ESCLUSIVA, Max Sartori a 360° gradi:”Andreas può tornare tra i top 20”

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ESCLUSIVA, Max Sartori a 360° gradi:”Andreas può tornare tra i top 20”

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Intervista esclusiva a Max Sartori, da quasi vent’anni allenatore di Andreas Seppi (“La lealtà reciproca è probabilmente il motivo per cui il nostro rapporto è durato così tanto”).  Ma con ancora tanta voglia di raggiungere insieme altri obiettivi ( “Finché non gli faccio battere il suo best ranking non mollo, e adesso lui ci tiene più di me”)

Zagabria. Sul campo Centrale del Dom Sportova, dove si stanno svolgendo gli Zagreb Indoors, Seppi ha appena terminato la sua sessione di allenamento con il francese Martin, finalista del torneo di doppio. In un’atmosfera distesa e cordiale (“Più di una domanda? Allora sediamoci”) l’allenatore dell’altoatesino, Massimo Sartori, accetta di parlare brevemente del passato, del presente e soprattutto del futuro del suo allievo, grande protagonista di questo inizio di stagione, e della loro collaborazione iniziata quasi vent’anni fa, nel giugno del 1995.

 

Come coach, dopo aver visto il tuo giocatore battere Roger Federer,  uno dei più grandi giocatori della storia del tennis, cosa hai pensato? Oltre ad essere soddisfatto della sua prestazione,  c’è stato un momento in cui ti sei fermato a pensare “Però, gli ho fatto battere Roger Federer”?

Più che altro, a qualsiasi livello, un allenatore deve cercare di vedere il livello di gioco del proprio giocatore.
Sicuramente Andreas ha sempre avuto le capacità  per giocare un tennis di quel livello. E infatti l’aveva già  dimostrato perché era riuscito a battere tutti i più forti giocatori del mondo. Federer quest’anno, ma aveva già battuto Nadal, Murray, Del Potro. Alla fine gli manca solo Djokovic. Speriamo che ce la faccia prima della fine della carriera, almeno una volta.

 

C’è mancato poco a Parigi nel 2012 (negli ottavi di finale del Roland Garros Seppi perse al quinto dopo essere stato in vantaggio due set a zero, ndr).

Sì, lì ci è andato vicino. Anche se forse la partita più bella contro Djokovic l’ha giocata a Vienna, in una semifinale qualche anno fa. Erano entrambi molto più giovani (l’incontro risale al 2007, Djokovic vinse quella partita 6-4 6-3 in quasi due ore di gioco, ndr) ed è stata una partita molto bella.
Quindi non dico me mi aspettavo che battesse Federer, ma pensavo che potesse farlo.
Ad un certo punto durante la partita si vedeva che c’era la chance per batterlo. Ecco, una riflessione che ho fatto durante la partita, quando Andreas è andato due set avanti, è stata che la partita di Parigi con Djokovic serviva per risolvere questa, per portarla fino in fondo.
L’ esperienza di quella partita – giocata benissimo tra l’altro, se l’avesse vinta non ci sarebbe stato niente da ridire – l’ha aiutato a vincere la partita con Federer.

 

Dal punto di vista tecnico, nel match contro Roger tutti hanno notato la maggiore aggressività di Andreas (alla fine ben 50 colpi vincenti per l’altoatesino in quella partita, ndr). So che è un aspetto su cui avete sempre lavorato: questo  risultato è dunque frutto di un processo lungo, di un percorso di crescita tecnica che finalmente ha visto “incastrarsi tutti i pezzi” o avete fatto un  ulteriore lavoro specifico quest’anno in fase di preparazione?

Negli anni, man mano che Seppi andava avanti nella sua carriera abbiamo lavorato sugli aspetti che mancavano al suo gioco e abbiamo perciò cambiato diverse cose, o comunque abbiamo lavorato per cercare di cambiarle. Soprattutto  negli ultimi anni, per riuscire a farlo rimanere ad alto livello.
L’aggressività del suo gioco dipende da quello che prova lui di carattere. In questo momento il suo carattere è più determinato. Quindi quello che lo abbiamo portato a provare a fare adesso lo fa perché il suo carattere ora glielo consente. Prima noi gli chiedevamo di far una determinata cosa, ma il suo carattere lo induceva a non prendere determinati rischi in partita.
Quindi il salto è dovuto ad una crescita anche come persona di Andreas?

Sì, secondo me, sì. Quello che noi abbiamo fatto è stato quello di continuare a mettere dentro i pezzi che gli mancavano. Se uno ricorda il Seppi di 5 anni fa, non faceva una smorzata, non faceva un serve&volley, non giocava benissimo a rete. Adesso è un giocatore molto più completo.
Se parliamo del servizio, ora serve in tutti gli angoli con tutti gli effetti, non ha alzato tantissimo la velocità ma comunque  batte una decina di km/h più forte. Nello scambio da fondo, adesso  quando comincia a spingere ha anche l’arma della smorzata e l’avversario non può  più stare  lontano ma deve avvicinarsi e questo per lui significa avere un margine di sicurezza più ampio. Adesso quando viene a rete sa come deve giocare. Tutti questi “pezzi” sono stati allenati.
Mi manca ancora un pezzo, che abbiamo allenato da tanto tempo ma che ancora non fa come vorremmo: il serve & volley. Gli chiediamo 5-6 servizi a set da seguire a rete ma ancora non riesce a sentirlo suo. Magari questa stagione, per come è iniziata, è  quella giusta per aggiungere anche questo pezzo:  durante l’anno potrebbe capire che gli serve e inserirlo con più continuità nel suo gioco.
Insomma, sono tanti anni che lavoriamo su queste cose,  anche se poi lui non  le mette in pratica nei match: noi  abbiamo sempre cercato di migliorare i suoi punti  deboli. Ad esempio, 3-4 anni fa abbiamo cambiato la preparazione perché secondo me aveva bisogno di più forza esplosiva ma non doveva essere troppo “ legnoso” nei movimenti. E infatti si vede che adesso è meno legnoso e la preparazione è molto diversa.

 

Mi hai così parzialmente risposto a quella che era la prossima domanda: un giocatore di 31 anni può ancora crescere a livello di gioco.

Sì. Sono due le cose che si possono cambiare ancora in Andreas. La prima è a livello tattico. La sua evoluzione tecnica ed il gioco che esprime in questo momento sul campo mi permettono di dargli delle nuove soluzioni tattiche, dato che ora ha la possibilità di giocare tattiche diverse da quelle che usa di solito. Questa è una cosa su cui siamo iniziando a lavorare.
L’altra cosa è quella di avere un attrezzo che spinga di più. Con la Pro Kennex (la ditta che fornisce la racchetta al tennista altoatesino, ndr) stiamo lavorando in questa direzione. Ci vorrà un po’ di tempo perché comunque ci sono da considerare quelle che saranno le sensazioni del giocatore,  però visto che la sua carriera si sta allungando dobbiamo dargli la possibilità di spingere ancora un po’ di più.

 

E fisicamente? Come cambia la preparazione fisica di un giocatore che ha superato i 30 anni? Mi dicevi che 3-4 anni fa avete cambiato la preparazione. Adesso con un giocatore over 30 cambiate di nuovo?

Si,  abbiamo cambiato di nuovo. Già dal marzo dello scorso anno, e quest’anno siamo partiti con la nuova preparazione modificata.

Quello che cambia molto è durante i tornei, non tanto nella preparazione invernale. L’obiettivo durante i tornei è quello di farlo star bene. Più lui sta bene, più lui rende in campo perché l’esperienza che ormai ha acquisito gli permette di giocare ad alto livello, Ma più sta bene fisicamente, più sta in campo volentieri. Noi cerchiamo di togliergli tutto  quello che lo  “consuma” e soprattutto non lasciamo più niente al caso: finisce l’allenamento  e  facciamo un determinato lavoro per recuperare, mangiamo in un certo modo per poter recuperare. Questo discorso vale chiaramente se il giocatore è ben allenato e Andreas lo è.

L’importante per noi,  ad esempio, è che finito questo torneo qui a Zagabria il giocatore sia fresco.

 

Seppi stesso mi ha detto che l’obiettivo quest’anno è di fare dei richiami, delle “mini sessioni” di preparazione fisica durante l’anno, per essere sempre al top dal punto di vista fisico, anche rinunciando a giocare qualche torneo.

Si, anche se adesso potranno esserci dei cambiamenti in questo senso. Siamo partiti a Natale, ora siamo quasi a metà febbraio e quindi siamo già in fase calante. Di conseguenza adesso dobbiamo allenarlo, tenerlo fresco. E io devo già pensare alla stagione sulla terra. Fino a marzo io so cosa fare ma la mia preoccupazione è che lui sia pronto per la stagione sulla terra, perché se gioca bene sulla terra torna sicuramente tra i primi venti.
Chiaramente tutto dipende da come vanno i tornei e di conseguenza di quando e come riusciamo a farlo “rifiatare”. Perché se lui rifiata ed è fresco, gioca bene, Se non è fresco, no. E questi meccanismi cambiano in base quello che succede nel corso della stagione.
Una partenza forte come quella di quest’anno ci permette di pensare a dei cambiamenti, cosa che è invece è difficile se parti meno bene. Ad esempio, se avesse vinto la partita in Australia contro Kyrgios dove ha avuto il match point probabilmente dopo questo torneo di Zagabria ci saremmo fermati per farlo riposare (invece Seppi questa settimana gioca  a Rotterdam,  dove affronterà al primo turno di nuovo  Robin Haase, sconfitto in tre set proprio al primo turno del torneo croato, ndr).

 

Non credo che però abbiate delle recriminazioni su quel match: Andreas ha giocato bene, in un match in condizioni ambientali difficili.

Si, veramente difficili. E bisogna fare i complimenti a Kyrgios. Due set sotto contro Seppi, che si sa che è uno che gioca cinque set senza problemi, e vincere al quinto, vuol dire che l’avversario era sicuramente un buonissimo avversario. E  nel quinto Seppi che era sotto 1-4 rimonta e va 4 pari, vuol dire che il giocatore Seppi era presente, Quindi  assolutamente nessuna recriminazione.

 

Vent’anni che lavorate insieme, non sono pochi, anzi. Se potessi tornare indietro, una cosa che non rifaresti nel percorso con Seppi?

Se potessi tornare indietro, creerei ancora meno di dubbi a Seppi nella crescita. Perché io ero giovane (Sartori è del 1967, ha iniziato a lavorare con Seppi, allora undicenne,  quando aveva meno  di trent’anni, ndr), lavoravo come un pazzo perché volevo arrivare all’obiettivo, lui era disposto a lavorare come un pazzo per arrivare all’obiettivo. Ci siamo trovati  ed eravamo sulla stessa lunghezza d’onda: volevamo arrivare.
Però nella mia “giovinezza” di allenatore ogni tanto ho avuto qualche dubbio su quello che stavamo facendo. Ecco, se tornassi indietro toglierei anche quei dubbi perché tanto il lavoro era buonissimo e Andreas per com’era sarebbe sicuramente arrivato da qualche parte. Quello che ora io vorrei adesso è che lui battesse il suo best ranking (Seppi è stato n.18 ATP due anni fa, ndr). Io sto lavorando per questo e finché non ci arrivo non mollo. E se qualche mese fa forse ero più io che spingevo per questo obiettivo, adesso penso che lui lo voglia anche più di me.

 

E Andreas ci può stare lì.

Sì, il Seppi oggi è nettamente più forte del Seppi che vinse il suo primo torneo a Eastbourne (nel 2011, sconfiggendo in finale Janko Tipsarevic, ndr). E’ più forte fisicamente, è più forte come giocatore, è più forte come persona.
Tornando al “se potessi tornare indietro”, dal punto di vista  tecnico forse dovevo risolvere prima le problematiche  che aveva nell’esecuzione del servizio.

 

Quelle su cui avete comunque lavorato alcuni anni fa?

Sì, esatto, quelle. Avrei dovute farlo prima.

 

E invece la cosa che più ti rende orgoglioso di quelle che hai insegnato o hai ottenuto da Andreas? Anche umanamente, non intendo solo tecnicamente.

Umanamente, la cosa più bella è che gli ho sempre detto la verità. Fin da quando lui era piccolino.
Quello che mi è tornato indietro, è che lui mi ha sempre detto la verità.
Ecco, una cosa che gli ho insegnato, con la quale siamo cresciuti insieme, è la lealtà del rapporto. E penso che il rapporto sia rimasto in piedi per così tanti anni per questo motivo. Perché sennò prima poi le incomprensioni capitano. Invece dicendoci sempre la verità ognuno ha sempre saputo che poteva fidarsi dell’altro.
Tecnicamente invece, il fatto di avergli insegnato a giocare su tutte le superfici. Questo gli consentito di  essere meno sotto stress durante la stagione rispetto a quei giocatori che giocano bene solo su determinati superfici .

 

Ultima domanda: Seppi ha 31 anni. Cominci a pensare al Sartori dopo Seppi?

Ho già spiegato a Seppi che quando smetterà di giocare a tennis sarà un giorno tristissimo della mia vita. Perché finirà un parte della mia vita. A parte il fatto che spero che Andreas abbia una vita meravigliosa  fuori dal campo e che gli venga restituito quello che ha dato nella sua carriera, quello che vorrei e che sto cercando di preparare assieme a Piatti e Ljubicic (con cui lavora nel Piatti Tennis Team, ndr) è  un suo inserimento nel nostro team, affinché lui continui a lavorare  con noi nell’ambiente del tennis. Poi sceglierà lui quale strada seguire: manager, allenatore o altro. Ma noi gli stiamo preparando  questo.
Per quanto mi riguarda, in questi anni ho visto che la cosa che più mi piace è insegnare. Ecco, vorrei tornare ad insegnare molto di più: quando insegno è il momento in cui riesco a riconoscere di più me stessoCredo sarà quella la strada, vedremo.
Comunque spero di continuare ancora qualche anno con Seppi. Se sta bene fisicamente, può giocare a questi livelli ancora per  2-3 anni. E se in questi  2-3 anni riesce a rimanere tra i primi  50 per me la sua carriera sarà stata strepitosa: una carriera così lunga, con una simile continuità di rendimento ad alto livello (il tennista di Caldaro  è entrato per la prima volta nei top 100 nel maggio 2005 e dal luglio del 2007 è costantemente tra i primi 80 giocatori del mondo, ndr), vuol dire  aver lavorato bene in tutti questi anni.

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