Volée di rovescio (Bertolucci). La terra di Roma è di Medvedev (Giammò). Medvedev conquista Roma, la sua prima volta sulla terra: "Il rosso in fondo mi piace" (Calabresi). Medvedev e la rivoluzione rossa: "Odiavo la terra, finalmente ho vinto" (Semeraro). Troppo Medvedev, Rune si arrende (Martucci)

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Volée di rovescio (Bertolucci). La terra di Roma è di Medvedev (Giammò). Medvedev conquista Roma, la sua prima volta sulla terra: “Il rosso in fondo mi piace” (Calabresi). Medvedev e la rivoluzione rossa: “Odiavo la terra, finalmente ho vinto” (Semeraro). Troppo Medvedev, Rune si arrende (Martucci)

La vittoria di Medvedev a Roma nella rassegna stampa di lunedì 22 maggio 2023

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Volée di rovescio. Ora Medvedev punta Parigi ma Sinner può fare strada (Paolo Bertolucci, Gazzetta dello Sport)

Come sempre, gli Internazionali d’Italia finiscono per dare indicazioni decisive su quali potranno essere i protagonisti a Parigi. In questo senso, ritengo che i quattro semifinalisti di Roma, e dunque Medvedev, Rune, Tsitsipas e anche Ruud abbiano dimostrato di essere pronti per giocare un Roland Garros di altissimo livello. Certo, un successo di Medvedev al Foro, alla vigilia del torneo, poteva senza dubbio essere catalogato tra le sorprese, ma durante lo svolgimento del torneo abbiamo imparato ad apprezzare un giocatore nuovo, finalmente in grado di maneggiare le insidie della terra rossa e di cancellare le scorie soprattutto mentali nell’approccio a una superficie che gli era sempre stata ostica, tanto da non avervi mai vinto un torneo fino a ieri. Dall’altro, le condizioni di Parigi sono decisamente più favorevoli al suo gioco, perché I campi sono più veloci di quelli di Roma

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Dunque, il russo va decisamente annoverato tra i favoriti, se su un terreno a lui non congeniale come quello del Foro Italico è riuscito a mettere insieme prestazioni di così grande sostanza. All’analisi, va ovviamente aggiunta la considerazione che al Roland Garros si gioca tre su cinque, e quindi come sempre servirà una gestione oculata delle energie e un dosaggio degli sforzi che solo i grandi campioni riescono a metabolizzare.

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Senza l’arcirivale Nadal e con l’obiettivo di superarlo nel numero di Slam vinti (23 a 22), il fuoriclasse serbo riuscirà certamente ad estrarre dalla sua classe e dal suo temperamento le qualità per puntare al successo pieno, anche se la retrocessione al numero 3 della classifica potrebbe costringerlo ad affrontare un tabellone particolarmente spigoloso. Dai pronostici non sottrarrei ovviamente Alcaraz, arrivato a Roma poco fresco e con l’obiettivo primario di tornare numero uno del mondo senza troppi fronzoli (gli bastava giocare una partita), ma che a Parigi si presenterà dopo un paio di settimane di riposo e con le pile ricaricate. Sarebbe sorprendente se il vincitore del secondo Slam stagionale non uscisse da questo sestetto, a cui mi sento però di aggiungere il nostro Sinner. A Roma ha decisamente sofferto la pressione, non ha mai trovato l’equilibrio corretto nei colpi, perché non è mai facile per un giocatore italiano maneggiare le tensioni del torneo di casa, per di più dopo una primavera scintillante come quella vissuta da Jannik ché aveva liberato i sogni dei tifosi di avere un vincitore azzurro 47 anni dopo Pa natta

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La terra di Roma è di Medvedev (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Mai due volte nella stessa città. Mai due volte nello stesso torneo. Più che una bacheca, quella di Daniil Medvedev, sembra assomigliare sempre più a una trapunta. L’ultimo tassello, il ventesimo della sua carriera, ha il color rosso della terra degli Internazionali d’Italia, vinti – per la prima volta – ieri imponendosi con un doppio 7-5 ai danni del danese Holger Rune. Da Rotterdam a Vienna, passando per Marsiglia e Maiorca con punte a New York e fino a Tokyo, il profilo nascosto dietro ai puntini disseminati dal russo lungo la sua strada, è quello di un giocatore che più di qualunque altro oggi sembra incarnare il primo requisito del tennis moderno: l’adattabilità. Mancava la terra rossa a completare il mosaico dell’ex n. 1 del mondo. Rotto il ghiaccio in una delle cornici più prestigiose del circuito, ecco quindi il Roland Garros arricchirsi di un altro potenziale vincitore. Capace, nei tornei su terra battuta disputati sin qui in stagione, non solo di vincere le resistenze iniziali che gli rendevano ostile questa superficie, ma di intuire anche strada facendo quale fosse il modo migliore per accordarla al suo gioco e ricavarne grande soddisfazione. STRATEGIA. Più che il braccio e la potenza, servivano costanza e poca propensione all’errore, l’aggressività, meglio concentrarla nei momenti clou del match, e cosl le energie, sempre rivolte nella lettura del proprio avversario in un logorante lavoro ai fianchi fatto di scambi da cui raramente affiorava un errore gratuito.

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Incamerato il primo set, Medvedev ha provato subito a far valere anche il vantaggio psicologico del suo blitz. E bravo si è dimostrato Rune, consapevole stavolta di non poter ricorrere ad alcun escamotage per provare a riprendere in mano la partita, nel trovare subito una reazione in avvio di secondo parziale con un break con cui sperava di poter gestire le operazioni riconsegnato invece nel suo successivo turno di battuta. E nè glien’è bastato un secondo, conservato qualche scambio in più ma sfarinatosi negli ultimi tre game del parziale, tutti vinti da Medvedev e chiusi da un errore di Rune, accolto prima con un mormorio dal Centrale e infine con la chiamata definitiva del giudice di sedia. BILANCIO RUNE. ll danese pub comunque dirsi più che soddisfatto della sua campagna sul rosso: due finali (Montecarlo e Roma) e un titolo (Monaco) da oggi contribuiranno a far di lui il nuovo n.6 del mondo, suo miglior rankingin carriera. Per Medvedev, alla sorpresa del primo titolo sulla terra battuta, si aggiunge quella del ritorno in seconda posizione, a soli 500 punti dal n.1 del mondo Carlos Alcaraz con Novak Djokovic relegato ora al terzo posto.

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Medvedev conquista Roma, la sua prima volta sulla terra: “Il rosso in fondo mi piace” (Marco Calabresi, Corriere della Sera)

Venti titoli in 20 tornei diversi. Ma mai, nei primi 19, Daniil Medvedev aveva alzato un trofeo con le scarpe sporche di terra rossa. Non solo: prima di atterrare quest’anno a Fiumicino, il russo non aveva mai vinto una partita degli Internazionali d’Italia in tre partecipazioni. Ne ha vinte sei una dietro l’altra, fino all’ultima giocata incredibilmente sotto il sole — dopo tutta la pioggia caduta in questi giorni — contro Holger Rune, che lo aveva sconfitto nei quarti a Montecarlo nell’unico precedente. Proprio dopo il Principato, però, Medvedev ha confessato di essersi sentito «davvero bene, e gliel’ho detto al mio coach — ha raccontato Daniil, nuovo numero 2 del mondo, scavalcato Djokovic proprio a ridosso di Parigi —. Che sia l’inizio di un nuovo rapporto con la terra? Non credo, ma di sicuro ora questi campi mi piacciono». A una settimana dal Roland Garros, un’ammissione interessante. Mai, Medvedev aveva vinto 5 tornei nella stessa stagione: lo ha fatto in questo 2023, ma siamo ancora a maggio e mancano l’erba e soprattutto l’estate americana sul cemento, che due anni fa gli portò il primo e finora unico titolo dello Slam, a New York, negando tra l’altro l’en plein proprio a Djokovic.

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Medvedev e la rivoluzione rossa: “Odiavo la terra, finalmente ho vinto” (Stefano Semeraro, La Stampa)

Fra la pioggia che finalmente se ne va, e il futuro che viene, a Roma spuntano la barbetta mefistofelica e i colpi esteticamente sovversivi ma tremendamente efficaci di Daniil Medvedev. La rivoluzione sul rosso è ancora russa (a Monte-Carlo era toccato a Rublev) e pazienza per i 20 anni di Holger Rune, battuto 7-5 7-5 dopo essere stato avanti 5-3 nel secondo set. Al Connors di Danimarca come a Monte-Carlo sono state fatali la frenesia, e un’esperienza ancora acerba ad altissimo livello. La paura di non reggere da fondo la calma piatta- nel senso degli impatti – dell’uomo di Mosca lo ha mal consigliato a buttarsi avanti, protetto solo dai suggerimenti di coach Mouratoglou

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E Daniil, che pure sabato era stato costretto a una maratona frammentata e piovosa di oltre sei ore, ne ha gestito l’irruenza. Era dal 2008, con Djokovic e Wawrinka, che il Foro non accoglieva due finalisti inediti, e dal 2004 che almeno uno dei due non era il Djoker o Nadal.

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In vista di Parigi, insomma, bisognerà tenere conto anche del Demone, dato fino a ieri per specialista del veloce e che a Roma mai aveva passato un turno. «Non pensavo di potere vincere un “1000” sulla terra, odiavo giocarci sopra. Ma qui mi sono sentito subito bene e ho detto al mio coach: voglio dimostrare a me e a tutti che posso farcela». È il Nuovo Tennis, bellezze; con i Tre Grandi in dissolvenza e gerarchie instabili. Rune fa parte del panorama che ci aspetta, insieme a Sinner, che qui ha toppato, ad Alcaraz, Medvedev è il presente che fa da ponte fra un recentissimo ieri e un domani già meticcio. Roma dovrà navigarci con il suo nuovo status di “1000” allungato, da simil-Slam, e si spera finalmente con un tetto sul centrale: l’hanno annunciato – per il 2026, ma forse sarà il 2027 – il presidente Fitp Binaghi e Vito Cozzoli di Sporte Salute.

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Troppo Medvedev, Rune si arrende (Vincenzo Martucci, Il Messaggero Sport)

Vince la Piovra. Vince il tennis diverso, creativo, fantasioso e imprevedibile. Vince l’esperienza sull’effervescenza. Daniil Medvedev dalle gambe e delle braccia lunghissime, con due antenne che prevedono le traiettorie della palla, le mosse e fors’anche i pensieri, dell’avversario, e trova soluzioni estreme in extremis, doma i 20 anni del nuovo Connors, Holger Rune. E, non a caso, chiude per 7-5 7-5 proprio come la semifinale contro un altro specialista del rosso come Stefanos Tsitsipas. Festeggiando il primo grande successo su una superficie che non sopportava per falsi rimbalzi e difficoltà di lettura. Mentre oggi, dopo le prove generali di Montecarlo e Madrid, e il primo trionfo Masters 1000 agli Internazionali d’Italia, il russo precisa beffardo: «Diciamo che è nata un’amicizia con questa superficie, ma non posso dire che l’amo».

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Daniil ha qualità e testa e pazienza anche sul rosso. Holger scalpita: «Forse mi sono messo addosso troppe aspettative». Holger soffre: «Io ho servito e giocato peggio, lui ha gestito meglio e ha lottato su ogni punto». Holger si impantana nel terreno allentato dalla pioggia che rinvia il via di un’ora e mezza: «Le condizioni erano estremamente lente, le più lente di questi giorni». Holger manca di partite importanti e, dopo il successo indoor di novembre a Bercy contro Djokovic, adesso, proprio sulla superficie più amata, ha un calo di fiducia dopo la rimonta subita da Rublev a Montecarlo e il ko di Roma contro un Medvedev sfuggente come una saponetta. Il ragazzo d’oro che duella con il coetaneo Alcaraz come erede dei Fab3, ha due palle break consecutive sul 2-215-40 ma si vede sbattere la porta in faccia da 4 prime di servizio. E, sul 5-6, assaggia il veleno delle risposte del diavolo di Mosca, consegnando il set su una smorzata che diventa boomerang. Peggio ancora nel secondo set: il vichingo dal sangue bollente scatta prima fuori dai blocchi, va 2-0, ma non fa in tempo a gasarsi che si ritrova agganciato sul 22 dai passanti e risposte. Scappa ancora via sul 4-3 approfittando del black out di Daniil che sembra sulle gambe dopo un “15” di 38 colpi, ma quando sbaglia un rigore di dritto, lo doppia mostrando il bene e il male di un ragazzo così giovane – il più giovane in finale a Roma dal Nadal 19enne che nel 2006 domò in un match epico Federer – che si esalta e si abbatte clamorosamente. E, sul 5-5, Medvedev mette il pilota automatico al servizio, col quale salva il 5-6, poi prende ancora una volta il comando dello scambio. Implacabile, da leader del torneo per game vinti in risposta, intasca 4 errori del danese dopo un’ora e 40′. Così la spunta di mezza incollatura col 76% con la prima di servizio contro i152. CORDE E SCARPE Roma festeggia con una delle finali più belle ed equilibrate la prima edizione Super Masters 1000 di 12 giorni, col doppio dei giocatori e nuovi record, per la felicità del presidente FITP, Angelo Binaghi. «E’ il mio successo più grande perché il primo sulla terra, non avrei mai pensato di farcela, ancora non riesco a credere di aver giocato così bene questa settimana», gongola il primo russo re di Roma che svela: «Corde più morbide e nuove scarpe mi stanno aiutando, mi muovo meglio e colpisco la palla più profondo».

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