In attesa di scendere in campo per affrontare Veronika Kudermetova negli ottavi di finale del Mutua Madrid Open, Daria Kasatkina parla del suo momento e della scelta di affidarsi a un mental coach. Nelle ultime settimane i tanti problemi incontrati in campo l’hanno portata a individuare una figura che l’aiutasse a superare questo momento delicato.
La 25enne russa aveva raggiunto la finale dell’Adelaide International WTA, ma non è riuscita a dare continuità a tale risultato. Sei tornei consecutivi deludenti, prima della semifinale persa contro Ons Jabeur a Charleston. Kasatkina ha recentemente cambiato il suo allenatore, affidandosi da all’italiano Flavio Cipolla il quale ha dichiarato che la sta aiutando a ritrovare la creatività nel suo gioco.
Kasatkina ha detto che l’incontro con uno psicologo l’ha aiutata ad affrontare la vita dentro e fuori dal campo. Ha subito la pressione costante del Tour l’ha messa alla prova: “È dura – ha dichiarato la russa – perché siamo come un criceto su una ruota. Il calendario del tour è senza sosta, non abbiamo molte pause, sembra una storia senza fine. Ogni anno, ogni settimana è sempre la stessa cosa. Hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a trovare altre motivazioni. E’ diverso da quando cominci a essere professionista. Ricordo i primi anni quando passavo 24 ore su 24 a giocare a tennis”.
Kasatkina, che è entrata per la prima volta nella top 10 mondiale nel 2018, ha vissuto momenti difficili durante la sua carriera. Una serie di risultati deludenti e battute d’arresto durante il 2019 l’hanno portata a scendere fino al 75esimo posto nel 2020. Alla fine, è tornata in classifica, ma la costanza continua a essere un problema per lei: “È molto difficile trovare le risposte e la strada da soli, ecco perché a volte è bene trovare aiuto in qualcun altro. Il mental coach ti aiuta a trovare altre cose di cui godere”. Poi parla della sfida con l’ucraina Lesia Tsurenko (al secondo turno del torneo di Madrid dove la russa si è imposta 6-4 6-2) e della stretta di mano con l’avversaria: “La cosa più triste è che siamo ancora in guerra e gli ucraini hanno motivi per non stringerci la mano. Ci siamo salutati con la mano e ne sono stata felice”.