US Open, Townsend: "La convinzione in me stessa è arrivata dal lavoro. Non lo do mai per scontato"

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US Open, Townsend: “La convinzione in me stessa è arrivata dal lavoro. Non lo do mai per scontato”

L’americana racconta il suo percorso dopo la vittoria contro Beatriz Haddad Maia: “Ora so di non essere qui per caso o solo per talento”

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Taylor Townsend - US Open 2019 (foto via Twitter, @usopen)
 

Vittoria importante e sofferta per la tennista statunitense Taylor Townsend contro Beatriz Haddad Maia, testa di serie numero diciannove in questa edizione dello US Open, dopo due ore e quattro minuti di gioco con il punteggio di 7-6(1) 7-5. Un match lottato, esaltante, giocato in un atmosfera molto calda e in cui l’americana è riuscita a mettere in mostra tanto del suo indiscutibile talento. “Bea la conosco molto bene. Abbiamo giocato contro per tanti anni da junior. Sono molto orgogliosa del modo in cui ho lottato e eseguito il mio piano partita”, commenta Townsend nel post gara. “Onestamente, sono riuscita a mantenere la calma. Bea è molto brava a mantenere le proprie avversarie sotto pressione. Ho avuto delle opportunità quando ero avanti di un break nel secondo, ma lei ha fatto il contro break. Poi ci sono stati dei giochi duri in cui ho avuto altre opportunità e sono scivolate via. Penso che la cosa di cui sono più orgogliosa sia come ho gestito le cose mentalmente”.

La vittoria di Townsend stupisce se si guarda solo alla ranking WTA – la statunitense occupa attualmente la 132esima posizione mondiale in singolare – ma non se la si osserva colpire per un po’. Townsend esprime un gioco inusuale per il panorama femminile aggressivo, potente, ma anche ricco di sensibilità, slice e un serve and volley assolutamente fuori moda: insomma è un talento a 360 gradi con una racchetta in mano. Questo aspetto è sempre emerso, fin da quando l’americana si è approcciata al mondo del tennis da giovanissima, ma non bastava agli occhi di chi ha sempre preferito fermarsi a giudicare il suo fisico, non proprio tipico di un atleta. La storia della numero 132 al mondo è segnata, infatti, da grandi difficoltà e infiniti pregiudizi, ma parla anche di riscatto e di come una strada per oltrepassare quei momenti così brutti la si possa trovare.

Dopo aver lottato contro la sua stessa Federazione e anche con se stessa per poter stare nel tennis professionistico, Townsend sembra aver ora trovato la convinzione giusta per ottenere grandi risultati sia in singolare sia in doppio – specialità in cui è numero 5 al mondo-. L’americana racconta di come dopo la maternità – nel 2021 ha dato alla luce Adyn- tornare ad allenarsi non sia stato semplice e abbia richiesto tanto lavoro, ma l’abbia anche aiutata ad avere una prospettiva diversa sulle cose. Tutto questo a contribuito all’inizio di un nuovo percorso personale e di allenamento ed ora ne sta raccogliendo i frutti.

Onestamente, la convinzione è arrivata, non è stato un percorso facile, ma la convinzione è arrivata dal lavoro. So che non sono qui per talento. Sì, certo, ho talento, qualunque cosa significhi, ma sono qui perché ho lavorato duramente. Nel mio viaggio, non do niente per scontato. Penso che sapere questo ed essere in grado tornare indietro alle tue difficoltà e ai momenti difficili, dia la forza di sapere che ce la puoi fare. So i sacrifici che ho fatto e non molte persone, solo una manciata sapevano che cosa mi stava succedendo e che cosa stavo passando per tornare ed essere in grado di sedermi di fronte a voi [giornalisti, ndr] e avere questo tipo di conversazioni.

Per me la convinzione è arrivata dal lavorare tanto e duramente, non solo fisicamente ma anche mentalmente, buttando giù tante barriere che avevo nella mia testa. Cercare di capire che cosa mi stesse trattenendo perché sentivo che tutti, fin da quando ero numero uno junior, mi dicevano che avevo tutto, ma mancava sempre qualcosa. Dovevo capire che cosa fosse. Solo io potevo. Ogni volta che vado in campo, che sia singolo doppio o doppio misto, uno Slam o un Challenger, non do nulla per scontato”.

Townsend continua: “Può suonare come un clichè, ma per me è più una questione di ragionamento con me stessa. Non è solo qualcosa che riguarda me come tennista. È completamente l’opposto. Devo realmente immergermi dentro di me stessa e provare a capire ed analizzare, ad esempio, che cosa provo per me stessa, come quell’esperienza che ho avuto mi influenza quando entra nel mondo del tennis. Le persone parlano del mio peso, parlano di cose molto delicate, di come io appaio. L’aspetto fisico è sempre giudicato dal primo momento in cui entri in campo. Ho dovuto analizzare molte cose e distaccarmene, dirmi: ‘Guarda dove sei adesso. Non è dove vuoi essere, mettiti un obiettivo’. Quello è stato il punto d’inizio. Ho fissato un obiettivo. Mi sono detta anche: ‘Quando tornerai, sarei migliore di quando ha lasciato’. L’ho detto alla cerimonia di premiazione qui l’anno scorso [finale persa allo US Open in coppia con Caty McNally, ndr]. Non è stato un caso, questo è stato quello che ho fatto e che sto facendo.

Penso che tutti lo vedano, ma ho dovuto fare una grande analisi su me stessa e capirmi meglio come persona. È stato bello perché abbracciato l’ambiente oggi. Io mostravo emozione e passione, mi gasavo e il pubblico faceva piccole cose dopo alcuni miei colpi. Questa sono io. Ho finalmente accettato chi sono con tutto quello che significa: farlo venire fuori, mostrarlo e risplendere in palcoscenici come questo. […] Significa molto per me“.

Ora Townsend è attesa al terzo turno dalla testa di serie numero dieci Karolina Muchova.

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