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ATP Miami, doppio: Bolelli e Fognini fuori in semifinale. Con Koolhof/Skupski fatale il long tie-break
A Fabio e Simone non riesce la terza rimonta consecutiva dopo aver perso il primo set. In finale vanno Koolhof e Skupski: affronteranno Kokkinakis/Kyrgios o Isner/Hurkazc

[6] Koolhof/Skupski b. Bolelli/Fognini 6-1 3-6 10-5
Simone Bolelli e Fabio Fognini si fermano in semifinale al Masters 1000 di Miami. La coppia italiana cede a Koolhof e Skupski, come a Indian Wells, quando l’olandese e il britannico si imposero 6-4 6-4. Va detto che Fognini, tuttavia, in California aveva giocato quasi da fermo, dimostrando di non stare troppo bene tanto che, il giorno dopo, è stato costretto al ritiro dal match di singolare contro Basilashvili. Stavolta la partita è stata più combattuta e ha ricordato gli ultimi due incontri disputati da Fabio e Simone (contro Dodig/Melo e Delbonis/Gonzalez), in cui gli azzurri hanno pagato una partenza a rilento, riuscendo poi a risollevarsi nel secondo parziale. Questa volta, però, il long tiebreak non ha sorriso agli azzurri, che cedono 10-5 con qualche rimpianto. Fabio e Simone si consolano con il terzo posto nella Race: mantenendo la continuità di rendimento vista da inizio anno (a Rio de Janeiro è arrivato il titolo), un posto alle ATP Finals non è certo un’utopia.
LA PARTITA – Koolhof parte subito bene al servizio e Bolelli non è da meno, sfornando due ottimi dritti che valgono l’1-1. Nel game successivo, con Skupski in battuta, gli italiani riescono a portarsi sullo 0-30, con Simone particolarmente ispirato da fondo in avvio di match. Una sua bella risposta vincente di rovescio sul 30-30 regala subito due chance di break agli azzurri, ma un ace di Skupski e una volée vincente di Koolhof permettono alla coppia anglo-olandese di portarsi sul 2-1. Nel gioco successivo, Bolelli e Fognini perdono la battuta, anche a causa di un inizio piuttosto sottotono del tennista di Arma di Taggia, che scaglia la racchetta a terra due volte in meno di un minuto, venendo graziato dal giudice di sedia. Koolhof e Skupski vincono la maggior parte degli scambi a rete e, avanti 4-1, approfittano di tre gratuiti di Bolelli per operare il doppio break e chiudere 6-1 un set dominato, condito da due ace e dal 92% di punti vinti con la prima.
È Fognini a servire per primo nel secondo set, riuscendo a tenere il suo gioco solamente al killer point e provando a caricarsi al cambio di campo, rivolgendosi piuttosto eloquentemente a Bolelli: “Dai c***o, non può essere sempre Pasqua!“. Il riferimento è probabilmente al livello di tennis decisamene elevato che Koolhof e Skupski hanno espresso e che continuano a mostrare, vincendo a zero i loro due primi giochi in battuta. Sul 2-2 torna a servire Fognini, che fa fatica ad imporre il suo ritmo da fondo ma, con qualche brivido, porta la coppia azzurra sul 3-2. I due game successivi vengono rapidamente tenuti a 15 da Bolelli e Skupski e, nell’ottavo gioco, è il 36enne bolognese a trascinare i campioni dell’Australian Open 2015 a quattro palle break consecutive. Una risposta molto intelligente e due ottimi vincenti di Bolelli portano gli azzurri sullo 0-40, subito finalizzato da Fognini con una bella risposta e un dritto a campo aperto. Avanti 5-3, i due italiani vanno sotto 0-30, vincono un punto a dir poco rocambolesco sul 15-30 e conquistano il secondo parziale 6-3.
Il long tiebreak si apre con tre minibreak su altrettanti punti, due dei quali concessi da Bolelli con due gratuiti di rovescio: il match, sostanzialmente, si decide qui. Si gira una prima volta con Koolhof e Skupski avanti 4-2 e bravi, grazie a due ottime prime del britannico, a portarsi sul 6-3. Gli azzurri si mantengono in scia, accorciando sul 5-6 con una buona difesa a rete di Fognini che, però, nel punto successivo sbaglia malamente di dritto da fondo, nel punto che poteva valere l’aggancio. I due italiani non riescono più a vincere un punto e sono purtroppo costretti a cedere anche gli ultimi due servizi. Finisce 6-1 3-6 10-5 in favore di Koolhof e Skupski, che raggiungono la prima finale in un Masters 1000 insieme (il britannico era già arrivato all’ultimo atto di questo torneo l’anno scorso in coppia con Daniel Evans, sconfitti solo da Metkic/Pavic). Per Fabio e Simone resta un pizzico di rammarico, ma Koolhof e Skupski sono stati più continui durante tutto l’arco del match, conquistando la 23esima vittoria stagionale a fronte di appena quattro sconfitte. In finale affronteranno Kokkinakis/Kyrgios o Isner/Hurkacz, alla ricerca del quarto trionfo stagionale dopo i tre titoli ATP250 conquistati a Melbourne, Adelaide 2 e Doha.
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ATP Next Gen, Race to Jeddah: tanta Francia tra i possibili partecipanti al torneo arabo
Si disputerà a Gedda l’edizione 2023 delle Next Gen Finals. Ecco la situazione aggiornata

Si comincia a fare i calcoli anche in chiave ATP Next Gen Finals. Dopo 5 edizioni il torneo riservato agli 8 migliori under 21 della stagione si sposta da Milano a Gedda, in Arabia Saudita. Data per certa la partecipazione di Alcaraz alle Finals torinesi e per possibile quella di Rune, è giusto allargare a 12 l’elenco degli attuali migliori giovani dell’anno, tra i quali appare per la prima volta tra i migliori 10 il francese Arthur Cazaux.
Dietro i primi due della classifica, c’è la bella scoperta di Ben Shelton esploso agli US Open e che si è messo in evidenza anche alla “Laver Cup”. Il classe 2002 americano precede di appena cento punti il nostro Lorenzo Musetti (la cui adesione all’evento rimane tutta da verificare).
Quinto in classifica Arthur Fils, salito attualmente al n. 44 nel ranking ATP. Tanta la differenza tra il francese e il quinto in classifica, il suo connazionale Luca Van Assche, classe 2004, uno dei più giovani della Top Ten. Ma se in Coppa Davis la Francia ha appena dovuto digerire una pesante eliminazione, Oltralpe possono consolarsi con la crescita delle giovani leve.
Pochi i punti che separano il francese da Stricker, ben 21 per la precisione, settimo in classifica. A chiudere la Top Ten c’è Alex Michelsen, un altro talento americano da tener d’occhio. Al nono posto del ranking valido per la Next Gen c’è Hamad Medjedovic, classe 2003, che ha 11 punti di vantaggio sul francese Cazaux, per la prima volta in Top Ten, e 32 sull’azzurro Flavio Cobolli. Altro francese in dodicesima piazza, Terence Atmane pronto a subentrare in caso di assenza di qualche “big”.
Brandon Nakashima vinse l’edizione 2022: l’americano è stato il quinto campione delle Next Gen Finals, l’ultima manifestazione tenutasi a Milano.
Posizione | Giocatore | Nazione | Punti | Nato nel | Classifica ATP |
1 | Alcaraz | Spagna | 8175 | 2003 | 2 |
2 | Rune | Danimarca | 3055 | 2003 | 4 |
3 | Shelton | USA | 1455 | 2002 | 20 |
4 | Musetti | Italia | 1345 | 2002 | 18 |
5 | Fils | Francia | 953 | 2004 | 44 |
6 | Van Assche | Francia | 597 | 2004 | 69 |
7 | Stricker | Svizzera | 576 | 2002 | 90 |
8 | Michelsen | USA | 518 | 2004 | 110 |
9 | Medjedovic | Serbia | 485 | 2003 | 120 |
10 | Cazaux | Francia | 474 | 2002 | 125 |
11 | Cobolli | Italia | 453 | 2002 | 122 |
12 | Atmane | Francia | 376 | 2002 | 147 |
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Novak Djokovic a Roma protagonista alla Ryder Cup
Il serbo si è cimentato sul green: con lui altre celebrità del mondo dello sport

Profumo di golf nella capitale. A Roma, infatti, è tempo di Ryder Cup e l’evento è stato celebrato dalla presenza di vip e sportivi. Il Marco Simone Golf & Country Club ha accolto i “campioni” per l’All Star Match cominciato all’ora di pranzo.
Non sarà l’erba di Wimbledon, ma rischia di trovarsi comunque a suo agio: Novak Djokovic, tennista più vincente nella storia dei tornei del Grande Slam, è tra i protagonisti della giornata romana. Con lui anche il calciatore Gareth Bale, Leonardo Fioravanti, surfista italiano qualificato per le Olimpiadi di Parigi 2024, lo youtuber Garrett Hilbert e il numero uno mondiale degli atleti paralimpici, l’inglese Kipp Popert.
Uno show unico nel quale si affrontano le squadre guidate dallo scozzese Colin Montgomerie e dallo statunitense Corey Pavin, rispettivamente alla guida del Team Europe e del Team Usa alla Ryder Cup del 2010 quando in Galles i fratelli Molinari, Francesco ed Edoardo, fecero il loro debutto vincente nel torneo.
Nole è stato inserito nel “Team Montgomerie“.
Fanno parte del “Team Pavin”, Carlos Sainz, pilota della Ferrari, Andriy Shevchenko, Pallone d’Oro nel 2004, Victor Cruz, ex giocatore di football americano, l’attrice hollywoodiana Kathryn Newton e l’altro giocatore paralimpico, Tommaso Perrino, numero 6 del ranking e CT della Squadra Nazionale Paralimpica Maschile e Femminile della Federazione Italiana Golf.
L’ultimo mese di Novak Djokovic è stato a dir poco straordinario. Un campione totale protagonista nel tennis, spettatore nel basket e adesso sul green del golf. Aveva celebrato l’impresa dell’Arthur Ashe Stadium ricevendo dai suoi concittadini una grande testimonianza di affetto in patria assieme alla nazionale di pallacanestro, finalista ai mondiali di basket. Dopo aver portato la Serbia alle Finals di Coppa Davis, adesso si dedica al suo amato secondo sport.
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ATP Pechino, Daniil Medvedev suona la carica: “Obiettivo finale contro Alcaraz. Ma sarà molto dura arrivarci”
Il russo ha parlato anche delle condizioni dei campi: ” Per quanto riguarda la velocità del campo, penso che sia piuttosto veloce, quindi mi piace”

Archiviata l’amara finale dello US Open per Daniil Medvedev è il momento di voltare pagina. Il russo ha parlato alla viglia dell’ATP 500 di Pechino, un torneo, tabellone alla mano, composto da nomi altisonanti. Durante il Media Day Daniil ha affrontato diversi argomenti spaziando dal suo rapporto con la Cina fino ad una possibile finale contro Alcaraz.
IL RAPPORTO CON LA CINA
“Sono arrivato due giorni fa, finora va tutto bene. Adoro tornare in Cina, quindi non c’è molto altro da aggiungere, non vedo l’ora che inizi il torneo. È la mia prima volta a Pechino, per ora mi piace, a parte questo microfono (ride)”. Il russo ha espresso anche il desiderio di visitare i grandi monumenti della capitale, nonostante il poco tempo a disposizione. “Mi sto davvero godendo il tempo trascorso qui, anche se, come al solito durante un torneo, non c’è mai molto tempo per visitare la città. Mi piacerebbe andare sulla Grande Muraglia se avessi tempo. Il fatto è che meglio gioco, meno tempo ho, quindi spero di non avere quel tempo. Se non gioco bene, almeno posso visitare Pechino”.
IL FINALE DI STAGIONE
“A volte la fine della stagione può essere complicata – una volta finiti i quattro Slam – quindi bisogna trovare un’altra motivazione. Allo stesso tempo, qui siamo tutti competitivi, quindi per me la motivazione è sempre quella di provare a vincere. È la mia prima volta a Pechino, la squadra è fortissima, quindi se vinci è fantastico. Sarà un bellissimo ricordo, una sferzata di fiducia. Ci sono ancora alcuni grandi tornei davanti a me, quindi se riuscirò ad alzare il mio livello in questo finale di stagione, sarà tutto di guadagnato per l’anno prossimo. La motivazione – sostiene Medvedev – è provare a fare tutto questo, continuare a dimostrare a te stesso che puoi vincere questi grandi tornei, grandi titoli, contro grandi avversari“.
IN FINALE CONTRO ALCARAZ?
Il russo dimostra fiducia in sè stesso quando gli viene posta la domanda su una possibile finale contro Alcaraz. “Penso che se dovessimo affrontarci questa settimana, saremmo entrambi felici, dato che saremmo entrambi in finale. È un buon obiettivo e cercherò di realizzarlo. Allo stesso tempo, come ho detto, ci sono tanti grandi giocatori. Medvedev riflette anche sulla difficoltà del tabellone: “E’ molto dura, è come se fosse il sorteggio di un Masters 1000 o di uno Slam. In un certo senso è ancora più dura di uno Slam, dove non ci sono primi turni così complicati. Sarà molto interessante, penso che sia molto raro vedere un ATP 500 così forte, sarà interessante vedere chi giocherà meglio. Penso che vedremo risultati diversi tra le teste di serie, molte di loro possono perdere al primo turno, qui non sono partite facili”.
LE CONDIZIONI DI GIOCO E LA CULTURA CINESE
“I campi sembrano molto buoni – sostiene il n.2 del seeding – mi sono allenato ieri e anche oggi. Sembrano a posto, sono sicuro che ci sarà molta gente durante le partite, ho sentito solo cose positive. Essendo la mia prima volta devo sperimentare di tutto, a livello ATP ho giocato solo a Shanghai e mi è piaciuto molto, penso che sarà lo stesso anche qui. Per quanto riguarda la velocità del campo, penso che sia piuttosto veloce, quindi mi piace. L’unica cosa è l’uscita delle palle, che diventano grossissime questo per il gomito non va bene.
Infine c’è tempo anche per una riflessione sulla cultura cinese: “Nel complesso, è una cultura molto diversa da quella russa, ma penso che possiamo trovare alcune somiglianze con l’Occidente, motivo per cui mi sento sempre il benvenuto qui. Appena arrivo noto l’energia di questo grande Paese, mi sento a casa, per questo amo ritornare. Non mi dà fastidio venire qui perché è la fine della stagione, anzi, mi piace giocare ed essere qui, la gente lo sente”.