Caruso esce dalla bolla: "Spero in misure meno rigide, c'è chi salta i tornei per depressione"

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Caruso esce dalla bolla: “Spero in misure meno rigide, c’è chi salta i tornei per depressione”

Per il siciliano è arrivata contro Cilic l’ottava sconfitta di fila, ma con dei segnali di ripresa. E la riflessione: “Rimaniamo dei privilegiati, ma non è semplice la vita che stiamo facendo nel circuito”

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Salvatore Caruso - Wimbledon 2021 (ph. AELTC_Ian Walton)
 

Quella contro Marin Cilic, per Salvatore Caruso, è stata l’ottava sconfitta consecutiva. Un corridoio nero dal quale, però, il siciliano pare intravvedere l’uscita. “I primi due set arrivati al tie break sono stati di buon livello – è la sua analisi -, li ho persi per poche palle. Al terzo è diventato tutto più complicato, ho fallito l’occasione del break e poi lui ha servito bene. Ci sono dei buoni segnali, prendo del positivo. Fisicamente sto meglio, dopo aver superato qualche problema che non mi ha fatto allenare bene. Io sono uno che deve giocare caparbio ed energico, altrimenti faccio fatica. È stato un periodo un po’ particolare, adesso mi rimetto in marcia. Ho solo bisogno di vincere qualche partita per tornare ad avere quel pizzico di fiducia che può fare la differenza. Adesso sono contento di come sto in campo, anche se i colpi vanno e vengono“.

L’uscita dalla bolla di Wimbledon è arriva in leggera differita, a seguito della sconfitta nel torneo di doppio: in coppia con Davidovich Fokina ha ceduto in due set a Krawietz e Tecau, due specialisti. “Andrò al Challenger di Perugia – spiega in chiave di programmazione – in modo da tornare subito a giocare sulla terra. Sono fuori di poco a Bastad e Amburgo, vediamo, mentre sarò di sicuro a Umago“.

DEPRESSIONE – Il tema della sua conferenza, però, non è rimasto circoscritto alle faccende di campo. Nell’Europa continentale e – pensando a fine estate – negli Stati Uniti, i protocolli per i tornei dovrebbero essere sempre meno restrittivi. “Siamo tutti vaccinati, capisco che ci debbano essere delle bolle ma spero siano meno rigide tipo a Parma o a Ginevra“, il pensiero di Caruso, raccolto dal nostro inviato ‘virtuale’ Vanni Gibertini. Che non ha dribblato in conferenza stampa la domanda sulle conseguenze psicologiche che la vita attuale nel circuito può avere sui protagonisti. Senza mai eccedere nei toni – va detto – per chi leggendo dall’esterno potrebbe decontestualizzare, enfatizzando il distacco dalla vita reale.

Non è semplice ciò che stiamo vivendo. Di recente ho sentito negli spogliatoi giocatori che hanno saltato dei tornei per depressione – racconta -, io non dimentico che siamo privilegiati perché lavoriamo e si guadagna bene giocando a tennis, ma a volte vorrei che le persone che conducono una vita ‘normale’ passassero un po’ di tempo qui. Non puoi stare fuori, mangi in camera, non puoi uscire se non andando al circolo dove vedi palline a destra e sinistra. Un giocatore mi ha detto che a Miami ha scelto di non andare proprio per dei problemi psicologici e ha preferito rimanere dieci giorni in Spagna. Ne cito uno (ha preferito non fare il nome, ndr), ma tanti hanno avuto di questi problemi“.

Questa dichiarazione di Salvatore si posizione in coda a quella rilasciata circa quattro mesi fa, dopo la sconfitta contro Mager a Buenos Aires, quando il tennista siciliano aveva detto di sentirsi un po’ come chi va in ufficio a timbrare il cartellino. Anche il quel caso si era trattato di dichiarazioni estremamente equilibrate e rispettose, motivo per cui il suo parere sembra da prendere in dovuta considerazione anche alla luce delle difficoltà psicologiche denunciate da tennisti più in vista di Caruso, come Thiem – che da mesi fatica a ritrovare il suo miglior tennis anche a causa delle difficili condizioni in cui si gioca – e Osaka, che si è presa una pausa dalle competizioni lamentando un certo disagio nelle interazioni continue con i media.

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