ATP Roma: Marozsan, ma da dove sei uscito? Da Budapest o Firenze? Insieme a Sciahbasi esultò di più che a battere Carlos Alcaraz

Editoriali del Direttore

ATP Roma: Marozsan, ma da dove sei uscito? Da Budapest o Firenze? Insieme a Sciahbasi esultò di più che a battere Carlos Alcaraz

Ha demolito il prossimo n.1 ATP a suon di smorzate e missili di dritto. Eppure non c’era il suo coach. Da un gettone di 3.000€ per la serie A a 84.900. Ora in ottavi ha Coric che, semisconosciuto, sorprese Nadal, proprio come lui Alcaraz

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Le grandi sorprese degli ultimi anni

Esultò assai di più quando l’anno scorso conquistò per il Tennis Matchball di Bagno a Ripoli il punto decisivo che valeva la promozione in serie A nel doppio dei playoff contro il Tennis EUR…

Diversamente da quella volta, quando slanciò le braccia al cielo e poi abbracciò calorosamente il suo compagno di doppio, il marchigiano Lorenzo Sciahbasi,  Fabian Marozsan, 23 anni e n.135 ATP, non si è concesso sul centrale del Foro Italico e in mezzo a un diluvio di applausi nemmeno la più piccola esultanza, che so…una smorfia, un sorriso, un grido, neppur quando Carlitos Alcaraz ha tirato fuori il suo ultimo dritto sul matchpoint al termine di un tiebreak nel quale il murciano era stato avanti 4-1 prima di perdere 6 punti di fila!

Al suo primo torneo ATP il ragazzo di Szazhalombatta, piccola cittadina a 30 km da Budapest e nota per le sue raffinerie di petrolio, ha dato una lezione di tennis, e di smorzate, allo spagnolo che lunedì prossimo tornerà n.1 del mondo. Sì, non lo ha solo battuto. Il bruno ragazzo magiaro dall’aria apparentemente esile, un metro e 93 per 75 kg (10 meno di Matteo Berrettini che è però 3 cm più alto) lo ha dominato, nonostante che Alcaraz abbia lottato fino all’ultimo, senza mai mollare. Certo Carlitos ha giocato meglio altre volte, ma sbaglierebbe chi credesse che abbia giocato male. A risultare davvero impressionante è stata la partita di questo ragazzo che pochi conoscevano, al di fuori di chi segue la Serie A e di chi lo aveva visto giocare già bene al Challenger di Cagliari una decina di giorni fa, quando aveva battuto Luca Nardi in tre set prima di perdere in due set ravvicinati con Ben Shelton 6-4,7-6(6).

L’ungherese si è presentato in sala stampa dimostrando anche un certo sense of humour, nonostante l’evidente timidezza: “Mi chiamo Fabian Marozsan, ho cominciato a giocare quando avevo 5 anni, mio padre è stato il mio primo coach, ho cominciato a vincere qualche partita e mi sono deciso a continuare, sperando di fare sempre meglio. Per ora ho giocato solo challenger, ma dovrei essermi avvicinato alla centesima posizione ATP…”

Beh, sì, è virtualmente n.114 dopo aver vinto qui a Roma cinque partite di fila, Skatov, Meligeni nelle “quali”, Moutet n.67 ATP, Lehecka n.39. Questa vittoria, oltre all’immensa e impagabile soddisfazione, gli garantisce prima ancora di affrontare Borna Coric, la bella sommetta di 84.900 euro…non male per uno che nei campionati interclub italiani e francesi si accontenta di 3.000 euro a gettone di presenza (più il rimborso del viaggio).

Avevo rischiato di perdere al primo turno delle qualificazioni con Skatov…(tennista kazako); lui ha servito sul 5-4 nel terzo…”.

Buffo che incontri Coric…perché il tennista croato che è stato allenato per un certo periodo da Riccardo Piatti, ha una storia non troppo dissimile da quella di Marozsan.

Nove anni fa al suo terzo torneo e dopo 3 sole vittorie in 2 precedenti tornei ATP il semisconosciuto Borna Coric battè Rafa Nadal – spagnolo come Alcaraz – al torneo di Basilea 2014 e con un punteggio assai simile a 6-3,7-6 di Marozsan-Alcaraz: 6-2,7-6.

Marozsan è tesserato quest’anno per il terzo anno di fila al Tennis Club Matchball – dove in questi giorni si sta svolgendo un torneo WTA di 125.000 euro con la partecipazione di Paolini, Stefanini, Errani, Bronzetti, Townsend, Konjuh, Liu – e ormai si è fatto un tale gruppo di amici che lui stesso, pur timido e introverso, ha tenuto a sottolinearlo ringraziando tutto il gruppo, presidente (Leonardo Casamonti) compreso. Il Matchball celebra quest’anno 50 anni di vita. “Ero davvero felice di aver aiutato la squadra. Mi erano super riconoscenti. Sì, mi piace giocare lì, ci tornerò di sicuro anche a ottobre. Loro mi hanno aiutato…”

Ad aiutare ancor più la sua fiducia devono essere stati due risultati importanti ottenuti in Coppa Davis e in doppio…che pure non è la sua specialità. Le sue risposte brucianti che hanno messo in difficoltà Alcaraz avevano “bucato” due team di grandi volleador.

In coppia con Valkusz lui aveva battuto contro tutti i pronostici la coppia australiana campione di Slam Peers-Saville 6-4,6-4 e a febbraio anche quella francese formata da Mahut e Rinderknech. Contro la Francia sul 2 pari aveva perso il singolare decisivo da Humbert che giocò benissimo a quanto mi dicono qui i colleghi dell’Equipe.

Sarebbe interessante riguardare tutto il match per contare le sue smorzate. Giocate anche con il saltello, oppure retrocedendo, quindi con un coefficiente di difficoltà super-aumentato. Ma il suo repertorio di colpi è apparso completissimo.

Da dove è saltato fuori uno così, si chiedeva Ivan Ljubicic, ammiratissimo e non meno stupito. Un anno fa, il 10 maggio, si ritirava al primo turno di Zagabria con il nostro Bonadio: era n.333 del mondo. Meno di un mese fa, il 25 aprile, ha perso qui a Roma al primo turno del torneo del Garden da Alexander Weis. Certi miracoli si fa fatica a spiegarli.

Però quando un tennista dice: “Non guardo il tabellone perché penso soltanto ad un avversario per volta” occorre ammettere che non hanno tutti i torti a non fidarsi dei pronostici. Mi sarebbe piaciuto vedere che quota avessero i bookmaker a proposito di una vittoria di Marozsan su Alcaraz. Una volta il n.1 o n.2 del mondo non avrebbe mai perso da un tennista non compreso fra i top 100. Ma i tempi sono cambiati, il tennis si è livellato, basta che un top-10 sia in giornata poco buona, non dico cattiva perché ribadisco che Alcaraz non ha giocato male, e l’outsider provoca la sorpresa.

E l’ha procurata sebbene il suo coach Miklos Palagyi non fosse a Roma. Quel giovane ragazzo biondo che avrete intravisto nel suo angolo in tv. Mark Pataki, è più un amico che un vero coach: era il boyfriend di Anna Bondar e ora segue più spesso Timea Babos che non Fabian.

Anche l’outsider più timido, più introverso come Marozsan del quale però a Bagno a Ripoli ricordano anche una forzata esibizione nel karaoke insieme al compagno di doppio …perché erano stati i più lontani dall’indovinare il conto della cena della squadra. E quella, era stata la punizione. Avevano interpretato, fra le risate generali, la canzone “Baby Shark”.

Lo si deve perdonare se, così giovane, non conosce bene ancora bene la storia del tennis ungherese quando dice: “Il mio amico Fucsovics mi ha sempre aiutato e lui è stato forse il miglior tennista ungherese di sempre”.

Beh, non proprio: l’ungherese Jozsef Asboth nel ’47 ha vinto il Roland Garros, 11 anni prima che una donna ungherese Zsuzsi Kormoczy lo imitasse sempre al Roland Garros. Poi c’è stato anche Istvan Gulyas che ha giocato una finale a Parigi nel ’66 e aveva vinto Montecarlo nel 1965. Anche Balasz Taroczy, n.12 ATP in singolare e vittorioso in 2 Slam in doppio in coppia con lo svizzero Gunthardt (Wimbledon e Roland Garros) è stato un giocatore migliore di Marton Fucsovics il cui best ranking è stato n.31.

Vabbè, queste ultime sono cose da…vecchietti come me. Che salvo Asboth e la Kormoczy, gli altri li ha visti tutti giocare.

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