Nascita della Sinner-mania: tutti pazzi per Jannik!

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Nascita della Sinner-mania: tutti pazzi per Jannik!

L’Italia abbraccia il giovane altoatesino e gli dichiara amore eterno

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Jannik Sinner
 

È da mesi che nel mondo dello sport si sente tanto parlare di “bolle”, parola che ha ormai assunto una valenza molto tangibile per chi ci si trova a vivere al loro interno. Ma anche senza andare a scomodare il COVID-19, si può dire che molti di quelli che frequentano questa testata vivano in una bolla, molto più ideologica, ma altrettanto isolante: quella del tennis come ecosistema che scandisce la vita.

Per molti di noi gennaio, luglio e novembre si chiamano Australian Open, Wimbledon e Finals (almeno fino all’anno scorso); l’inizio della settimana è scandito da punti, scarti, best ranking, entry list, cut-off e altri termini oscuri per i non adepti; il ritmo e l’importanza degli eventi tennistici è talmente incorporata nelle nostre vite che quando arriva l’invito per la cresima della cuginetta la prima cosa cui si pensa è se la celebrazione sarà in conflitto con qualche finale importante.

Ebbene, sabato 14 novembre è accaduto che uno degli eventi considerati rilevanti dalla tribù della bolla è diventato importante anche per quelli fuori dalla bolla, in maniera forse addirittura esagerata. Il piccolo profeta del tennis italiano dal nome di Jannik Sinner per il quale le scritture (e gli scrittori) prevedono traguardi illustrissimi nel più o meno prossimo futuro ha raggiunto la prima finale della sua carriera in un torneo del circuito. Uno di quelli importanti che segnano i mesi e oscurano le cresime? No, uno di quarta categoria, un ATP 250 a Sofia, uno di quelli che prima dell’avvento di SuperTennis si potevano vedere solamente con abbonamenti costosi o avventurosi streaming bielorussi.

E invece questa volta la finale di quel torneo è stata messa a disposizione di tutti quanti, nientemeno che su Rai 2, nel mezzo del sabato pomeriggio sportivo, liberamente accessibile a chiunque possieda un apparecchio televisivo. Quella finale ha costituito TUTTO il pomeriggio sportivo, dato che di grosse alternative non ce n’erano, con la Serie A ferma per gli impegni delle nazionali e altri sport nazionalpopolari assenti o relegati ai canali specialistici.

Poi il destino ci ha messo la mano, consegnando una partita non memorabile ma avvincente quanto basta per concludersi al tie-break del terzo set, con la vittoria del nostro beniamino e la possibilità di poter dire “è nata una stella”.

Il resto è ormai storia: il TG sportivo di Sky che apre con la notizia; il TG1 delle ore 20 che lo include nei titoli di testa e di coda, con un servizio speciale che porta come sottofondo “The Best” di Tina Turner; prime pagine che si sprecano sui maggiori quotidiani nazionali, non soltanto quelli sportivi, ma anche quelli politici; “Sinner fa la storia” (Corriere dello Sport-Stadio), “Una felicità chiamata Sinner” (Repubblica), “Sinner, cento di questi Jannik” (QS), “Meraviglia Sinner trionfo a 19 anni” (Corriere della Sera), “Jannik Sinner, veterano di 19 anni vince l’ATP con la racchetta magica” (Fatto Quotidiano).

E all’interno più di 50 articoli su tutta la stampa cartacea italiana con i commenti degli esperti: Adriano Panatta (Stampa) dice che “si muove come un veterano” mentre Gianni Clerici (Repubblica) garantisce che “ci rende felici”. Su “Il Fatto Quotidiano“, che non dedica spesso tanto spazio al tennis, Andrea Scanzi scrive: “Gioca come un veterano, pensa da campione e sgobba come un mediano che finge di non sapere d’esser nato predestinato. A tratti è così devastante che pare assemblato in laboratorio. Meno bello dell’altro golden boy Musetti, ma enormemente più solido. E quindi molto più vincente. Sinner è permeato di una costante arroganza tecnica disumana. Vive, gioca e pensa da dittatore. Non gli interessa altro che il dominio. Non ha nulla dell’italiano indolente e umorale, genialoide ma incazzoso (alla Canè, alla Fognini)“.

Riccardo Crivelli della “Gazzetta dello Sport” ricorda che Sinner è il primo “classe 2001” a vincere un torneo, e che in una classifica che tenesse conto solamente dei risultati di quest’anno sarebbe addirittura nei Top 20, dopo essere partito dal n. 551 a inizio 2019. Su “Tuttosport”, invece, Daniele Azzolini si lancia nella sentenza definitiva: “Sinner mette da parte i dubbi sulle proprie qualità e si propone nella veste ormai compiuta di miglior tennista della sua generazione“.

Di colpo tutti gli abitanti della bolla sono stati contattati dai loro amici “forestieri”, improvvisamente esposti a questo pel di carota mingherlino che sembra destinato a portare onore e gloria al Tricolore per tanti anni a venire. “Ma chi è questo ragazzo? Come mai ha il cognome che finisce con una consonante? È forte?” Chiunque lo conosca più o meno bene è stato intervistato, a partire dal suo allenatore mentore Riccardo Piatti, che ormai da un paio di stagioni ha assunto anche il ruolo di capo pompiere per spegnere i focolai di facile entusiasmo ogni volta che si accendevano intorno al ragazzo: meglio rimanere con i piedi per terra e lavorare, questa è una maratona, non uno sprint, i conti si fanno alla fine.

Era inevitabile che l’esplosione mainstream della Sinner-mania arrivasse, era solo questione di tempo. È tuttavia abbastanza singolare che sia arrivata per una vittoria tutto sommato piuttosto marginale nel grande panorama del tennis mondiale. Certo Mamma Rai ci ha messo del suo, decidendo di riempire un anonimo sabato pomeriggio di novembre con la finale di Sofia (se l’atto conclusivo si fosse disputato di domenica forse le cose sarebbero andate diversamente), e anche la voglia di una buona notizia in questo clima apocalittico che dura ormai da diversi mesi ha probabilmente fatto la sua parte. Ma chi la bolla la frequenta sa perfettamente che la carriera di Sinner negli ultimi 15 mesi è stata una progressione continua, a partire dalla vittoria nel novembre scorso alle NextGen Finals di Milano, che già gli erano valse un capolino nel mainstream con l’ospitata da Fabio Fazio su Rai 3 a “Che Tempo Che Fa”, per arrivare al primo quarto di finale Slam raggiunto al Roland Garros lo scorso ottobre e ceduto con l’onore delle armi contro “sua maestà” Rafael Nadal.

Fatto sta che ormai il genio è uscito dalla bottiglia e non è più possibile rimetterlo dentro. Le ATP Finals stanno consumando il loro ultimo atto londinese in questi giorni e dal 2021 traslocheranno a Torino, dove ormai mezza penisola si aspetta di vedere Sinner, anche se la strada dal n.37 (la sua classifica da lunedì) al n.8 (quella minima per qualificarsi per le ATP Finals) è molto, molto lunga e incredibilmente piena di difficoltà. Noi della bolla lo sappiamo, ma vallo a spiegare a tutti gli altri.

Si sono sprecati paragoni con Alberto Tomba, Federica Pellegrini, Valentina Vezzali: atleti che hanno vinto Olimpiadi e Mondiali a ripetizione nelle loro discipline e sono diventati paladini del popolo tricolore solamente dopo essersi aggiudicati titoli importanti, non un torneino di quarta categoria dove non c’era in gara nessuno dei primi 10 e dove tre delle prime quattro teste di serie sono uscite al primo turno. Ma tant’è: l’appetito per un modello positivo e vincente, controverso quanto basta per le sue origini (“non è un vero italiano, lassù sono più crucchi che altro” è una frase che immagino sia risuonata sulle bacheche di molti e nei pochi bar della Penisola che ancora sono stati risparmiati dalle chiusure) è tale che il popolo mainstream ha fatto irruzione nella nostra bolla ed ha reclamato il nostro gioiellino. E a noi non rimane altro da fare che attendere che inizi a splendere davvero, per tutti quanti.

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