Djokovic: "Io e Pospisil nominati dai giocatori per il Player Council. Ma è più facile darmi dell'ipocrita"

Interviste

Djokovic: “Io e Pospisil nominati dai giocatori per il Player Council. Ma è più facile darmi dell’ipocrita”

Non è la sconfitta con Medvedev l’argomento principale della conferenza stampa del serbo. Le vicende della PTPA si fanno più intricate dopo la nuova regola del board ATP: “Il messaggio è chiaro, non ci vogliono nel sistema”

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Novak Djokovic - US Open 2020 (courtesy of USTA)
 

Ha vissuto un brutto mercoledì Novak Djokovic alle ATP Finals di Londra, ultimo torneo di una stagione che ha chiuso per la sesta volta in carriera davanti a tutti nel ranking. Prima la comunicazione in mattinata della nuova norma approvata dal board ATP, la quale prevede che un membro dell’ATP non possa appartenere a nessun altra associazione del panorama tennistico: Nole, che fa parte della PTPA, fondata da lui e Pospisil, non potrà quindi essere (ri)eletto nel Consiglio giocatori (dopo essere stato regolarmente nominato dai colleghi). Poi la giornata si è conclusa con una brutta sconfitta in due set contro Daniil Medvedev nella sessione serale. Per qualificarsi alle semifinali del torneo dovrà vincere la terza e ultima partita del girone contro Zverev, ma non potrà comunque passare da primo classificato, posizione che Daniil è sicuro di mantenere.

Gran parte della conferenza stampa post partita è stata occupata da lunghissime risposte di Novak alle domande sulla sua candidatura al Player Council e sulla nuova norma dell’ATP: “È stato scritto che mi sono candidato spontaneamente al Player Council. Non è vero. Sono stato nominato dai giocatori, perché è così che funziona. Né io né Vasek abbiamo scelto di farci avanti. Siamo stati scelti da un ampio gruppo di giocatori, dunque abbiamo accettato la nomina. Significa che siamo credibili e abbiamo la fiducia di molti. La notte scorsa però c’è stata l’approvazione della normativa da parte del board ATP, il che è frustrante perché a essere onesto non sono stato informato da nessuno sull’argomento. Come ho sempre detto, non voglio ci siano problemi tra ATP e PTPA. Quest’ultima è stata fondata perché vengano rispettati al 100% i diritti dei giocatori, diritti che tanti firmatari, non contenti della gestione dell’ATP e soprattutto con ranking basso, vorrebbero avere. Vogliamo piuttosto collaborare con l’ATP”.

Ha infine ammesso che “ora con la nuova regola è chiaro il messaggio dell’ATP: non vogliono la PTPA nel sistema e soprattutto non vogliono che un giocatore sia impegnato in entrambe le associazioni. Adesso è tutto chiaro. Ultimamente non si è sentito tanto parlare della PTPA perché ci sono state diverse conversazioni con l’ATP per capire come potessimo lavorare assieme. Ma ora visto che la posizione è questa, dovremo considerare un’altra strategia”. Nole ha poi continuato a parlare dell’argomento anche in serbo, usando parole anche più forti rispetto alle risposte date in inglese. L’account Twitter Tennis Majors ha riportato integralmente le parole espresse nella sua lingua madre.

“Tante persone che mi sono vicine mi chiedono perché perda così tante energie per qualcosa che probabilmente distoglie la mia attenzione da ciò che è importante. Ma lo faccio con buone intenzioni, lo faccio per i giocatori. Se i miei colleghi vogliono che li rappresenti, sento la responsabilità di farlo e in tutti questi anni ho provato a essere propositivo e a dare i miei suggerimenti per rendere il sistema migliore, soprattutto per quanto riguarda i tennisti più in basso in classifica. Capita molto spesso che le mie parole vengano travisate: molti hanno detto che è ipocrita da parte mia tornare al Player Council dopo essermi dimesso in estate e avendo fondato un’altra associazione. Non volevo tornare nel Council. Ad agosto in tanti hanno chiesto a me e a Pospisil di dimetterci, anche se io non vedevo e non vedo alcun conflitto, come ho sempre detto”.

“Tre o quattro giorni fa ci è stato comunicato di essere stati scelti per rientrare nel consiglio giocatori” ha concluso Nole. “Ma l’ATP con quella norma non ha voluto che questo accadesse, nonostante noi avessimo accettato con piacere la richiesta. Questi sono tutti giochi politici che avvengono dietro le quinte e non se ne scrive mai. L’importante è però scrivere che Djokovic è un ipocrita. Ma è ok, non è la prima volta che capita e questo rinforza solo la mia corazza dandomi ancora più motivazione per lavorare per i giocatori”.

C’è stato anche spazio per ragionare sulla partita appena conclusa: “Ho avuto una brutta striscia di sette game persi di fila” ha detto il numero uno del mondo. “Ero avanti 3-2 e poi in un attimo lui vinceva 6-3 3-0. Questo non deve capitare quando giochi con i migliori. Il break sul 3-3 ovviamente è stato cruciale, il mio livello è calato per 15 minuti di fila. Lui invece ha servito bene e si muoveva alla grande. Mi ha portato a commettere tantissimi non forzati. Non è stata una gran partita da parte mia, avrei dovuto far meglio alcune cose, ma complimenti a lui per aver giocato a questo livello”.

Un’analisi piuttosto lucida quella di Djokovic, che ha ammesso di essersi trovato soprattutto in difficoltà fisica in quei 15-20 minuti che hanno indirizzato il match: “Ho faticato soprattutto alla fine del primo set. Mi sono sentito meglio verso la fine, ma ormai il match era già finito. Medvedev si trova bene indoor. Serve bene, sbaglia molto raramente di rovescio e cerca di farti fare sempre un colpo in più. Gioca in modo molto intelligente e se stai facendo molti non forzati sa come approfittarne“.

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