La finale di Wimbledon è stata una partita epica che merita una piccola ripassata alla lente d’ingrandimento. Andiamo a vedere alcune dimensioni d’analisi del match alla ricerca di qualche chiave di lettura interessante.
Direzioni al servizio: sulla base del charting (mappatura) che potete trovare in fondo all’articolo – abbiamo rappresentato graficamente nel dettaglio le scelte al servizio dei due giocatori:
I grafici si leggono in questo modo: le frecce azzurre rappresentano le direzioni dei servizi dal lato della parità (con i giocatori che servono da destra verso sinistra). Le frecce gialle invece rappresentano le direzioni dei servizi dal lato del vantaggio (con i giocatori che servono da sinistra verso destra). Lo spessore della freccia da visivamente conto di quanto sia stata pronunciata la scelta di una determinata direzione rispetto all’altra. I valori sono espressi in percentuale, con l’area di servizio che è divisa in 6 aree:
- Servizi dal lato della parità
- Servizi ad uscire (wide)
- Servizi centrali (body)
- Servizi sulla “T” del servizio
- Servizi dal lato del vantaggio
- Servizi ad uscire (wide)
- Servizi centrali (body)
- Servizi sulla “T” del servizio
Per vedere oltre ai pattern di oggi se c’è stata qualche scelta specifica in funzione del match andiamo a confrontare come hanno dato le carte al servizio Alcaraz e Djokovic oggi, in comparazione con quanto fatto venerdì, in occasione delle semi.
Come si può vedere Nole non ha operato significative variazioni rispetto al match di venerdì con il nostro Jannik, lasciando intravedere che probabilmente sotto questo punto di vista Nole non opera grosse variazioni nelle scelte complessive al servizio in funzione dell’avversario, almeno sulla prima di servizio. Nel caso di Alcaraz invece la differenza con il match di semifinale con Medvedev è stupefacente:
Si vede chiaramente come nel caso del match con il russo lo spagnolo abbia voluto evitare sostanzialmente i servizi al corpo e nella partita di scacchi fra servizio e risposta abbia preferito puntare forte su alcune direttrici di servizio. Nel match con il serbo invece Carlitos ha cercato di mischiare il più possibile le carte, cercando spesso anche soluzioni al corpo in modo da tenere il più possibile Nole in una situazione scomoda di dubbio sulla prossima mossa. Andando poi a vedere le percentuali di trasformazione della prima palla emerge come questa scelta abbia pagato:
Certo abbiamo avuto una partita intensa caratterizzata da scambi intensi, per cui non vogliamo dare eccessivo peso ad un singolo fattore. Ciononostante le volte in cui Carlos ha scelto di andare col servizio al corpo Nole qualche difficoltà ce l’ha senz’altro avuta, in quanto la percentuale di trasformazione è stata più alta che negli altri quadranti.
Pressure points: un match titanico nel quale abbiamo visto due pesi massimi scambiarsi colpi di ogni genere fino all’ultima ripresa. Come pressure points in questa sede sono stati definiti come tutte quelle situazioni di punteggio che sono di break point, o che possono portare immediatamente ad una situazione di break point; inoltre, tutti i punti di un tie break sono stati classificati come pressure points. In questo match ne abbiamo contati 88. La prima cosa che balza all’occhio è che la distribuzione è fortemente sbilanciata sui turni di servizio di Djokovic, il che significa che il serbo è stato costantemente messo sotto una pressione considerevole, ed anzi risulta notevole il fatto che sia riuscito a portare il match al quinto, aiutato senz’altro dal pessimo inizio di Alcaraz, che probabilmente non rivedremo alla prossima occasione, la quale non dovrebbe essere poi così lontana.
Ciò che emerge poi andando a vedere il dettaglio di queste situazioni di gioco è che facciano un po’ storia a se. E’ un po’ come un processo chimico in cui si va a filtrare solo la grana più preziosa del match e si vede come in tali situazioni di gioco il potere dirimente del servizio vada parecchio a svaporare e che alla fine sia una lotta senza quartiere su ogni punto:
Detta in altri termini se le statistiche generali raccontano di un Alcaraz che in genere è stato abbastanza dominante con la prima di servizio (70% di punti vinti) questo numero diventa molto più modesto e crolla al 53%. Insomma quando i punti pesano anche i numeri dimostrano che contro Nole non si può pensare di cavarsela aggrappandosi al servizio, perchè nei momenti che contano in qualche modo la palla tornerà indietro.
Aggiungiamo a questa carrellata statistica anche un riepilogo delle tipologie di punti giocati sotto pressione, distinti per:
- punti vincenti negli scambi
- punti derivanti da errori non forzati dell’avversario in situazioni di manovra
- punti derivanti da errori non forzati dell’avversario in situazioni di pressing
- punti derivanti da errori forzati dell’avversario
- punti derivanti dal servizio (ace, servizio vincente, risposta sbagliata)
- doppi falli dell’avversario
La cosa che più salta agli occhi è che Djokovic ha cercato anche di fare la partita e con le armi a disposizione oggi ha cercato comunque di indirizzarla. Infatti in percentuale i punti vinti sulle situazioni di pressione derivanti da vicenti diretti ed errori forzati sono stati per Nole una percentuale maggiore rispetto a Carlitos. E ancor più sorprendentemente la quota di errori non forzati in manovra è stata commessa in percentuale superiore dal giocatore serbo rispetto a quello spagnolo. Insomma tanti piccoli tasselli che fanno intuire come Alcaraz sia riuscito a spostare Djokovic dalla sua comfort zone di muro di gomma e che uno dei tratti distintivi dei giocatori d’élite è la disponibilità ad accettare anche di poter allungare gli scambi e far sentire al proprio avversario che un’altra palla (o 5 palle in più, o 10 palle in più) non sono mai un problema.
E per concludere una nota a margine. Nei pressure points abbiamo anche considerato tutti quelli del game con cui Alcaraz ha chiuso il match con il proprio servizio. Se qualcuno se ne fosse dimenticato il ragazzo di Murcia nell’ultimo cambio campo ha avuto un paio di minuti per pensare che sarebbe andato a servire per il titolo a Church Road. Non so come la vedete voi, ma per i comuni mortali (vi ricordate il quinto set di Thiem vs Zverev, finale US Open 2020?) di solito è un problema. Ma non per Charlie, che dopo 4 ore e quaranta minuti si è presentato a servire e ha infilato 6 prime di servizio consecutive per piegare le ultime resistenze di chi su questi campi non perdeva dal 2013, anno in cui il nuovo campione di Wimbledon andava alle elementari. E pure Nole nel discorso di premiazione ha sottolineato la cosa rendendo onore al carattere di Carlitos, che ha ampiamente dimostrato di saper gestire la pressione a piè fermo.