Coppa Davis: Repubblica Ceca-Serbia 3-0, Mensik e Lehecka sigillano il primo posto nel Gruppo C

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Coppa Davis: Repubblica Ceca-Serbia 3-0, Mensik e Lehecka sigillano il primo posto nel Gruppo C

A due mesi dall’anniversario della finale del 2013, Nole Djokovic risparmiato per il singolare dopo il successo di ieri su Fokina scende in campo a punteggio acquisito: prove generali in ottica Malaga

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Jakub Mensik – Coppa Davis 2023 (credit: Getty Images for ITF)
 

Coppa Davis 2023 – Group Stage
Gruppo C, Valencia

Repubblica Ceca b. Serbia 3-0

J. Mensik b. D. Lajovic 6-3 6-2

J. Lehecka b. L. Djere 7-6(7) 7-5

T. Machac/A. Pavlasek b. N. Cacic/N. Djokovic 7-5 (7)6-7 10-3

Il Girone C della Coppa Davis 2023, quello che si sta disputando all’interno del Pabellon Fuente De San Luis in quel di Valencia, ha decretato la Repubblica Ceca capitanata da Jaroslav Navratil come primatista del raggruppamento.

I cechi, infatti, grazie al successo ottenuto nella giornata odierna – la penultima delle gare di Davis di questa prima fase a gruppi – ai danni delle Serbia hanno vidimato la loro supremazia nel girone spagnolo. Quello contro la compagine balcanica, difatti, rappresentava lo scontro diretto per definire chi si sarebbe accaparrato il primo posto valenciano. Entrambe le formazioni approcciavano alla sfida con il petto gonfio di autostima poiché non solo nei loro due precedenti tie, contro la squadra di casa – la Spagna di David Ferrer – e fronteggiando la Repubblica di Corea, avevamo ottenuto la vittoria finale; ma erano anche usciti dal campo con un stato di consapevolezza decisamente ispessito dalla modalità attraverso cui erano stati in grado di giungere al quel doppio traguardo trionfale.

Affermazioni nette e convincenti, un duplice 3-0 per ambedue i team che ha voluto dire arrivare al confronto diretto privi di inciampi lungo il percorso: nessun incontro perso, tutti e sei i punti disputati messi in saccoccia.

Con la qualificazione alla Fase Finale di Malaga oramai già conquistata, nel faccia a faccia i due capitani hanno optato per alcune modifiche nelle gerarchie dei Roster e di conseguenza dello schieramento dei giocatori a loro disposizione.

Perciò non ha sorpreso minimamente la decisione di Viktor Troicki di rinunciare a Novak Djokovic per il singolare, il quale aveva già ampiamente dato il proprio contributo alla causa patriottica superando Davidovich Fokina nello scontro andato in scena venerdì ma soprattutto infondendo un eccezionale senso di appartenenza alla maglia serba con la decisione presa last minute di raggiungere i propri compagni dopo gli ingenti sforzi newyorchesi piuttosto che staccare fisiologicamente la spina con il tennis giocato e concedersi un meritato periodo di riposo.

Per ovviare all’assenza del cannibale alzatore di 24 titoli del Grande Slam, l’ex n. 12 ATP ha riproposto lo schema già presentato in occasione del match d’esordio – vittorioso al cospetto dei coreani, quando Nole era ancora impegnato a Belgrado per la celebrazione del suo quarto sigillo nella Grande Mela – con Dusan Lajovic preferito a Miomir Kecmanovic a discapito della loro classificata attuale (rispettivamente n. 52 e 48 del mondo) prediligendo invece la maggiore esperienza nella competizione del 33enne monomane.

Dunque, ciò ha fatto inevitabilmente scalare Laslo Djere come numero uno del team. Tuttavia anche Navratil non è stato da meno quanto a cambi di formazione messi in pratica: ha scelto, a pass per le Finals ormai centrato, di dare spazio al nuovo astro nascente del tennis dell’ex Cecoslovacchia Jakub Mensik: enfant prodige classe 2005, 18 anni compiuti una quindicina di giorni fa, reduce da uno splendido US Open che lo ha visto spingersi sino al 3°T – si è arreso al solo Fritz – all’esordio assoluto in un Major e perdipiù partendo dal tabellone cadetto dove fra l’altro al primo round ha eliminato Fabio Fognini.

In verità il nativo Prostejov aveva già potuto debuttare nella manifestazione prendendo parte ai due match di doppio, che seppur giocati a risultato acquisito ne hanno confermato le indubbie qualità oltre che le importanti potenzialità future: al fianco del doppista Adam Pavlasek (n. 57 di specialità) ha trascinato la squadra ceca sul 3-0 sia con gli spagnoli che contro la Corea.

Per cui, più che meritata per l’ex n. 2 juniores e finalista all’Australian Open junior del 2022 la possibilità di esordire anche in singolo: ebbene non ha tradito le attese neppure in questa circostanza, disintegrando completamente un veterano della competizione come il finalista al Masters 1000 di Montecarlo 2019 annichilito per 6-3 6-2 in appena 54 minuti di gioco, con durata distribuita perfettamente tra i due parziali – entrambi da 27 minuti ciascuno.

Ancora una volta il giovanissimo talento ceco ha dato dimostrazione della devastante incisività del suo brutale servizio: dal suo trampolino di lancio posto all’altezza di ben 191 centimetri ha scagliato fulgidamente la bellezza di 11 ace con numeri spaventosi anche per quanto concerne le percentuali, 78% di prime in campo, un irreale 94% (30/32) di trasformazione e un altrettanto inaudito 67% di realizzazione con la seconda – a cui è stato costretto soltanto in 9 occasioni complessivamente vincendo comunque 6 volte il quindici in questione -; il tutto condito dalle 0 palle break concesse al malcapitato Dusan.

Dopodiché, è toccato alla sfida che vedeva Djere opposto al numero 1 della Repubblica Ceca Jiri Lehecka: il 21enne, punta di diamante del proprio Paese, di Mlada Boleslav – quest’anno in ottavi a Wimbledon – ha conseguito il terzo successo immacolato in altrettanti incontri disputati a Valencia. Dopo le vittorie per 7-6(5) 7-5 sul russo iberico Davidovich e con lo score di 6-1 7-5 su Kwon, ha battuto pure il 28enne di Senta regalando per la terza volta consecutiva la vittoria matematica del Tie.

Il match contro Laslo, reduce dal terzo turno a Flushing Meadows in cui ha impensierito spaventando e non poco il connazionale più famoso che esista andando avanti 2-0 prima di subire il rabbioso ritorno di Nole, tuttavia è stato decisamente impervio e infarcito di numerose insidie: una partita estremamente equilibrata dal canovaccio a livello di punteggio molto simile a quello che alla fine aveva premiato Jiri con Alejandro Fokina.

Il risultato è stato il medesimo, sono servite 2ore e 5minuti di fervente confronto agonistico ciononostante il n. 30 del mondo ha sigillato l’incontro come voleva: vittoria per 7-6(7) 7-5, in particolare nel primo set il ceco ha sventato brillantemente il doppio break point offerto nel secondo game – l’unico di tutta la frazione nella quale si sono palesate opportunità di scippo della battuta altrui – per poi apporre la firma sul parziale al tie-break e al terzo set point. Alla ripresa delle ostilità, Jiri è poi scappato sul 3-0leggero” facendo credere di aver chiuso qualsiasi tipo di discorso ed invece il serbo è ritornato prepotentemente in corsa con il contro-break operato nel settimo game.

Al servizio per prolungare la contesa, sul 4-5, Djere si è però ritrovato nuovamente sull’orlo del precipizio: con grande orgoglio però ne è venuto fuori cancellando ben tre match point e facendo suo un infinito gioco da 16 punti. Ma purtroppo per la Serbia, si è rivelato un salvataggio invano dato che nel dejà vu sul 5-6 al secondo match ball del game – il quinto in totaleLehecka ha posto il punto esclamativo consegnando ai suoi una pirotecnica prima piazza nel raggruppamento.

Un risultato incredibile per questi scatenati giovincelli cechi, che così permettono il ritorno della Repubblica Ceca nel grande tennis per nazionali: traguardo isperato alla vigilia, divenuto possibile specialmente grazie agli indisponibili della Spagna ma poi guadagnato con pieno merito dal triumvirato Lehecka-Machac-Mensik che ora fa risognare i tifosi compatrioti ricordando i fasti gloriosi di Berdych e Stepanek e del trionfo in back-to-back datato biennio 2012/2013.

E a proposito di quegli anni ruggenti vissuti dalla Cechia, il caso curiosamente vuole che fra esattamente due mesi cadrà l’anniversario dell’ultimo sigillo in Davis: dieci anni fa Tomas e Radek, infatti, guidati da Navratil – un vero e proprio santone del tennis in patria essendo in sella alla panchina ceca dal 2006 – vinsero superando 3-2 nientepopodimeno che la Serbia di Djokovic e Lajovic, quest’ultima alla seconda finale della loro storia dopo il successo del 2010 sulla Francia.

Tornando invece al presente, a punteggiò acquisito due cambiamenti dell’ultima ora nel doppio finale rispetto alle coppie annunciate: fuori Kecmanovic e lo stesso Lehecka che però si sapeva in principio che non sarebbe stato interpellato per l’ultimo incontro di giornata, dentro Robo Nole e Tomas Machac.

Nelle sfide antecedenti, Troicki e Jaroslav si erano sempre affidati al medesimo duo: Cacic/Kecmanovic da una parte e Mensik/Pavlasek dall’altra. Per cui se appare logica la modifica ceca, vista la decisione di far esordire in singolare Mensik con quindi colui a cui è abitualmente affidato il ruolo di numero 2 impegnato viceversa nel doppio – dove il punto fermo rimane lo specialista Pavlasek, anche se in vista di Malaga pure l’accoppiata Machac/Lehecka potrebbe ritornare utile senza dimenticare che per caratteristiche tecniche Jakub alle fase finali appare essere il vero irrinunciabile -, può aver sorpreso in molti l’opzione Nole in un match che non contava veramente nulla.

E aldilà dei discorsi relativi all’attaccamento della maglia serba, inconfutabili, pare più evidente che la decisione condivisa tra Novak e Capitan Viktor – un solo anno più grande del suo numero 1 – sia sta presa in ottica di prove generali verso le Finals nel tentativo di creare la miscela migliore per un eventuale doppio da dentro fuori che preveda la presenza del numero uno mondiale: l’accoppiata costituita da Djokovic al fianco di Nikola Cacic – l’unico specialista serbo in Top 100 di doppio, 62 ATP – l’avevamo già osservata all’opera in un incontro decisivo ai quarti di finale dell’edizione 2021 quando superarono i kazaki Golubev/Nedovyesov prima che la compagine balcanica venisse fatta fuori dalla Croazia in semi.

Oggi però le cose non sono andate come a Madrid, allo scoccare delle due ore di gioco Machac e Pavlasek si sono aggiudicati il punto del 3-0 con lo score di 7-5 (7)6-7 10-3 al super tie-break: avrebbero tranquillamente potuto chiudere in due se avessero sfruttato il match point costruito nel tie-break, ma in quel caso a prevalere è stata la resilienza serba che alla fine al quarto set point ha quantomeno costretto i rivali al tie-breakkone.

Adesso il sipario su Valencia calerà nella giornata di domenica dopo la sfida consolatoria valevole per il 3° e 4° posto del girone tra la fracassata Spagna, uscita decisamente malconcia dalla spedizione casalinga, e la cenerentola Corea.

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