Fognini orgoglio e talento (Crivelli). La coppia è tornata - Barazzutti «Fabio si fida di me e ora gioca sereno» (Cecchi). Con Sonego e Musetti colpi da maestro (Nizegorodcew). Il ruggito di Fognini (Giammò). Sonego, Musetti, Fognini: è qui la festa (Strocchi). Sonego, è il tempo della consapevolezza (Azzolini). Ferrara - "Vi svelo il Sinner segreto" (Rossi). Tsitsipas, il filosofo della rete (Semeraro)

Rassegna stampa

Fognini orgoglio e talento (Crivelli). La coppia è tornata – Barazzutti «Fabio si fida di me e ora gioca sereno» (Cecchi). Con Sonego e Musetti colpi da maestro (Nizegorodcew). Il ruggito di Fognini (Giammò). Sonego, Musetti, Fognini: è qui la festa (Strocchi). Sonego, è il tempo della consapevolezza (Azzolini). Ferrara – “Vi svelo il Sinner segreto” (Rossi). Tsitsipas, il filosofo della rete (Semeraro)

La rassegna stampa di giovedì 1 giugno 2023

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Resurrezione Fognini orgoglio e talento «il sogno continua» – Fabio vecchio leone (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Lode al talento. Lode alla geniale follia. Lode alla passione. Se non ci fosse, Fognini bisognerebbe inventarlo. A volte, in campo, non sarà stato uno specchiato esempio di comportamento, ma il suo sconfinato amore per il tennis è stato capace di trascinarlo oltre due operazioni alle caviglie e un infortunio alla pianta del piede destro che ne ha davvero messo a rischio gli ultimi bagliori di una carriera di qualità. E a 36 anni lo trasporta d’autorità al terzo turno del Roland Garros, lo Slam più amato, per la decima volta. Dieci e lode, appunto. E può anche non finire qui, visto che ora incrocerà da favorito l’austriaco Ofner, certamente caldo come tutti i giocatori che escono dalla tonnara delle qualificazioni, ma senza nemmeno un’oncia dell’esperienza e della classe di Fabio. […] Uscito in aprile dalla top 100 dopo 14 anni, scoraggiato dai guai fisici che sembravano non dargli tregua, una settimana prima di Roma il Fogna era un uomo distrutto. Le due vittorie inattese agli Internazionali contro Murray e Kecmanovic, prima dello stop con Rune, gli hanno restituito sorriso e voglia, consegnandogli la giusta tranquillità per Parigi: «Mi sento bene e quando tennis e fisico vanno a braccetto posso ancora dire la mia ad alto livello. Sono di nuovo in un terzo turno al Roland Garros, il mio Slam preferito, e voglio semplicemente continuare a sognare». Perché i sogni aiutano a vivere meglio, soprattutto se sono confortati da una prestazione solida come quella confezionata contro l’australiano Kubler, ex numero 1 juniores nel 2010 poi frenato da una marea di infortuni alle ginocchia. Aggressivo, propositivo, sempre dentro il campo, al solito delizioso nella sua varietà di soluzioni, Fognini sostanzialmente domina la sfida, a parte il calo di concentrazione nel secondo set che lo porta da 4-0 fino a un delicato tie break, comunque maneggiato con intelligenza, prima di tornare a dettare legge: «Sono contento perché ho messo un altro tassello importante qui a Parigi e sono soddisfatto di essermi creato un’altra chance per provare ad arrivare alla seconda settimana. Vincere tre set a zero non è mai facile, ed è stato importantissimo portare a casa il secondo set, soprattutto dopo che mi si era così complicato». […] La rinascita non è mai il coronamento di un percorso solitario. Dietro il Fognini rasserenato del Roland Garros c’è innanzitutto la famiglia e poi un vecchio mentore. La moglie Flavia Pennetta e i figli Federico, Farah e Flaminia sono stati il conforto e il rifugio nei momenti bui ma anche lo stimolo per continuare a soffiare sulla passione: «Ovviamente più passa il tempo, più mi è difficile separarmi dalla famiglia. Flavia è stata giocatrice ad altissimo livello, e dunque capisce, adesso anche Federico (il primogenito, ndr) sa cosa fa suo padre di lavoro, ma è comunque dura. Però è grazie a loro che vivo i miei momenti di serenità più consolanti. Tra l’altro mia moglie verrà a Parigi per il doppio delle Leggende che giocherà con la Schiavone, spero solo non si faccia male visto che non tocca una racchetta da un bel po’…». L’altro stimolo alla ritrovata competitività è il ritorno tra le braccia di Barazzutti, che si è risistemato al suo angolo tecnico. Dopo la collaborazione tra il 2019 e il 2020, la coppia si è ricostituita dopo una semplice domanda di Fabio al suo ex capitano di Davis: «Pensi che il mio tennis possa avere ancora delle possibilità?». Ottenuta ovviamente risposta positiva, si sono rimessi in pista: «Con Corrado c’è stima reciproca, mi conosce da quando ho 15 anni, sa come pungermi e come motivarmi. È sempre stato un punto fermo per tutta la mia carriera. Mi ha rimesso in sesto e tennisticamente sono di nuovo ordinato. Ho lavorato molto sulla parte fisica per tornare a giocare questo tipo di tornei. Il ranking? Non mi preoccupa, sono sceso al numero 130 anche per sfortuna. Adesso non è la mia priorità, da 130 nel primo turno ho dato 3 set a zero a un top 10 come Auger-Aliassime e questo qualcosa vorrà pur dire». Il miglior risultato a Parigi di Fogna restano i quarti raggiunti nel 2011, quando tuttavia non poté sfidare Djokovic per un infortunio alla coscia destra rimediato nella maratona degli ottavi contro Montanes. Stavolta, agli ottavi, avrebbe eventualmente Tsitsipas, ma prima bisognerà tener d’occhio Ofner: «È una chance sia per me sia per lui […] perché è vero che gioca principalmente i Challenger ma se è arrivato al 3° turno di Parigi qualcosa saprà pur fare. Ora la priorità è provare a recuperare più energie possibili; ma ho una grande energia nervosa viva dentro di me. So che ho una buona chance». Afferrala, vecchio leone.

Intervista a Corrado Barazzutti – La coppia è tornata «Fabio si fida di me e ora gioca sereno. Sulla terra è un top» (Federica Cecchi, La Gazzetta dello Sport)

E’ stato il suo capitano in Davis, quello della moglie Flavia Permetta in Fed Cup […], lo ha allenato per due stagioni dal 2019 e gli è sempre rimasto accanto, anche nei momenti più difficili. Proprio per questo motivo, Fabio Fognini ha scelto di affidarsi di nuovo alle mani esperte di Corrado Barazzutti. L’ex numero 7 al mondo e Fabio hanno un rapporto franco, per questo il ligure, quando gli ha chiesto di seguirlo di nuovo almeno per la stagione sulla terra, ha voluto sapere il suo parere spassionato. Corrado, lei che cosa gli ha risposto? «La mia risposta è stata sincera e immediata. “Sì, certo”, gli ho detto. Il tennis di Fabio è ottimo, se rimane al sicuro dagli infortuni, può ancora dare tanto». A Roma ha dimostrato che aveva ragione: si è fermato solo contro Rune, poi finalista. «Roma è stato uno snodo fondamentale, Fabio ha sentito anche il calore del pubblico, ha capito che, sebbene l’età e la classifica non siano più quelli di una volta, c’è ancora voglia di Fognini nel tennis. In più, agli Internazionali, ha vinto davanti ai suoi figli, con Federico che è corso in campo ad abbracciarlo: un grande orgoglio per lui». Essere entrati in tabellone senza passare dalle qualificazioni è stata una bella spinta. «Sapevamo che qualcuno avrebbe potuto rinunciare, ma abbiamo atteso fino all’ultimo. Ci siamo allenati a Roma alla mia Accademia, poi quando è arrivata la bella notizia siamo volati a Parigi». Fabio si fida ciecamente di lei. C’è una rapporto di grande stima e affetto. È questo il segreto della rinascita del giocatore? «Lo conosco da quando aveva 15 anni, lo avevo convocato nell’allora Coppa Europa. Sono stato suo capitano in Davis, allenatore. Siamo sempre rimasti in contatto e io, forse, so come prenderlo». E come si prende un tipo frizzante come lui? «Fabio si fida di me e io di lui. Cerco di dirglielo, di farglielo capire. Faccio il possibile perché rimanga sereno, tranquillo. Gli spiego che, se non se ne va dal campo, è uno che fa paura agli avversari. Se trova serenità, può usare tutte le armi del suo tennis, vario e divertente. Non ce ne sono tanti che giocano come Fabio…». ? Fognini dice che lei gli ha ridato l’ordine di cui aveva bisogno. Che cosa significa? «Ora non vorrei entrare troppo nei tecnicismi. Però cerco di farlo giocare dove si trova meglio. Di fargli usare di più il dritto, coprire il rovescio, manovrare di più». Però si lamenta: troppi cesti.. «Tanti cesti e tante palle, l’ho fatto palleggiare tanto per fargli ritrovare la sensibilità. Soprattutto dopo essere stato fermo a lungo per il problema alla fascia plantare ne aveva bisogno». Dove può arrivare? «Siamo qui per andare avanti il più possibile. Sulla terra, Fognini può ancora dire la sua, nonostante appunto l’età e gli acciacchi». A Roma ci aveva detto che la vostra collaborazione si sarebbe interrotta dopo il Roland Garros… Non è che avete cambiato idea? «Per ora restiamo così, poi chi lo sa? Sarò sempre disponibile a dargli una mano, ma non viaggerò con lui in America, devo stare appresso alla mia Accademia a Roma. Ho i miei allievi, e i nipoti da seguire. Mi piace aiutare i nuovi talenti a crescere, trasferirgli quello che so». Anche con i “vecchi talenti” non se la cava male. Chi lo sa…

Con Sonego e Musetti colpi da maestro (Alessandro Nizegorodcew, Il Corriere dello Sport)

Sonego solido, Musetti maturo. I due azzurri volano al terzo turno del Roland Garros senza apparente difficoltà, dominando i propri incontri dal primo all’ultimo ’15’. “Sonny” ha superato Ugo Humbert, già sconfitto in una clamorosa rimonta a Montecarlo qualche settimana fa, con il punteggio di 6-4 6-3 7-6(3). Il campo 14 di Parigi, sempre caldissimo per i tennisti francesi, non è mai riuscito a entrare in partita. «Ero molto tranquillo sulla tattica da adottare […]. Tranne qualche piccola difficoltà nei primissimi minuti, ho sempre avuto le idee chiare. Ero consapevole, sereno, ho affrontato la partita con la massima fiducia». Sonego se la vedrà ora con il campione di Montecarlo Andrey Rublev, che l’azzurro ha sconfitto clamorosamente nei quarti degli Internazionali BNL d’Italia 2021. Lorenzo Musetti, entrato in campo nella serata transalpina, ha realizzato il cosiddetto match perfetto contro il russo Shevchenko […]. Il punteggio […] rende al meglio l’idea della differenza vista in campo. Il ligure tornerà in campo al terzo turno contro Cameron Nome, già sconfitto da Musetti poche settimane fa a Barcellona. Avanzano intanto Tsitsipas, Alcaraz e Djokovic. Costretto al ritiro Monfils per problemi fisici: niente sfida con Rune che va al terzo turno direttamente. […]. Si ferma al secondo turno il torneo di Matteo Arnaldi, già bravissimo a superare Galan all’esordio. Il ligure, al primo Slam in main draw della carriera, ha lottato a lungo alla pari con il talentuoso canadese Denis Shapovalov, che si è imposto alla fine in quattro set con lo score 6-2 3-6 6-2 6-3. “Shapo” sarà il prossimo avversario di Carlos Alcaraz, che un po’ a sorpresa ha lasciato un set per strada contro il giapponese Taro Daniel, dominando però i restanti tre. Nulla da fare per Sara Errani, sconfitta dalla rumena Irina-Camelia Begu 6-3 6-0. Il solito problema al ginocchio ha invece stoppato Camila Giorgi, che dopo aver perso il primo set 6-2 contro la statunitense Jessica Pegula ha abbandonato il Philippe Chatrier. […]. Oggi tornano in campo cinque italiani impegnati in match di secondo turno. Occhi puntali su Jannik Sinner: l’altoatesino se la vedrà nel primo pomeriggio, sul Suzanne Lenglen, con l’ostico tedesco Daniel Altmaier che tre anni fa proprio a Parigi sorprese Matteo Berrettini al terzo turno. Giulio Zeppieri avrà l’onore di aprire il programma sul campo centrale dei Roland Garros sfidando Casper Ruud. Un match sulla carta difficilissimo, ma nei fatti non impossibile per caratteristiche. Andrea Vavassori, dopo l’impresa all’esordio contro Kecmanovic, avrà un incontro alla portata per proseguire il sogno parigino. Il piemontese sfiderà l’argentino Olivieri, qualificato e proveniente da un primo turno di 5 durissimi set; esattamente come Vavassori. […]. Nel femminile sfide alla portata per Jasmin Paolini, opposta alla serba Olga Danilovic, ed Elisabetta Cocciaretto, che avrà i favori del pronostico contro la svizzera Waltert. Tornano in campo, in doppio, anche Bolelli e Fognini contro Granollers/Zeballos. 

Fognini, Musetti e Sonego: avanti tutti – Il ruggito di Fognini «Sono vivo» (Ronald Giammò, Il Corriere dello Sport)

«Sto bene, ed è la cosa più importante. Quando tennis e fisico vanno insieme posso ancora dire la mia». Ruggisce d’orgoglio Fabio Fognini, vincitore in tre set contro l’australiano Kubler e approdato perla decima volta in carriera al 3° turno del Roland Garros, «il mio Slam preferito». Ma è un ruggito, il suo, venato di nuova consapevolezza e nuova maturità. Vuoi per l’età, per gli infortuni che lo hanno accompagnato in questi ultimi mesi pregiudicandone prestazioni e penalizzandone il ranking, rischiando di estrometterlo da quei tabelloni che carriera e successi reclamano per sé, o di costringerlo a trafile di qualificazioni […] riservate a chi invece sul circuito deve ancora farsi le ossa. Kubler era avversario tanto robusto quanto grezzo, per domarlo occorreva tenerlo prima a bada, lasciarlo sfogare mantenendo alta la concentrazione e un livello costante di gioco per poi affidarsi al braccio e all’istinto delle giornate migliori. […]. «Sono soddisfatto […] vincere 3-0 non è facile specialmente dopo quel 2°set che si era complicato. È un altro tassello qui a Parigi, un’altra chance per giocare un’altra partita e approdare alla seconda settimana». Come già accaduto in passato, a rendere più complicate del previsto le operazioni del 2° set è stato lo stesso Fognini, portatosi subito avanti 4-0 e poi incappando in un passaggio a vuoto con un turno di servizio ceduto a zero che ha consentito a Kubler di riportarsi sul 4-3: errori, fretta, eccesso di confidenza. Un tunnel prolungatosi oltre il 5-5 fino al tie-break risolutore. A venire in soccorso di Fognini è stata l’esperienza, e con lei la consapevolezza di aver già vissuto momenti simili, la volontà di non farsi risucchiare da ombre e inquietudini e la voglia di portarla casa. «Voglio semplicemente continuare a sognare e giocare come sto giocando», ha ancora sottolineato Fognini davanti ai microfoni. […]. Un tennis che non ha nulla a che vedere con il ranking in cui attualmente boccheggia […] ma i cui lampi si erano già intravisti al Foro Italico. L’azzurro ha chiaro in mente il pensiero che i Roland Garros giocati ormai siano superiori a quelli che ancora potrà disputare. Ma non è ancora arrivato il momento di crederci davvero, adesso conta solo il “qui e ora” e un terzo turno che lo metterà di fronte all’austriaco Ofner: «È una chance sia per me che per lui, sa che arrivo da un infortunio, è giovane, ha giocato prevalentemente Challenger ma se è arrivato fino al 3° turno vuol dire che qualcosa di buono lo ha fatto […] devo recuperare più energie possibili perché non si recupera più come prima. Ma l’energia nervosa c’è ancora, è dentro di me ed è viva».

Sonego, Musetti, Fognini: è qui la festa – Fognini e Musetti E’ potenza Italia (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Uno è un veterano di 36 anni, che ha regalato all’Italtennis il primo titolo in un Masters 1000 e ha ancora voglia di correre dietro a una pallina, l’altro è un Next Gen che con il suo tennis spumeggiante si è già guadagnato un posto nei top 20 e ha fatto innamorare gli appassionati, non solo del Belpaese. In un mercoledì parigino con tanto azzurro Fabio Fognini e Lorenzo Musetti hanno staccato in modo autoritario il pass per il 3° turno del Roland Garros, dispensando sui campi del Bois de Boulogne il loro talento: il giocatore di Arma di Taggia, trionfatore a Monte-Carlo 2019, ha sbrigato in tre set la pratica Jason Kubler […], confermando che il ritorno di Corrado Barazzutti al suo fianco lo ha rigenerato. «Mi sento bene e quando tennis e fisico vanno a braccetto posso ancora dire la mia ad alto livello […]. Sono contento di essermi creato un’altra chance per provare ad arrivare alla seconda settimana nel mio Slam preferito: voglio semplicemente continuare a sognare». Sulla sua strada Fognini, scivolato al n.130 Atp, troverà l’austriaco Sebastian Ofner, n.118, capace di estromettere lo statunitense Sebastian Korda, n.30 del ranking e 24 del seeding, apparso in giornata no. In serata il 21enne di Carrara ha dato spettacolo sul Suzanne Lenglen travolgendo il russo Aleksandr Shevchenko, che a Roma aveva fatto penare Jannik Sinner. Schemi chiari, su cui poi ricamare variazioni come volée, passanti, smash in salto: insomma la miglior prestazione stagionale di Musetti […], che in un’ora e 40′ archivia il discorso e compie un altro passo verso la seconda settimana. Per raggiungerla dovrà superare l’ostacolo Cameron Norrie, che ha imposto l’alt al qualificato Lucas Pouille, restituito al tennis dopo il buio della depressione e dell’abuso di alcool. Lorenzo e il mancino britannico si sono affrontati un paro di mesi fa negli ottavi a Barcellona, con affermazione in rimonta del pupillo di Simone Tartarini. Chi sarà promosso da questo incrocio sarà molto probabilmente lo sfidante di Carlos Alcaraz, n.1 del mondo, approdato al 3° turno concedendo un set al giapponese Taro Daniel. Si è invece dimezzata la pattuglia tricolore che contava quattro unità al 2° turno femminile. Camila Giorgi […], opposta all’americana Jessica Pegula, n.3 del mondo e del tabellone, si è ritirata dopo aver perso il primo set 6-2 per il riacutizzarsi del problema al ginocchio destro. Semaforo rosso anche per Sara Errani […], che ha resistito fino al 3-3 del primo set prima di subire un parziale di 9 giochi a 0 da parte della rumena Irina Camelia-Begu […]. Per anni Roger Federer ha estasiato milioni di appassionati con la sua classe sconfinata fino al ritiro del 2021. Ora la leggenda del tennis ha deciso di collaborare con Waze, diventando la nuova voce guida durante la navigazione: potrà essere ascoltata in inglese, francese e tedesco dagli utenti, che diventeranno “partner di doppio” e potranno ricevere indicazioni stradali infarcite da simpatici riferimenti al tennis. Roger ha smesso di giocare, ma l’azienda Federer funziona eccome. 

Sonego, è il tempo della consapevolezza (Daniele Azzolini, Tuttosport)

La furia di un tempo, ubriacante qualche volta, stordente quasi sempre, non sarà la parte di sé che Lorenzo Sonego rimpiangerà per prima, al termine del cambiamento che è ormai in atto e sembra condurlo verso una dimensione più compiuta del suo essere tennista di molte e buonissime speranze. C’è una misura diversa nel suo gioco, nel suo stesso disporsi in campo, nel prendere atto delle problematiche sempre diverse. La veste dell’eroe impavido e sfortunato, del guerriero che ce la mette tutta, ma per quanto si dia da fare non sempre basta a porre rimedio agli errori commessi, sembra pronta per riposare nell’armadio dei ricordi. Era un’immagine cara a Sonego, ma non più attuale, un caldo grembo nel quale riparare al sorgere di impreviste difficoltà, di cui non ha più bisogno. Ora è il tempo della consapevolezza, è questa la via, imboccata dopo una stagione di ansie prepotenti, di domande senza risposta, a fronteggiare le troppe sconfitte, gli alti e bassi fulminanti e all’apparenza privi di logica. Il reset ha funzionato, ha proiettato nuove visioni, esortando più attente valutazioni di sé. Erano da salvare gli istinti battaglieri, non la foga fine a se stessa. Era da accogliere una visione multidimensionale dei match sostituendolo all’osservazione per compartimenti stagni. Non era facile, mi metto nei suoi panni e mi chiedo come avrà fatto a uscirne così bene e in così breve tempo. Ma sono convinto che il Sonny di oggi, sia un passo avanti e non soltanto diverso da quello di prima. Il match di secondo turno con Ugo Humbert era un test interessante, sia per il discreto livello del francese, che i “cugini” si ostinano a considerare tra i campioni del futuro, sia per l’insieme di insidie che rappresentava. Un giocatore avanti in classifica, seppure non di molto […], battuto da Sonny due mesi fa a Montecarlo, quando il nuovo Sonego stava prendendo forma, da affrontare in un campo piccoletto ma molto ben attrezzato per la cagnara, che un gruppetto di ragazzini ha organizzato trovando sponda nel resto del pubblico. Attorniato da siffatte trappole, Sonego ha reagito con la calma dei molto forti, prendendo possesso del match con le sue armi più consolidate. In tre set ha ceduto un solo break, subito ripreso peraltro, e sui turni di servizio dell’italiano Humbert non è andato oltre il magro bottino di un “quindici”. «Amo giocare con il pubblico tutto dalla mia parte, a Roma mi capita spesso […]. Sapevo bene pertanto che stavolta tutto il tifo sarebbe stato contro di me, così prima di scendere in campo mi sono imposto di accettare il trattamento che mi avrebbero riservato. Com’è giusto e corretto, in fondo. Ma devo dire che mi sono trovato a mio agio, nel tifo contrario, e di aver tratto da esso la voglia di far bene. E soprattutto di fare presto…». Ne sono sortiti tre set limpidi e molto incoraggianti, nei quali Sonny ha avuto quasi sempre la prima e anche l’ultima parola, strappando applausi per un punto concesso a Humbert, su una palla giocata mentre un raccattapalle disattento si era avventurato sul campo. «Sarebbe stato comunque punto suo. Giusto darglielo». Sonny è rimasto calmo in ogni occasione, ha guidato gli scambi, ha contenuto gli errori, non ha commesso sciocchezze come quella di incaponirsi su soluzioni promettenti ma poco realistiche. E’ andato al sodo. Non si è trattato di una prova di maturità, ma di lieta e composta serenità. Humbert, piuttosto, lui sì che è precipitato nel vortice degli errori gratuiti e delle letture senza senso. Sui colpi vincenti il match è finito dalla parte del torinese, ma in misura ragionevole, 32 a 25. E’ sui “fautes directes” che la forbice si è allargata a dismisura: 21 per Sonego, addirittura 45 per il francese. Venti […] i punti in più per Sonny nella conta finale. «Serenità è la parola giusta […]. Ho saputo trasformare in modo positivo ogni momento del match. Ho dato sostanza al mio gioco, sono molto soddisfatto della mia prova, non posso davvero negarlo». Il seguito ha il volto ossuto e il sorriso stralunato di Andrey Rublev. Match aperto, malgrado i molti meriti stagionali del russo, vincitore a Montecarlo. Due precedenti, uno per parte. Al russo quello di Vienna, nella finale del 2020, sul sintetico indoor. Al torinese, la replica romana nel 2021, il match che condusse Sonny alla semifinale contro Djokovic. Era, quello, un Sonny in grande forma fisica. Ma questo potrebbe essere migliore. Se il tema è la consapevolezza, credo sia giusto annotare i passi avanti compiuti da Matteo Arnaldi, opposto a un avversario che più volte in passato ha creato problemi agli italiani, Denis Shapovalov. Nella sconfitta, scandita dalle spericolate iniziative del canadese, è da annotare la composta replica del giovane italiano. Non è cosa da poco, con un’esperienza ancora così ridotta alle spalle, strappare un set a Shapovalov, ma Arnaldi vi è riuscito e l’ha fatto sembrare persino normale. Matteo ha 22 anni, Sonego cinque di più, ma il tempo non cambia le cose, la consapevolezza è un bene prezioso e va inseguito con tutto l’impegno necessario. Matteo è sulla buona strada, la sconfitta con Shapo resterà tra quelle da ricordare.

Intervista a Umberto Ferrara – “Vi svelo il Sinner segreto in palestra lo tormento ma gli concedo un dolce” (Paola Rossi, La Repubblica)

Umberto Ferrara è uno dei quattro moschettieri della squadra di Jannik Sinner […]: 54 anni, cura la parte fisica. Con lui Cecchinato ha raggiunto la semifinale a Parigi. In passato, anche capitan Volandri ha beneficiato delle sue “cure”. Quando lei è entrato nello staff di Sinner, cosa si aspettava? «C’era Simone Vagnozzi che conoscevo bene. Jannik lo avevo visto a Bordighera, quando era arrivato da ragazzino. Io ero all’ultimo anno lì, è stato solo un incrocio. Non sapevo proprio che persona fosse». Ma s’era fatto qualche idea. «Avevo l’idea che fosse un lavoratore, mi piaceva anche che mi sembrasse un ragazzo molto serio, saggio». Jannik ha tenuto fede alle aspettative? «Si. L’idea che avevo si è rivelata corretta, Jannik è esattamente quello che mostra: una persona cui piace essere un tennista». Non c’è trucco né inganno. «No, no: ha proprio una passione per la racchetta. Gli piace stare in campo, mettersi a disposizione». Messa cosi sembra una favola. «Beh, ha il suo carattere e i suoi momenti, ovviamente. Però è un tipo che ascolta molto, sia Cahill che Vagnozzi. Vuole migliorare ogni giorno senza preconcetti, poi se c’è qualcosa che non lo convince manifesta le sue perplessità». Ma non è un tipo viziato. «Assolutamente. Ha un approccio molto collaborativo, si lavora bene con Jannik». E dal punto di vista atletico? «Eh, c’era del bel materiale sui cui lavorare. Avevo di fronte un ragazzo longilineo, di circa due metri e abbastanza magro. Forse da potenziare muscolarmente». Cosa che è avvenuta, a occhio. «Ed è ancora un atleta sul quale c’è da lavorare. Quelli che sono venuti prima di me avevano puntato su delle cose, hanno fatto un buon lavoro. Ora puntiamo su altro, tra cui l’incremento della forza». Ha incontrato difficoltà? «Semplicemente il fatto di essere entrato in corso d’opera. L’obiettivo immediato è stato il recupero dagli infortuni. Poi, pian piano abbiamo cominciato a lavorare tenendo presente che la stagione agonistica era in pieno svolgimento». E quale protocollo usa? «Abbiamo iniziato con carichi di lavoro più soft. Ma la preparazione di cui ha bisogno è quella di un ragazzo, un atleta della sua età e con la sua morfologia: la differenza la fanno i carichi di lavoro. Poi voglio rispettare il lavoro sulla rapidità, piuttosto che sulla potenza metabolica». Quindi non vedremo mai un Sinner versione Hulk. «Ah, ah, ah. Certo che facciamo attenzione al discorso della forza, ma senza tralasciare le altre componenti di cui il tennista ha bisogno per essere performante. Il mio lavoro è trovare la strada per permettergli di esprimersi al meglio». Sveli il segreto. «Ma no: c’è il tennista che ha bisogno di un programma basato più sulla forza, però magari finisce sovrappeso. Un punto cruciale poi è il recupero. Il tennis ci insegna che più si va avanti e più è fondamentale: recupero fisico, alimentazione, riposo supplementare». Ma Sinner che tipo di atleta è? «Jannik ha, per chi lo conosce, priorità diverse rispetto ai suoi colleghi. Io, come preparatore, devo sapermi inserire nel suo contesto, perché il tempo di fare quello che voglio io ovviamente non ce l’ho». Cosa vorrebbe fare Sinner? «Giocare a tennis, soprattutto. Molto meno invece la roba mia: io sono l’antipatico del gruppo e il suo “torturatore”». Non gli si può dar torto, in fondo. Ma il suo lavoro sta pagando. «La cosa bella di Jannik è che è un ragazzo molto intelligente, serio. Si rende conto che se anche la veduta dalla mia finestra non è la più bella, è però quello che gli serve e quindi alla fine, obtorto collo, lavora sodo». Cosa soffre di più? «Forza, pesi, banalmente tutto ciò che riguarda la palestra, ma anche il lavoro in campo ad alta intensità: per lui essere in un campo da tennis e non avere una racchetta in mano è come fargli una violenza». Ma Sinner lo avete “scannerizzato”? Ha qualcosa di innato, un Dna particolare? «No, qui analisi non sono state fatte, lui si deve allenare da giocatore di tennis. Geneticamente è un atleta dotato. Poi è versatile e talentuoso: gioca benissimo a calcio ed è molto coordinato, nonostante l’altezza». Resta un ultimo nemico, gli infortuni: come si prevengono? «Nel tennis abbiamo movimenti davvero contro natura. Ci sono atleti che decidono di non giocare certi tornei perché hanno bisogno di recuperare, e torniamo al discorso di prima: alimentazione, sonno. E strategie come la crioterapia, vasca del ghiaccio, massaggi, osteopatia. Un aspetto cui Jannik non aveva dato importanza, e che invece adesso riveste priorità». Cosa sacrifica Sinner? «I dolci. Per lui, che è goloso, questo è un pochino faticoso. Meno male che è magro come un chiodo. Ma è chiaro che non siamo integralisti e ogni tanto un gelato, un dolce può starci. Bisogna anche essere elastici, il famoso sgarro ci sta e serve: bisogna gratificare anche il cervello, da cui parte tutto».

Tsitsipas, il filosofo della rete: “Chi è in pace è già in vantaggio” (Stefano Semeraro, La Stampa)

Papà di Atene, mamma russa, un apprendistato tennistico compiuto per due anni a Galatina, provincia di Lecce, dove pare che San Pietro si sia fermato nel suo viaggio da Antiochia a Roma. Poteva mai Stefanos Tsitsipas diventare un tennista normale, di quelli che discutono banalmente di diritti e rovesci, al limite di percentuali di servizio? Domanda retorica. Stef, il numero 5 del mondo – bulbo da hippie, fisico da bronzo di Riace, sguardo chiaro e un filo vago da profeta – non è solo uno dei candidati a vincere il Roland Garros e detronizzare Carlitos Alcaraz. È anche un atleta-filosofo, un pastore dell’essere tennistico. «Che cosa è una partita?», ha spiegato dopo la scontata vittoria sull’epigono spagnolo Carballes-Baena. «E una faccenda psicologica, che comincia già fuori del campo. Se sei in pace e in equilibrio con te stesso, già sei in vantaggio». E la tecnica, la tattica, Maestro? «Questioni minori, che si possono migliorare e sono più controllabili». La sfida, secondo Stefanos, inconsapevole discepolo di Daumal odi Gurdjieff, è una scalata interiore: «Ci sono momenti in cui il tennis mi è sembrata una montagna gigantesca, e io l’ho dovuta attraversare». La terra rossa, poi, è la «superficie spirituale» per eccellenza, suggerisce esperienze mistiche: «quando passano lo straccio sul campo è come un coltello, un rituale di pulizia dell’anima: un nuovo inizio, una esperienza visiva molto bella. Ma c’è bellezza anche quando tutto è sporco e disordinato, perché vedi lo sforzo e la fatica che devi compiere per avere successo. È la superficie su cui ho iniziato a giocare, e fa parte della mia identità». Speriamo abbiate preso appunti.

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