Il parere della redazione: come sarà il tennis tra 20 anni e come dovrebbe essere

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Il parere della redazione: come sarà il tennis tra 20 anni e come dovrebbe essere

Cinque redattori, cinque opinioni e cinque previsioni sul tennis del futuro. Molto coaching, molto intrattenimento e qualche novità; ma gli Slam non si toccano!

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(piacerebbe a tutti ma no, Nadal tra 20 anni sarà in pensione. Ci siamo solo divertiti con una app!)
 

Argomento scomodo e divisivo, il futuro del tennis. Lo abbiamo affrontato in tante salse, l’ultima è un racconto del nostro Roberto Ferri, una commedia in due atti (primo e secondo) in cui abbiamo immaginato cosa potrebbe succedere al tennis dopo il ritiro dei quattro fenomeni – tra poco serio e molto faceto.

Dopo avervi fatto divertire un po’, torniamo a indossare l’abito buono e vi diciamo come la pensiamo noi sul futuro del tennis. Abbiamo chiesto a cinque dei nostri redattori un parere sul tennis tra 20 anni: come pensiamo che sarà (previsione) o come pensiamo che dovrebbe essere (opinione).


Il parere di Michelangelo Sottili

OPINIONE – Penso a un tennis simile a quello attuale perché preferisco non vedere snaturate le cose che mi  piacciono, ma nulla a che fare con gesti bianchi, racchette di legno o corde che non mordono. Magari una maggior varietà delle superfici, non tale però da avere solo scambi tipo Simon Mannarino o servizio-e-basta. E niente hawk-eye live: giudici di linea e “challenge” elettronico. I tempi morti, nemici di iperattività social e mancanza di attenzione, saranno accorciati  semplicemente applicando le regole, compreso il “senza indugio” della seconda battuta. L’MTO tattico (già vietato dal Codice) sarà eliminato allo stesso modo. Compito facilitato dallo scanner portatile con cui il fisioterapista smaschererà all’istante il truffaldino.  Fatto tesoro degli eventi giocati durante la pandemia, sarà ridotta la forbice tra montepremi dei primi turni e finalisti. Aumenterà il numero di quelli che vivono di tennis, anche grazie alla più equa ripartizione degli introiti dei tornei. 

Un solo abbonamento permetterà di seguire qualsiasi torneo in streaming. Al costo annuo di $ 99, sarà sottoscritto da (speriamo!) oltre due miliardi di persone. Incontri di cinque set negli Slam. Fallito il tentativo di portarli al meglio dei tre dopo il boicottaggio da parte del pubblico e le tristi memorie rievocate dalle conseguenti tribune vuote. Sciolto precocemente l’accordo venticinquennale con Kosmos, la Coppa Davis tornerà al formato pre-Piqué. 

Nel futuro, i tornei del circuito minore saranno ancora chiamati Futures, non Presents. I dati dei singoli incontri saranno accessibili a tutti. O’Shannessy scoprirà essere parimenti vincente la strategia di non seguirne le indicazioni, ma se lo terrà per sé. Il sito della WTA diventerà user-friendly, ma andrà continuamente in crash per l’eccessivo numero di visite. 

PREVISIONE – Immergiamoci per gradi nella previsione della realtà futura cominciando dall’eliminazione del let sul servizio. Non semplice coaching, ma analisi dei dati del match in tempo reale; l’allenatore spiegherà al suo pupillo cosa fare di ogni singolo colpo e scambio e lascerà il campo schernendo  l’avversario dalla classifica troppo bassa per permettersi l’accesso a quei dati. Due set su tre la prima settimana degli Slam, super tie-break ai 10 invece del terzo set nei tornei  ATP, GTC, WTA e VSR fino ai quarti compresi. Spoiler della parte in cui, lungi dall’essersi unificate, le sigle che governano il tennis aumenteranno. Vantaggi solo dopo la prima parità; se si torna a deuce, killer point.

Duello a rete tra Nadal e Djokovic (foto di C. GIULIANI)

Il parere di Valerio Vignoli

Come sarà il tennis nei prossimi 20 anni? Facciamo un esperimento mentale e immaginiamo di esserci posti la medesima domanda 20 anni fa. Anche allora probabilmente ci si chiedeva come questo sport, ancorato a formati e regole vetuste, potesse prosperare in un futuro digitale, in cui i computer si sostituiscono alle TV, e attirare l’attenzione del pubblico più giovane (in quel caso i Millennials invece della Generazione Z). Anche allora probabilmente la prima idea che era saltata in mente era una velocizzazione del gioco, per evitare interminabili match-maratone da quattro ore e passa, ostici per i palinsesti televisivi così come per qualunque essere umano non voglia/possa prendersi una intera giornata libera per oziare sul divano. 

Bene, ora tiriamo le somme di quello che è cambiato realmente. Le partite al meglio dei cinque set sono state eliminate dai tornei dei circuiti ma sono rimaste in tutti gli Slam. Al Roland Garros sul sei pari si va ancora avanti ad oltranza e Wimbledon ha rinunciato a questa pratica crudele per la pazienza di tennisti e pubblico solo nel 2019. Lo shot clock per evitare tempi morti e sepolti è stato messo in vigore solo da poche stagioni, tra mille polemiche dei giocatori peraltro. Il gioco in sé, invece di velocizzarsi, è rallentato, con la discesa a rete che è diventata un mezzo suicidio. Da notare come questo sviluppo sia stato parzialmente causato da una consapevole scelta delle istituzioni del tennis di rendere i campi rapidi meno rapidi e le palle leggermente più grandi. Addirittura, negli ultimi 15 anni non sono nemmeno cambiati i vincitori Slam: i cosiddetti Big 3 si sono infatti spartiti quasi tutto il bottino, uccidendo la competizione. Segno dell’unico vero enorme cambiamento di questo ventennio, ovvero la longevità dei giocatori stessi, generalmente più meticolosi nella cura del loro fisico. 

PREVISIONE E OPINIONE – Detto ciò, la strada verso il tennis del futuro è tracciata, tutta all’insegna della rapidità e dell’entertainment. In questa ottica devono essere visti gli esperimenti fatti alle Next Gen ATP Finals, in termini di modifiche del punteggio e del contorno al match. E, a mio modesto avviso, non è un futuro così a tinte fosche come lo vogliono dipingere i tradizionalisti. Considerando però come sono andati gli ultimi vent’anni, potrebbe non essere un futuro prossimo.

Allianz Cloud – Next Gen ATP Finals 2019 (foto Cristina Criswald)

Il parere di Giorgio Di Maio

OPINIONE – Mi piacerebbe sicuramente vedere più tennis giocato su erba, che favorirebbe anche la crescita di stili di gioco e giocatori diversi dallo standard. Magari aggiungendo un Master 1000 mandatory prima di Wimbledon, trasformando Halle o il Queen’s in un Master. Spero che venga limitato l’utilizzo del medical timeout alla pausa che precede i turni di battuta di chi ne usufruisce, per eliminare così la pratica del MTO tattico.

Sicuramente non toccherei il formato sia degli Slam che di tutti gli altri tornei. I critici del best-of-5 spesso utilizzano la foglia di fico del “tasso di attenzione dei più giovani” per giustificare la battaglia personale contro le partite lunghe, ma la realtà è diversa. Come spiega il bravissimo Matthew Willis, secondo un sondaggio di InfoSys, sono proprio i più giovani a preferire il formato dei 5 set, e gli stessi Slam sono in crescita di anno in anno a livello di audience televisiva e pubblico negli stadi. La diversità di formato tra i tornei “normali” e gli Slam è una delle cose che rende quest’ultimi speciali ed è uno dei tesori più preziosi del tennis.

PREVISIONE – Credo che ci saranno cambiamenti, ma saranno più legati al contesto di gioco che al gioco stesso. Tutto porta verso l’introduzione del coaching, quantomeno nei tornei non-Slam, che spero si accompagnerà a maggior introiti per i tennisti di medio-bassa classifica. Progressivamente scompariranno i giudici di linea, quantomeno nei tornei più grossi (e ricchi) non-Slam. Il FoxTenn rimpiazzerà HawkEye come tecnologia di challenge, oltre ad essere introdotto in pianta stabile sulla terra battuta già nel brevissimo termine. Non prenderanno piede le varie proposte ‘estreme’ di accorciamento dei match, come il killer point o il no-let, che causerebbe il manifestarsi di punti assurdi – magari in situazioni decisive. Il formato dei set resterà lo stesso sia negli Slam che fuori; l’unico cambiamento che credo possa avvenire è quello di uniformare l’esito del quinto set in tutti e quattro gli Slam.

John Isner e Kevin Anderson – Wimbledon 2018 (foto via Twitter, @Wimbledon)

Il parere di Tommaso Villa

OPINIONE – Trovare qualcosa di concreto da cambiare in uno sport che ci piace tanto sarebbe come trovare dei difetti ad un romanzo di J.M. Coetzee, ma tant’è! Dovendo scegliere, non sono particolarmente affezionato all’omologazione delle superfici, e sarei curioso di vedere una stagione giocata sempre con la stessa tipologia di palla invece di avere quelle più rapide (Type 1) sulla terra e quelle più grandi e lente (Type 3) sull’erba.

PREVISIONE – Plastic-free come vuole Thiem! Oltre a questo, credo che il coaching e la sua relativa spettacolarizzazione verranno portate avanti, rendendo i giocatori delle sorte di gamer di Twitch (hello, Monfils), pur pensando che vada a ledere la capacità di alcuni di leggere meglio le partite e che nei match al meglio dei cinque potrebbe diluire un po’ troppo l’azione – il futuro potrebbe quindi essere una soluzione à la WTA senza coaching negli Slam. 

Per quanto riguarda il format, un cambiamento che mi aspetto è la trasformazione del due su tre in un tre su cinque al 4 con il tie-break sul 3-3, il sistema già in uso alle NextGen di Milano, perché ha il vantaggio di aumentare il numero degli stessi tie-break e più in generale quello dei punti decisivi, visto che il valore di una palla break a inizio set verrebbe ingigantito da parziali più brevi e che, banalmente, ci sarebbero più set point. Non credo che si vada verso baracconate stile UTS-Mouratoglou o verso altre soluzioni estreme, e.g. l’abolizione del tre su cinque negli Slam, che avrebbe la sola funzione di rendere pedestri le maggiori fonti d’interesse e di reddito del gioco, o quella del deuce, alfiere massimo della meritocrazia tennistica che vuole il vincitore capace di superare l’avversario di almeno due punti e non solo grazie (magari) a un nastro fortunoso – prima che mi si @ con Becker-Lendl all’MSG nell’89, il tedesco era comunque già avanti 6-5.

Il parere di Antonio Ortu

Nei primi giorni di un incerto 2021 è difficile pensare al futuro del tennis. Soprattutto perché per farlo è necessario cancellare totalmente le ingombranti figure dei ‘Tre Moschettieri’, un’operazione complessa al giorno d’oggi. Figure che pur consentendo all’intero movimento tennistico di raccogliere più appassionati, tendono a trattenere quella spinta verso la modernizzazione che in tanti si augurano. Perché è sempre meglio lasciare le cose così come stanno, se (bene o male) funzionano. Ma sarà necessario fare un passo avanti.

OPINIONE – Dal mio punto di vista, sarà importante evitare cambiamenti troppo bruschi nel format dei tornei e delle singole partite e rispettare la storia dei quattro Slam: al di fuori di essi, ben vengano i tornei come le Next Gen Finals se la rapidità del gioco crea davvero maggior coinvolgimento, ma niente tennis a tempo o carte speciali (come quelle viste all’Ultimate Tennis Showdown). Mi piacerebbe vedere la Laver Cup (o un evento con lo stesso format) estesa anche al circuito femminile, ma soprattutto avere una Coppa Davis e una Fed Cup, senza “ibridi” che assegnano punti targati solamente ATP.

PREVISIONE – Detto ciò, ritengo molto probabile (anche nel breve periodo) il passaggio degli Slam maschili al due su tre e la creazione di una categoria di tornei ‘Fast4’ di fianco ai 250, 500, 1000. Lo sviluppo tecnologico, del quale ancora non conosciamo i confini, permetterà ai tennisti e agli spettatori di avere dati statistici e grafici in tempo reale, ma soprattutto lo sviluppo dei materiali consentirà la creazione di racchette in grado di migliorare la potenza e le traiettorie.

Stop carta e appunti: i grafici arriveranno in tempo reale!


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