Luca Vanni: "Il mio boom tardivo merito anche di giocatori come Cipolla, Di Mauro e Lorenzi"

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Luca Vanni: “Il mio boom tardivo merito anche di giocatori come Cipolla, Di Mauro e Lorenzi”

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In un’intervista rilasciata a Vincenzo Martucci per la Gazzetta dello Sport, Luca Vanni si racconta: “Tragedie come quelle del mio amico Federico Luzzi mi hanno fatto capire che bisogna aiutare il prossimo. La mia vita non cambia”

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Luca Vanni, dal pane duro dei Challenger alla prima finale ATP, per amore del tennis

 

ATP San Paolo: Vanni si arrende con onore al fotofinish

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La vita cambia, a 29 anni, dopo la prima finale Atp, sia pur persa a San Paolo contro il veterano Pablo Cuevas?
No, e perché? La vita cambia se vinci i milioni al SuperEnalotto, ma la cosa fondamentale per un uomo è avere il senso del denaro. Non mi compro l’auto nuova, da 150mila euro, vado avanti con la mia Bravo con 300mila chilometri. Eppoi se faccio qualcosa che non va c’è sempre la mì sorella che lavora in banca, e sta attenta ai conti.

Ecco, quand’è diventato uomo Luca Vanni?
Due anni fa, quando sono stato costretto a casa cinque mesi per fare la riabilitazione dopo la terza operazione alle ginocchia, e guardavo gli altri colleghi, gli amici che potevano giocare, mentre io lottavo, e stentavo a riprendere. Perché tornare non è così semplice come uno crede, ti fa male ovunque, il corpo non è più abituato a certo sforzi. In pratica ho ripreso solo ad agosto. Senza contare che mi è venuta anche un’otite.

Mai, in quei momenti, avrebbe pensato a questo riscatto sul destino, in Brasile.
Ho perso la finale, ma sono contentissimo anche così. Non è stato un miracolo. L’anno scorso ho fatto tanti risultati nei Futures e sono arrivato alla prima finale Challenger, a Kaohsiung, in Cina, perdendo con Lu 6-4 al terzo, e poi cedendo di poco in altri match contro giocatori quotati. Anche quest’anno, mi sono qualificato a Chennai, e in tabellone ho perso con Berankis, ex top 100, a Quito, la settimana scorsa avevo perso con Lajovic, che ho battuto a San Paolo, e anche in tabellone in Brasile ho superato tutti giocatori di livello, che avevano eliminato gente forte come Monaco e Verdasco. Non si arriva con una partita o un torneo, almeno se non sei un fenomeno. Anche sono stato avvantaggiato dal prendere in tabellone il posto di Lopez. Ho perso con Cuevas, che è un signor giocatore da terra, vale i primi 20 del mondo, e se due anni fa non si fosse operato a un’anca, ci sarebbe restato. (oggi l’uruguaiano è tornato 23).

Contro Souza ha battuto un brasiliano, tenendo testa anche al pubblico. Senza gestacci, senza proteste plateali, di classe. Complimenti.
Quella partita l’ho vinta di testa, perché senza il pubblico vincevo in due set, ma sinceramente, non sono un santo che non rompe mai una racchetta, ma, soprattutto in un torneo così importante, con la tv, non è nel mio stile comportarmi male, farmi notare in negativo. Se poi gli avessi dato un minimo spunto di un comportamento non corretto mi avrebbero massacrato. E così dopo 3 ore l’ho spuntata io, pensando solo a concentrarmi sulla partita.

Amici e colleghi la chiamano affettuosamente Lucone o Luchino, le vogliono bene persino i brasiliani, malgrado gli abbia battuto l’eroe Souza: lei è un buono?
Storie come quelle del mio amico Federico Luzzi, tragedie che non dovrebbero mai accadere, mi hanno fatto capire che bisogna comportarsi bene con gli altri, anche a scapito di se stessi, aiutare il prossimo: è un modo di essere che mi fa sentir bene con me stesso. E’ un insegnamento che mi hanno trasmesso i genitori, mamma è molto religiosa, io credo, ma non pratico tanto.

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Come fa uno come lei a finanziarsi l’attività?
A 100mila dollari di guadagni ci arrivi solo se stai stabilmente nei primi 150 del mondo. Io sono andato avanti coi 1500-2000 dei Futures, ma vincendo singolare e doppio. L’anno scorso ho fatto 9 settimane folli: il weekend giocavo in Sardegna i tornei Futures del Fort Village, rientravo a Roma, prendevo la macchina e andavo a giocare con la mia squadra del campionato italiano a squadre, di A-2 di Sinalunga (provincia di Siena), che ho contribuito a portare in serie A-1. E giocavo, e gioco, anche la Bundesliga in Germania e il campionato a squadre in Francia. Quei soldi servono per pagare le spese, l’allenatore.

Non è una giustificazione, ma così si può cadere alle tentazioni delle scommesse. Lei è amico di Bracciali e Starace, che sono stati coinvolti nell’inchiesta della magistratura.
Sono più amico di Potito. Ma certo non ci mettiamo a parlare di cose così. Sono un po’ spiazzato dalla storia e, per quanto mi riguarda, chi è colpevole deve essere radiato. Che nessuno però si sorprenda, non la Itf e la Atp, il sistema di questi tornei “minori” è malato alla radice, e solo adesso le associazioni stanno alzando i premi per evitare certe sollecitazioni di malati di scommesse e di soldi. Perché, per esempio, quello che ho fatto io l’anno scorso, coi miei viaggi continui, non è stato il massimo per il mio fisico. Dopo le gare è meglio riposare, non rischiare tanti stress, figurati uno come me, alto 1.98 che in aereo sta sempre a cercarsi il posto sui corridoi e le uscite di sicurezza, sennò non ci sta…. Ma, altrimenti, come avrei potuto giocare a tennis?

Ma come lo spiega questo boom tardivo?
Intanto mi ha aiutato l’esempio di altri italiani che si sono realizzati a 28-30 anni. Cipolla, Di Mauro, Lorenzi mi hanno fatto credere che se tu ti senti giovane non ascoltare chi ti dice: “Lascia perdere”. E poi c’è questa parola bellissima, resilienza, che mi ha insegnato il mio mental coach, Marco Formica. Ce l’avevo dentro, da sempre, ci ho sempre creduto nella mia realizzazione come tennista, ma ho preso decisioni sbagliate, dovevo maturare e dovevo limare tante cose, però importantissime, che portano uno come me che gioca per un po’ da 260 del mondo a salire fra i 100.

Ha dimostrato di non essere solo un gran servizio e un bel rovescio naturale. Adesso dovrà essere offensivo sempre, non solo a tratti.
Fa parte dell’attitudine che impari all’inizio. Così spingo a sprazzi o quando sono disperato. Devo accettare di avere meno tempo per tirare come vorrei per dare meno tempo all’avversario e metterlo in difficoltà. Poi le superfici le amo tutte.

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Laver Cup, McEnroe: “Ben e Felix hanno giocato il doppio da singolaristi. Ai miei tempi non era così, ma oggi funziona”

“Ho sempre ammirato Auger-Aliassime: la sua concentrazione e la sua dedizione per il lavoro sono d’ispirazione”, le parole di Ben Shelton nei confronti del compagno di doppio canadese

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John McEnroe e Ben Shelton, Vancouver - Laver Cup 2023 (Photo by Matthew Stockam/ Getty Images for Laver Cup)

Un autentico assolo americano quest’anno alla manifestazione ideata da Rod Laver e Roger Federer. Dopo la prima vittoria del Team World lo scorso anno ai danni degli europei, in questi giorni Cerundolo, Auger-Aliassime, Fritz, Tiafoe e Shelton stanno letteralmente prendendo a pallate la squadra di Bjorn Borg, che fino ad ora ha ottenuto solamente una vittoria (Ruud ha sconfitto Paul). Protagonisti del doppio nella seconda giornata sono stati Felix Auger-Aliassime e Ben Shelton, che hanno regolato di potenza la coppia formata da Gael Monfils e Hubert Hurkacz, con lo score finale di 7-5 6-4. Nonostante i due americani non avessero mai giocato assieme si è potuta osservare un’ottima sintonia iniziata già dal primo singolare del canadese, con lo statunitense che nei cambi di campo lo incitava a gran voce. Anche capitan John McEnroe è rimasto colpito dalla chimica tra i due giovani, che spera in futuro di conoscere meglio. Ma vediamo ora le parole di Felix, Ben e John in conferenza stampa, dove hanno presenziato con un sorriso a trentadue denti.

D: Ben, sappiamo che voi ragazzi avete ancora lavoro da fare e non volete sbilanciarvi troppo, ma considerando lo US Open e questo evento in cui sei venuto inizialmente come un novellino ma ora stai trascinando la squadra alla vittoria prima con il singolo poi con la vittoria in doppio con Felix, consideri tutto ciò come il tennis dei tuoi sogni?

Shelton: “Sicuramente è stato un buon mese per me, sono soddisfatto di quello che ho raggiunto. Allo stesso tempo, però, cerco di mettermi in testa che devo migliorare e pensare in avanti invece che guardarmi indietro. Più partite gioco in cui mi diverto e nelle quali so di esprimere un alto livello, più mi sento progredire nel mio tennis. Quando si è in campo con qualcuno concentrato come Felix si sta in riga costantemente. Lui è un leader là fuori e mi diverto a condividere il campo con lui”.

 

D: Parlateci un po’ della chimica che c’è stata tra voi due in campo.  Come avete gestito la partita? Che tattiche avete utilizzato?

Auger-Aliassime: “Abbiamo entrambi servizi potenti e buone risposte; oggi hanno funzionato piuttosto bene. Se si riesce a dettare lo scambio dal primo colpo si è a cavallo. L’energia era ottima, quindi è quello che ha fatto la differenza”.

Shelton: “Le cose funzionavano tra di noi quest’oggi. Con un giocatore come Felix in campo è facile performare bene; il gioco d’attacco viene naturale a tutti e due. Ci completiamo a vicenda e in alcuni momenti lui mi ha tirato su il morale quando serviva. Spero di aver fatto lo stesso nei suoi confronti”.

Auger-Aliassime: “Decisamente”.

D: È sembrato che dall’inizio del match di Felix nella prima giornata voi due abbiate sempre cercato di spronarvi. Eravate amici prima di questo evento o è l’inizio di una bella amicizia?

Auger-Aliassime: “Negli anni ho creato delle belle amicizie con i ragazzi in questo evento e da quando ho visto Ben lui mi ha dato l’impressione di un ragazzo positivo, che ama competere e che si porta dietro una bella energia. Poi è concentrato ed è un trascinatore: tutti aspetti che apprezzo molto”.

Shelton: “Ho sempre ammirato Felix da quando sono entrato nel tour: la sua concentrazione per il mestiere e la sua dedizione mi spronano a fare meglio. A volte mi deconcentro durante gli allenamenti, mentre Felix è professionale e disciplinato. È bello girargli attorno per vedere come lui e il suo team lavorano”.

D: In singolo si dice a un tennista di giocare con i suoi punti di forza, ma in doppio è tutto diverso. Come cambiano le dinamiche dal punto di vista del coach?

McEnroe: “Ovviamente il doppio è completamente diverso da come lo giocavo io. Ora i giocatori possono stare a fondo campo giocando quasi un doppio-singolo. Possono giocare la loro versione del singolare ma insieme e in una partita di doppio. È importante sapersi infiltrare nelle migliori posizioni in campo; Ben e Felix ci sono riusciti. Hanno messo a segno volée al momento giusto nonostante gli avversari stessero giocando altrettanto bene. Non pensavo giocasse Monfils; invece, con Hurkacz ha giocato alla grande. Sicuramente questi ragazzi (gli americani,ndr) non hanno giocato moltissimi doppi, ma imparano velocemente”.

D: Oggi là fuori si è visto un tennis esplosivo e alcuni colpi incredibili. È difficile non farsi trascinare dall’atmosfera che c’è in campo e rimanere composti?

McEnroe: “Quello che cerco di portare in campo, anche se penso che non ce ne sia troppo bisogno conoscendo i ragazzi, è solamente energia e intensità, facendo il possibile per captare qualche sensazione da loro per poi restituirgli un feedback, anche minimo ma essenziale. Quest’anno non sono potuto andare in Australia, per cui ora mi piacerebbe poter essere più vicino ai giocatori per comprenderli meglio. A questo punto, però, spero solo di potermi sedere in panchina e vederli vincere. Siamo in una buona posizione (una vittoria e vincono il trofeo per il secondo anno consecutivo, ndr) e mi viene solamente da dire che la combinazione tra giovinezza ed esperienza mi sembra stia funzionando”.

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Roger Federer e la vita dopo il ritiro: “Ora sono l’autista e il manager dei miei figli!”

Roger Federer tornato alla Laver Cup rilascia una simpatica intervista con Jim Courier

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Roger Federer - Instagram @rogerfederer)

Un anno fa tutto il popolo del tennis si commuoveva nel dare l’addio al tennis giocato di Roger Federer. Per salutare il suo mondo, Roger scelse di giocare un doppio nella manifestazione da lui creata la Laver Cup, insieme all’amico e rivale di sempre Rafael Nadal. Alla fine del match, loro due seduti vicini in lacrime che si tengono la mano sono una delle immagini sportive più belle ed emozionanti degli ultimi anni.

A un anno di distanza, Roger Federer è tornato alla Laver Cup che quest’anno si svolge a Vancouver e ha anche giocato qualche scambio, come se il tempo non si fosse mai fermato. Sul campo nero, di fronte a uno stadio gremito, Jim Courier ha intervistato Re Roger. Una bella intervista di circa 20 minuti in cui il campione svizzero ha parlato del suo ritiro, della nuova vita che conduce tra allenamenti in palestra e impegni dei quattro figli, del futuro del tennis e tanto altro…

Per anni ho sempre temuto quel momento perché sapevo che sarebbe arrivato. E so che a volte, quando vediamo i nostri eroi del tennis, non ricordiamo come se ne sono andati, ricordiamo solo tutte le grandi cose che hanno fatto per il tennis, ed ero preoccupato che la mia fine in qualche modo non sarebbe stata bella. Ed è stato il contrario. È stato fantastico. Mi sono sentito davvero bene e molto felice e credo di essere stato molto fortunato a sperimentarlo.

 

“Ovviamente mi manca il tennis. In un certo senso mi manca tutto del gioco e dei momenti emozionanti trascorsi in campo. I breakpoint salvati, la vittoria sui match point, alzare trofei, l’affetto dei tifosi, i selfie. Fa tutto parte di una grande famiglia felice durante il tour. Di tanto in tanto mi ritaglio ancora quei momenti in cui vado a Wimbledon o ad Halle e mi sono ripromesso che non sarei mai stato un estraneo nel tour. Cercherò di tornare di tanto in tanto. Ed è per questo che sono così felice di essere qui. È stato anche bello stare di più a casa”.

Ho anche viaggiato un po’ occupato, ma è bello non dover aspettare un’altra partita, un altro allenamento dove magari il corpo non è a posto. E passare del tempo con gli amici e la famiglia è stato incredibile, è stato un anno incredibile, onestamente. Ma certo, mi mancano molti dei posti in cui viaggiavo regolarmente, e ho così tanti amici lì, e ci divertivamo moltissimo, quindi non posso avere tutto.”

“Mi sembra ancora di non avere molto tempo per me, con quattro figli. E ancora vado in palestra, incredibilmente. Ora sono un autista professionista, un organizzatore e un manager per i miei figli!.

Jim Courier: Sappiamo che sei un po’ musicista ma non sapevamo che in realtà facevi parte di una band. Avete mai sentito parlare di una band che potrebbero suonare nella porta accanto in questo momento. Coldplay, di cosa si trattava? Dove è successo? Cosa facevi sul palco con i Coldplay?

“Non so cosa stessi facendo. Stavo muovendo la mano, sorridendo. Ho ricevuto l’invito da Chris Martin dei Coldplay. Ha detto, vuoi salire sul palco domani? In quel momento mi trovavo a Zurigo. E ho guardato mia figlia e le ho detto, pensi che dovrei salire sul palco e fare questo? Lei dice, “Ovviamente, papà, si vive solo una volta. Ovviamente devi farlo”. Quindi dico, okay, salirò sul palco. Lo farò. E ovviamente mi è piaciuto. Questa è la mia carriera musicale. L’ho finito proprio lì.”

Alle domande di Courier si sono aggiunte quelle di alcuni fan che hanno permesso a Roger di toccare diversi argomenti. Sulla solitudine che si può provare durante la stagione ha detto “Sì, puoi sentirti molto solo in tour. Naturalmente sono stato molto fortunato ad avere una squadra meravigliosa durante tutta la mia carriera. Poi anche i miei genitori si univano a me di tanto in tanto. Avevamo un sacco di amici, come ho detto prima, che venivano sempre a trovarmi in tour. E poi sono arrivati ​​i bambini, quindi eravamo un intero circo itinerante. Quindi è stato incredibile. Ma essere in un ambiente di squadra, penso che per un atleta individuale, come un giocatore di tennis, sia una cosa grandiosa. Ed è per questo che sono sempre stato un grande giocatore di squadra. E per me, la Laver Cup è una straordinaria combinazione di tutto questo. Essere in squadra con altri grandi giocatori e stare insieme, cenare insieme, pranzare insieme, parlare di tennis tutto il giorno e nutrirsi a vicenda e, si spera, lasciare la Laver Cup motivati ​​e ispirati ad andare avanti e a fare grandi cose e vincere ogni torneo possibile.

Sulla possibilità di essere capitano del Team Europe in futuro: “Non finché ci sarai tu, Bjorn! Grazie ancora di essere qui. Perché no? Magari un giorno… Magari potrei fare l’assistente, o il tuo co-capitano. Sarebbe comunque un modo per tornare a competere e quindi, perché no?”

I migliori match della Laver Cup? “So che molte persone trovano noiosi i grandi servitori. Io li adoro! è la cosa più bella quando arriva un bell’ace! Frances Tiafoe e Stefanos Tsitsipas dell’anno scorso è stato un match incredibile in cui ha salvato quattro o cinque match point. Anche Zverev contro Raonic, c’era un sacco di energia nella squadra.”

Ad impreziosire il momento anche un video-messaggio con una domanda di Rafa Nadal: “Chi è il tuo compagno di doppio preferito?” “Credo dovrei rispondere mia moglie. Ma è Rafa!”.

E con la simpatia e la brillantezza che da sempre lo caratterizza, alla domanda di una bambina del pubblico su cosa le consiglierebbe per migliorare a tennis a soli 9 anni, Roger risponde: Magari potrai avere una carriera migliore usando il rovescio a due mani!”

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evidenza

Sabalenka tra passato e futuro: “Pensavo ai doppi falli e non riuscivo a controllarmi. Ora voglio vincere altri Slam”

La nuova numero uno del mondo si racconta a Tennis Magazine, dall’amicizia con Badosa alla sua passione per la velocità

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Aryna Sabalenka - US Open 2023 (foto Twitter @rolandgarros)

Uscita dallo US Open senza quello che sarebbe stato il suo secondo titolo Slam, ma con in mano lo scettro di nuova regina del tennis mondiale, Aryna Sabalenka ha ancora davanti qualche giorno di riposo e allenamenti prima di rientrare nel circuito. La bielorussa ha infatti deciso di saltare il 1000 di Guadalajara e ha optato per la stessa soluzione anche in relazione al 500 di Tokyo. Il suo primo match da numero uno del mondo sarà quindi a Pechino, nell’ultimo ‘mille’ della stagione femminile. Così, nel frattempo, Aryna ha concesso un’intervista a Tennis Magazine in cui ha affrontato argomenti tennistici e non. Innanzitutto, la campionessa dell’ultimo Australian Open ha ribadito ancora una volta la sua fame di Slam, scoperta proprio dopo la vittoria a Melbourne: “E’ stato il risultato più importante della mia carriera fin qui. Le sensazioni provate dopo quel successo sono così meravigliose che non si provano in nessun altro ambito della vita, quindi voglio viverle di nuovo, molte altre volte”.

Tra i temi extra-campo ma che comunque hanno punti di contatto con il tennis giocato c’è il grande rapporto di amicizia con Paula Badosa, alle prese con un infortunio alla schiena che ha già messo termine alla sua stagione. Le due hanno disputato alcuni tornei di doppio insieme e, in carriera, si sono scontrate quattro volte (con due vittorie a testa): “nessuna delle due si arrabbia e nemmeno esulta per un bel punto – dice però Aryna – durante la partita ci sono momenti in cui si pensa troppo, momenti in cui vorrei urlare, ma so che non devo farlo perché lei è mia amica e non voglio che si arrabbi con me. Continueremo a supportarci a vicenda, come facciamo sempre”.

A proposito di doppi, la bielorussa ha poi spiegato la scelta di ridurre drasticamente il suo impegno in questa specialità, in particolare durante i tornei del Grande Slam: “È molto difficile competere in entrambi i circuiti, anche mentalmente. Ci sono state volte in cui ho disputato singolare e doppio negli Slam, ma durante il doppio stavo lì a pensare al singolare del giorno dopo. Non sapevo se dare il massimo o meno, come gestire le mie energie. Pensavo troppo e poi perdevo il singolare. Nonostante i successi in doppio (ha vinto, in coppia con Elise Mertens, lo US Open nel 2019 e l’Australian Open nel 2021, oltre a due 1000 e altri tre tornei, ndr) il mio obiettivo principale è sempre stato il singolare. Ne ho parlato con la mia squadra e abbiamo deciso di smettere di giocare il doppio nella speranza che la mia concentrazione sul singolo migliorasse. Questo mi ha aiutato molto”.

 

Con un collegamento un po’ forzato, ci spostiamo dal doppio ai doppi falli, che hanno a lungo rappresentato un vero e proprio incubo per Sabalenka. Prima della svolta di fine 2022, Aryna, pur essendo riconosciuta da tutti come un’ottima giocatrice, doveva fare i conti con la poco onorevole nomea di regina dei doppi falli. Con grande abnegazione e capacità di lavorare su se stessa, la numero uno del mondo è però riuscita a mettersi alle spalle questo tormento: “Era una questione innanzitutto psicologica, mi sono successe molte cose negli ultimi anni, molte emozioni nella mia testa, e poi sono arrivati i problemi tecnici. Ho lavorato molto duramente per risolverli, individuando il problema. Ora ho cambiato la meccanica del servizio, sia il mio movimento, sia il lancio, sia l’atteggiamento. Ero in estrema difficoltà, era assurdo iniziare a commettere così tanti doppi falli. Ci pensavo così tanto che non riuscivo nemmeno a controllare il mio corpo o il mio braccio… era come se fossero staccati dal resto. Abbiamo lavorato molto sulla biomeccanica e questo ci ha aiutato”.

Infine, Aryna ha provato a descrivere brevemente la sua personalità fuori dal campo, non così simile a quella a cui siamo abituati: “[Nella vita di tutti i giorni] non sono esattamente come in campo… forse solo quando guido, amo le auto sportive e mi piace guidare veloce. Ma nella vita in generale non sono così impulsiva, mi piace divertirmi, sono abbastanza rilassata, non troppo frenetica. È un buon equilibrio, quindi quando mi ritirerò dovrò continuare a praticare sport per scaricare le energie”.

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