Vasek Pospisil dubbioso sugli US Open e l'assenza delle qualificazioni

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Vasek Pospisil dubbioso sugli US Open e l’assenza delle qualificazioni

Il canadese preoccupato per i colleghi: “In questo modo non sono sicuro che tutti i giocatori riescano a farcela. Ci sono ancora delle cose da risolvere”

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Vasek Pospisil è sempre stato uno dei tennisti più attivi dal punto di vista sociale, sempre in difesa dei suoi colleghi dalla classifica più bassa, tanto da aver attaccato nel recente passato anche nomi blasonati amati dal pubblico. Adesso la sua attenzione si è spostata sugli US Open, annunciati ufficialmente da più di una settimana. Come hanno dichiarato anche altri prima di lui, il canadese non vede di buon occhio l’assenza delle qualificazioni e lo ha spiegato durante un’intervista telefonica all’emittente canadese TSN.

“Ho sentimenti contrastanti su come si stanno muovendo per gli US Open. Capisco che si tratta di un business e anche in queste condizioni sono riusciti ad assicurare il montepremi e un ricavo. Ma la mia preoccupazione riguarda l’assenza di un torneo di qualificazione per tennisti dalla bassa classifica, e così facendo non sono sicuro che tutti i giocatori riescano a farcela. Bisogna stare molto attenti quando si ha a che fare con il ranking perché non vogliamo affatto che alcuni riescano a salire in classifica mentre altri no. Insomma ci sono ancora dei punti che non vanno e bisogna risolverli, non è perfetto ora. Come membro dei Consiglio dei Giocatori la mia priorità è che si mantenga sempre un livello di equità e che non ci siano svantaggi per alcuni”.

Il n. 93 del mondo ha poi cercato di trovare del positivo in questo lungo stop: “È stato bello avere una piccola pausa perché a livello mentale quando giochi da oltre dieci anni è molto stressante. Sono sicuro che molti giocatori torneranno molto rinfrescati e raggiungeranno un livello più alto di quello che avevano prima“.

Infine Pospisil, campione di Wimbledon in doppio con Jack Sock nel 2014, ha fatto alcune riflessioni sul tennis che verrà, che prevede incontri senza spettatori. Le partite senza pubblico certamente avvantaggeranno certi giocatori, magari quelli più monotoni ai quali non piace giocare davanti alla gente, mentre sarà uno svantaggio ad esempio per tennisti come me che amano il tifo della gente. Ma comunque l’impatto di questa decisione sul gioco sarà relativamente piccolo perché quando scendi in campo si tratta di una sfida uno contro uno, tu e il tuo avversario, e per entrambi c’è la volontà di prevalere. Sarà interessante per me personalmente, non so come reagirò”.

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