Ho divagato nemmeno fossi il Dottor Divago – fantastico soprannome (oggi si dice nickname) coniato da Rino Tommaso per il suo compare Gianni Clerici – ma quando mi sono soffermato lungo gli anni a contare gli Slam consecutivi giocati da certi tennisti per constatare che Feliciano Lopez ha disputato 139 Masters 1000 (uno più di Federer) ed è il recordman degli Slam consecutivi con 79, davanti a Verdasco 67, Seppi 66 e Federer 65…mi fermo a riflettere e dico: ma che salute di ferro hanno avuto questi giocatori? I 79 Slam consecutivi di Deliciano, tanto cara a mamma Murray, corrispondono a 20 anni (manca uno Slam per farne 20 precisi). 20 anni senza un intoppo in quattro diversi periodi dell’anno…Quando si dice che lo sport agonistico ad alti livelli non è di sicuro sano, ma fa male?
Insomma questi campioni sono stati indiscutibilmente anche fortunati. Se poi Nadal negli anni, e Federer ultimamente, hanno avuto acciacchi di vario tipo, ci sta, anzi era inevitabile dopo 20-25 anni sulla breccia a fare una vita che tanto sana non è.
Vabbè, di Djokovic ho detto, ma chi è il secondo tennista sfortunato di questo Australian Open?
E’ chiaro. E’ Hugo Humbert, testa di serie n.29. Ne abbiamo scritto in un altro articolo. Non solo, lui NextGen di discreto talento e avvenire, ha perso con il semipensionato connazionale Richard Gasquet dopo aver vinto il primo set (3-6,7-6,7-6,6-3), ma è rimasto intrappolato nel COVID. Proprio in trappola perché il test che ha fatto prima di ripartire verso la Francia lo ha trovato positivo e per una settimana sarà costretto a restare in Australia. E chissà se riuscirà a giocare i tornei cui voleva partecipare, almeno uno tra Cordoba, Pune e Montpellier.
Adesso tutti quelli che lo hanno incontrato si stringono nelle spalle. Quanti altri giocatori potrebbero essersi contagiati senza accorgersi? Se prima i tennisti potevano “combattere” soltanto appoggiandosi al fisio per evitare infortuni, ora faranno bene a …non appoggiarcisi troppo, né al fisio, né ai compagni, né agli avversari.
Anche certi risultati dell’open d’Australia potrebbero venir influenzati – è il caso di dire no? – da chi improvvisamente si contagiasse. Ieri quando ne ho parlato con Sasha Zverev, cui ho dato io la notizia di Humbert – così come due giorni prima gli avevo detto io che i politici francesi avevano deciso di non consentire più la partecipazione di atleti non vaccinati agli eventi sportivi in terra di Francia (Roland Garros e Tour de France inclusi naturalmente) – ha detto: “Non sapevo che Humbert avesse il COVID, vengo a saperlo da te per la prima volta. Quest’anno in Australia ci sono più casi che un anno fa. E siamo autorizzati a mangiare fuori, fare quello che vogliamo, così è normale che molta più gente abbia il COVID (l’anno scorso i giocatori furono rinchiusi in una bolla). Mio fratello quando è arrivato ce l’aveva. E’ stato in quarantena a Sydney e ora ovviamente non ce l’ha più, ma credo che un bel po’ di giocatori l’avevano quando sono arrivati. E un po’ di giocatori ce l’hanno adesso. Non veniamo testati, quindi io penso che se invece venissimo testati ci sarebbero più positivi di quanti sappiamo. (nota di Ubaldo: questa mi pare una gran sciocchezza in un Paese così rigido nelle regole. Mi pare che certifichi la volontà di Tiley e del torneo di far giocare tutti…mah?!). Ma io sono qua per giocare il torneo, capisco che ci sono tanti casi a Melbourne e molti in tutta l’Australia. Quindi non faccio granchè fuori, non sono andato a nessun ristorante. Solo hotel e campi da tennis, quindi mi sono fatto la bolla da me stesso, semplicemente perchè non voglio correre alcun rischio e mi voglio dare la miglior chance possibile per far bene qui. Se beccassi il COVID chiaramente non potrei”.
Ora chiunque abbia avuto la pazienza di arrivare in fondo a quest’articolo avrà capito perché oggi m’è preso il pallino della fortuna. Con l’Omicron prendersi il COVID o non prenderselo è sì in parte collegato alle precauzioni che ciascuno prende, ma è anche una questione di fortuna. E tu puoi anche essere un formidabile tennista, ma se hai sfortuna e prendi un Covid che viene in qualche modo riscontrato, sei costretto a rinchiuderti in un hotel e addio torneo. Ecco perché la fortuna nei successi di un atleta ha il suo bel peso. E smentendo i latini mi permetto di dire “Non semper fortuna audaces iuvat”.
Per inciso personale ecco perché non sono andato in Australia dopo 30 anni in cui non me l’ero fatto mancare (tutti dal 1990 eccettuato il 2012 e l’anno scorso): l’idea di poter contrarre il COVID in aereo o dove, e di dover restare per una settimana in un hotel assegnatomi da chissà chi a guardare le partite in tv, era un rischio troppo grosso. Soprattutto perché a me non avrebbero dato 90.000 dollari australiani come a chi perde al primo turno!
A seguito di quanto ha detto Zverev a proposito del fatto che i giocatori non devono fare test durante il torneo mi chiedo: che cosa farebbe un tennista che avesse contratto il COVID – magari rilevato da uno di quei test casalinghi – ma fosse asintomatico e scoprisse la propria positività alla vigilia di un match, magari di un quarto di finale o di una semifinale? Quanti lo denuncerebbero e darebbero forfait se non stessero male? Giocare o non giocare?
Con questo dubbio amletico vi lascio a pensarci su. See you tomorrow.
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