Berrettini: «Il male oscuro dopo Wimbledon» (Catapano). Splendida Giorgi, a Toronto è nei quarti (Mastroluca)

Rassegna stampa

Berrettini: «Il male oscuro dopo Wimbledon» (Catapano). Splendida Giorgi, a Toronto è nei quarti (Mastroluca)

La rassegna stampa di venerdì 13 agosto 2021

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Berrettini: «Il male oscuro dopo Wimbledon» (Alessandro Catapano, Il Messaggero)

Undici luglio, primo pomeriggio. Una luce bianca accecante, quasi violenta. Matteo Berrettini illuminato dagli dei del tennis, un set pari contro Djokovic, sacerdoti del tempio indignati, come osa attentare allo scettro di Novak? Click. Si è spenta la luce. Matteo si è bruciato come Icaro, il suo volo finisce in infermeria. Fitta di dolore. Da quel momento, il buio. «E’ stata durissima, ho passato brutti momenti, dolore fisico e dolore dell’anima. Ora sto meglio, la gamba ha recuperato dalla lesione al quadricipite, sono pronto a ripartire, anzi sono già ripartito, in viaggio per gli Stati Uniti, rientro a Cincinnati, da domani».

L’avevamo lasciata felice e sorridente sul pullman con gli azzurri del calcio, poi la brutta notizia dell’infortunio. E stato uno choc per tutti gli sportivi, figuriamoci per lei.

Non mi nascondo, sono stato molto male. Sono passato dalla felicità immensa, io in finale a Wimbledon poi premiato da Mattarella e Draghi, infine vincitore morale, diciamo così, insieme ai ragazzi della Nazionale che avevano vinto davvero. Insomma, dal momento più bello sono precipitato in quello più brutto. Gli infortuni fanno parte della carriera di un atleta, ma questo mi ha privato di un sogno che rincorrevo fin da ragazzo, l’Olimpiade. All’inizio ho reagito malissimo. E’ stato uno choc grandissimo, una delusione. Io le olimpiadi le sognavo, sono sempre state un obiettivo. Non poter andare mi ha fatto male, è stata una cosa difficile da digerire, ci ho messo un po’ a riprendermi, sono stato parecchio giù, non riuscivo nemmeno a vedere le gare. Per giorni mi sono isolato, non ne volevo sapere di niente e nessuno. Poi, l’ho accettato, anche grazie all’aiuto del mio team, e sono andato avanti, ho voltato pagina.

Dica la verità, lei era consapevole di assumersi un rischio, a giocare quella partita.

Sì, ero infortunato, lo sapevo, me lo sentivo e un atleta lo sa quando si fa male, anche prima della diagnosi di un medico. Ho sentito la gamba tirare in semifinale, la lesione già c’era, ma quella finale la avrei giocata anche con una gamba sola.

E’ più l’orgoglio per il risultato raggiunto o il rammarico per non essere potuto andare a Tokyo?

Io sono uno che cerca di guardare sempre il lato positivo, nonostante tutto e nonostante quella partita non l’abbia vinta, restano la soddisfazione e l’orgoglio. L’amarezza la porterò con me per i prossimi tre anni, ma mi sono consolato con le imprese degli atleti italiani. Per fortuna sono stati giochi fantastici, i ragazzi sono stati eccezionali, quanto orgoglio ho provato nel vederli compiere quelle imprese. A me, invece, resta l’orgoglio di aver raggiunto un traguardo storico, in finale a Wimbledon, e me lo ricorda l’affetto che ho ricevuto dalla mia città, mentre sfilavamo con i ragazzi della Nazionale sul pullman per le vie del centro, anche quel pomeriggio è stato indimenticabile. Ma quel risultato deve essere un punto di partenza per me, non di arrivo. Io sicuramente sarei andato a Tokyo per vincere una medaglia, quello era l’obiettivo. Per giorni, dopo il forfait, ci ho pensato parecchio, ma adesso sento di aver superato quel momento, ora devo concentrarmi sulla stagione americana, e ripeto, Parigi non è poi così lontana. […]

E’ già iniziata la sua rincorsa alla prossima Olimpiade?

Ci saranno tantissimi appuntamenti, ma ovviamente l’ho messa già in agenda, sarà un obiettivo fondamentale, per me e il mio team, e statene certi, stavolta non me lo farò scappare.

Quali sono gli obiettivi di questa stagione?

Riprendere a giocare ai livelli di Wimbledon, voglio chiudere bene, con i tornei americani, lo Us Open, le finals di Torino e la Coppa Davis a fine stagione. L’infortunio è alle spalle, sono convinto di poter riprendere esattamente da dove ho lasciato.

Splendida Giorgi, a Toronto è nei quarti (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Camila Giorgi non si ferma più. Al WTA 1000 di Montreal, supera con sicurezza, quasi in scioltezza, Petra Kvitova 6-4 6-4 e centra i quarti di finale. L’ultimo punto del match è emblematico, una sintesi della partita. La ceca serve una seconda prevedibile, l’azzurra gioca una scattante risposta di rovescio in diagonale. La chiave del match è qui. Giorgi non soffre il ritmo da fondo della due volte campionessa di Wrmbledon. Anzi, con il rovescio mette in crisi il dritto mancino dell’avversaria che fatica a cambiare in lungolinea e sbaglia di più. Anche al servizio, pur con un ventaglio di colpi e soluzioni praticamente infinito, Kvitova ricorre a schemi ripetuti. La ceca è andata in vantaggio di un break in apertura di entrambi i set, ma non è stata mai capace di difenderlo. Nei momenti chiave la Giorgi è stata più affidabile. Con questa vittoria potrà almeno riavvicinare la Top 50 la prossima settimana. Il suo percorso continuerà contro Cori Gauff, la teenager USA, che ha raggiunto i quarti di finale senza giocare per il forfait della britannica Johanna Konta.

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