Era il giugno 2016, Rio de Janeiro, tempo di Olimpiadi. Nessuno si scorderà mai l’impresa di Monica Puig. In quell’occasione la portoricana sconfisse in semifinale Petra Kvitova, per poi conquistare la medaglia d’oro olimpica battendo Angelique Kerber (al tempo n. 2 del ranking) in finale. Oggi, però, le trecento vittorie ottenute in carriera da Puig sembrano quasi un lontano ricordo. L’ex numero 27 al mondo ha voltato pagina professionalmente, e ora (dopo una parentesi come commentatrice TV) si dedica a tempo pieno alle maratone. “Ogni volta che taglio il traguardo di una maratona e ottengo un nuovo miglior tempo personale, mi emoziono e piango” dice la portoricana – in eslcusiva alla CNN – e paragonando le due discipline praticate negli ultimi anni, le identifica come “molto simili e molto diverse”.
Non si può dire che il ritiro dal tennis sia stato preso alla leggera dalla 29enne di San Juan, infatti “Si tratta di mostrare a me stessa che non mi sono lasciata cadere in buco nero di depressione e tristezza quando ho dovuto finire la carriera così presto”, e ancora “Sono stata in grado di risollevarmi e di trovare qualcosa che mi motivi ad alzarmi ogni giorno dal letto”.
Ma praticare un solo sport non le basta, così a settembre ha deciso di gareggiare in veste di triatleta in Georgia. “Stai gareggiando contro te stessa. Sei la tua più grande avversaria o sostenitrice là fuori; quello che pensi può spingerti avanti o limitarti”. “Le maratone e il triathlon hanno aiutato la mia mentalità a crescere, ed è anche grazie al tennis che ho questa disciplina” dice Puig. Quest’ultimo sport è stato un’agonia per la portoricana negli ultimi anni, soprattutto a causa dei numerosi infortuni che l’hanno colpita, dal gomito alla spalla. Infatti “credevo di poter tornare a competere l’anno scorso, ma il mio chirurgo aveva detto che la mia spalla non era d’accordo”.
Puig non nega un possibile ritorno in campo (per esibizioni) in futuro, ma la strada è ancora lunga. Ora l’ex numero 27 al mondo ha imparato ad accettare i limiti del suo corpo, e con questa consapevolezza continuerà ad allenarsi per le maratone e per il triathlon. “Voglio continuare a farlo per tutta la vita. Non so fino a che punto arriverò, ma il cielo è l’unico limite”.
Andrea Binotto