In proiezione, una rivalità che può alimentare la letteratura. Nell’immediato, una marcatura a distanza fatta di complimenti (sinceri, non si intravvede malizia) e sguardi avidi d’imparare dalla reciproca diversità. Di stile, di struttura, anche di formazione. Sinner e Musetti. Non sappiamo quanto siano distanti oggi l’uno dall’altro, senza la misura concreta dello scontro diretto. Troppo lontano per avere un valore quello del 2019, l’unico, quando diedero spettacolo sul Pietrangeli nelle pre quali degli Internazionali. In ballo c’era una wild card e Sinner vinse in tre set, ma da allora la linea del tempo è stata percorsa da entrambi a una velocità che sfugge al controllo.
Ecco perché Sinner – con alle spalle una stagione in più nel circuito maggiore (ma meno esperienza pregressa, come tiene a sottolineare) – racconta di volerci giocare contro in un torneo vero. Quelli dei grandi, dove ormai entrambi hanno messo tenda. “Jannik è un giocatore fantastico – replica Musetti -, gli auguro di arrivare il più lontano possibile già in questo torneo. È un ‘mental player’,un combattente, lo ha dimostrato uscendo vincitore dalla battaglia con Khachanov. Ci accomuna il voler giocare con aggressività, ma ci separano anche tre cose: lui serve e risponde meglio di me, oltre a saper giocare molto bene vicino alla linea. Il mio habitat naturale è qualche metro più indietro, ma ci sto lavorando molto“.