Guido Pella si arrende: a soli 33 anni appende la racchetta al chiodo

ATP

Guido Pella si arrende: a soli 33 anni appende la racchetta al chiodo

Quartofinalista a Wimbledon 2019 ed ex Top 20, il mancino di Bahia Blanca si ritira dal tennis professionistico: il ginocchio destro privo di cartilagine non era più sostenibile in campo

Pubblicato

il

Guido Pella - Wimbledon 2019 (foto via Twitter, @Wimbledon)
 

Ci ha provato, ha tentato di darsi un’ultima possibilità ma la lesione cronica che gli affliggeva il ginocchio destro non era più sostenibile per poter continuare a competere in un mondo Pro: un arto oramai privo di qualsiasi presenza cartilaginosa e che aveva dovuto rieducare totalmente da zero. Ad ottobre 2022 – nel 2023 ha disputato 22 incontri in totale vincendone soltanto 9, nel 2022 uno solamente a livello Challenger a Montevideo perdendo da Cerundolo junior 7-5 6-3, il ruolino invece del 2021 recita 26 partite complessive con 18 successi – parlava così il nostro protagonista: “Non esiste una cura per quello che hoAlla fine dell’anno scorso ho avuto una ricaduta molto forte, un dolore che mi impediva praticamente di camminare sul campo. Ho deciso di prendermi una pausa. Un mese dopo ho scoperto che sarei diventato padre“.

Tutto si è concatenato per permettermi di fare un passo indietro per un po. Ne ho parlato con il mio chinesiologo e gli ho detto che non potevo più giocare perché non riuscivo ad allenarmi bene. Abbiamo avuto due consulti e mi hanno detto che dovevo rieducare il mio ginocchio da zero, dall’alzarmi da una sedia al camminare in modo diverso, solo per far sì che il ginocchio sentisse sollievo dalla lesione“.

La concomitanza con la nascita del primogenito gli ha fatto accettare più gradevolmente la naftalina agonistica e cominciare ad assaporare le piccole – ma grandi – cose della vita quotidiana assieme al calore della famiglia. Ora potrà farlo a tempo pieno.

Con un enorme mix di sensazioni ma allo stesso tempo un grande sollievo annuncio che ho deciso di porre fine alla mia carriera di tennista professionista. È stato un viaggio incredibile, con tante cose belle che mi hanno permesso di vivere momenti che non tutti possono vivere e per questo sarò eternamente grato al tennis. Voglio ringraziare la mia famiglia che è sempre stata con me, in particolare in quest’ultimo periodo e specificatamente dal primo momento che hanno saputo che lo US Open sarebbe stato il mio ultimo torneo. Mi hanno affiancato in modo tale che io potessi arrivare nella migliore forma possibile. In secondo luogo, ringrazio il mio team che è stato per me come una seconda famiglia per tutta la mia carriera, in particolare Fabi, Andrés, Titan e Daniel che mi hanno accompagnato dal primo all’ultimo giorno”.

Voglio ringraziare anche i miei amici del circuito (sapete chi sono) e i miei compagni di squadra di Coppa Davis che mi hanno fatto vivere momenti indimenticabili. Spero di aver ricambiato tutto l’amore che mi hanno dato in così tante tie e tornei. Infine grazie a tutte le persone che mi hanno sempre sostenuto in ogni momento e che si sono sempre prese del tempo per lasciarmi un bel messaggio, soprattutto nei momenti più difficili della mia carriera: mi mancheranno e spero di aver restituito loro un po’ da dentro il campo tutto il supporto che mi hanno dato. E come dice la persona che ammiro di più nella mia vita, ‘tutti i nostri sogni possono diventare realtà, se hai il coraggio di perseguirli‘. Penso di essere stato in grado di realizzare praticamente tutto ciò che mi ero prefissato di fare nel tennis, e ora sarà il momento di guardare altrove.

Addio

Attraverso così quest’accorato Post sul proprio profilo Instagram, Guido Pella annuncia il ritiro dal tennis professionistico: l’ultima match disputato, dunque, il primo turno a Flushing Meadows dove è stato sconfitto 7-6(5) 6-4 6-4 dal sudafricano Lloyd Harris. I quarti di finale a Wimbledon 2019 e la vittoriosa campagna nella Coppa Davis 2016 con la maglia albiceleste, le tappe più significative della carriera del mancino di Bahia Blanca.

Veramente incredibile il percorso londinese che lo vide protagonista quattro anni fa, lui un autentico terraiolo che dopo aver superato Copil e Seppi (l’azzurro cadde soltanto 6-1 al quinto e decisivo parziale dopo aver vinto secondo e terzo per 6-4) eliminò uno dietro l’altro – tra sedicesimi e ottavi – il finalista uscente Kevin Anderson e soprattutto il finalista del 2016 Milos Raonic in un match pazzesco da cui uscì vittorioso solamente per 8-6 al quinto; prima di arrendersi all’altra grande sorpresa di quell’edizione di Church Road: lo spagnolo Roberto Bautista Agut.

Grazie a quel meraviglioso cammino sull’erba britannica, si guadagnò anche il Best Ranking: il 19 agosto 2019, infatti, raggiunse la 20esima piazza mondiale a coronamento di un’ottima carriera che in 18 anni di professionismo lo ha visto alzare al cielo un unico trofeo ATP: il ‘250‘ di San Paolo battendo in finale in un derby sudamericano il cileno Cristian Garin con il punteggio di 7-5 6-3.

Fanno invece da contraltare quatto atti conclusivi persi: nel febbraio del 2016, in quello che rimane l’ultimo atto più prestigioso disputato in carriera, venne sconfitto – altro scontro a complete tinte latino americane – dall’uruguagio Pablo Cuevas 6-4 al terzo nell’ATP 500 di Rio De Janeiro. A questo KO ne seguirono altri tre divisi pariteticamente nelle successive tre stagioni in altrettanti eventi duecentocinquanta: maggio del 2017 soccombette a Sascha Zverev a casa del tedesco a Monaco di Baviera, luglio 2018 ad Umago fu Marco Cecchinato a impedirgli di aggiudicarsi il secondo alloro nel circuito principale.

Infine a febbraio 2019, l’ultima finale della carriera – ironia della sorte – giocata in Argentina a Cordoba: purtroppo anche in questa circostanza niente da fare subendo la rimonta del connazionale Juan Ignacio Londero per 3-6 7-5 6-1. Appende inoltre la racchetta al chiodo potendo vantare quattro successi contro Top 10: oltre a quello già citato con lo struzzo sudafricano a Londra, fra l’altro l’ultimo in ordine temporale, ha avuto la meglio anche sull’allora n. 10 Janko Tipsarevic nel 2013 al 3°T di Dusseldorf – torneo che all’epoca aveva valenza di un 250 -, contro Dominic Thiem (al tempo n. 7 del mondo) al 2°T di Chengdu nel 2017 e dulcis in fundo – o meglio antecedentemente allo scalpo su Kevin – ancora Wimbledon teatro del colpaccio e ancora un finalista del torneo in carica a farne le penne. Probabilmente il più splendente capolavoro dell’arte tennistica espressa da Guido, poiché questo vuol dire rimontare due set di svantaggio – 3-6 1-6 – a Marin Cilic che l’anno prima aveva perso soltanto da Federer in finale, ai trentaduesimi dei Championships 2018 imponendogli la battuta d’arresto con la sequenza di 6-4 7-6(3) 7-5.

Dunque, per ciò che abbiamo raccontato una signora carriera per il classe ’90 argentino: che già da junior aveva mostrato il suo potenziale, ottenendo come migliore classifica Under 18 la n. 42 ma soprattutto trionfando nel Bonfiglio 2008 superando nel match per il titolo David Goffin e spingendosi sino alla semifinale del Roland Garros di categoria dove fu estromesso dalla corsa al trofeo dal polacco Jerzy Janowicz.

Tuttavia, aldilà di tutto quello che ha conquistato a livello individuale, la maggiore soddisfazione Pella se l’è certamente tolta facendo parte del quartetto di Moschettieri che agli ordini di Capitan Daniel Orsanic ha sublimato le rispettive curve sportive con il sigillo più importante e pregno di emozioni che esista per un tennista, in special modo tenendo presente che riscrissero letteralmente la storia dopo quattro finali perse ottenendo la prima Coppa Davis dell’Argentina e diventando di conseguenza immortali: l’Insalatiera del 2016, centrata in trasferta a Zagabria in una finale surreale, dove gli argentini si ritrovarono sotto 2-1 al sabato dopo il doppio – eh già, era ancora la vera Davis – prima di mettere in piedi una Remuntada senza senso.

Nel primo singolare della domenica tra i due numeri uno, in un weekend super colorato grazie agli aficionados albicelesti accorsi numerosi in Croazia per poter guardare con i loro occhi la realizzazione della storia e il tutto sotto l’aura dal tifo infernale e sfegatato di un certo Diego Armando Maradona, l’immarcescibile Juan Martin Del Potro quando ormai sembrava sotto un treno ribaltò lo 0-2 nell’incontro (7-6 6-2 per i padroni di casa) per imporsi 7-5 6-4 6-3 negli ultimi tre set su Marin Cilic.

Poi tocco a Delbonis completare l’opera contro Karlovic. Anche Guido però diede il suo contributo, mettendo il suo preziosissimo mattoncino nella corsa alla Davis: Glasgow, casa di Sir Andy e della Gran Bretagna, semifinali al cospetto dei campioni in carica, venerdì. Pella viene schierato come numero uno visto che Del Potro non aveva ancora la classifica per poterlo essere in seguito all’ennesimo rientro dopo stop fisici, perde la prima frazione con il n. 2 inglese Kyle Edmund per 7-6(5) ma alla fine vince la partita: 6-4 6-3 6-2 per concludere sul 2-0 la prima giornata di gare dopo il successo epico di Delpo su Murray per 6-4 5-7 5-7 6-4 6-4.

Fa specie, rievocando quella cavalcata argentina, che tre quarti di quella fantastica squadra si siano ormai ritirati. Fa venire un bel po’ di nostalgia.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement