WTA Cincinnati, Gauff: "Posso ancora migliorare molto"

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WTA Cincinnati, Gauff: “Posso ancora migliorare molto”

La 19enne statunitense, modello di ispirazione per molti giovani, afferma: “Posso avere successo anche fuori dal mondo del tennis”

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Dopo il trionfo contro Karolina Muchova in finale a Cincinnati e la conquista del suo primo Masters 1000, la giovane statunitense ha parlato a lungo in conferenza delle sue ambizioni e del suo percorso di crescita.

D: Coco, il tuo titolo più importante per ora. Parlaci delle tue emozioni.

GAUFF: “Sì, sono molto contenta di come sono riuscita a gestire questa settimana. Ho vinto una grandissima partita ieri, ed un’altra grande oggi. Karolina non è un’avversaria facile. Sono molto contenta di vederla di nuovo al top. Penso che sia una delle giocatrici più talentuose del circuito. Sono sicura che continuerà a giocare a questo livello”.

D: Qual è stata la tua mentalità, specialmente nel game sul 5-2? Hai avuto alcuni match point. Dopo averli mancati, cosa ti sei detta? Quanto sei stata contenta di tagliare il traguardo?

GAUFF: “Penso che in quei match point il mio pensiero fosse solo di buttare la palla in campo. Credo che fosse la mentalità sbagliata. Nel game di servizio mi sono detta di chiudere la partita come sapevo fare, che vuol dire giocare i colpi che sento più miei. Questo è ciò che ho fatto. Penso che ci siano due mentalità diverse. Ovviamente una ha avuto più successo dell’altra. Credo che userò questa d’ora in poi nei momenti in cui dovrò chiudere le partite molto tirate”.

D: In campo hai detto che ci sono state alcune notti in cui hai pianto, cercando di capire come migliorare. Come è stato, cercare di migliorare, ma capire comunque di essere sulla strada giusta? Come lo hai vissuto?

GAUFF: “Per me è stato molto difficile, perché sapevo dove dovevo migliorare. Durante gli allenamenti mi concentravo su quello. Però non riuscivo a portarlo nei match. Posso ancora migliorare molto dove voglio. Per me i colpi più importanti sono stati il servizio, il dritto e la risposta. Oggi ho vinto principalmente strappando il servizio, in realtà. Non ho servito bene come contro Iga. Non so se fosse il nervosismo. Non mi sentivo tanto tesa, a dire il vero. Magari è stato dovuto anche alla partita lunga di ieri. Non ho servito altrettanto bene. Penso che questo sia una caratteristica dei campioni, di come giochi anche quando non ti senti bene sul campo. Sono felice di essere riuscita a superare tutto”.

D: Il tuo viaggio è una grande fonte di ispirazione per molti di noi della comunità di colore. Come ti senti ad essere una fonte di ispirazione, soprattutto per i ragazzi giovani?

GAUFF: “Sì, è qualcosa che non prendo alla leggera. Penso che, a volte, aumenti la pressione, perché so che la comunità di persone di colore si ispira molto a me. Specialmente con il ritiro di Serena, le persone mi considerano il nuovo leader o qualcosa del tennis. Io non mi metto in quella categoria, perché Serena è la G.O.A.T. per un motivo. La “più grande di tutti i tempi”. Questo è ciò che significa la parola. Io faccio parte di tutti i tempi, quindi non so se riuscirò ad andare lontano quanto lei. Quello è il sogno. Ma esiste un G.O.A.T. per quello. Penso che per me si tratti di essere sempre la miglior versione di me stessa e di essere la migliore Coco dentro e fuori dal campo. Penso di prestare molta attenzione a come appaio ed alle cause che supporto fuori dal campo. Ovviamente, sul campo, mi concentro sul mio gioco. Lavoro duro, non posso controllare sempre il risultato, ma posso controllare come mi comporto. Questo è quello che cerco di fare per aiutare ragazze e ragazzi come me e per fargli capire che possono diventare qualcuno in un settore in cui non ci sono molte persone come noi”.

D: Se 10 è la versione migliore di Coco, che voto ti daresti oggi e in questa settimana?

GAUFF: “Oggi? Probabilmente un 6 (sorride). Onestamente, non ho servito bene. Ma mentalmente, un 10. Voglio dire, la mia arma migliore non stava funzionando, e sono comunque riuscita a gestirla. Durante tutta la settimana, direi intorno all’8 o al 9. Probabilmente un 9, si. Sinceramente penso che oggi, parlando di livello, sia stata la nostra peggiore partita. Penso che Karolina possa dire lo stesso. Ho visto le sue partite. Non so se è venuta qui prima, ma ho visto le sue partite durante questa settimana. Era tosta. Penso che entrambe abbiamo sentito fisicamente l’impatto di ieri. Credo di essere riuscita a resistere un pochino di più sulla spinta finale”.

D: Cos’è, ora che lo hai vinto, che rende il trionfo in un 1000 così difficile? Hai avuto delle occasioni. Cos’è che rende i tornei di questo livello così difficili da vincere?

GAUFF: “Penso che tutti lavorino duro a questo livello. Ovviamente, durante gli Slam tutti danno il massimo. Ma questi tornei vengono subito dopo. Ad esempio il programma, a volte giocare due giorni di fila incontri duri è più difficile che negli Slam, perché non hai il giorno di riposo in mezzo. Karolina anche ha detto una cosa simile. Si è svegliata ed ha detto ‘Ouch’. Io sono un po’ più giovane. Ho sentito l’impatto di ieri. Forse, proprio perché sono più giovane, l’ho sentito un po’ meno. La cosa più dura mentalmente era arrivare da un momento alto come la vittoria di ieri con Iga, e prepararsi per un altro match. Questa settimana, a livello di tabellone, ho affrontato molte avversarie sotto di me in classifica. Questo ti porta più pressione, perché sai di dover vincere queste partite, almeno sulla carta. Ovviamente non è così semplice quando scendi in campo. Penso che, quando affrontano un’avversaria meglio classificata, tutte le giocatrici lavorino ancora di più perché tutte vogliono la vittoria importante. Non me la prendo. Faccio lo stesso, anche io. Penso che per me siano le partite giocate nei giorni consecutivi l’aspetto più difficile a questo livello. Sono grata di venire dalla Florida, perché il caldo non era come quello che sentivo in Florida. Era caldo, ma non come nel sud della Florida”.

D: Per tutta la settimana ho chiesto ai giocatori del futuro di questo torneo. In campo hai detto che ti piacerebbe che il torneo rimanesse a Cincinnati. Puoi descrivere cos’è di questa città che rende così speciale il torneo?

GAUFF: “Penso che siano le persone. Qui le persone sono molto gentili. La prima persona dell’Ohio che ho conosciuto è stata Caty McNally. Lei è nata qui. Mi ha detto lei dello Skyline Chili, tutto quanto. Suo fratello è andato alla Ohio State. Sto imparando alcune cose. Lei mi ha mostrato un po’ di posti. Le ho chiesto un’estetista qui. Mi sono rifatta le unghie. Penso che questa sia la settimana prima di uno Slam, in cui non vuoi andare in nessun posto assurdo. Io voglio rilassarmi. Penso che le persone lo rendano meraviglioso. Lo staff è stato così disponibile e gentile. Il cibo. I cuochi qui… Ogni giorno il cuoco mi dava una foglia che credo fosse di basilico. Era un mio portafortuna. Non la mangiavo mai, ma me la dava comunque (ride). Non penso che si mangi. Oggi si è allontanato dalla sua zona per darmela. Sono queste piccole interazioni che lo rendono speciale per i giocatori. Penso che qui la gente ti veda più come una persona. Credo che la gente mi veda in TV, mi guardano solo in campo. Qui non chiedono mai una foto o qualcosa. Loro si prendono cura di te. Penso che sia questo che significa per me rimanere a Cincinnati.

D: Adesso sei 5-1 nelle finali. Alcuni giocatori arrivano in finale e poi non riescono a performare con il titolo in palio. Quando c’è un trofeo in gioco, come ti condiziona?

GAUFF: “Non lo so. Lo immagino come un’altra partita. Penso che la cosa peggiore che possa capitarmi è che io perda. Cerco di non caricarla troppo. Ovviamente diventi più nervoso, ma alla fine provo a sminuire il momento il più possibile. Oggi ho fatto lo stesso. Prima del game al servizio sul 5-4, mi sono detta che avevo tenuto tanti game al servizio e che non importasse il punteggio, che fosse 1-0 o 5-4, l’importante era tenere il servizio. Questo era ciò a cui pensavo. Ovviamente, preferiresti tenere il servizio sul 5-4 che sull’1-0 nel primo gioco della partita. Devi provare a ingannare la tua mente in questo modo per rilassarti”.

D: Hai dovuto gestire molte aspettative e le luci dei riflettori per più di quattro anni. Ora che hai un titolo 1000, ne ritroverai molte allo US Open. Cosa hai imparato negli ultimi anni sulla gestione delle aspettative altrui?

GAUFF: “Accettarle e allo stesso tempo concentrarti sul tuo percorso lineare. Penso che la cosa più importante che ho imparato è che il percorso che gli altri immaginano per te non è quello reale, non è ciò che accadrà. Anche il percorso che tu immagini per te potrebbe non accadere. Credo che tu debba solamente dare il massimo. Questo è tutto quello che puoi fare. Darò tutto nello US Open. Se le cose andranno alla grande, sarà fantastico. Altrimenti, tornerò a lavorare duramente e mi preparerò per il torneo successivo. Questa è più o meno la mentalità da avere. Non posso controllare come gioco. Oggi non potevo controllare il mio servizio. Ma l’importante per me, e me lo sono detta già dal primo punto, era che sapevo che sarebbe stata dura, e che dovevo accettare nel bene e nel male quello che succedeva. Probabilmente ho commesso più doppi falli di quanto non facessi nell’ultimo periodo. Questo significa accettare il bene e il male, perseverando sempre. Questo è anche quello che farò allo US Open. Penso che questa partita mi abbia insegnato molte cose che mi serviranno nella carriera”.

D: Hai parlato in passato di venire da una famiglia di educatori. Cosa pensi che abbia portato nella tua mentalità come tennista? Abbiamo visto la tua fame di migliorare dopo Wimbledon. A volte serve un po’ di umiltà per capire che c’è da migliorare. Essere circondata da questa energia, ti influenza in qualche modo?

GAUFF: “Certo, sicuramente. I miei genitori vorrebbero ancora che io seguissi le lezioni del college. Io ho rimandato sempre, per cui non so bene cosa succederà (ride). Spero che non se ne accorgano. Il prossimo anno. Il prossimo anno. Già è passato un anno (sorride). No, loro mi trasmettono sempre l’importanza della conoscenza. Penso che nel mondo di oggi si possa imparare molto anche senza un grado di educazione più alto. Supporto al 100% le persone che cercano di ottenere un’educazione migliore. Voglio farlo anche io. Penso solo di non essere pronta ad affrontarlo ancora. Da bambina volevo sempre migliorare. Anche quando scrivevo i saggi e prendevo buoni voti, ero coccolata dagli insegnanti. Ho sempre cercato di migliorarmi. Credo che sia anche un segno di consapevolezza sociale. A volte pensi di aver scritto un bel saggio, ma poi vieni criticata. Penso che questo mi insegni anche sul tennis, in generale. Pensi di aver giocato un buon match, ma poi il tuo allenatore ti dice che avresti potuto fare meglio sotto alcuni aspetti. Non devi avere la testa dura. Non devi essere testardo. Devi pensare che gli altri abbiano ragione. Non ho ancora parlato della partita con il mio team, ma so già che loro mi diranno un sacco di cose. Io accetterò ciò che mi diranno. La mia famiglia mi ha sempre insegnato l’importanza di guardarsi da un punto di vista tridimensionale, vedendosi anche dall’esterno, perché è così che si impara di più su sé stessi. Se pensi solo internamente a te, non sarai mai in grado di imparare. Credo che questa sia la cosa più importante. Mio padre mi ha detto che il college gli ha insegnato la disciplina e molto altro. Ha instillato questa cosa dentro di me. Io penso di averla imparata più dal tennis, a dire la verità. Ma la scuola mi ha insegnato che ho degli interessi anche fuori dal tennis. Penso che il motivo più grande per cui i miei genitori volevano che continuassi a studiare era che la scuola mi ha fatto capire di essere molto più che una tennista. Questo è stato l’insegnamento più grande, che posso avere successo anche fuori dal mondo del tennis”.

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