Australian Open: tennis e ore piccole, un binomio difficile da spezzare. E che negli Slam in fondo ci piace…

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Australian Open: tennis e ore piccole, un binomio difficile da spezzare. E che negli Slam in fondo ci piace…

Medvedev-Ruusuvuori è l’ultimo caso: la pioggia è ormai sconfitta, il long tie-break accorcia i match ma a volte non basta

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E ci risiamo. Ci provano a ingabbiare il tennis, a recintarne la propensione a scappare dai tempi televisivi e a sconvolgere la giornata di addetti ai lavori quali giornalisti, giudici di sedia, raccattapalle, pubblico pagante da casa e on site. E tennisti, ovviamente. Ma lui sfugge e si insinua nelle pieghe del regolamento, facendosi beffe di dichiarazioni congiunte e di buone intenzioni, organizzando sessioni affastellate di incontri che si allungano a dismisura. Anche il completo inserimento nei tornei dello Slam del tie-break decisivo non garantisce evidentemente che un match possa finire prima delle ore piccole.

La pioggia certo ci può mettere del suo ma non è un problema per la Rod Laver Arena, che, come sappiamo, ha il tetto: il programma della giornata di giovedì 18 ha visto avvicendarsi sul court dapprima Swiatek e Collins, poi Alcaraz e il nostro Sonego, quindi Rybakina e Blinkova con il loro long long tie-break e per finire Medvedev e Ruusuvuori. Daniil ha superato il turno in cinque set terminando l’impegno alle 3.40: in totale 13 ore e quaranta minuti circa di gioco. E meno male che Sonny non ha vinto il tie-break del quarto set… .

Il comunicato

Molto recentemente un comunicato congiunto di ATP e WTA, ispirato certo al ritiro di Sinner a Bercy dello scorso novembre, si è espresso in merito a nuove regole volte a impedire il fenomeno dei match che terminano nelle prime ore del mattino: è previsto che non siano programmati più di cinque incontri sullo stesso campo (con programma dalle 11) e soprattutto che non possano iniziare partite dopo le ore 23. L’ultima regola si accompagna alla possibile deroga dell’intervento del Supervisor in accordo con ATP e WTA e l’argomento potrebbe essere quello di non danneggiare chi ha pagato per il programma completo e si vede un incontro, magari con l’idolo locale, anticipato e dirottato su un campo diverso.

Ma, soprattutto, il nuovo dispositivo non si applica ai tornei dello Slam. I Major sfuggono all’iniziativa, forti del giorno di riposo e di un programma che sempre più spesso, da quest’anno anche a Melbourne, inizia un giorno prima coinvolgendo la domenica e dilatando quindi anche gli spazi dedicati al riposo. Iga Swiatek non sembra valutare così positivamente la pausa nei tornei più lunghi e trova l’impegno che si sta preparando a Cincinnati (manifestazione su due settimane dal 2025) più stressante.

Martina Navratilova la prende un po’ in giro (se sei stanca, non giocare), ma, tornando all’argomento, non si hanno notizie di lamentele da parte di Daniil ed Emil; Melbourne e i tre grandi sono più impermeabili a queste critiche per ovvi motivi di prestigio e anche per situazioni difficilmente prevedibili (il protrarsi per esempio del match di Rybakina): riteniamo difficile si vogliano muovere critiche agli Slam, dove simili partite sono un po’ il sale della manifestazione e della popolarità di questo sport e dei giocatori coinvolti. Murray rimase perplesso in conferenza stampa, ma quale appassionato non ricorda la sfida dello scorso anno tra lo scozzese e Kokkinakis?

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