Australian Open, highlander Murray: batte Kokkinakis dopo quasi sei ore [VIDEO]

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Australian Open, highlander Murray: batte Kokkinakis dopo quasi sei ore [VIDEO]

Ennesima maratona vincente per Murray. Per durata all’Australian Open, la sfida con Kokkinakis è seconda solo alla finale del 2012 tra Nadal e Djokovic. Avanti anche De Minaur e Bonzi

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Andy Murray b. Thanasi Kokkinakis 4-6, 6-7(4), 7-6(5), 6-3, 7-5

Una gara che di diritto entrerà nella storia dell’Australian Open e non solo per la durata. L’highlander Andy Murray batte Thanasi Kokkinakis, idolo di casa, dopo 5ore e 45′, in rimonta dopo esser stato sotto di due set. Per durata, al maschile, la sfida si piazza alle spalle solo della finale tra Novak Djokovic e Rafael Nadal del 2012: quei cinque set durarono 5 ore e 53 minuti, con entrambi costretti a chiedere le sedie stremati dallo sforzo durante la premiazione. E pensare che 2ore e 53′ prima, Kokkinakis era andato a servire per il match e si era trovato a due punti dal passaggio del turno. Finiti gli aggettivi per un Murray monumentale per cuore, per testa, per la grande capacità di dimostrare il suo amore per il tennis. Non si diventa numeri uno al mondo per caso nell’era dei Federer, Nadal e Djokovic: Murray è un campione senza età, capace di superare i propri limiti anche a 35 anni. In tutto questo serve una citazione per Kokkinakis che non è stato un semplice sparring partner. Ha lottato, è stato lucido per più di due ore e mezzo a non dare tregua a Murray con il suo dritto e il servizio straordinario.

 

E’ sempre stato lui ad avere il pallino del gioco, bravo a restare concentrato ai tentativi disperati di difesa dell’ex n. 1 al mondo, ma sul più bello ha perso la pazienza e si fatto avvolgere dalla lenta rete che il britannico ha cominciato a tessere. Dopo la maratona con Berrettini, Andy ne vince un’altra ancor più intensa, stavolta rimontando i due set di svantaggio.

Trascinato dal calore del pubblico, il primo set di Kokkinakis rasenta la perfezione. Ha le idee tattiche chiare e riesce a metterle in pratica con efficacia. In risposta aggredisce il britannico con il suo dritto, togliendoli il tempo per avviare lo scambio, mentre sul suo turno di servizio non consente all’avversario di metterlo in difficoltà. Cinque gli ace di Kokkinakis che ottiene l’86% dei punti con la prima di servizio. Il primo ad andare in difficoltà è proprio l’australiano, vuoi la classe di SirAndy, vuoi per la tensione che si respira in campo. Passata la paura, nel quinto game, Thanasi ottiene il break che decide il primo set.

Nel secondo set, Murray resiste a oltranza a Kokkinakis e comincia lentamente a creare qualche grattacapo in risposta al suo avversario. L’australiano, però, sale con la prima di servizio servendo prime palle per il 70% delle volte e facendo registrare ben sette ace. Con l’accelerazione lungolinea di diritto si regala tanti colpi importanti. Nel nono gioco, un nastro “australiano” e il forcing di Kokkinakis fanno precipitare il britannico. Giochi chiusi? Con Murray mai dire mai e all’improvviso, si ritrova 5-5 dopo aver annullato ben tre setpoint. L’australiano non si deconcentra, torna a martellare con il dritto e domina il tiebreak, chiudendo 7-4, malgrado un doppio fallo che sembra poter aprire uno spiraglio per Murray. Ma un servizio vincente porta Kokkinakis avanti di due set.

Si superano le due ore, quando la partita vive di un grande momento di spettacolo. Il n. 66 del ranking appare esausto e perde il servizio nel corso del secondo gioco. Il n. 159 del ranking va a servire per archiviare virtualmente il match, ma incappa in uno 0-40 che ridà fiducia al suo avversario. Annullate ben tre palle break, con un dritto ballerino manca la palla del 3-0. La giudice di sedia chiama una “Violation time” all’australiano che perde le staffe: “L’hai chiamato per pareggiare quello chiamato a lui poco fa“! Urla Kokkinakis che aveva già aperto il movimento del servizio al momento della chiamata. Tutto questo nervosismo non fa bene all’australiano che concede subito palla break. Malgrado una buona prima, vede i fantasmi nell’altra metà campo con SirAndy che si difende in maniera stoica opponendosi a quattro smash. L’ultima difesa fa indietreggiare l’australiano che perde campo e affossa in rete le speranze di preservare il suo turno di servizio. A rimetterci le penne è la racchetta di Thanasi, mentre Murray sfida il pubblico presente invitandolo provocatoriamente “a farsi sentire”. E’ il primo vero momento di difficoltà di Kokkinakis che strappa il servizio al suo avversario sul 4-2. Sui restanti suoi turni di servizio soffre. Nel settimo gioco commette ben due doppi falli, ma con la prima di servizio si salva. Nel decisivo nono game va sotto 0-30, poi risale con una prima vincente e un dritto che non lascia scampo a Murray. Rimette in pista il suo avversario sbagliando un dritto in lunghezza. Il britannico sente l’odore della possibilità del ritorno in gara e sale immediatamente sul treno. Al termine di uno scambio di gran classe rientra a pieno merito nel set: 5-4. Diventa una battaglia mentale e fisica. Murray riesce a muovere molto più facilmente il suo avversario e nella gara di “tocco”, la mano dell’ex numero uno al mondo, ovviamente, ha qualcosa in più. Il mai domo Andy si trova 5-5 15-30, prima della gran chiusura a rete dell’australiano che serve ad allontanare le streghe. Risalito sul 6-5, la pressione torna sulle spalle di Murray che continua a disegnare il campo e a guidare gli scambi. Il britannico merita di vincere il tie break: scappa due volte con il minibreak a favore, poi sul 6-5, arriva l’incredibile errore di dritto di Kokkinakis. Murray è vivo e chiede l’incitamento del pubblico.

Gli spettatori sono in estasi, malgrado l’ora tarda nella notte di Melbourne. Lo spettacolo non manca neanche nei due primi giochi del quarto set, quando entrambi sprecano occasioni e dimostrano una volta di più di non essere domi. Kokkinakis non ha più la lucidità di inizio gara e in più, rischia di cedere mentalmente. Se la prende persino con i nastri, rei di essere quasi tutti “britannici”. Appena la prima dell’australiano non entra, Murray è lì pronto ad approfittarne. Ha più soluzioni e lo dimostra con grande efficacia, mentre l’australiano è stanco e non ha l’energia giusta per continuare a spingere con il diritto. Nel quinto gioco arriva una velenosa palla break in favore del britannico, annullata dall’ace dell’australiano. Poi con un passante di rovescio alla sua seconda occasione ottiene il punto che gli consente di rafforzare il suo vantaggio. Il nono game è un susseguirsi di colpi di scena. Kokkinakis si costruisce due palle break, cancellate da uno straordinario Murray che induce all’errore all’avversario. Al primo setpoint i due si spostano al quinto set per decidere il vincitore di questa infinita battaglia tennistica.

Kokkinakis ritrova punti facili con il servizio e per Murray diventa complicato giocare i turni di servizio in risposta. Il cronometro scorre, la fatica si fa sentire, ma nessuno dei due cede di un centimetro. Nel sesto gioco sono addirittura quattro le palle break a disposizione di Murray, tre delle quali consecutive, ma l’australiano è molto determinato a far valere i suoi colpi di diritto. Poi il servizio lo aiuta a portarsi avanti nel punteggio. L’ex numero uno al mondo non trema nel turno di servizio successivo e a “0” ritrova la parità. Gli aces n. 34, 35 e 36 servono a Kokkinakis per riveder le stelle e portarsi sul 5-4. Murray parte bene, ma dopo 5ore e 30′ arriva il secondo nastro “australiano” che rimette pressioni sul britannico. Kokkinakis lascia andare il braccio: arriva l’errore in lunghezza di Murray, ma poi l’australiano manda in corridoio una risposta di diritto e un’altra non la colpisce bene. Kokkinakis costringe il britannico a fare il tergicristallo e si porta a due punti dal match. Il servizio e un errore di centimetri dell’australiano riporta tutto in parità: 5-5. Murray scappa via nuovamente con intelligenza e costringe Thanasi all’errore. Va 15-40 con Kokkinakis costretto a servire due servizi vincenti per restare in partita. Altra opportunità con Murray che colpisce male e spreca la settima chance del quinto set. Mai domo! Il leone britannico si costruisce un’altra occasione andando con generosità a rete e chiudendo con un colpo degno della sua classe. Non entra la prima a Kokkinakis e sulla seconda, l’ex n. 1 al mondo si catapulta e ottiene il tanto sognato e sudato break, al termine di uno scambio sempre comandato da Murray. Quest’ultimo va a servire per il match e spinge bene col servizio, ottenendo due match point che costringono Kokkinakis a cominciarsi a fare domande su quello che è accaduto in oltre cinque ore di partita. Non si lascia sfuggire l’occasione e chiude la contesa con un colpo devastante di rovescio. Incredibile, ma vero: è finita! Per Murray adesso c’è la sfida con Bautista Agut, il giocatore contro cui 4 anni fa ha giocato qui a Melbourne l’ultimo match prima dell’operazione all’anca. Sembrava il giorno del suo ritiro dal tennis e invece…

Benjamin Bonzi b. (14) Pablo Carreno Busta 4-6, 4-6, 7-6(5), 6-1, 7-6(4)

La gara delle occasioni sprecate è vinta dal francese Benjamin Bonzi che batte la testa di serie n. 14 Pablo Carreno Busta. Una maratona durata 4ore e 14′ con lo spagnolo che si è fatto recuperare due set di vantaggio e che si morde le mani per le tante occasioni sprecate di indirizzare in suo favore il match. In totale sono state ben trentanove le palle break del match, diciotto in favore dello spagnolo e ben ventuno per il francese. Solo tre quelle concretizzate da Carreno Busta, quattro da Bonzi.

Primo set a senso unico in favore del n. 15 del ranking che va a servire per il match avanti di due break. Bonzi rimette tutto in discussione, annullando persino due palle set. Alla terza, Carreno Busta chiude 6-4. Lo spagnolo comanda il gioco anche nel secondo set. Annulla una palla break nel secondo game e poi, in quello successivo, strappa la battuta all’avversario e passa a condurre 3-1. Con assoluta padronanza, il n. 14 del seeding si trova avanti di due set con un doppio break. Nel terzo parziale sale con il servizio il francese che serve il 70% di prime palle, ottenendo il 92% dei punti. I due arrivano al tiebreak, dopo che Carreno Busta deve annullare due setpoint al francese. E’ il segnale di un piccolo calo dello spagnolo con Bonzi che riapre la gara sfruttando l’unico minibreak conquistato.

Nel quarto set domina il n. 48 del ranking che sale subito 4-0 sfruttando le chance a sua disposizione. Si chiude 6-1 al secondo setpoint in favore del francese. Ricambia faccia il match nel quinto set con Bonzi che cala con il suo servizio scendendo al 63% di prime palle servite. Carreno Busta spreca tanto: una palla break nel primo gioco, tre nel terzo, ma in tutte le occasioni il francese si salva. Nella girandola di emozioni, è lo spagnolo ad andare in difficoltà nel decimo game. Dopo essersi visto cancellare due palle break nel nono game, Carreno Busta deve annullare ben cinque match point al suo avversario nel turno di servizio successivo.

Quando tutto sembra destinato a decidersi al tie-break, lo spagnolo ha tempo di non sfruttare l’ennesima palla break del set. Dopo tutte queste occasioni sprecate, si decide tutto nel tie-break del quinto. Al servizio Bonzi è devastante ed è complicato per Carreno Busta restare a galla. Con la risposta il francese prende qualche rischio e il match prende nettamente i colori transalpini con Bonzi che dopo 4ore e 14′ si guadagna la sfida di terzo turno con De Minaur.

Alex De Minaur b. Adrian Mannarino 7-6(3) 4-6, 6-4, 6-1

Parla sempre più australiano l’edizione 2023 dell’Australian Open: dopo Popyrin anche De Minaur raggiunge il terzo turno. Soffre meno del suo connazionale, ma comunque tira un sospiro di sollievo il n. 24 del ranking che supera Mannarino con il punteggio di 7-6(3), 4-6, 6-4, 6-1 in 3ore e 28′. E’ stata una battaglia di nervi, svoltata all’interno del terzo set dopo che il francese si è visto riagguantare dopo aver provato la fuga con il break di vantaggio. Da quel momento in poi Mannarino ne ha risentito, calando molto anche con il servizio.

Il francese parte subito bene strappando il servizio a De Minaur subito in difficoltà nel suo turno di battuta. Il vantaggio non viene concretizzato e l’australiano riequilibra il parziale rapidamente. L’epilogo più giusto è quello del tie break, vinto da De Minaur che sfrutta gli errori del suo avversario e chiude 7-3.

Mannarino reagisce prontamente e nel parziale successivo sale rapidamente di due break. De Minaur commette ben 14 errori non forzati a fronte di 10 vincenti, il tutto condito da due doppi falli. Riesce a recuperare un break, ma per il resto via libera per il 6-4 del francese. Mannarino serve l’83%, ma a rete arrivano tante imprecisioni. Nel quinto gioco scappa via il francese ottenendo il break di vantaggio. Ma spalle al muro, l’australiano ruggisce e infila un parziale di 4-1 che cambia definitivamente l’inerzia del match. Nel quarto set è monologo australiano con Mannarino che accusa la fatica fisica e mentalmente non riesce a reagire. Agevolmente De Minaur chiude 6-1 e guarda con ottimismo all’evolversi del torneo.

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Murray pensa ai Giochi Olimpici di Parigi: “Voglio dimenticare l’edizione del 2021”

Nel mirino di Andy Murray quella che sarebbe la sua quinta partecipazione ai Giochi: “Mi piacerebbe avere un’altra occasione”

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Andy Murray – Coppa Davis 2023 (credit: Getty Images for ITF)

A riportare la mente alle ultime Olimpiadi, ci si sofferma sulla finale olimpica di Wimbledon del 2012. Andy Murray batte Roger Federer con un netto 6-2, 6-1, 6-4: che sia stato merito dello scozzese o demerito dello svizzero stremato dalla semifinale con Del Potro durata 4ore e 26’, sarà una medaglia d’oro indimenticabile.

Undici anni dopo, Federer continua a bazzicare il suo giardino reale, Wimbledon, ma dagli spalti, Murray continua a regalare emozioni ai suoi fan. Attualmente si trova in Cina a Zhuhai dove ha esordito battendo al primo turno Ye Cong Mo, n.668 del ranking.

In conferenza stampa Sir Murray ha dichiarato di nutrire speranze di partecipazione a quelli che sarebbero i suoi quinti Giochi Olimpici: “Mi piacerebbe davvero partecipare ad altre Olimpiadi. Ho avuto esperienze entusiasmanti durante la mia carriera ai Giochi Olimpici. Ho amato tutte le edizioni alle quali ho preso parte”.

 

Il palmares olimpico di Murray è fin qui straordinario: due medaglie d’oro nel 2012 a Londra e nel 2016 sul cemento di Rio de Janeiro. Nel 2021 fu grande la delusione per il suo forfait obbligatorio nel torneo singolare dettato da uno stiramento alla coscia avvenuto prima dell’avvio dei giochi olimpici. Recuperò in fretta ma fu costretto a fare una scelta tra i due tornei di singolare e di doppio. Una promessa fatta a Salisbury gli aveva fatto optare per l’iscrizione al torneo di doppio: arrivarono sino ai quarti. Che fosse storia finita con i Giochi Olimpici? Su twitter si era lasciato andare a un lungo tweet nel quale dichiarava: “Se questa è la fine del mio viaggio a cinque cerchi, voglio ringraziare di cuore la squadra della Gran Bretagna e tutti voi per il supporto: mi avete aiutato a dare il massimo in questi anni. È stato un privilegio assoluto rappresentare il mio Paese a quattro Olimpiadi e mi ha regalato alcuni dei ricordi più belli della mia vita”.

Ora, a distanza di due anni, la pena diversamente e vuole cancellare la delusione patita nell’edizione 2021, nota perché disputata in piena pandemia: “L’ultima volta sono rimasto molto deluso perché mi ero infortunato prima del torneo e avevo promesso al mio compagno che in caso di problemi avrei dato priorità al doppio rispetto al singolare. Ed eravamo arrivati vicinissimi alla medaglia: nei quarti eravamo avanti un set e 4-3, al servizio con palle per il game e avevamo davvero una buona occasione, ma non ce l’abbiamo fatta. Mi piacerebbe avere un’altra opportunità di giocare l’anno prossimo a Parigi. Sarebbero i miei quinti Giochi Olimpici e molto probabilmente gli ultimi”.

Per Murray al secondo turno dell’ATP 250 di Zhuhai ci sarà la sfida con Karatsev che aveva eliminato Arnaldi nel primo turno.

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Il team di Sinner si racconta: “Ognuno svolge il suo compito con estrema serietà. Il più competitivo? Jannik senza dubbi”

In un video-intervista all’ATP il team del tennista altoatesino si racconta a tutto tondo, da come svolgono il proprio lavoro al rapporto tra i membri della squadra, per finire con un ritratto di Sinner atleta ma anche persona

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Jannik Sinner - US Open 2023 (foto Twitter @usopen)

Il tennis, espressione massima della solitudine nel proprio palcoscenico, è ormai da molti anni descritto dalla totalità dei giocatori del circuito ATP e WTA come uno sport certamente individuale, ma nel quale il team è la colonna portante dell’intera struttura. Dal coach al super coach, dal fisioterapista al mental coach, dal preparatore atletico al manager. Tutti ingredienti fondamentali dietro le quinte – o meglio, nel famoso ‘box’ a bordo campo molto inquadrato dalle telecamere e osservato, chi più chi meno, dai giocatori in campo – che possono rendere un tennista il tennista, capace grazie alla propria forza di volontà e a tutti questi tasselli nel background di raggiungere, o meno, il successo e i propri obiettivi. La storia del tennis è colma di coach che hanno fatto la differenza: da Toni Nadal mentore di suo nipote Rafa, da Patrick Mouratoglou allenatore per un decennio di Serena Williams, per poi arrivare ai colori azzurri con Andreas Seppi e Massimo Sartori, Lorenzo Sonego e Gipo Arbino, Lorenzo Musetti e Simone Tartarini, per concludere con Jannik Sinner e…

Questo è un capitolo bello corposo da trattare: il team del n.1 italiano. Chi c’è dietro quella folta chioma rossa? Certamente i primi che vengono in mente sono Simone Vagnozzi e Darren Cahill – entrambi ex giocatori –, che per Jannik svolgono rispettivamente il ruolo di coach e supercoach. Un’intervista molto approfondita dell’ATP analizza ai raggi X la squadra del tennista altoatesino, che numerosa è dir poco. “Sono persone buone e felici; ognuno sa molto bene di cosa si deve occupare. Mi sento fortunato ad avere un team così”, le prime parole di Sinner sul proprio team, che come dirà poco dopo è come una famiglia. Vedo più spesso loro che i miei genitori”. Si capisce sin sa subito quello che il n.7 ATP cerca tra i propri membri della squadra: competenza e affinità. Infatti, “per me ognuno è fondamentale. Quando qualcuno entra a far parte del gruppo non è importante solamente che sia uno dei migliori nel suo lavoro, ma è essenziale anche come io mi senta con questa persona. Devo essere a mio agio e sapere che posso parlare di qualunque cosa che mi passi per la testa con tutti quanti”.

Successivamente la palla passa agli allenatori di Sinner, Vagnozzi e Cahill. La collaborazione con il primo inizia a febbraio 2022, come ricorda anche il 40enne di Ascoli Piceno, mentre la più fresca entrata – a giugno 2022 – è quella dell’ex semifinalista allo US Open Darren Cahill, coach in passato di personaggi come Andre Agassi, Lleyton Hewitt, Andy Murray e Simona Halep. Il mio ruolo è più quello di trasmettergli la mia esperienzaci informa l’australiano, “sono stati dei primi mesi di collaborazione molto buoni e produttivi”. Si sapeva già l’attitudine di Jannik in campo, ma il tennista italiano ci tiene comunque a farlo sapere chiaro e tondo: Sono il più competitivo, odio perdere, e sia Vagnozzi che Cahill dicono all’unisono che Jannik vuole vincere dappertutto, in ogni cosa che fa”.

 

L’ex allenatore australiano di Coppa Davis tira in ballo anche il preparatore atletico di Sinner, Umberto Ferrara, definendolo come il più serio. Nel tennis il corpo deve essere il tuo tempio, di conseguenza probabilmente lui ha il lavoro più importante di tutti. A cena dice sempre a Jannik quello che sarebbe meglio mangiare e ciò che si deve evitare”. E conferma anche Umberto che, mettendo le mani avanti, informa subito che quando lavoriamo siamo tutti seri. Quando è terminato l’allenamento, invece, si può scherzare tutti insieme. Ma non mancano nel team Sinner momenti di svago conviviali, rigorosamente nella maggior parte dei casi con le carte da gioco. Il ‘Burraco’ è quello che va per la maggiore ed è stato Giacomo Naldi, fisioterapista dell’altoatesino, a introdurlo a tutta la squadra. Jannik vuole giocare tutti i giornifa sapere Giacomo, che spiega questa ‘tradizione’ del 22enne di San Candido chiarendo che “la prima volta che abbiamo giocato insieme Jannik ha vinto il torneo a cui stava partecipando; quindi è per questo che vuole sempre giocare secondo me”.

Passando alla routine, invece, tutti i membri del team intervengono dicendo la propria, precisando che Sinner innanzitutto svolge qualche esercizio di mobilità e prevenzione, soprattutto alcuni specifici movimenti che lo proteggono da infortuni avuti in passato, come ad esempio quelli alla caviglia”. Poi arriva il turno di Naldi prima e dopo l’allenamento. Quest’ultimo è di un’ora e mezza, in cui il campione azzurro viene seguito da Vagnozzi, Cahill e consiste in palleggi di ritmo con uno sparring partner, per finire con qualche punto. Nel pomeriggio, invece, un’ora di tecnica in cui ci si concentra sul servizio, sulle volée, sullo slice…”, mentre la maggior parte del lavoro di Giacomo Naldi, come lui stesso afferma, avviene dopo: “Faccio qualche massaggio, qualche ulteriore esercizio di mobilità, lavoro con i suoi muscoli e cerco di far sì che il suo corpo possa recuperare al meglio”.

Come dice anche Sinner, non è un rapporto unilaterale quello tra coach e giocatore, infatti loro mi spingono a dare il meglio di me, ma anche io li sollecito parecchio. Ogni giorno è una sfida, ed è fondamentale non solo che loro siano miei amici, ma che sappiano anche essere onesti con me”. Cahill, poi, interviene facendo sapere un aspetto molto importante della persona-tennista che è Jannik Sinner: Non c’è molta differenza tra lo Jannik che si vede in campo e quello che si osserva al di fuori di esso. Lo si può vedere nei suoi occhi da volpe, che al momento giusto possono diventare quelli di una tigre”. Vagnozzi, invece, si sofferma sul fatto che Sinner quando entra in campo vuole sempre migliorare, è costantemente col sorriso, quindi per un coach è più semplice svolgere il suo lavoro”. Mettendo sul piatto della bilancia i risultati di quest’anno “Jannik è soddisfatto, ha più fiducia dopo la semifinale a Wimbledon e il titolo a Toronto. Questi erano suoi obiettivi”.

Un team solido, unito, familiare, dove ognuno ha un preciso compito e allo stesso tempo è un pezzo fondamentale del puzzle finale. Jannik ha solamente ventidue anni, ha già conquistato vette importanti del ranking, ha vinto tornei 250, 500 e 1000, è stato semifinalista Slam e, cosa più importante, è seguito da persone che credono nei suoi mezzi e lo stimolano al meglio. Dopo la parentesi US Open seguita da quella – mancata – di Coppa Davis, per Sinner ora è il momento di tuffarsi nell’ultimo periodo della stagione, con gli ultimi due tornei 500, due tornei 1000 e le Finals di fine anno dove non è ancora qualificato ufficialmente, ma gli mancano pochissimi punti per raggiungere la quota sufficiente per parteciparvi. Sappiamo che dopo New York Jannik si è dedicato al puro allenamento in vista dei prossimi appuntamenti. Il team ora lo conosciamo, sappiamo come lavorano, quindi non ci resta che metterci comodi e osservare le gesta del nostro n.1. Cinture allacciate, direzione Pechino!

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ATP Zhuhai: ritorno in campo con vittoria per Struff. Bene anche Khachanov

Sia il russo, rientrato già allo US Open, che il tedesco, fermo da Halle, hanno ritrovato il successo dopo tre mesi di digiuno. Nei quarti troveranno McDonald e Nishioka

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Karen Khachanov - Miami 2023 (foto Ubitennis)

Erano quattro i match in programma nella terza giornata dell’ATP 250 di Zhuhai, dove hanno fatto il loro esordio la prima e la terza testa di serie del torneo: Karen Khachanov e Jan-Lennard Struff. Se il primo era rientrato da un infortunio già allo US Open, il secondo è tornato a giocare un match ufficiale dopo esattamente tre mesi di stop (per via di un infortunio all’anca più grave del previsto) proprio oggi. Entrambi hanno raccolto un risultato positivo e sono così tra i quattro giocatori già ai quarti di finale: gli altri sono McDonald, numero 6 del seeding, e Nishioka, ottava testa di serie, che al prossimo turno affronteranno – rispettivamente – proprio Khachanov e Struff.

[1] K. Khachanov b. [Q] A. Bolt 6-4 6-4

Superando l’australiano Bolt con un doppio 6-4, Khachanov è tornato alla vittoria dopo un digiuno di oltre tre mesi e mezzo in cui, dopo il Roland Garros, è stato fermo per una frattura da stress e una frattura parziale dell’osso sacro prima di rientrare e perdere al primo turno allo US Open. Il russo non ha certo brillato concedendo ben 10 palle break all’avversario nel primo set (ma riuscendo ad annullarle tutte, spesso con la complicità dell’australiano) e poi non riuscendo mai a impensierire Bolt nei suoi turni di servizio per buona parte del secondo parziale. L’esperienza e la maggiore qualità del numero 15 del mondo sono però emerse nel momento chiave dell’incontro: sul 4-4 del secondo, infatti, Karen ha elevato il livello del suo gioco, rispondendo con grande profondità e brekkando così a zero il qualificato australiano. Il match si è quindi chiuso dopo un’ora e 50 minuti di gioco. Sicuramente più probante per il numero 1 del seeding sarà la sfida con McDonald, battuto tre volte su tre ma sempre in maniera sudata.  

 

[3] J-L. Struff b. C. Garin 6-1 1-6 6-4

Struff, in realtà, era tornato in campo già la scorsa settimana per la tappa di Francoforte dello UTS (la lega di incontri di esibizione nata su iniziativa di Mouratoglou), ma è stata quella di oggi la prima vera occasione per testare le sue condizioni fisiche. Il numero 23 del mondo ha dato buone risposte anche se a sprazzi e comunque approfittando di un Garin non impeccabile. Il cileno ha infatti concesso con troppa facilità il break all’avversario in apertura sia di primo set (con tre doppi falli) che del parziale decisivo e ha poi assistito quasi inerme alla buona prova al servizio del tedesco. Escludendo il secondo set, in cui Struff si è preso una pausa che si potrebbe definire fisiologica visto il lungo periodo di inattività da cui è reduce, Jan-Lennard non ha infatti lasciato nessuna palla break all’avversario, perdendo solamente due punti quando ha messo in campo la prima. Tra lui e Nishioka ci sono due precedenti piuttosto datati (2019 e 20), con una vittoria per parte.

GLI ALTRI MATCH – Hanno rispettato il loro status di teste di serie anche Yoshihito Nishioka (n. 8) e Mackenzie McDonald (n. 6). Il primo ha superato alla grande una sfida molto insidiosa contro il big server Lloyd Harris (scherzando a fine match, il giapponese ha infatti detto che la sua prima “equivale alla seconda di Harris”), riuscendo a far suoi entrambi i tie-break giocati grazie a una maggiore solidità da fondocampo. Il sudafricano ha disputato un buon match in battuta, concedendo solo una palla break, ma non è mai stato incisivo in fase di risposta. McDonald ha invece replicato la vittoria in tre set su Shang (conclusa da un simpatico siparietto con l’americano che ha letteralmente trasportato l’avversario, in preda ai campi, alla panchina) spuntandola nel parziale decisivo anche contro il belga Coppejans. A fare la differenza tra il primo set, vinto da quest’ultimo, e il resto del match è stato soprattutto il calo di rendimento del numero 186 del mondo al servizio.

IL PROGRAMMA DI SABATO – Si presenta piuttosto interessante il menù del day 4 dell’Huafa Properties Zhuhai Championships. Il match di cartello è indubbiamente quello tra Murray e Karatsev, presentato così dal britannico: “Aslan è uno dei migliori colpitori del circuito, colpisce in modo pulito da entrambi i lati e si prende molti rischi. Penso che questi campi siano adatti a lui. Il mio compito sarà quello di cercare di variare per spezzare un po’ il suo ritmo. Se riceve sempre lo stesso tipo di palla, è incredibilmente pericoloso”. Ci saranno poi gli esordi nel torneo di Korda contro Muller, di Etcheverry contro Svrcina e di Norrie, che ha dichiarato di credere nella qualificazione alle Finals di Torino, contro Polmans.

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