Sinner saluta Parigi (Crivelli, Bertolucci, Ercoli, Azzolini, Martucci). Gioia Cocciaretto, prima volta al 3° turno Slam (Strocchi)

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Sinner saluta Parigi (Crivelli, Bertolucci, Ercoli, Azzolini, Martucci). Gioia Cocciaretto, prima volta al 3° turno Slam (Strocchi)

La rassegna stampa di venerdì 2 giugno 2023

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Sinner sprofondo rosso (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Terra bruciata. Come l’ambizione di spingersi fin verso il paradiso in quello spicchio di tabellone repentinamente orfano di Medvedev, il re di Roma. E invece la maledizione del pronostico colpisce ancora, inesorabile: quando l’orizzonte s’allarga, Sinner si restringe. Che botta, la sconfitta contro Altmaier, tedesco n. 79 Atp. Un capitombolo inatteso, che fa rumore, perché rischia di oscurare il cammino oggettivamente brillante che Jannik aveva tenuto da tre mesi a questa parte e che, abbinato al ko di Roma contro un altro avversario non irresistibile come Cerundolo, può instillare crepe pericolose nella delicata e continua ricerca dell’equilibrio perfetto. Alla vigilia dello Slam parigino, la Volpe Rossa aveva rivelato con sincerità gli obiettivi di un ragazzo di 21 anni che ha già avvicinato le vette più alte del suo sport: «Se chiudo gli occhi, il mio traguardo è di andare il più avanti possibile in classifica e come persona. Il sogno è diventare numero 1 del mondo, e darò tutto quello che ho per riuscirci. Poi se non ci arriverò, mi basterà non avere rimpianti». Una visione lucida e coerente, che tuttavia continua a cozzare con la realtà quando il livello della pressione si alza e richiede un ultimo salto di qualità mentale e tecnico. Perché lo Jannik che entra sul Lenglen da favorito in una partita che dovrebbe rappresentare solo una tappa di avvicinamento alla seconda settimana, è in realtà un drago dalle ali tarpate, con il braccio bloccato dalla tensione, che si tiene a galla con il servizio ma non riesce mai a incidere davvero con l’aggressione da fondo campo, senza mai cercare altre strade tattiche per staccarsi definitivamente di dosso un rivale tignoso, bravo e diligente ad applicare suoi schemi di disinnesco delle armi azzurre, giocando il dritto con traiettorie più alte per non dare ritmo e il rovescio al centro per togliere angoli. Nonostante tutto, Sinner si ritroverà a servire sul 5-4 del quarto set con due match point a disposizione, e sul primo non chiude uno smash a rimbalzo che gli costa un passante del tedesco reso imprendibile dal nastro. La plastica immagine di una giornata per certi versi indescrivibile: Jannik ha totalmente smarrito il killer instinct dei giorni belli, è passivo, lontano dalla riga di fondo, e non cerca mai variazioni per cambiare il destino strategico del match. Ha un sussulto solo quando si ritrova davvero spalle al muro, sul 4-5 e servizio del tedesco nel quinto set, ottenendo il break dell’inattesa resurrezione, peraltro vanificato dall’orribile game successivo in battuta. In un infinito 12° game, surreale e costellato da errori dettati solo dal rispettivo braccino, Jannik annulla i primi tre match point, si procura tre palle per allungarsi al tie break ma poi si arrende a un suo rovescio sbagliato e a un ace dell’incredulo renano, sbattendo la racchetta a terra forse per la prima volta in carriera: «Ci sta: ero in tensione, poco lucido, consapevole di aver avuto tante occasioni e di aver fatto troppe scelte sbagliate». […] «Certo che fa male, tenevo molto a questo torneo, ma devo accettarlo. Stavolta mi è mancato l’atteggiamento giusto, non ero sorridente dentro, fin dall’inizio non godevo del fatto di essere qui e di giocare una partita al Roland Garros. Se c’ è una lezione che devo imparare da questa sconfitta, è di tornare a essere felice quando sono in campo». A suo modo, una confessione choc che spiega meglio di ogni dettaglio tecnico le difficoltà di Sinner nel gestire il nuovo ruolo di possibile giocatore-guida del prossimo decennio, che invece Alcaraz e Rune maneggiano già con grandissima disinvoltura, peraltro accrescendo le pressioni su di lui che nei voti di tanti dovrebbe essere il terzo eroe del gruppo ristretto. Quando si trattava di sognare l’approdo nell’élite, le motivazioni e l’ambizione gli armavano il braccio, ora che vede il gotha da vicino è come se avesse il piombo nei colpi. E se la testa pensa troppo, le gambe non girano: «L’adattamento alla terra è stato eccellente, a Monte Carlo ho subito fatto semifinale. Ero euforico, e le aspettative erano alte, ma poi sono arrivate due sconfitte così. Evidentemente, devo imparare a ragionare in un altro modo». […] «So che il lavoro alla lunga pagherà, la mia passione per il tennis mi farà superare gli ostacoli. Penso di essere una persona forte, soprattutto nei momenti difficili. L’ho fatto vedere in passato e lo farò vedere anche in futuro». Splendore sull’erba?

Gioco monotono e troppa ansia. Sinner rimanda il salto di qualità (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

 

Non c’è dubbio che la sconfitta di Sinner al secondo turno del Roland Garros rappresenti una cocentissima delusione, certamente inattesa. Una battuta d’arresto che allunga ombre insidiose sulle qualità ad altissimo livello dell’altoatesino, piombato in un’improvvisa, piccola crisi dopo tre mesi di grandissimo spessore tecnico. Mentre nella parte alta del tabellone si ritrovano a battagliare Alcaraz, Djokovic, Tsitsipas e Rublev, nello spicchio occupato dall’azzurro la repentina eliminazione di Medvedev aveva spalancato un’autostrada verso gli appuntamenti nobilissimi del tabellone, con il solido ma non certo irresistibile Ruud e il terribile ma ancora incostante Rune come punti di riferimento e unici due giocatori con classifica migliore rispetto a Jannik. Se a Roma si poteva mettere in preventivo la tensione derivante dall’enorme attesa che il torneo e il pubblico riponevano su di lui, la sconfitta di Parigi è apparentemente senza motivazioni. Evidentemente, le aspettative montate dopo l’eliminazione di Medvedev hanno finito per svuotare il serbatoio mentale di Sinner, che fin dall’inizio del match contro Altmaier è sembrato fuori fase, bloccato, senza spinta sulla palla e perdi più in condizioni atletiche rivedibili. E così anche quelle che sono state le certezze che lo hanno accompagnato in questi mesi hanno finito per abbandonarlo: basti pensare al rovescio incrociato, per solito una sentenza e invece stavolta giocato sempre senza mordente. È vero, nonostante il rendimento insufficiente, Jannik avrebbe potuto comunque imporsi in quattro set, e sui match point è stato sicuramente sfortunato, ma la sensazione generale non sarebbe comunque cambiata: la palla dell’azzurro viaggia a velocità inferiori rispetto all’anno scorso o a due anni fa, quando evidentemente la testa era più libera e quindi rendeva il braccio più fluido. […] Ciò che ha sorpreso di più, in queste due inopinate sconfitte, è stata l’assoluta incapacità di Sinner di trovare un’alternativa al solo bombardamento da fondo campo: ormai dovrebbe aver capito che semplicemente spingendo da fondo non si vince contro nessuno. In più, ieri contro il tedesco è stato troppo passivo, giocando ben dietro la riga di fondo e commettendo errori inusuali sui punti più delicati. […] Un brutto stop, sul quale Sinner avrà molto da riflettere nella pausa che lo separa dalla stagione sull’erba: si tratta di capire perché, quando il salto di qualità sembra vicino, subisca una sorta di blocco psicologico da grande risultato.

Sinner: «Fa male, ci tenevo tanto» (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

«Le mie aspettative erano alte e sentivo di poter fare molto bene qui, forse devo ragionare in un altro modo. Non sono però due tornei a rovinare la stagione». Questa volta non era un miraggio o un sogno, ma un obiettivo. Le carte in tavola son cambiate con un inizio di anno formidabile e questo per Sinner era uno slam diverso, il primo in cui poter provare davvero a vincere. il Roland Garros della consapevolezza invece si conclude nel rammarico di due match point falliti e della sconfitta contro Daniel Altmaier che questa volta, a differenza di quanto accaduto lo scorso anno agli US Open, prevale sulla lunga distanza con il punteggio di 6-7(0) 7-6(7) 1-6 7-6(4) 7-5. L’altoatesino si è piegato al peso degli appuntamenti ai quali teneva di più nel post Melbourne. Per certi versi gli esordi di Roma e Roland Garros contro Kokkinakis e Muller si assomigliano per facilità nel liquidare l’avversario, ma restano eccezioni in due settimane che rimandano l’appuntamento con traguardi più grandi. Difficile determinare quale dei match point non convertiti (entrambi ai vantaggi sul 5-4 del quarto set) lasci più il segno. La lotta è tra quello condotto e non chiuso con la beffa di un nastro sul passante avversario ed un rovescio tirato lungo in uscita dal servizio. Poteva essere una vittoria opaca, di quelle portate a casa nello stile del «Sinner prima maniera», quello degli strappi improvvisi e dei break recuperati con una facilità quasi disarmante. Nel quinto set è proprio quella la solfa, con l’allievo del duo Vagnozzi/Cahill che aggancia il 5-5 quando il tedesco serve per il match, salvo cedere nuovamente il servizio prima del cambio campo. Nel dodicesimo game il conto è di 4 match point annullati, seguiti da tre palle fallite da Sinner per il tie-break prima della resa definitiva. I progressi e le soluzioni implementate nell’ultimo anno sono a tratti del tutto mancate sul Suzanne Lenglen. Quando la parte atletica e di colpi non spiana la strada, l’azzurro fatica a salvarsi con la parte tattica. La racchetta sbattuta a terra è il fotogramma del k.o. e lo stesso numero 1 d’Italia ha qualcosa da rimproverarsi: «Fa male perché ci tenevo tanto e ho avuto delle possibilità. Ho dato tutto, anche perché sennò non stai in campo per quasi 5 ore e mezza. Dovevo essere più felice di essere nella posizione in cui ero, di solito non lo faccio vedere ma sono sorridente dentro. Non lo sono stato e quando è così faccio più fatica, questa è la lezione che ho imparato. Cercherò di essere più felice perché mi serve». […]

La felicità perduta del giovane Sinner (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Piange chi vince, e non è Sinner. Si chiama Daniel Altmaier ed è la prima volta che ottiene dal tennis qualcosa da ricordare, da raccontare, di cui, magari, vantarsi. Ha 24 anni, tedesco di Kempen, un paesino della Vestfalia, famosa per il trattato di pace che pose fine alla guerra dei trent’anni, e ora che ha vinto per una volta contro uno dei più forti, è lui a non trovare pace. Si blocca davanti al microfono e non smette di piangere. Ne avrebbe di cose da raccontare, di speranze inseguite e mai raggiunte, di tennis giocato e vissuto in periferia. Ha vinto con la volontà e un po’ di fortuna, ma anche con intelligenza, scegliendo momenti e modi per colpire. Un tema che non troverebbe insensibile l’intervistatrice, quello dell’intelligenza… Marion Bartoli, signora di Wimbledon 2013, è membro del Mensa, la tavola che riunisce gli intelligentoni di tutto il mondo e con un punteggio più alto di Albert Einstein. Avrebbe di che piangere anche Jannik Sinner, ma non lo fa, non ci riesce, ha consumato sudore e lacrime in un match senza senso, costruito per durare troppo a lungo, per generare stress dal nulla e andare a parare non si sa dove. È furioso, con se stesso e con il tennis, sport ingrato se ce n’è uno. Aveva vinto, in fondo. l primi due match point dell’incontro erano a suo favore, bastava coglierne uno e andare in terzo turno, rispettando il pronostico e conservando intatte le possibilità di sfruttare a dovere un tabellone che la sconfitta di Medvedev ha aperto a qualsiasi ipotesi. E Jannik sa bene di rappresentare, da qui al futuro, ben più di un’ipotesi. Si sarebbe scritto, beh, match bruttino, oltre modo sofferto, ma in fondo vinto, come nell’arco di uno Slam succede a tutti i finalisti. Ma le crisi vanno sapute superare, e Sinner c’è rimasto avviluppato dentro. Sul 5-4 del quarto set ha giocato male la prima palla della vittoria, sulla seconda invece ha fatto le cose giuste, ma il tedesco ha trovato un passante che il nastro ha reso inarrivabile. Peccato, due volte peccato. Perché Sinner quel set l’aveva recuperato da 0-3, e in quel momento numeri e sensazioni erano tutti dalla sua parte. […] Quel decimo game del quarto set, e più ancora, l’ultimo del match, nel quinto, quando le lancette dell’orologio avevano già da un po’ varcato le cinque ore di gioco, hanno riproposto fatti e misfatti del l’intero confronto. Se vuole, Sinner può prendersela con la sfortuna, e con se stesso, ma non è più soltanto il ragazzo prodigio, è ormai oggetto di studio, e la citizen band dei coach comincia a individuare quei punti ancora da correggere nel gioco dell’italiano, e a ricavarne le prime strategie di contrattacco, utili a inceppare i meccanismi d’assalto di Jannik. Daniel Altmaier non ha cessato per un solo game, di cercare palle dai rimbalzi alti e lunghi. Su quelle Sinner non carbura, e non sempre trova la misura dei colpi. […] Altmaier l’ha lavorato ai fianchi. Nel quinto ha servito per il match sul 5-4 e non è bastato ad acquietare l’italiano, ma si è procurato un nuovo break ed è tornato a provarci sul 6-5 in suo favore. Avanti 40-0 ha sentito le gambe tremare sui primi tre match point ,ma non ha staccato la spina, e ha trovato altre due palle match, mentre le occasioni di pareggiare i conti di .Jannilk si perdevano nel nulla. Decisivo il quinto match point, in un game di sedici punti, lungo dodici minuti, e il tappo che tratteneva le lacrime del tedesco è finalmente saltato. Cinque ore e 26 minuti di dannazioni per ritrovarsi con niente tra le mani. «E’ una brutta botta, poco da dire. Dolorosa. Ho giocato male le mie carte, eppure ho avuto il match a portata di mano. Forse il mio atteggiamento non era giusto, ho dato tutto, altrimenti non sarei rimasto in campo 5 ore e mezza. Però dovevo essere più felice dentro, per approfittarne, ma questa felicità che spesso mi assiste, dentro, stavolta non l’ho avvertita. Cercherò di essere più felice, è la lezione». La chiama felicità, Jannik, e viene voglia di chiedergli la ricetta, quando dice che dovrà studiare come assicurarsela per i match futuri. Ma forse intendeva “positività”. Che è mancata, e fa bene Sinner a farsene un cruccio. Ma se vuole un consiglio, non si fermi a quella. Anche sul gioco occorrerà intervenire. […]

Sinner, maratona crudele (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Adesso vaglielo a spiegare ai leoni da tastiera dei social che il numero 9 del mondo può perdere contro il 79, e subire a Parigi un’altra delusione dopo quella di Roma. Senza per questo dover passare sotto le Forche Caudine della vergogna ed essere targato a vita come un bluff. Jannik Sinner che ad appena 21 anni può inciampare al secondo ostacolo del Major più complicato contro il tedesco Daniel Altmaier che con coach Alberto Mancini sta imparando la regolarità da affiancare a rovescio e servizio di prima categoria. Peraltro l’altoatesino cede dopo 5 ore e mezza, per 6-7 7-6 1-6 7-6 7-5, mancando 2 match point nel quarto set (uno per un net beffardo), dopo aver rimontato da 3-5 a 5-5 al quinto, perché fallisce le occasioni che si costruisce. Come dicono il 6/21 sulle palle break coi 62 vincenti contro 75 gratuiti, fotografia della tensione che ieri lo ha bloccato. Paura e limiti fisici sono connessi o separati, e si curano con l’esperienza? Parola di Sinner: «Ho avuto le mie opportunità e non ho trovato il modo giusto per vincere quei punti. Sono stato anche sfortunato, ma questo è lo sport, si vince e si perde. È difficile da digerire ma di sicuro tornerò già forte. So che gli ultimi due tornei sono stati duri, e forse mi sono messo addosso troppe aspettative, o pressione. E il mio avversario ha avuto un’attitudine migliore. Ero pronto di fisico e di testa: è dura aver lavorato tanto e non prendere un premio, ma la maratona non finisce qui». […]

Gioia Cocciaretto, prima volta al 3° turno Slam (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Il sorriso di Elisabetta Cocciaretto, con la treccia di capelli che oscilla da una parte all’altra del campo numero 9, illumina una giornata per il resto a tinte fosche per l’Italtennis alla Porte d’Auteil. La 22enne di Fermo (n.44 Wta), dopo aver sgambettato all’esordio la ceca Petra Kvitova, n.10 del ranking e del tabellone (semifinalista in questo torneo nel 2012 e nel 2020), ha superato anche il fatidico esame di maturità, raggiungendo per la prima volta il 3° turno in uno Slam: l’azzurra ha sconfitto, in poco meno di un’ora e mezza di partita, l’elvetica Simona Waltert (n.128), passata dalle qualificazioni nel suo primo main draw parigino. Anche se ha trascorso buona parte del match a litigare con la fasciatura sotto il ginocchio sinistro (se l’è tolta e fatta rimettere dal fisioterapista un paio di volte) senza riuscire ad esprimere il suo miglior tennis, la marchigiana —con un ripassino agli appunti sulla tattica ai cambi campo – è stata sempre avanti nel punteggio contro un’avversaria più fallosa e contratta di lei. Ed è stata cinica nel convertire tutte le 6 palle-break procurate. «Una partita molto difficile dal punto di vista mentale — riconosce Elisabetta – Non mi ero mai sentita così tesa e rigida, ho sentito questa partita, però sono riuscita a gestirla: ho cercato di mantenere la calma, pensare al mio gioco e a lottare punto su punto. E’ una bella soddisfazione, del tutto inaspettata. Il tape? Avevo un po’ di fastidio al ginocchio, ma se mettevo la fascia ci pensavo troppo, mentalmente era come se mi facesse più male. Dopo averci litigato un po’ l’ho tolto e via!». Cocciaretto domani troverà dall’altra parte della rete la statunitense Bernarda Pera (n. 36), che ha eliminato in rimonta la croata Donna Vekic (n.22). La 28enne americana di origini create (nata a Zadar), pure lei per la prima volta al 3′ turno al Roland Garros, ha vinto 2 delle 3 sfide precedenti con l’italiana, che però si è aggiudicata l’ultima, a gennaio net quarti sul cemento di Hobart. Grazie ai punti conquistati fin qui la giocatrice allenata da Fausto Scolari è virtualmente n.39 e quindi ritoccherà il best ranking, diventando la prima azzurra in classifica. […]

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Arnaldi incanta, Sonego saluta (Giammò). Sinner, una muraglia col tifo di Sharapova (Strocchi)

La rassegna stampa di venerdì 29 settembre 2023

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Arnaldi incanta, Sonego saluta (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Una vittoria e una sconfitta. E’ questo il bilancio degli italiani impegnati nella prima giornata dell’Open di Pechino (Atp 500). Dopo essere approdato in tabellone dalle qualificazioni, Matteo Arnaldi ha vinto il suo match di primo turno contro l’altro qualificato J.J. Wolf (6-2, 6-2). L’azzurro, che aveva iniziato la sua stagione da n. 134 del mondo e che grazie a questo successo è già virtualmente il nuovo n. 42 del ranking – il più alto in carriera -, ha confermato i progressi messi in mostra negli ultimi mesi dominando il match dall’inizio alla fine. Non solo: velocità, colpi spettacolari, un gioco sempre più robusto e un servizio affidabile (ben 14 punti consecutivi messi a segno sulla sua battuta) hanno finito col surclassare l’americano fino al 4-0 del secondo parziale su cui di fatto si è concluso il match. Ora lo attende uno tra Stefanos Tsitsipas e Nicolas Jarry. Eliminato invece Lorenzo Sonego dal francese Ugo Humbert (7-5, 3-6, 6-0). Un match equilibrato, quello condotto dal piemontese, fotografia di una stagione in cui ancora stenta a trovare la giusta continuità di risultati. Dopo aver sciupato una palla break che lo avrebbe portato a servire per il primo set, Sonego ha perso il servizio consegnando il parziale al suo rivale. Ricevuto un massaggio al collo e ritrovata un minimo di affidabilità alla battuta, Sonny nel secondo set è riuscito a riportare il match in parità salvo poi rifinire preda delle sue incertezze al servizio e di un Humbert impeccabile. Il primo turno si chiuderà con Lorenzo Musetti opposto al russo Karen Khachanov, n.14 del mondo. Musetti segue gli incontri sullo stesso campo in cui dall’alba avrà iniziato Jannik Sinner, al suo rientro in campo dopo gli US Open e al debutto in Cina, opposto al britannico n. 33 del ranking Daniel Evans.

Sinner, una muraglia col tifo di Sharapova (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

 

Far fruttare al massimo la sua prima volta in Cina, per mettere intanto in cassaforte il biglietto per Torino, contando anche sul sostegno di una tifosa speciale come Maria Sharapova. Sono le aspettative di Jannik Sinner, al ritorno in campo dopo la campagna statunitense chiusa agli ottavi degli Us Open e la rinuncia alla Coppa Davis. All’alba italiana l’esordio nell’Atp 500 di Pechino con l’inglese Daniel Evans, nella giornata in cui Lorenzo Musetti sfida il russo Karen Khachanov e Carlos Alcaraz affronta il qualificato tedesco Yannick Hanfmann. «È un’esperienza nuova per me giocare qui e a Shanghai – dichiarato il 22enne di Sesto Pusteria -. La cultura in Cina è diversa, mi piacciono le persone, sono rispettose e cercano sempre di aiutare. Le Finals erano uno degli obiettivi a inizio stagione, sono in buona posizione anche se non sto guardando la classifica, ci sono altre priorità. Proveremo a sfruttare questo periodo per migliorare alcune cose in campo. Devo crescere anche fisicamente dove sento di avere tanto potenziale. È anche il motivo per cui ho giocato molti meno tornei rispetto al 2022, devo preparare il mio corpo per vincere i tornei più importanti». Proprio per tale atteggiamento la Volpe è il tennista preferito dalla russa ex n.1 del mondo, come confessato in una conversazione con il podcast di Rennae Stubbs: «L’ultimo coach della mia carriera, Riccardo Piatti, ha allenato Sinner per diversi anni, quindi ho potuto giocarci più volte. Faccio sempre il tifo per lui: mi piace l’approccio umile che ha verso questo sport». […]

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Djokovic e Sanz, che show sul green (Bertellino). Djokovic: “Sinner e Alcaraz il futuro” (Primavera)

La rassegna stampa di giovedì 28 settembre

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Djokovic e Sanz, che show sul green (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Non poteva iniziare in un modo migliore la Ryder Cup 2023, 44ª della storia e per la prima volta ospitata dall’Italia presso le splendide atmosfere del Marco Simone Golf e Country Club di Guidonia Montecelio (Roma) […]. I personaggi sono stati divisi in due formazioni, una capitanata dallo scozzese Colin Montgomerie e l’altra dall’americano Corey Pavin, a loro volta al comando del Team Europe e del Team USA alla Ryder Cup del 2010 […]. Nella squadra di Montgomerie, il “Team Monty”, sono scesi in gioco Novak Djokovic, il tennista numero 1 al mondo e il più vincente della storia a livello Slam, Gareth Bale, indimenticata stella del calcio e protagonista tra le altre di 5 vittorie in UEFA Champions League con i colori del Real Madrid, Leonardo Fioravanti, surfista azzurro già qualificato per le Olimpiadi di Parigi 2024 e schierato anche a Tokyo 2020, lo youtuber con milioni di follower sui social Garrett Hilbert e il numero 1 mondiale degli atleti paralimpici, l’inglese Kipp Popert. Del “Team Pavi” hanno fatto invece parte il pilota della Ferrari Carlos Sainz, arrivato a Roma direttamente dal lontano Giappone dove domenica è sceso in pista a Suzuka, l’ex milanista e già Pallone d’Oro nel 2004 Andriy Shevchenko, Victor Cruz, ex giocatore di football americano, l’attrice hollywoodiana Kathryn Newton, 26 anni e arrivata al golf quando ne aveva solo otto, e l’altro giocatore paralimpico, Tommaso Perrino, numero 6 del ranking e CT della Squadra Nazionale Paralimpica Maschile e Femminile della Federazione Italiana Golf.

Il primo colpo dal tee della buca 1, dopo due voluti e classici “tiri” a vuoto e un esordio con “racchetta”, lo ha scagliato Novak Djokovic che anche nell’occasione ha dimostrato la propensione alla vittoria: «È una grande occasione – ha detto il campione serbo – essere qui in questo fantastico contesto a fianco di tanti campioni di molti sport e dei “mostri” sacri della specialità […]. Dopo circa tre ore di agonismo e siparietti simpatici è stato proprio il Team Monty” ad imporsi per 7-4 e sollevare la Coppa, consegnata al capitano Montgomerie […]. Spettacolo di buon livello tecnico quello offerto dai protagonisti che hanno saputo ben interpretare il momento e lo spirito di questa particolare avventura sui green. La folla ha gradito, applaudito e fatto il tifo, proiettandosi già idealmente verso le prossime giornate di gara, da vivere per tutti gli appassionati, presenti e non, con il fiato sospeso.

 

Djokovic: “Sinner e Alcaraz il futuro” (Erika Primavera, Corriere dello Sport)

Un tuffo nell’erba alta per cercare una pallina scappata via, l’esultanza alla Cristiano Ronaldo al par della buca 16, la domanda al pubblico assiepato ad altezza tiro: «Ce l’avete l’assicurazione? Io no». Sul green come sottorete, giullare e istrione, campione e trionfatore ovunque e comunque […]. È il Novak Djokovic versione golfista, che all’inizio si porta la sua racchetta e prova a colpire così, tra gli applausi, prima di rinunciare e prendere il più appropriato legno dal tee. Un rovescio per uno swing, e via con la metamorfosi. “Che esperienza meravigliosa”, il commento entusiasta dopo oltre due ore di gioco. Ma se gli nomini Jannik Sinner, addio relax ed è già clima ATP Finals. “Ha la mentalità del campione, è sicuramente un avversario da battere”.

Il n.1 al mondo ha data il via allo spettacolo dell’All Star Match, il prologo della Ryder Cup che ha visto protagonisti due team composti da celebrità dello sport e dello showbiz: dalla supereroina degli Avengers, Kathryn Newton, a Gareth Bale e Andriy Shevchenko, fino al surfista azzimo Leonardo Fioravanti. Punteggio finale 7-4 perla squadra di Nole, che ha battuto il pilota della Ferrari, Carlos Sainz. Ad affiancarli, due stelle del golf paralimpico italiano e internazionale, Tommaso Penino e Kipp Popert […]. “Ovviamente mi sento più a mio agio con la racchetta, ma non penso di essere andato male. Ho tirato fuori dei bei colpi, sorprendenti anche per me”. Il feeling con il golf è innegahile, soprattutto perché è lo sport individuale che si avvicina di più al tennis e la Ryder Cup è come una Davis o una Laver Cup. Spero di avere di nuovo un invito per fare ancora parte di tutto questo” […].

Ma il futuro più prossimo sarà di nuovo qui in Italia per le ATP Finals di novembre. Suo il titolo da “maestro” conquistato lo scorso anno a Torino, dove potrebbe ritrovare Sinner. E per il numero uno azzurro piovono complimenti. “Jannik gioca molto bene. È uno dei tennisti più importanti in questo momento e con Alcaraz rappresenta il futuro. In più, è una persona molto buona, lavora tanto e ha la mentalità del campione: è giovane e ha una grande strada davanti a sé, sarà senz’altro uno degli avversari da battere”. Sul green come sottorete, Nole a perdere non ci sta. “Come andrà alle Finals? Le sensazioni sono buone”. Intanto un altro trofeo è finito in bacheca.

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Sinner con Alcaraz, lo vuole il destino (Strocchi). Per Jannik c’è subito il n. 27 Evans (Ercoli)

La rassegna stampa di mercoledì 27 settembre 2023

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Sinner con Alcaraz, lo vuole il destino (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Chissà se il mancato incrocio-bis nei quarti degli US Open si materializzerà nelle semifinali del China Open, Atp 500 che scatta domani dopo l’antipasto delle qualificazioni già in corso sul cemento di Pechino. Il sorteggio ha infatti collocato Jannik Sinner (intervenuto alla cerimonia) nella metà superiore del tabellone, presidiata appunto da Carlos Alcaraz, primo favorito del torneo sui campi teatro delle Olimpiadi 2008. Jannik ha anche fissato un allenamento con Carlos, magari per prendere le misure… Prima però il 22enne di Sesto Pusteria deve fare i conti con il britannico Daniel Evans, avversario d’esordio mai affrontato in carriera, con eventuale secondo turno contro il vincente tra la wild card locale Juncheng e il giapponese Nishioka. Poi, dovesse centrare i quarti, l’altoatesino n. 7 del ranking troverebbe chi emergerà dallo spot che vede i match Rune-Auger Aliassime e Dimitrov-McDonald. Insomma, non proprio una passeggiata di salute per il numero uno azzurro al rientro nel tour dopo New York e la rinuncia alla Davis. In rotta di collisione già al secondo turno con il 20enne fenomeno di El Palmar (abbinato a un qualificato) c’è Lorenzo Musetti, che tuttavia ha un debutto complicato can il russo Karen Khachanov, che è tornato a conquistare un titolo dopo quasi 5 anni superando 7-6 (2) 6-1 il giapponese Nishioka nella finale di Zhuhai. […] E’ nella parte bassa del tabellone Lorenzo Sonego, destinato a uscire dalla Top 50 perdendo i punti del titolo di Metz l’anno scorso: il torinese deve vedersela con il francese Ugo Humbert per regalarsi, in caso di successo, la sfida con Andrey Rublev o Cameron Norrie nel quarto presidiato da Daniil Medvedev, già qualificato per le Finals. […] Gli azzurri in tabellone possono diventare 4 se Matteo Arnaldi, dopo la rimonta ai danni del colombiano Galan, piegato 4-6 6-3 7-6 (12) salvando 3 match-point nel tie-break decisivo, supererà l’australiano Aleksandar Vukic nel turno di qualificazione. […] Intanto Elena Rybakina ha accompagnato il suo ritiro dal Wta 500 di Tokyo con un post polemico e sarcastico emoji di applausi: «Performance bye, grazie di aver cambiato le regole all’ultimo momento. Grande decisione come sempre, Wta». La kazaka contesta la regola rispolverata dal tour femminile che restringe l’ammissione direttamente al 2° turno delle teste di serie, dando priorità a chi arriva nelle fasi finali del torneo precedente, in questo caso Maria Sakkari e Caroline Garcia, vincitrice e semifinalista a Guadalajara, penalizzando proprio Rybakina, più avanti nel ranking.

Per Jannik c’è subito il n. 27 Evans (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

 

Risate, un goffo tentativo con la lingua cinese ed un po’ di genuino imbarazzo. Passata la tempesta post Davis, Jannik Sinner non sembra essere cambiato di una virgola. L’altoatesino ha preso parte alla cerimonia di sorteggio del tabellone dell’ATP 500 di Pechino, torneo che dopo tre anni di stop si appresta ad un ritorno in pompa magna. Dal 28 settembre al 4 ottobre saranno infatti ben otto i top ten impegnati nella capitale cinese. Assenti solo Taylor Fritz e Novak Djokovic, quest’ultimo salterà la tournée asiatica ed oggi sarà impegnato a Roma nell’All Star Match della Ryder Cup. Nessun evento di pari categoria ha potuto vantare un parterre simile nel corso della stagione; quello che è il preludio del Masters 1000 di Shanghai (4-15 ottobre) potrebbe regalare ancora più spettacolo della rassegna principale dello swing orientale. In un tabellone che vanta la presenza di Alcaraz, Medvedev, Rune, Tsitsipas, Rublev, Ruud e Zverev; il numero uno d’Italia ha scoperto in tempo reale il suo destino. Collocato nella parte alta come sesta testa di serie, Jannik esordirà contro Daniel Evans. Il match contro il britannico, per l’azzurro sarà il primo dall’eliminazione contro Zverev negli ottavi di finale degli US Open. Per caratteristiche il n. 27 del mondo dovrebbe soffrire il tennis di Sinner che in caso di vittoria avrà però un percorso in salita. Ai quarti di finale potrebbe arrivare la sfida contro Holger Rune, che esordirà nel big match contro Auger-Aliassime. Il confronto con Carlos Alcaraz sarebbe invece possibile in semifinale, con lo spagnolo che invece potrebbe essere avversario di Musetti già al secondo round. Il tennista di Carrara è pero atteso da un esordio ostico contro Karen Khachanov, avversario tutt’altro che ideale per mettere alle spalle le difficoltà degli ultimi mesi. La truppa azzurra vanta anche Lorenzo Sonego, che esordirà nella parte bassa contro Ugo Humbert. Nelle qualificazioni ha già debuttato con successo Matteo Arnaldi, capace di aggiudicarsi 2 ore e 54 minuti di maratona contro Daniel Galan per 4-6 6-3 7-6(12). Il ligure oggi affronterà l’australiano Aleksandar Vukic per un posto in main draw. […]

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