Binaghi: “Milano candidata per ospitare le Finals di Coppa Davis dal 2025”

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Binaghi: “Milano candidata per ospitare le Finals di Coppa Davis dal 2025”

“Mi piacerebbe che anche Milano, come Roma e Torino, potesse godere di un grandissimo evento”, dice il Presidente della FITP, che si esprime sul momento del tennis italiano. “Siamo ai vertici del tennis mondiale”

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Angelo Binaghi con il trofeo delle NITTO ATP Finals di Torino - 2023 (Foto Ubitennis)
 

Solo pochi giorni fa, il 4 dicembre, durante l’assegnazione dei Supertennis Awards in via Tortona a Milano, il Presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel (FITP) Angelo Binaghi si era detto convinto “di avere le carte in regola per mettere in campo una proposta competitiva” per ospitare le Finals di Coppa Davis proprio nel capoluogo lombardo in futuro. Un obiettivo che Binaghi ha ribadito con ancor più convinzione in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, circoscrivendo anche l’orizzonte temporale per una papabile candidatura.

Oltre ad aver chiesto le ATP Finals per altri 5 anni fino al 2030, parteciperemo al bando per le finali di Coppa Davis dal 2025 (nel 2024 saranno ancora a Malaga, ndr), immagino per un altro quinquennio”. Sembra avere le idee chiare, dunque, il Presidente della Federazione, che ha ampliato il ragionamento facendo riferimento a quello che potremmo definire un “triangolo del tennis” italiano con protagoniste Roma, Torino e Milano: “Il nostro fulcro, gli Internazionali d’Italia, sono a Roma. Per questo vedo un orizzonte che, per gli altri eventi, coinvolga l’Italia del Nord, il cuore produttivo del Paese e un’area geografica in cui la passione per il tennis è sempre stata debordante. Le Finals a Torino rappresentano un successo enorme, […] e non nego che mi piacerebbe che anche Milano potesse godere di un grandissimo evento. Se avremo l’opportunità di organizzare sia le ATP Finals, sia le Finali di Coppa Davis, troveremo certamente un punto di equilibrio”.  

Se il progetto di candidatura continuerà, cosa che in effetti pare piuttosto certa almeno da queste dichiarazioni, bisognerà capire quale potrebbe essere la sede delle Finals, e il palazzetto a Santa Giulia, in fase di costruzione in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, potrebbe essere la soluzione più immediata: “Seguo l’evoluzione del progetto come tutti gli italiani. Nel nostro Paese c’è però l’innata tendenza a concepire gli impianti sportivi per compartimenti stagni, senza tenere troppo conto degli interessi di tutti gli attori dello spettacolo, sia esso culturale o sportivo. Con le ATP Finals, la Federtennis ha organizzato l’evento idoor di maggiore successo della storia italiana, perciò auspico un confronto con chi sta realizzando l’arena olimpica, anche una semplice telefonata per uno scambio di idee che possa essere soddisfacente per tutte le parti in causa”.

Binaghi, allacciandosi a questo discorso, ha poi aggiornato sul progetto di copertura del Campo Centrale del Foro Italico, rimarcando che “il corso dei lavori non dipende da noi: siamo solo spettatori e possiamo soltanto aspettare. Ho avuto un incontro con la ditta che ha vinto il bando. Sono seri e hanno intenzioni solide”.

Poi, si è concentrato sulla crescita del tennis italiano negli ultimi anni e sul futuro della squadra che ha vinto la Coppa Davis solo poche settimane fa: “Il significato che do al successo in Davis è che il lavoro paga sempre, soprattutto se proiettato ad orizzonti temporali medio-lunghi. […] Ci devono essere i campioni come Sinner, un fenomeno, ma anche una struttura tecnica in grado di affiancargli un gruppo di giocatori di valore, e una capacità organizzativa che funga da vetrina e da stimolo per le nuove generazioni. E anche un po’ di fortuna, che ci siamo meritati: dopo aver perso con il Canada a Bologna eravamo quasi fuori, ma abbiamo reagito al meglio”.

E ancora, su Sinner e sulla squadra nel suo complesso: Sinner ha le qualità per diventare presto n° 1 del mondo, ma non dimentichiamoci che abbiamo vinto la Davis senza Berrettini, dopo una stagione in cui Musetti e Sonego non hanno raggiunto i picchi di rendimento dell’anno prima e Arnaldi era praticamente un debuttante sul circuito. Significa che abbiamo potenzialità enormi ancora da sfruttare”.

Potenzialità che Filippo Volandri, capitano del team, dovrà essere bravo a far emergere, confermando quando di buono già mostrato quest’anno: “Confesso che quando lo scegliemmo (Volandri, ndr), nutrivo qualche perplessità legata alla mancanza di esperienza. Però Filippo dalla sua aveva il legame stretto con tutti i giocatori della nuova generazione, perché li aveva seguiti da d.t. del Centro Federale di Tirrenia. C’è tantissimo di suo nella vittoria, perché ha creato un gruppo solido, coeso, in cui le individualità si sono fuse insieme per le esigenze della squadra […].

Un lavoro prezioso, dunque, che, secondo Binaghi, ha portato l’Italia a poter essere considerata la potenza n° 1 del tennis mondiale: “Se guardiamo alle gare a squadre, l’investitura ci sta: campioni in Davis, finalisti con le donne nella Billie Jean King Cup, finalisti nella United Cup mista. E pure per qualità media ce la possiamo giocare con la Russia. Forse a livello organizzativo gli USA, con lo Slam e tre Masters 1000, ci stanno davanti. Ma se otterremo le finali di Davis, riparliamone.

Nell’ultima parte dell’intervista, Binaghi ha poi espresso un suo parere sull’attuale stato del tennis, sugli Slam e sulla possibile creazione di un “supercircuito” che screditi i tornei minori: “Non vedo questo pericolo, con una gestione oculata dei calendari e delle risorse. Mi sembra che tutti i progetti di superleghe abbozzati dagli altri sport non abbiano avuto grandi fortune”.

Secondo il Presidente della FITP, sarebbe auspicabile un aumento del numero dei Major e una rotazione tra le sedi: “Sono convinto di ciò. In un contesto che sta diventando dinamico come quello del tennis attuale, quella degli Slam è una presa di posizione conservatrice e antistorica, perché non consente di crescere a chi ha risorse, idee e progetti”.

Infine, sullo spostamento del focus verso i Paesi arabi: Non temo i soldi degli sceicchi. Se porti il tennis dove non c’è passione e dove non ci sono spettatori, il prodotto alla lunga si svaluta”.

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