprezzabile: le doti difensive di Fognini venivano spesso esaltate dai colpi veloci e radenti di Struff, che si avvantaggiava della superficie in Laykold decisamente più rapida di quella di Indian Wells. Ancora una volta però era Fognini il primo ad arrivare alla palla break, sull’1-1, ancora una volta però cancellata da una conclusione a rete di Struff. Nonostante il braccio ancora clamoroso che gli permette di giocare accelerazioni strappa applausi Fabio giocava buona parte dei punti in difesa, mettendo in mostra anche le sue grandi doti di recupero ma concedendo a Struff il pallino del gioco.

I giochi si allungavano, nessuno ormai riusciva a tenere la battuta rapidamente: si arrivava sempre ai vantaggi, ma non c’erano più palle break fino al game del 5-4, quando dal 40-15 si arrivava alla parità grazie a due risposte aggressive di Struff. Altre due palle game per Fognini se ne andavano con Struff che picchiava con il rovescio. Con un diritto in rete il ligure omaggiava il suo avversario del match point, che veniva convertito subito grazie a un rovescio in contenimento di Fognini che terminava appena oltre la riga di fondo.

Con questa sconfitta al primo turno Fognini scivolerà probabilmente indietro di qualche altra posizione nel ranking mondiale (lo scorso anno aveva raggiunto il secondo turno) avvicinandosi pericolosamente all’uscita nella top 100. L’arrivo della terra dovrebbe aiutare l’azzurro, dato che il rosso è sicuramente la sua superficie preferita; tuttavia tra aprile e maggio Fognini ha 190 punti in scadenza che sarà necessario difendere per non rischiare di dover giocare le qualificazioni nei tornei del Grande Slam.

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Flash

WTA Miami: Andreescu lascia un set a Raducanu. Muchova continua a piacere, Andreeva vince il match tra giovanissime

Bianca Andreescu si aggiudica la sfida con Emma Radicanu tra campionesse dello US Open. Sasnovich impone la sua classe contro Galfi, Gracheva troppo forte per Zanevska

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Bianca Andreescu - Toronto 2022 (foto Twitter @NBOtoronto)

B. Andreescu b. E. Raducanu 6-3 3-6 6-2

Bianca Andreescu si aggiudica il primo incontro “completo” con Emma Raducanu (nel loro primo match, a Roma lo scorso maggio, vinse sempre la canadese ma per ritiro della britannica nel secondo set). Le due giocatrici, entrambe di origini rumene, vincitrici teenager dello US Open e nate a Toronto, si sono fronteggiate per due ore e trentacinque minuti in un match che, nonostante la conclusione al terzo set, non ha mai visto la più giovane inglese veramente in lizza per la vittoria finale.

Andreescu si presenta tesa e concentrata, probabilmente consapevole di avere molto più da perdere della rivale e non smette mai di incitarsi e di incrociare con il proprio sguardo quello del suo coach alla ricerca di conferme, che peraltro il campo le fornisce presto.

 

Si è infatti visto come sin dall’inizio la palla della ex numero quattro del mondo pesasse ben di più di quella della più giovane rivale, che comincia in salita, non capendo subito come contrastare le geometrie avversarie. Per la canadese una vittoria psicologicamente importante e ora un altro match di alto livello: per lei la testa di serie numero sette Maria Sakkari, che ha beneficiato di un bye al primo turno.

Primo set, Andreescu parte a razzo

Il set finisce 6-3 con un solo break, nel secondo gioco. Ma la differenza in campo tra le due contendenti appare presto superiore al divario minimo sopraddetto. Andreescu è centratissima nei colpi ed esprime un forcing che Raducanu non contiene che a sprazzi. Dopo un parziale in apertura di 3-0, Andreescu spreca una palla-break (una su cinque al termine della frazione per lei) che l’avrebbe portata a servire sul 5-1. Alla battuta concede sei punti soltanto e mette a segno quattro ace, contro nessuno della rivale, che ovviamente non arriva mai a palla-break e nemmeno ai vantaggi nei game di risposta.

Dopo una  palla-set sul 5-2, al quarto setpoint nel game successivo la frazione va in archivio in quarantacinque minuti.

Secondo set, Raducanu rischia e viene premiata

Per cercare di capovolgere un incontro a senso unico, Raducanu punta a esasperare i colpi di anticipo, per togliere tempo ad un’avversaria che fino a quel momento aveva potuto scegliere con cura e calma i propri colpi d’attacco. La giovane inglese escogita così soluzioni che tolgono sicurezza alla rivale sin dalla battuta, con la percentuale di punti vinti con la seconda palla che scende al 50%.

Raducanu coglie il punto del 3-2 con un passante di dritto in mezza volata che segue altri due colpi in drop su una percussione in attacco della canadese: è il momento migliore per lei che in un incredibile ottavo gioco coglie, alla settima palla-break e dopo ventisei punti complessivi, un meritatissimo break. Pochi minuti dopo il game del 6-3; quasi un’ora di gioco e una prestazione-super alla battuta per lei, con due ace ma soprattutto il 100% di punti sulla seconda palla!

Terzo set, Raducanu paga lo sforzo

Sull’abbrivio di un set giocato splendidamente, la numero 72 del ranking sale subito 0-40 sul servizio della rivale: è il turning point dell’intero incontro. Andreescu cancella le chanche appena concesse e sulla parità tocca quasi terra con le ginocchia per rimettere in gioco una risposta profondissima di Raducanu, per poi aggredire con un dritto vincente in cross. Non vuole più concedere nulla e ai vantaggi mette a segno una palla corta di dritto ed esce dalla trappola indenne.

Da qui in poi la canadese cederà solo altri quattro punti sulla propria battuta e si dedicherà con insistenza a ribattere al meglio sulla seconda di Raducanu, che raccoglierà con il colpo in questione solo tre punti con il 38%. La britannica subisce il break al sesto gioco e spreca una occasione nel game successivo per tornare in equilibrio. Nell’ottavo gioco la conclusione, con un dritto fuori misura della britannica: 6-2.

[WC] E. Andreeva b. [WC] A. Krueger 7-5 6-2

Erika Andreeva vince lo scontro tra wild card diciottenni al Miami Open con la statunitense Ashlyn Krueger, prendendosi così assai presto la rivincita dopo che a fine febbraio ad Austin era stata sconfitta nelle qualificazioni per 1-6 7-5 6-1.  La esile russa conferma in tal modo i buoni risultati ottenuti proprio in Texas, quando superò un turno e perse dopo non aver convertito un matchpoint nel turno successivo contro Anna Lena Friedsam.

Nel match odierno ha controllato agevolmente il gioco con il proprio ritmo nei colpi di rimbalzo ed è rapidamente salita 5-1. Ha subito il ritorno della rivale americana, ricalcando quanto era successo ieri a Camila Giorgi, ma ha chiuso comunque al dodicesimo gioco.

Nel secondo set ha vinto con una striscia vincente finale di quattro giochi, non concedendo nessuna palla-break alla padrona di casa. Per Krueger è stato comunque il terzo tabellone principale della stagione dopo Austin appunto e Indian Wells. Per Andreeva ora la sfida con la favorita numero 26, la cinese Zhang.

A. Sasnovich b. D. Galfi 6-3 7-6(5)

L’esperta Aliaksandra Sasnovich spegne le velleità della magiara Dalma Galfi, ma nel secondo parziale deve ricorrere al tie-break. La bielorussa numero 45 del ranking fa sfoggio dei suoi appuntiti colpi da fondocampo, in particolare il rovescio bimane, per fare sua la prima frazione senza rischiare più di tanto e facendo leva anche su discrete percentuali al servizio (72% e 67% di conversione rispettivamente con la prima e la seconda palla).

Nel secondo parziale, dopo che le protagoniste si tolgono vicendevolmente il servizio nei primi due giochi, Sasnovich concede e annulla tre palle-break nel sesto e nell’ottavo gioco molto delicate, per poi chiudere la contesa appunto allo jeu decisif. Per lei, che con questa vittoria si riavvicina alla top 40, un problematico secondo turno con Barbora Krejcikova, campionessa di Dubai e che a Indian Wells si è arresa solo a Sabalenka.

[Q] K. Muchova b. J. Teichmann 6-0 6-2

Continua il buonissimo periodo di Karolina Muchova. La ceca ha impiegato un’ora scarsa per superare l’elvetica Jill Teichmann, che la sopravanza di 23 posizioni nell’ultimo ranking. Teichmann ha subito un parziale di otto giochi a zero dall’inizio del primo set; è stata annichilita dal servizio della rivale ma soprattutto dal suo gioco a tutto campo già espresso anche al cospetto di Elena Rybakina a Indian Wells, che l’aveva portata, unica nel torneo, a togliere un set alla kazaka. In precedenza ricordiamo anche il piazzamento nei quarti di finale a Dubai, quando fu fermata da Jessica Pegula.

Il match non ha avuto storia, la ceca si riavvicina così alla top 50 e misurerà la solidità delle proprie ambizioni con la testa di serie numero 32, la cinese Zhu.

[Q] V. Gracheva b. M. Zanevska 6-1 7-5

Ancora una vittoria per una giocatrice che proviene dalle qualificazioni: è il turno della russa Gracheva, che supera la belga Zanevska.

La ventiduenne moscovita è una delle giocatrici “calde” del circuito. Ha raggiunto il proprio best ranking all’inizio della settimana e con questa affermazione entra nella top 50 dal prossimo lunedì. Ha disputato la finale ad Austin ed è anch’essa è uscita nella prima parte del sunshine double solo per mano della trionfatrice Rybakina.

Nell’incontro odierno ha tolto il fiato all’avversaria attaccandola sulla seconda palla e lasciandole solo cinque punti nei game di battuta. Nella seconda frazione la belga ha servito più prime (70% contro 65% del primo set) e ha trovato maggiore profondità nel servizio, tenendo meglio a bada la russa, che sfruttava però l’unico momento di pausa della sfidante per cogliere il break a zero nell’undicesimo gioco. Pochi mintui dopo l’epilogo.

Per la russa ora l’esame con Ons Jabeur, match difficile ma con una avversaria non nel suo migliore momento di forma.

Altri risultati:

M. Brengle b. A. Anisimova 7-6(5) 5-2 ret.
S. Cirstea b. [WC] F. Contreras Gomez 7-6(6) 6-2
[WC] R. Montgomery b. A. Bogdan 3-6 6-3 6-3
M. Vondrousova b. T. Maria 6-4 6-1
S. Kenin b. [Q] S. Hunter 6-0 7-6(5)
T. Townsend b. A. Bondar 6-4 6-0

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ATP

Miami, il programma di giovedì 23 marzo: Sonego e Giorgi a mezzanotte, poi tocca a Trevisan

Due sfide di cartello per gli italiani: Lorenzo esordisce con Dominic Thiem, Camila affronta un’avversaria pericolosa come Victoria Azarenka. Martina trova Hibino. In campo le teste di serie della parte alta del tabellone WTA

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Lorenzo Sonego – ATP Indian Wells 2023 (foto Ubitennis)

 

Giornata di primi e secondi turni a Miami, e sono molti i match degni di nota. 

Aprono il programma, sul centrale, Marcos Giron e Cristian Garin (le 17.00 italiane). A seguire, esordio per la testa di serie numero 3 in ambito femminile, Jessica Pegula (trova la qualificata canadese Sebov) e per la numero 6, ancora un’americana, Coco Gauff (sempre contro una canadese, Rebecca Marino). A mezzanotte, il match clou: Lorenzo Sonego affronta Dominic Thiem. I pronostici si sono ribaltati da quella serata di maggio del 2021, in cui a Roma, in un Grandstand i cui spettatori erano stati costretti ad evacuare causa coprifuoco pandemico all’approssimarsi del parziale decisivo, il torinese scriveva una bellissima pagina del libro del tennis italiano eliminando l’allora “Dominatore” della terra rossa. Oggi Thiem è l’ombra di ciò che fu, ma il match rimane interessante e per nulla scontato. Chiude il programma del centrale la campionessa di Indian Wells, Elena Rybakina, che trova la russa Kalynskaya. 

 

Sul Grandstand di nuovo in campo Camila Giorgi, una delle due italiane rimaste: la numero quarantaquattro della classifica trova la sempre ostica Victoria Azarenka. Il match è programmato per mezzanotte, in contemporanea con Sonego. Martina Trevisan, invece, ha un compito più agevole, che risponde al nome della giapponese Hibino: il match è l’ultimo in programma sul campo numero uno. Tale programma sarà aperto alle ore 16.00 dall’interessante sfida fra Federico Coria e Jiri Lehecka. 

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