Il freddo del Roland Garros è il segreto delle smorzate di Djokovic, Kenin e Gaston

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Il freddo del Roland Garros è il segreto delle smorzate di Djokovic, Kenin e Gaston

Christopher Clarey del New York Times ha spiegato la grande quantità di drop shot che si stanno vedendo a Parigi, dove il colpo supera appena la rete e muore quando tocca la terra rossa

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Sofia Kenin, che sta disputando la miglior stagione di tutti i giocatori americani, uomini e donne, è sempre impaziente di sciorinare le sue palle corte su ogni superficie. Ma la tentazione è maggiore del solito in questo Open di Francia autunnale, dove le basse temperature e le condizioni spesso umide producono rimbalzi più bassi sulla terra. “È il paradiso del drop shot” ha confermato Kenin, mentre avanzava spedita verso la finale del Roland Garros.

I giocatori, teste di serie e non, hanno decisamente capito l’antifona a Parigi. Hugo Gaston, veloce e brillante wild card francese, ha provato 55 palle corte, mettendo a segno 40 punti nei cinque set di un eccitantissimo quarto turno contro Dominic Thiem, perdendo la partita ma guadagnandosi orde di nuovi ammiratori. Il numero 1 del ranking maschile Novak Djokovic, ne ha provate più di 30 nella sfida contro Karen Khachanov, vinto 6-4, 6-3, 6-3. Il serbo aveva previsto fin dall’inizio del torneo che questa tattica sarebbe stata un fattore cruciale quest’anno. Ma, come il trentatreenne Djokovic sa benissimo, le palle corte non conducono sempre in paradiso. Sono rischiose, un po’ come le patatine fritte: una volta che hai aperto il sacchetto, diventa difficile resistere alla tentazione. “Amo i drop shot, forse un po’ troppo”, ha riconosciuto Djokovic lunedì.

Lo stesso Gaston ha insistito un po’ troppo su questa scelta tattica, finendo poi per sbagliare in punti decisivi, ma non prima di impressionare notevolmente Thiem, grande atleta e maestro dei campi in terra battuta che è corso dietro ad abbastanza palle corte nella sua carriera da diventare un esperto in materia. “Era da molto tempo che non vedevo un giocatore con un tocco così sopraffino”, ha dichiarato Thiem. Le sue palle corte sono di un altro pianeta. Ho dovuto correre verso la rete tipo 400 volte.

È stata una danza sul filo del rasoio per Gaston, ma di certo la scelta giusta, se si considera che rimanere ancorato alla linea di fondo e scambiare colpi in top spin con il potentissimo Thiem avrebbe esaltato uno dei punti di forza dell’austriaco. “Forse alla fine ci sono state tre o quattro smorzate che non erano propriamente una scelta azzeccata in quel momento del match”, ha detto Marc Barbier, allenatore di Gaston, “ma non lo si può criticare per questo. Hugo ha dovuto cercare e trovare soluzioni per non affrontare Thiem nei termini a lui più congeniali. Tentando di essere creativo, Hugo si è esposto ai suoi contrattacchi, ma anche al rischio di fare scelte sbagliate. Non si possono avere rimpianti.

Hugo Gaston – Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)

Una palla corta eseguita male, di solito, è una sentenza al pari di un doppio fallo, ma una ben fatta è un gesto di spietata bellezza: un eccezionale cambio di passo, preferibilmente colpendo la palla con lo stesso movimento di un colpo a tutto braccio da fondo campo, e poi tagliandola con la sensibilità necessaria per farla passare appena sopra la rete affinché concluda gloriosamente la sua corsa sulla terra battuta. Accentua un po’ troppo la parabola della palla o colpiscila un filo troppo lontano dalla riga di fondo e giocatori rapidissimi come Thiem la raggiungeranno facilmente. Sbaglia nell’eseguire la finta e il tuo avversario inizierà a correre in avanti prima ancora che il colpo sia partito. Ma se azzecchi il tempismo corretto – come Djokovic, Kenin, Gaston e altri giocatori hanno fatto spesso quest’anno – la ricompensa è immediata.

“Ci sono diversi colpi che amo, ma il drop shot è davvero fondamentale”, ha dichiarato la campionessa dell’Australian Open 2020 Kenin, parlando del suo gioco. È un elemento importantissimo, specialmente sulla terra battuta. Le sue avversarie spesso hanno rinunciato anche a provare a riprendere alcune delle sue esecuzioni migliori. Nella partita vinta contro Fiona Ferro al quarto turno, ha ottenuto nove vincenti con la palla corta, usando questo schema sia con il dritto che con il rovescio a due mani. “Ho fatto moltissima fatica a reagire, specialmente quando giocava i suoi colpi normali molto in profondità”, ha detto Ferro.

Colpi da fondo potenti e profondi possono in effetti essere la preparazione ideale per i drop shot, una delle ragioni per cui questo schema è così efficace per Djokovic. Se l’avversario teme un colpo molto pesante, ha la tendenza a stare in posizione arretrata in campo e questo è il momento ideale per sfoderare una palla corta”, conferma Mats Wilander, tre volte campione dell’Open di Francia negli anni Ottanta, in un’intervista con L’Equipe. “Cambi impugnatura e voilà, è fatta”. Ma i drop shot possono anche aiutare a rendere più efficaci i colpi potenti e profondi da fondo campo. Nel match di terzo turno contro Kenin, la qualificata Irina Bara era così confusa che, in molte occasioni, è scattata in avanti in previsione di una palla corta di rovescio, trovandosi poi a dover cambiare improvvisamente direzione quando Kenin sceglieva invece di colpire un rovescio piatto.

 

In francese, la palla corta si chiama “amortie”, che si traduce con “cuscino” o “ammortizzatore di colpi”, un modo elegante di descrivere il gesto di giocatori come Kenin e Gaston, che assorbono la potenza dell’avversario, restituendo un’abile rotazione. Gli spagnoli la chiamano “dejada”, deriva dal verbo “dejar”, che significa “lasciare” qualcosa, come le chiavi sul bancone di un bar. Tuttavia, non è sempre necessario che la palla sia irraggiungibile per l’avversario affinché il drop shot sia efficace: spesso si inserisce in una combinazione di colpi, specialmente su una superficie che restituisce rimbalzi bassi, come la terra battuta autunnale del Roland Garros di quest’anno. Moltissime volte Thiem è riuscito a scivolare in avanti e raggiungere le palle corte di Gaston, ma non è stato in grado di fare altro che rimettere in gioco la palla, consentendo all’avversario di colpire un lob o di infilarlo con un passante.

Lo scambio tipico sui campi in terra battuta prevede spesso una palla corta cui si risponde con un’altra palla corta, come si è visto spesso nel match tra Djokovic e Khachanov. La possibilità di un contrattacco è il motivo per cui, di norma, è cosa saggia seguire la palla corta a rete, il che significa che entrambi i giocatori si trovano assieme in quella zona del campo, una cosa che non accade nelle partite di singolare su superfici più rapide. Questo ha prodotto diversi scambi spettacolari a Parigi, volée di puro istinto, angoli estremi e affondi spettacolari, e, sebbene moltissime cose siano tutt’altro che ideali in questa edizione ottobrina del Roland Garros – poco pubblico, mascherine obbligatorie e meteo deprimente – la Drop Shot Mania è un eccelso premio di consolazione. “È decisamente il tipo di gioco giusto, qui, quest’anno”, ha chiosato Kenin.

Traduzione a cura di Filippo Ambrosi

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