L'Arabia Saudita vuole unificare i due circuiti: offerti 2 miliardi di dollari per ATP e WTA

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L’Arabia Saudita vuole unificare i due circuiti: offerti 2 miliardi di dollari per ATP e WTA

Secondo The Telegraph il progetto di unificazione dei tour è caldeggiato dal Presidente ATP Andrea Gaudenzi per contrastare il Premier Tour in corso di ideazione degli Slam

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Arthur Fils - ATP NextGen Finals 2023 Jeddah (foto Twitter @ATPTour_ES)
 

Era nell’aria da tempo, e sembra che sia arrivato. Stiamo parlando dell’affondo tentato dal Public Investment Fund (PIF) dell’Arabia Saudita per avere una partecipazione più attiva nel mondo del tennis. Secondo quanto riportato in esclusiva da Simon Briggs di The Telegraph, il PIF (che vanta una liquidità di quasi 800 miliardi di dollari) avrebbe fatto un’offerta di due miliardi di euro per l’acquisto dei due tour che verrebbero combinati in un’unica entità.

L’offerta sarebbe stata presentata da Andrea Gaudenzi, Presidente dell’ATP, ai rappresentanti dei tornei in occasione di una riunione avvenuta qualche giorno fa a Indian Wells, dove è in corso il BNP Paribas Open. Alla comunicazione sembra non fossero presenti i rappresentanti dei tornei dello Slam che non sarebbero inclusi nella transazione.

Sempre secondo il Telegraph le grandi linee dell’accordo sarebbero state discusse durante un incontro avuto da Gaudenzi a Riyadh durante il mese di gennaio, cosa che spiegherebbe la sua assenza ai consueti meeting tenuti durante l’Australian Open. Questa sarebbe la risposta preparata dall’ex-tennista faentino all’idea del Premier Tour ventilata dai tornei dello Slam (e in particolar modo da Craig Tiley di Tennis Australia) all’idea di un Masters 1000 in Arabia collocato a gennaio che devasterebbe il campo di partecipazione di tutti i tornei dell’estate australiana. Il Premier Tour creerebbe un super-circuito composto dai quattro Slam e dai tornei Masters 1000, lasciando ATP e WTA a gestire gli eventi di minore caratura e il ranking mondiale.

L’offerta del PIF sarebbe sul tavolo per i prossimi 90 giorni, e durante questo periodo si dovrebbero definire tutti i dettagli che come sempre in accordi di questo tipo nascondono le insidie più pericolose. Lo scenario futuro prospettato vedrebbe i due tour riunificati per la prima volta in oltre 50 anni, con l’eliminazione di un buon numero di posti di lavoro, specialmente quelli di maggiore responsabilità e remunerazione all’interno delle due organizzazioni.

Al momento la WTA vale meno della metà dell’ATP dal punto di vista del fatturato annuale, quindi è verosimile pensare che sarà chi proviene dall’associazione maschile a fare la parte del leone nel nuovo organigramma, ma una soluzione di questo tipo sarebbe sicuramente invisa alla WTA e proietterebbe un’immagine “maschilista” che probabilmente si vuole evitare in questo periodo storico, soprattutto se associato a un Paese come l’Arabia Saudita che già ha i suoi problemi da questo punto di vista.

In questa situazione, i Masters 1000 si troverebbero a essere l’ago della bilancia: la loro decisione se sposare il piano di Gaudenzi e del PIF oppure tentare di mettere insieme un Premier Tour in collaborazione con gli Slam probabilmente segnerà profondamente la maniera nella quale il tennis sarà configurato nel prossimo futuro a livello di governance del business.

Il PIF ha recentemente firmato un contratto di sponsorizzazione con l’ATP che vede il fondo saudita diventare “Platinum Partner” dell’associazione maschile con il suo logo associato al ranking. Il nome del Public Investment Fund sarà anche presente a bordo campo in molti tornei del circuito (come accade anche al BNP Paribas Open in corso di svolgimento a Indian Wells) e l’accordo includerebbe l’organizzazione di un Masters 1000 maschile a gennaio e delle WTA Finals a inizio novembre. Questi due eventi in Arabia Saudita racchiuderebbero la stagione che in un certo senso inizierebbe e finirebbe nel Paese mediorientale.

Il Telegraph riporta come il Queen’s Club, che ospita annualmente uno dei due ATP 500 sull’erba in preparazione a Wimbledon, abbia rifiutato la sponsorizzazione a bordocampo del PIF durante il proprio evento dopo una consultazione con l’All England Club, che allo stato attuale delle cose rimarrebbe escluso dall’offerta saudita e quindi ha un atteggiamento abbastanza tiepido nei confronti delle offerte del fondo.

Viene dato per scontato che gli Slam, formalmente entità indipendenti ma comunque legati dalla partecipazione nel Grand Slam Board, siano a favore del progetto del Premier Tour in supporto a Craig Tiley di Tennis Australia. È tuttavia bene ricordare come nel 2022, in occasione della decisione unilaterale di Wimbledon di escludere gli atleti russi e bielorussi dai Championships a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, l’All England Club venne lasciato solo da tutti gli altri Slam, dovette incassare la cancellazione di tutti i punti ATP e WTA per il terzo Slam stagionale e fu poi costretto a tornare a più miti consigli dodici mesi dopo nonostante la situazione in Ucraina fosse rimasta sostanzialmente invariata.

Nella sua chiosa finale, Briggs ipotizza che il progetto del Premier Tour sia più appetibile nel lungo periodo, in quanto combini tutti gli elementi storici del gioco a livello di élite. Ma i miliardi sauditi già pronti sul tavolo potrebbero costituire un’offerta troppo ghiotta nell’immediato per essere rifiutata.

Per il momento l’ATP ha posticipato le riunioni degli organi esecutivi dal Miami Open a fine marzo al Mutua Madrid Open di inizio maggio, dove è probabile che verrà presa una decisione in un senso o nell’altro in relazione all’offerta del PIF. Qualunque cosa succeda, una cosa è certa: i prossimi mesi potrebbero essere cruciali per definire la struttura del tennis professionistico negli anni a venire.

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