Sinner, fantastico 4 (Cocchi, Bertolucci, Nizegorodcew, Azzolini).

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Sinner, fantastico 4 (Cocchi, Bertolucci, Nizegorodcew, Azzolini).

La rassegna stampa di mercoledì 4 ottobre 2023

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Sinner, ora non fermarti più (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

C’ è un rosso che vede rosso quando dall’altra parte della rete trova Carlos Alcaraz, un po’ come il toro davanti alla muleta, il drappo rosso del torero. Jannik Sinner si trasforma e trova energie, colpi, coraggio, aggressività che fino a poche ore prima, nel quarto di finale con Dimitrov, sembravano perdute, con la testa in un bidone, mentre vomitava fatica e un pasto cinese che gli aveva bloccato la digestione. Jannik Sinner è in finale a Pechino contro Daniil Medvedev ma soprattutto sale al numero 4 del mondo ed eguaglia Adriano Panatta, unico italiano ad arrampicarsi fin lassù nell’Era Open, ovvero dal 1973, quando a stilane le classifiche è il computer: «È un traguardo che mi fa molto piacere. Raggiungere un grande campione e importante, ma non posso pensarci ora o festeggiare: c’è ancora una finale da giocare, una partita molto difficile». Un traguardo storico per il ragazzino sceso dalle montagne della Val Fiscalina al mare di Bordighera per diventare un signor giocatore sotto la guida di Riccardo Piatti, primo mentore, poi lasciato per crescere ancora sotto la guida di Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Il primo pensiero è proprio per tutti coloro che lo hanno accompagnato fino a qui, a questo traguardo storico per la sua carriera e per il tennis italiano: «Un successo che dedico a tutti quelli che mi sono stati vicino fin dall’inizio del percorso, tutti coloro da cui sono passato. Ovviamente un pensiero speciale al mio team di adesso, con cui stiamo facendo un grandissimo lavoro, la famiglia, gli amici che mi sono sempre vicini e senza i quali sarebbe molto difficile fare questa vita». […] II numero 4 è solo un trampolino per fare forza sulle certezze acquisite e saltare di slancio, ancora più su: «Guardo con orgoglio al percorso fatto e a quanto sono migliorato soprattutto quest’anno. Mi sento più forte a livello mentale e anche dal punto di vista fisico, sebbene ci lavoreremo ancora, capisco che sto migliorando. Prendo questo “record’ come la spinta giusta per andare avanti su questa strada». Ed è quello che ha fatto anche ieri contro Alcaraz, partito a bomba imponendo un ritmo folle. Stava per affondare Jannik, a un passo dal 3-0 e servizio per il rivale, ma ancora una volta ha trovato la forza dentro di sé: «È stata una partita difficile come tutte quelle con Carlos. Abbiamo tirato fuori Il massimo entrambi e io sono stato bravo a gestire i momenti chiave. A volte una partita si gioca davvero su pochissimi punti». […] «Affrontare Carlos è sempre importante, un’occasione per crescere e migliorare, ma credo che la sua rivalità al momento sia con Novak Djokovic. Lottano per il numero 1, per gli Slam. Io rispetto a lui sono ancora un po’ più indietro». Sarà, ma l’italiano è stato l’unico a battere Alcaraz quattro volte e lo ha fatto in poco più di un anno, su tre superfici diverse, in tre continenti diversi: «Onestamente non ho tenuto la contabilità di quante volte l’ho battuto o viceversa (sicuro?, ndr) ma ogni volta che ci affrontiamo portiamo in campo un livello altissimo. E sono più soddisfatto dello spettacolo e del tennis che abbiamo giocato che del risultato in sé. Spero di portare questo livello di gioco e di fiducia anche nella finale con Medvedev». […] Il livello di Medvedev e stato altissimo anche nella semifinale contro Zverev, e il numero 1 italiano dovrà inventare qualcosa di nuovo per infastidirlo o sorprenderlo: «Bisognerà continuare a servire bene, e proverò a modificare un po’ di cose nel mio piano di gioco visto che ci ho sempre perso. Affiontare Danill è una buona opportunità per misurare quanto sono cresciuto e provare finalmente a batterlo». Non fermarti, Jannik.

Sinner in ascesa. Con Alcaraz vivrà una lunga rivalità (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Da sempre nel tennis si sono visti giocatori con una classifica superiore soffrire e andare molto spesso sotto quando si trovano ad affrontare un determinato avversario. È quello che accade a Carlos Alcaraz quando si trova di fronte Jannik Sinner. Le tre vittorie dello spagnolo a fronte delle quattro sconfitte negli scontri diretti certificano con chiarezza le difficoltà che Carlos incontra dal punto di vista tattico quando deve giocare contro Jannik. Quest’ultimo, in particolare sulle superfici dure e ancora di più a livello indoor, riesce a fare valere le sue accelerazioni, si propone con frequenza in avanti, non esita a cercare nuove soluzioni. Questo dal punto di vista tattico. Inoltre Sinner non soffre dal punto di vista mentale e non patisce la personalità dell’avversario che è già stato numero 1 del mondo e ha vinto due tornei del Grande Slam: l’Us Open 2022 e Wimbledon 2023. Mettendo da parte gli scontri precedenti e focalizzando l’attenzione sulla partita di ieri nella semifinale dell’Atp 500 di Pechino, si deve sottolineare da parte di Sinner la volontà continua di creare gioco, la determinazione nei momenti chiave, la capacità di tenere in mano il pallino, mantenere una posizione avanzata sul terreno di gioco e una forte spinta nelle esecuzioni. La predisposizione alla lotta, il positivo linguaggio del corpo, oltre all’aver rimediato presto al break iniziale subito, si sono rivelati il trampolino di lancio per concludere positivamente la prima frazione. Com’era apparso fin da subito chiaro all’inizio del secondo set Alcaraz non aveva in mano le armi tattiche per uscire dalla buca nella quale era finito e il severo punteggio finale ha certificato a chiare lettere le sue difficoltà contro un giocatore come Sinner. Questa sarà una rivalità che, sono sicuro, ci terrà compagnia nei prossimi anni e spesso l’azzurro uscirà dal campo con il sorriso sulle labbra. Ma il tennis non concede pause e oggi sarà Medvedev in finale a testare le ambizioni di Jannik. […]

Sinner meraviglia (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)

Sinner (sempre più) nella storia del tennis. Italiano e non. Il numero 4 a certificare, con una vera e propria sentenza, la crescita di Jannik: quattro come le vittorie in carriera su Carlos Alcaraz, quattro come il best ranking che raggiungerà dopo il torneo di Pechino, eguagliando Adriano Panatta, dopo 47 anni. Posizione da record dell’era Open. Nella semifinale dell’ATP 500 cinese Sinner ha sconfitto il campione spagnolo 7-6 6-1 mettendo in campo una prestazione magistrale. Tecnica e mentale. Vincendo tutti i punti importanti e salendo in cattedra grazie a una potenza (mista a precisione) in risposta devastante ed esaltante. La crescita di Sinner è costante e con margini di miglioramento ancora inesplorati. Quando coach Simone Vagnozzi parla di “giocatore in costruzione” non lo fa per mettere le mani avanti. Jannik sta aggiungendo al proprio tennis un pezzetto per volta, giorno dopo giorno, per completare negli anni a venire il perfetto puzzle tecnico, tattico, fisico e mentale. Arriveranno altre vittorie, ma anche qualche sconfitta bruciante, soprattutto contro avversari che, per caratteristiche, possono (ancora) dar fastidio al ventiduenne di San Candido. L’età è il dettaglio che ha permesso a Sinner di programmarsi, di lavorare su se stesso senza eccessiva fretta, di scegliere un team di rinomati professionisti. Ambizione e consapevolezza. Di essere forte e poter diventare un campione. Ma quali sono i mattoncini che Jannik Sinner sotto l’attenta guida di Vagnozzi e Cahill, sta costruendo con pazienza, uno sopra all’altro, per raggiungere i prossimi grandi obiettivi (Slam su tutti)? La risposta è ancor più incisiva e contro Alcaraz è stata un’arma decisiva: per infastidire lo spagnolo bisogna aggredire. Chi difende (vedi Musetti) non ha scampo. Sinner attacca, sempre. E viene attaccato meno, grazie a una seconda di servizio sempre più solida e rapida. Le variazioni (slice di rovescio, attacchi a rete, volée, smorzate), che Sinner sta introducendo già da un paio di anni, stanno entrando nella routine. È uno step fondamentale per assimilare determinate soluzioni e giocarle quasi senza pensare. La finale di oggi a Pechino, propone come avversario dell’azzurro, Daniil Medvedev n. 3, che ha battuto il tedesco Zverev 6-4 6-3. […]

Sinner nella storia (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Smettete di chiedervi quando nascerà un nuovo Panatta. E’ già qui, finalmente ce l’avete, si chiama Jannik Sinner ieri in versione Demolition Man contro Alcaraz nella semifinale di Pechino. Uno che a Panatta, per fortuna (di entrambi) non somiglia nemmeno un po’. Due tipi agli antipodi per aspetto e mentalità, chissà se capaci di attrarsi, come spesso succede fra poli opposti. Sono i numeri, al momento, a fornirci l’insolito confronto, 4, 47, 26 e 22 se qualcuno avesse voglia di giocarseli. I numeri, si sa, non dicono tutto, ma qualcosa si. Per esempio, che Sinner e Panatta da ieri sono accomunati dalla classifica più alta raggiunta da un tennista italiano da che il tennis è Open. Numero 4. Ottenuta da Adriano il 24 agosto del 1976, a 26 anni, grazie ai successi su Borg, Dibbs e Solomon a Parigi, facce diverse di un tennis che riunito nel Club dei più forti offriva un’immagine d’assieme di tutto rispetto, un autentico parterre de roi: c’era Connors al numero uno, poi Borg e Vilas, e dietro Panatta seguivano Nastase sulla quinta poltrona, quindi Orantes, Ashe, Ramirez, Dibbs e Solomon. Adriano (è un vanto) li ha sconfitti tutti, dal primo all’ultimo. A Sinner è bastato meno si potrebbe pensare, ma non è così vero a considerare l’età del ragazzo. Jannik ne ha 22, dunque viaggia con quattro anni di anticipo su Panatta, e si può ben accettare che dei suoi nove compagni di cordata (Djokovic, Alcaraz, Medvedev, e alle sue spalle Tsitsipas, Rune, Rublev, Fritz, Ruud e Zverev), due non sia ancora riuscito a superarli. Djokovic, da una parte, Medvedev dall’altra, Il russo che oggi affronterà nella finale di Pechino (di mercoledì… scherzi del calendario cinese). l’ultimo numero della quaterna vincente è il 47, che sono gli anni di attesa occorsi per ritrovare un italiano lassù, nei primi cinque. «Benvenuto a Jannik», festeggia Panatta, «era ora, lo aspettavo da un po’. Quanti anni sono trascorsi? Quarantasette? Ecco, per tutto questo tempo ho dovuto rispondere alla domanda su quando sarebbe nato un nuovo Panatta… Lo accolgo come una liberazione. Ma sono contento per lui, perché è bravo e se lo merita. E sono certo che sappia benissimo che non ero io la meta da raggiungere. C’è ben altro nel suo futuro e ha tutto il tempo per provarci. Non solo: sconfitte come questa, Alcaraz rischia di portarsele dietro a lungo». Questo è sicuro. Qua sconfitte, lo spagnolo non le aveva ancora rimediate da nessuno. Nemmeno da Djokovic, o da Medvedev… Quest’ultima, poi, ha tutte le caratteristiche della caduta senza paracadute. Un tonfo. Sul quale Carlitos farebbe bene a indagare, se non altro per spiegare a se stesso perché mai, quando se lo trova di fronte, Jannik gli mandi in confusione tutti i neuroni tennistici. […] Si vede che lo soffre, dalle espressioni, dall’esibito dialogo con la panchina, dai gesti con i quali tenta di spiegare a tutto il mondo di non essere con la testa nella partite, quasi ad avanzare una scusa che lo aiuti a nascondere la propria frustrazione, dietro cui ammorbidire lo sconcerto che lo assale e lo stringe fino a impedirgli di pensare. Qualcosa del genere succedeva al suo idolo, Federer, quando giocava sulla terra rossa contro Nadal. Ma Alcaraz non è Federer e Sinner non è Nadal… Sembra, Jannik, il fratello maggiore che metta in campo i propri diritti di primogenitura. Alcaraz alla fine si sottomette. Non sempre, è vero, ma spesso. E ieri più di altre volte. È partito di slancio, Alcaraz, ha subito ottenuto il break, quasi sfacciato per la violenza dei colpi e la ricerca delle righe. È salito 2-0 e si è fatto riprendere. Non è servito nemmeno un nuovo break, nel quinto game, per avere via libera. Anche nel momento peggiore (dei primi quattro servizi JS ne ha persi due e uno l’ha salvato contro due palle break) l’italiano si è aggrappato alla solidità del proprio tennis, ed è stato Alcaraz a smarrire il filo di un tennis che sembrava renderlo inaccessibile. Un duro colpo ammettere di non essere riuscito a scalfire Sinner; nemmeno mettendo in campo la miglior versione di sé. Ora è Jannik a dettare i tempi del match, recupera il break e si va al tie break. Vola 5-2, perde due servizi ed è 5-4, ma i regali diAlcaraz non sono finiti e Sinner chiude con un’invenzione, riuscendo in risposta ad anticipare il dritto con un’angolazione quasi impossibile. Il secondo set, in avvio, somiglia al primo, Sinner offre cinque palle break ma Alcaraz sul più bello si ferma, […] si affloscia. Gli ultimi game impapocchia un filo di resistenza, ma è più il tempo che passa a spiegare al suo angolo di non avere i pensieri giusti, che quello dedicato al tennis. Il match si chiude con numeri non troppo distanti: i vincenti sono 15-13 per Sinner, gli errori 30 ciascuno. La voce più deludente è la seconda di servizio dello spagnolo, talmente comoda da permettere a Sinner una vera esibizione balistica. Oggi c’è Medvedev, visto in bella copia contro Zverev cui ha concesso poco o niente. Settimo match tra JS e l’Orso. Per l’italiano, sei sconfitte da dimenticare. Ottava finale del 2023 per il russo, la quinta per Sinner […]. Chissà, magari è l’occasione per ribaltare la situazione. «C’è altro nel futuro di Sinner ma c’è anche tanto tempo per scoprirlo». Proprio come dice Panatta.

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