Un WTA 1000 atipico, forse anche un po’ scarno, il Guadalajara Open Akron presented by Santander che si concluderà domani nell’omonima città, con una finale che definire “inaspettata” è quasi un eufemismo. Erano solo due le top 10 al via, e la prima testa di serie, Ons Jabeur, è incappata in una versione deluxe della nostra Martina Trevisan agli ottavi, ed è stata costretta ad andare a casa anzitempo. L’altra giocatrice tra le prime 10 al via era una delle più in crisi del 2023, nonché finalista uscente, e cioè Maria Sakkari.
La greca ha però sfruttato la sua abilità sul cemento che, unita ad un tabellone che di 1000 ha solo la denominazione, l’ha condotta fino alla finale, dove affronterà la vera grande sorpresa della settimana, Caroline Dolehide, alla prima finale in carriera. Per la greca sarà la nona, terza in un 1000 dopo Indian Wells e Guadalajara 2022. Il record, terrificante, è però di 1-7, con la sola vittoria a Rabat nel 2019. Un’occasione di riscatto più grande potrebbe non ricapitarle più. Anche se, probabilmente, lo aveva pensato anche Sofia Kenin scendendo in campo per la semifinale.
C. Dolehide b. S. Kenin 7-5 6-3
1h e 26 minuti di gran tennis, di coraggio, di consapevolezza dei propri mezzi. Questa è stata la partita di Dolehide che, memore della “pietà” di Trevisan ai quarti, che ha sprecato quattro match point contro di lei, non ha mai dato occasione di fuga alla connazionale. La Kenin più vicina a quel che fu degli ultimi 2 anni è quella che ha giocato in queste due settimane tra San Diego e Guadalajara, capace anche di ritrovare una classifica che è quantomeno consona al suo valore, al n.31.
La fiducia le ha però giocato un brutto scherzo nella partita odierna: avanti 4-2 nel primo set, pur con una mobilità non altissima a causa di una vistosa fasciatura alla coscia sinistra, non è riuscita a dare il colpo di grazia, un po’ per sufficienza, un po’ per le sopracitate capacità dell’avversaria di rimanere attaccata e concedere poco o nulla. Dolehide ha saputo non dare ritmo a Kenin, cercando di muoverla e godendo di buon responso dal servizio, ben 78% di punti vinti con la prima.
L’impressione è che, mentalmente, la futura (almeno) n.42 al mondo, che ha già scalato 69 posizioni in questa settimana, avesse un controllo maggiore sulla partita. Lo dimostra l’essersi trovata ancora una volta subito in svantaggio di un break nel secondo parziale, per 1-3, con il gioco da fondo dell’ex n.4 WTA che lasciava poche speranze. Ma, con un “umile” tennis di rimessa, a specchio in difesa, e con soluzioni alternative come improvvisi tagli di dritto e un gioco a rete tutt’altro che banale, Dolehide ha saputo intessere un parziale di 5-0, annullando anche cinque palle break al momento di servire per il match, andando poi a chiudere 6-3 per la prima finale della carriera nel circuito maggiore. Un gioco spigoloso, senza ritmo, che potrebbe infastidire non poco anche una giocatrice che conta quasi esclusivamente sulla potenza come la propria avversaria in finale. Dovesse alzare al cielo il trofeo, l’americana salirebbe al n.29 della classifica, migliorando di 70 posizioni il suo best ranking.
[2] M. Sakkari b. [3] C. Garcia 6-3 6-0
Seconda finale del 2023, dopo quella di Washington, per la seconda testa di serie del torneo, che da lunedì sarà n.6 al mondo. La greca ha passeggiato su una Caroline Garcia vera ombra di sé stessa, mai in partita, incapace di strappare anche solo una volta il servizio all’avversaria. L’impressione emersa dall’incontro è stata quella di una giocatrice determinata a dare tutta sé stessa pur di vincere un trofeo e dare una svolta alla sua annata (e, chissà, alla carriera?) e un’altra stanca, come se ancora stesse scontando le imprese di un 2022 che tanto le ha dato per toglierle nel 2023.
L’incontro è stato dominato dal gioco potente da fondo di Sakkari, con Garcia che, nel tentativo di arginarlo, ha tentato saltuarie, senza successo, discese a rete, spesso sbagliando il colpo in chiusura o subendo passanti giocati magistralmente dalla greca. Chiara espressione di incertezza. Più del 50% dei punti vinti in risposta, in 1h e 12 di controllo territoriale, sono un eloquente manifesto di una semifinale che non c’è mai stata. Dunque seconda finale di fila in Messico per Maria, che parte nettamente da favorita contro Dolehide, dovendo però non cadere nella trappola di sottovalutarla, dato che sta giocando il tennis della carriera. Dovesse vincere, la greca salirebbe al nono posto nella Race valida per le WTA Finals, a circa 300 punti da Jabeur, ad oggi l’ultima qualificata.