Karolina Muchova ha quasi 7 anni più di Carlitos Alcaraz (27 anni ad agosto), ma come esperienza top-level e fasi finali di Slam, è più giovane e inesperta del buon Carlitos che pure ha pagato lo scotto della sua giovane età nella semifinale con Nole Djokovic.
A lei che oggi giocava ancora da n.43 del mondo pur essendo virtuale n.16 da perdente e addirittura virtuale n.10 da vincente, era capitato di battere le n.1 e le n.2 del mondo che aveva incontrato ancor prima dell’altro giorno Aryna Sabalenka – e cioè Ash Barty, Karolina Pliskova, Naomi Osaka – ma contro Iga Swiatek, già bicampionessa al Roland Garros il gap di esperienza era troppo ampio.
E si è visto subito. Fin dal primo momento. E anche alla fine, quando ha avuto la palla per il 5-4 nel terzo set e servizio per chiuderla.
E’ partita con l’handicap, proprio come Carlitos con Nole. Sott’acqua 3-0 in 10 minuti, 12 punti persi 3 fatti. Una minima reazione, ma dopo un’oretta di esordio in una finale Slam il risultato era nientemeno che 6-2, 3-0 per la polacca n.1 del mondo e alla fine tripla vincitrice in 5 partecipazioni: roba simil-Nadal.
In queste cinque presenze Iga ha vinto 28 partite e ne ha perse due: con la Halep in ottavi nel 2019, con la Sakkari nei quarti nel 2021.
Non mi aspetto però, ad essere sincero, che Iga possa vincere 14 Roland Garros come Rafa. Quello è il record più imbattibile che esista nel mondo del tennis. E Rafa li ha quasi tutti dominati, non solo vinti. Perfino a Roger Federer ha impartito severissime lezioni. Però Iga a 22 anni ha vinto già 3 Roland Garros, prima a fare il bis consecutivo dopo Justine Henin (2005-2006), e se i 14 trionfi di Nadal sono a mio avviso irraggiungibili, forse i 7 di Chris Evert non lo sono, e tanto meno i 6 di Steffi Graf. Mentre sul fatto che raggiunga i 4 titoli al Roland Garros di Justine Henin, beh sarei sorpreso non accadesse. Intanto ne ha già vinti 3 come tre “mostri sacri” quali Monica Seles, Arantxa Sanchez, Serena Williams.
Preciso qui ulteriormente che secondo me sarà più battibile, nei secoli, il record degli Slam vinti da Djokovic (che se non vince oggi a Parigi a quota 23 arriverà comunque, o a Wimbledon o altrove) che quello dei 14 Roland Garros vinti da Nadal.
Iga si muove in genere meglio di tutte le sue avversarie di quest’epoca, sbaglia pochissimo, e di rovescio quasi mai, ma soprattutto ha ancora notevoli limiti su cui lavorare e migliorare: dal servizio al gioco a rete, la smorzata – un po’ come è accaduto negli anni anche a Rafa –ma la sua superiorità tecnica sulle altre top-players non mi pare così marcata da assicurarle un dominio semi-eterno.
Quando Karolina Muchova si è un po’ tranquillizzata, si è messa in testa di giocare più libera, meno contratta perché ormai non aveva più nulla da perdere, il match è diventato finalmente equilibrato, giocato ad armi pari.
Karolina – che in certi primi piano per l’appunto assomiglia vagamente proprio alla regina del Roland Garros Chris Evert che ieri ha premiato le due finaliste – è risalita fino al 3 pari, poi è passata in vantaggio, 5-4 lei e servizio e allora lì, eccola di nuovo preda dell’angoscia, eccola perdere a 15 il game di battuta che poteva darle in anticipo il secondo set poi comunque vinto. A quel punto aveva già fatto 27 errori gratuiti. Non cinque, sei o dieci. Ventisette! Erano 20 già al quarto gioco del secondo set. Sarebbero stati 37 a fine match (contro i 28 di Iga: tanti comunque sia dell’una sia dell’altra, ben più dei vincenti, 19 di Iga, 30 di Karolina che ha fatto la partita).
Buon per lei che anche Iga si è spaventata, ha cominciato a parlare con il suo angolo quasi incredula per il match che fino a qualche minuto prima sembrava quasi chiuso e invece si era riaperto anche per sue indiscutibili responsabilità.
Così Karolina è riuscita in quel frangente ad approfittare della “timidezza” di Iga che ha pensato bene sul 5 pari di commettere, sul 15 pari, un errore dopo l’altro.
Sull’abbrivio di quell’inaspettata resurrezione, Karolina ha approfittato anche del clamoroso disorientamento di Iga per vincere 10 punti consecutivi e portarsi avanti 2-0 nel terzo.
Ora so bene che qualcuno mi darà del male, del maschilista, ma io faccio sempre molta fatica a capire perché succedano certi rovesciamenti di fronte nel tennis femminile.
Forse qualcuno più bravo e meno …maschilista di me – ce ne saranno tanti – mi sa spiegare perché dopo 10 punti consecutivi di Karolina Muchova accade che Iga ne vinca a sua volta 12 dei successivi 14? Per me è un mistero.
E se da un lato mi intriga cercare di sviscerarlo, dall’altro lato a furia di seguire altalene del genere, non riesco ad appassionarmi più di tanto. Forse è come l’approccio alla lirica: o la senti e la capisci, anche senza essere vero melomane, oppure resti agnostico. Forse ignorante.
Non è neppure una questione di break e controbreak. Quelli nel tennis maschile sono una sorta di termometro della qualità. Quando ce ne sono troppi di solito la qualità non è granchè.
Nel femminile non è così. Tutto sommato che le ragazze rispondano meglio di quando servono ci sta. E ci sta anche che dopo un break anda e rianda si arrivi sul 4 pari e lì può succedere di tutto…ma forse, alla fine, di nuovo l’esperienza prende il sopravvento e anche se la Muchova ha la pallabreak per il 5-4, accade invece che Iga riesce a tenere la battuta, dopo di che sul 5-4 per lei la Muchova sbaglia tutto quel che può sbagliare un lob tutt’altro che impossibile, due dritti gratuiti e il tris di Iga è cosa fatta.
Ci credo che poi Karolina piange come un vitello. Non potrà mai facilmente dimenticare che le occasioni le ha avute, che poteva anche vincere, smentire ogni pronostico, e anche che invece ha finito nell’ultimo game e mezzo per fare un regalo dopo l’altro. Vero, peraltro, che soltanto 10 mesi lei era n.235 nel mondo e che, come ho già scritto, dopo l’ennesimo infortunio il suo medico le aveva consigliato di lasciar perdere con il tennis, di attaccare la racchetta al chiodo.
Era una partita in cui lei, pur emozionata come mi è parsa, non aveva nulla da perdere. Quindi, anche per insistere sul confronto a distanza con l’inesperienza palesata da Carlitos Alcaraz – colto da crampi per la troppa tensione all’inizio di un terzo set! Non alla fine del terzo set, che ci può stare. All’inizio…- che però è già n.1 del mondo, sono curioso di vedere se Karolina riuscirà a mantenersi su questi livelli.
Infatti sul conto di Carlitos e del suo avvenire non ho il minimo dubbio. Invece su quello di Muchova, che -ricordo ancora una volta – meno di un mese fa è stata a un punto dalla sconfitta con Martina Trevisan a Roma, non ho le stesse certezze. Ha classe, ha una buona, anzi ottima mano, un ottimo servizio – cosa che Iga davvero non ha: la seconda di battuta della giocatrice polacca è anzi un punto decisamente debole – ma sbaglia ancora troppe palle facili. Ripeto tuttavia che lei non ha 26 anni e 9 mesi: tennisticamente ne ha almeno 3 di meno per via di tutti quei suoi infortuni che hanno stoppato la sua carriera. Ma come gioca lei, quando viene a rete ad esempio, mi piace davvero molto. Il coraggio non le manca, la voglia di arrivare – e adesso anche la fiducia – di fare l’ingresso fra le top-ten, ci saranno.
Oggi vedremo se Djokovic accuserà la pressione del 23mo Slam. Io non credo. Mi auguro che Ruud stavolta almeno un set lo vinca. In 4 incontri “italiani” non c’è mai riuscito. Ora sta giocando benissimo, forse meglio di sempre, e forse Djokovic gioca un tantino meno bene del solito. Che Casper vinca un set o qualcosa di più forse ci sta. Spero soltanto che non venga fuori una finale come quella di un anno fa. E che vinca chi se lo merita.