Roger Federer: “Oggi i ragazzi che iniziano hanno bisogno di grande volontà e di una squadra con cui empatizzare”

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Roger Federer: “Oggi i ragazzi che iniziano hanno bisogno di grande volontà e di una squadra con cui empatizzare”

“Sono giovani lontano da casa, hanno bisogno di persone capaci di capirli” sostiene l’asso elvetico. “La cosa più bella tra tennisti era essere fonte d’ispirazione a vicenda”

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Roger Federer a Venezia (Twitter - @rogerfederer)
 

Sull’edizione tedesca del magazine online statunitense GQ troviamo in data 9 ottobre una intervista doppia con protagonisti il membro del CDA di Mercedes Britta Seeger e l’ex campione di tennis Roger Federer.

In essa l’asso basilese, dopo aver ricordato di essere un buon pilota ma soprattutto in questo periodo “un buon autista, è uno dei ruoli che ho nel mio matrimonio. Inoltre, mi sono spesso recato in automobile ai tornei che ho disputato”, parla di un progetto condiviso con la casa automobilistica di ristrutturazione dei campi da tennis pubblici.

È un proposito che mi sta molto a cuore” – esordisce Federer – “riguarda il futuro del mio sport: vorrei dare la possibilità ai ragazzi e alle ragazze di fare esercizio, di uscire e di trovare un punto di ritrovo, un luogo sicuro dove si possano divertire o dimenticare i loro problemi per fare una partita”.

L’otto volte campione di Wimbledon menziona la gratitudine che ha verso il tennis. “Sento” – dice – “di dover restituire qualcosa al mondo che ha plasmato la mia vita. I momenti più belli che ho passato sono quelli in cui tra noi giocatori ci si ispirava a vicenda, per poi tornare a competere. Spesso non è semplicemente una questione di soldi, ma anche di buone idee e di tempo da dedicare loro. Per esempio, non vedo l’ora di donare buona parte del tempo ritrovato alla mia fondazione, che compie vent’anni”.

Federer torna sui suoi inizi agonistici, su cosa oggi serva ad un ragazzo per effettuare un felice passaggio al professionismo. “Mi sono iscritto” – ricorda The Swiss Maestro” – “per la prima volta a un circolo tennistico a otto anni e ho ricevuto presto i primi feedback sul fatto che ero davvero bravo. Certo a quell’età è difficile prendere decisioni e fare valutazioni: magari pensi di essere forte e subito ricevi un pugno sul naso che ti riporta con i piedi per terra”.

Riprende lo svizzero: “un teenager è attraversato da tantissime sensazioni nuove e quindi non è facile gestire anche una carriera nascente di sportivo. È importante a quell’età aver cura di sé. A 16 anni ho deciso insieme con la mia famiglia di lasciare la scuola per darmi una chance con il tennis. Ero pronto eventualmente a ritornare sui miei passi. Che posso dire, poi è andata così (ride)”.

Federer ha le idee chiare su cosa sia indispensabile oggi per raggiungere con profitto il professionismo. “Una grande volontà e una grande squadra. Si ha bisogno di qualcuno che ti alleni sin da bambino, che sappia motivarti. Ma che sappia anche gestire la tua incoscienza di ragazzino. Poi hai bisogno di qualcuno che ti piaccia, con cui tu possa empatizzare. Non dimentichiamoci che da subito i ragazzi viaggiano molto, hanno nostalgia di casa e degli amici; magari stanno anche lottando con un infortunio. Allo stesso tempo” – continua Roger – “devono continuare a immaginarsi giocare nei grandi stadi, fino a quando questo non si avvera”.

Temo” – è il pensiero dell’elvetico – “che molti si perdano in questa strada, perché ti viene chiesto tutto e devi rinunciare a molto, alla normalità, agli amici e alla famiglia. Vinci una partita ed è tutto fantastico, ma poi ne perdi qualcuna e ogni cosa diventa grigia. Si parla poco di momenti come questi. Oggi tutto è andato avanti, per esempio i miei figli adesso giocheranno quattro volte a settimana. Questo forse è troppo”.

Cosa manca a Federer del suo vecchio mondo? “Gli amici che era per me normale incontrare nel circuito” – è la sua pronta risposta” – “non certo il dovere di allenarmi ogni giorno, anche perché quando il fisico comincia a non rispondere come vorresti, tutto si fa più difficile. Il periodo più penoso è stato quello degli ultimi mesi di carriera, quando cioè pensi a come dire che stai per lasciare”.

Sono stato molto fortunato” – commenta Federer – “perché a volte grandi carriere vengono spente sul nascere da un grave infortunio. Magari vai a sciare con gli amici per rilassarti e ti capita un guaio. In ogni caso bisogna sempre ascoltare il proprio fisico e darsi delle pause. Sono fondamentali per gestire delle piccole infiammazioni che se non adeguatamente curate possono danneggiarti gravemente”.

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