Wimbledon 2022 e Covid, timori anche per Djokovic: “Si è allenato con Cilic giovedì”

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Wimbledon 2022 e Covid, timori anche per Djokovic: “Si è allenato con Cilic giovedì”

Il serbo ha avuto un contatto potenzialmente a rischio con il croato. Ma ci sono dubbi sulla presenza di un protocollo Covid per i giocatori

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Djokovic Wimbledon 2021
 

L’allarme Covid cala su Wimbledon 2022, dopo i ritiri di Marin Cilic e Matteo Berrettini, due finalisti del passato. I timori riguarderanno inevitabilmente altri giocatori del torneo e non è difficile prevedere che nelle prossime ore in molti saranno testati. Ma c’è da capire come si comporterà il torneo e se esiste un protocollo Covid, considerando che Matteo Berrettini ha scritto su Instagram di aver deciso in autonomia di fare un tampone, per proteggere la salute di chi mi sta intorno”. Tutto fa pensare che l’italiano non sia stato indotto né costretto dal torneo.

Intanto, qualche timore riguarda anche Novak Djokovic, che ieri ha esteso a quota 22 la sua striscia di vittorie consecutive sui prati londinesi. Il serbo non è apparso nella sua miglior versione, ma ha alzato il livello nei momenti decisivi per evitare sorprese contro il coriaceo coreano. Le analisi del giorno dopo sui media serbi, tuttavia, più che sulle dinamiche relative al match vinto contro il coreano vertono su Covid e dintorni. A far preoccupare in Serbia – timore condiviso, secondo alcuni sussurri, anche all’interno del clan Djokovic – è il fatto che Marin Cilic abbia abbandonato il torneo dopo un test Covid positivo. E lo stesso Cilic si era allenato sul Centre Court con Djokovic lo scorso giovedì. Djokovic – che, per inciso, ha ribadito prima del torneo la sua volontà di non vaccinarsi – è parso in perfette condizioni di salute contro Kwon. Il suo prossimo match è in programma domani, mercoledì 29 giugno, contro Thanasi Kokkinakis.

Intanto, ecco come il venti volte campione Slam si è espresso in conferenza stampa dopo la partita contro Kwon, prima che fosse divulgata la notizia del ritiro di Marin Cilic. Nel finale della conferenza, stimolato dal direttore Ubaldo Scanagatta, Djokovic fa anche un commento su Berrettini che di certo desta ancor più dispiacere a leggerlo dopo la notizia del ritiro di Berrettini.

D: Come è stato tornare sul campo centrale?

Djokovic: “Bellissimo. E’ sempre qualcosa di unico giocare per primo qui, da campione in carica. Quest’anno c’è stata la novità relativa alla possibilità di allenarsi qui prima dell’inizio del torneo, quindi a differenza degli altri anni l’erba non era immacolata durante la prima partita, ma comunque resta una sensazione unica e speciale. Oggi è stata una vittoria buona contro un giocatore che è molto talentuoso. Ha molta qualità da entrambi i lati. Non ho giocato al mio meglio, ma credo che al momento giusto ho saputo trovare le soluzioni giuste. E il servizio mi ha aiutato a uscire dai problemi. Per il resto, so che posso far meglio”.

D: Sui tuoi social hai postato un bellissimo video relativo ad alcuni problemi con un trampolino che tentavi di aggiustare insieme al tuo team. Tuo figlio, come c’era scritto nella didascalia, ti ha chiesto come era possibile che tu sia in grado di competere a Wimbledon ma tu non possa aggiustare un trampolino. Pensi che Stefan sia un po’ aspro con te? Pensi che si aspetti sempre molto visto quello che hai saputo fare?

Djokovic: “Penso che di certo non puoi metterti a litigare con un bambino perché i loro commenti sono sempre onesti e senza filtri. Per lui tutti quelli che giocano Wimbledon sono supereroi. E per lui, tutti quelli che sono nel mio team giocano Wimbledon. Ma ha visto tutti questi uomini muscolosi e non riusciva a capire come fosse possibile che non riuscissimo ad aggiustare un trampolino. E’ stato un commento molto divertente. Comunque, per me è sempre bello giocare davanti a mio figlio e anche oggi era qui. Non mi è successo spesso fin qui”.

D: Ci sono dei dati che tu guardi nel giudicare se stai giocando nel modo giusto su questi campi o ti basi solo su sensazioni?

Djokovic: “Guardo più le statistiche del mio prossimo avversario che le mie, sinceramente. Per quanto riguarda me, è più che altro una questione di feeling su come mi muovo, sul timing che ho sulla palla e sul ritmo. Sull’erba, come su ogni altra superficie, la necessità è quella di giocare diversi match in modo da abituarsi. Giocare in allenamento e giocare in partita sul Centre Court sono due cose totalmente diverse, anzitutto sul piano nervoso. Inoltre nei primi turni gli avversari non hanno molto da perdere quindi rischiano di tutto credendo nel fatto di potersi prendere scalpi importanti. Non ho giocato tornei preparatori prima di venire qui, quindi metto in preventivo che i primi due match possano essere complicati. Kwon mi ha fatto veramente faticare perché colpisce piatto, i suoi colpi filano e la sua palla viaggia veloce e bassa”.

D: Come ti sei sentito quando sei stato accolto sul Centre Court e in generale come ti senti qui in Inghilterra?

Djokovic: “Sono stato piacevolmente sorpreso. Ho sentito supporto. Ovviamente, il pubblico è stato molto coinvolto nel match e ha supportato entrambi i giocatori. Penso siano stati corretti con me. Mi sono divertito”.

D: Negli anni qui hai avuto molte grandi battaglie contro Roger Federer. Lui non è qui quest’anno. Quando pensi al passato, cosa ti viene in mente? Che rapporto hai avuto con lui in tutti questi anni?

Djokovic: “Come per Rafa, non provo nient’altro che grande rispetto per lui. Ovviamente, entrambi hanno influenzato il mio sviluppo come giocatore, probabilmente più di qualsiasi altro giocatore. I match più iconici che ho giocato a Wimbledon sono stati contro Roger, non c’è dubbio. Il principale è stato la finale del 2019, ma anche le altre due, quelle del 2014 e del 2015. Fortunatamente sono riuscito a vincere tutti e tre questi match. Quando gioco contro Nadal e Federer, ogni volta che entro in campo so che quella sarà una partita speciale e questo è valso ancor di più quando c’è stato un trofeo in palio. La maggior parte delle volte che ho giocato contro Roger si è trattato di semifinali o finali. Le sfide definitive di questo sport sono giocare contro Federer sull’erba e contro Nadal sulla terra”.

D: Dopo Wimbledon forse non potrai più giocare Slam per undici mesi. Hai detto che questa potrebbe essere una sorta di motivazione per te. Ma non aggiunge ulteriore pressione?

Djokovic: “Sono consapevole di queste circostanze, potrebbe essere come dici tu. Questo mi motiva ancor di più a fare il meglio possibile in questo torneo. Per il resto non guardo troppo avanti. Vediamo come vanno le cose dopo Wimbledon. Non passerà troppo tempo prima dello US Open. Spero che alcune cose possano cambiare in modo da poter essere in grado di competere. Mi piacerebbe. Ma al momento le cose stanno come stanno. Quindi la mia attenzione va a quello che succede qui”.

Ubaldo Scanagatta: “Ventidue vittorie consecutive per te a Wimbledon, 21 su 22 per Berrettini sull’erba. Dovremmo dire: not too bad?”

Djokovic: “Stavo aspettandoti… (ridendo) cosa dovrei rispondere?”

Ubaldo: “Dipende da te”

Djokovic: “Sicuramente Berrettini è tra i due-tre migliori al mondo sull’erba. Lo dicono i risultati. Dopo i tre mesi di assenza ha fatto un grande rientro vincendo a Stoccarda e al Queen’s. Questo non mi sorprende perché è uno che gioca molto bene. Ha un grande servizio e picchia forte col dritto ma tocca anche molto bene la palla. Lo potrà confermare lui, ma credo che sia questa la sua miglior superficie. Quindi penso che ci siano molte aspettative intorno a lui anche perché ha l’esperienza della finale dello scorso anno. L’esperienza è davvero una cosa importante perché ce la vorresti avere quando fai per la prima volta una cosa, lui ora ce l’ha. Per quanto riguarda i miei risultati, mi sento baciato dalla fortuna perché come ho detto in passato Wimbledon è il mio torneo preferito. Il mio sogno di bambino l’ho realizzato qui nel 2011. Non lo dimenticherò mai. E ogni volta che entro sul Centre Court, ho le farfalle nello stomaco per quel che significa questo posto nella mia vita e nella mia carriera”.

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