Wimbledon, lo Slam dell’esperienza?

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Wimbledon, lo Slam dell’esperienza?

Dopo la cancellazione del 2020, il tennis torna finalmente a giocare sull’erba: tantissime incognite e poche certezze alla vigilia dei Championships femminili

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Simona Halep e Serena Williams - Wimbledon 2019
 

Ad appena due settimane dalla fine del Roland Garros, e con una preparazione alla superficie più limitata del solito, è già il momento di giocare a Wimbledon. Sfogliando l’albo d’oro con i nomi delle vincitrici delle ultime edizioni, ci si rende conto che il più importante torneo su erba sta diventando una eccezione in WTA. Infatti mentre negli altri Slam la generazione più giovane è sempre riuscita a prevalere, a Londra ultimamente le cose sono andate in modo diverso.

Se per esempio si confrontano le vincitrici dei Championships con quelle del Roland Garros emergono due tendenze opposte. A Parigi da sei anni consecutivi si afferma sempre una giocatrice al primo titolo Slam della carriera. A Wimbledon accade l’opposto: dal 2014 hanno vinto solo giocatrici che già vantavano successi in precedenti Major. Per ritrovare una “esordiente” occorre risalire al 2013, con Marion Bartoli, che pure al momento della vittoria aveva 28 anni compiuti, e comunque vantava una finale a Wimbledon raggiunta nel 2007 (sconfitta da Venus Williams, ma dopo aver eliminato Justine Henin).

Quale potrebbe essere la spiegazione? La più logica mi sembra questa: l’erba richiede una certa esperienza, soprattutto perché durante la stagione si gioca pochissimo sui prati e quindi le tenniste con qualche anno in più di carriera riescono meglio a interpretare la superficie di gran lunga meno praticata nel circuito.

Sotto questo aspetto lo spostamento in avanti del Roland Garros 2021, che ha ridotto a sole due settimane la distanza tra i due Slam, non ha agevolato la preparazione alla nuova superficie, e sicuramente metterà a dura prova il rendimento tecnico di tutte le protagoniste, specie nei primi turni. Insomma: le sorprese potrebbero aumentare ulteriormente.

A fronte di questa compressione di calendario, le scelte di programmazione delle tenniste di vertice sono state le più disparate: c’è chi si è iscritta a entrambi i WTA 500 previsti (Berlino ed Eastbourne), chi ha optato per un solo impegno (la prevalenza è per il secondo, Eastbourne), e chi proprio non scenderà in campo. E non si tratta di nomi da poco: Barty, Halep, Williams per esempio, hanno preso questa strada, e si presenteranno ai Championships senza aver disputato alcun match dopo il Roland Garros.

Aspettiamoci anche diversi ritiri precauzionali dai tornei in corso questa settimana (Eastbourne e il WTA 250 di Bad Homburg), proprio perché la vicinanza con lo Slam consiglia massima prudenza. Decisioni in tal senso sono già arrivate, per esempio, da Stephens, Keys e Vekic, che si sono cancellate all’ultimo momento dal tabellone.

Insomma, per il tennis sono ancora tempi non facili. Si naviga a vista, e tutte queste complicazioni logistiche (più o meno direttamente collegate alla pandemia) non favoriscono uno svolgimento lineare dei grandi tornei.

Non è finita: dopo l’esperienza del Roland Garros, con le prime tre giocatrici del mondo (Barty, Osaka, Halep) fermate da ritiri o forfait, ci ritroviamo in una situazione molto simile. Esattamente come a Parigi, prima ancora che si cominci una assenza è già sicura. In Francia era assente Simona, in Inghilterra mancherà Naomi, ma rimangono comunque dubbi sulla piena efficienza fisica di Barty e di Halep. E, lo ricordo, Halep è la campionessa del 2019, oltre che campionessa in carica, visto che nel 2020 Wimbledon non si è disputato.

Le prime sedici teste di serie
Una premessa indispensabile: nel momento in cui scrivo non sono ancora state rese note le teste di serie ufficiali. Non si possono escludere ulteriori forfait e in più a Wimbledon, per quanto riguarda le donne, esiste la possibilità di aggiustamenti nelle teste di serie a discrezione degli organizzatori. Per esempio nel 2018 Serena Williams era oltre il numero 180 del ranking, ma venne accreditata della testa di serie numero 25 (e poi arrivò in finale). Non credo che quest’anno ci saranno interventi, ma naturalmente la certezza l’avremo solo a tabelloni sorteggiati.

Prima di entrare nel dettaglio dei singoli nomi, ecco una tabella che spero possa aiutare nella valutazione delle prime sedici giocatrici, perché non tutte vantano rendimenti su erba paragonabili a quelli ottenuti sulle altre superfici. La differenza tra percentuale di vittorie in carriera e percentuale di vittorie su erba dovrebbe evidenziare se a Wimbledon vanno considerate più o meno forti rispetto al loro rendimento complessivo.

A titolo di curiosità: queste sono le teste di serie delle giocatrici che hanno vinto a Wimbledon dal 2010 in poi. Tra parentesi il numero di testa di serie: Serena W. (1) Kvitova (8), Serena (6), Bartoli (15), Kvitova (6), Serena (1), Serena (1), Muguruza (14), Kerber (11), Halep (7). In sostanza la vincitrice è sempre uscita dal gruppo delle prime sedici.

a pagina 2: La situazione delle teste di serie da 1 a 8

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