Lo strano caso di Fabio Fognini: quando il più vincente non è il più amato

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Lo strano caso di Fabio Fognini: quando il più vincente non è il più amato

Nessun tennista maschile vince come lui in Italia da 35 anni, eppure non tutti lo amano

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Non ancora esaurita la sbornia per la storica impresa delle nostre giocatrici, l’attenzione degli appassionati italiani si sposta sul tennis maschile e sull’importante spareggio per la permanenza nella serie A della coppa Davis che si svolgerà nel prossimo week-end in Russia. Il numero 1 della nostra spedizione sarà Andreas Seppi, 26 del ranking, ma inutile girarci attorno, l’uomo che avrà le maggiori responsabilità sarà Fabio Fognini, impegnato presumibilmente sia nei due singolari che in doppio.
I trionfi delle ragazze hanno parzialmente oscurato la grande impresa contro Nadal agli  Us Open  ed in generale la comunque discreta stagione del tennista ligure. Fognini del resto ha nel suo destino, almeno sinora, il non avere una visibilità ed un seguito che sembrano trascendere quanto fatto sul rettangolo di gioco. Un po’ per le varie mattane che lo vedono sepsso protagonista un po’ forse per la delusione nel vedere un talento come il suo dissipato in mille malesseri, si tende a dimenticare che i risultati in carriera di Fabio Fognini sono oggettivamente di gran lunga i migliori che un tennista maschile italiano abbia raggiunto negli ultimi trentacinque anni. Non saranno straordinari, ma se paragonati a quanto il tennis maschile italiano ha partorito dopo Adriano Panatta, non possono che essere considerati comunque buoni. Eppure, “ Fogna” divide il pubblico, e una parte degli aficionados italiani non nasconde una certa antipatia nei suoi confronti. Tale mancanza di empatia con un bacino di appassionati che non esulta per qualcosa di veramente importante da quasi 40 anni (era il 1976 quando Adriano Panatta vinceva in una magica annata prima Roma, poi Parigi ed infine la Coppa Davis) è spiegabile solo in parte con atteggiamenti in campo molte volte, per usare un eufemismo, non proprio corretti. Il ligure è migliorato sotto questo profilo, negli ultimi tempi. Ricorderete ad esempio i litigi con il suo angolo a Montecarlo nella scorsa edizione, qualche parolina di troppo detta verso i giudici di sedia o qualche monologo particolarmente “colorito”. Quest’anno oltre al mezzo litigio di Amburgo con Nadal non è successo niente di particolarmente disdicevole.
Fognini ha avuto un best ranking di n° 13 in singolare e n° 7 in doppio; per due anni ha chiuso la stagione nei top20 (2013 e 2014); ha vinto tre titoli in singolare (nel 2013 Stoccarda ed il prestigioso atp 500 di Amburgo, categoria di torneo che nessun italiano ha vinto dagli anni 80; nel 2014Vina del Mar) e tre in doppio (tutti in coppia con Simone Bolelli,  spicca ovviamente la vittoria nello scorso gennaio degli Australian Open). Inoltre nella stessa coppa Davis ha avuto rendimenti da giocatore di grande personalità: bilancio complessivo di diciannove vittorie ed otto sconfitte (14-6 il record relativo ai soli incontri di singolare), impreziosito dalla memorabile vittoria per tre set a zero a Napoli contro Andy Murray nell’aprile 2014. Non sono risultati mediocri.

Certo, in questo 2015 non ha rispettato, almeno sinora, le attese dei fan e probabilmente del suo stesso entourage, ma comunque ha raggiunto due finali in Atp 500 (Rio De Janeiro e Amburgo) e tre vittorie nello stesso anno contro uno dei migliori giocatori della storia di questo sport come Rafael Nadal, il quale, non sarà più quello di un paio di anni fa, ma resta comunque il numero 7 del mondo. Tra l’altro, tutte e tre le suddette vittorie sono dall’indubbiamente elevato peso specifico: una di esse, appunto dieci giorni fa allo Us Open, rimontando con un gran tennis da due set di svantaggio; e le altre due addirittura sulla terra rossa di Rio e Barcellona e Rafa sarà pur sceso di livello, ma quella à la superficie in cui ha firmato record inarrivabili e quest’anno ci ha perso solo contro “top 4” come Djokovic, Murray e Wawrinka.
Eppure, come detto, per una schiera di appassionati, tutti questi risultati di rilievo passano in secondo piano rispetto ai comportamenti in campo non sempre da “ signorino” e questo è molto probabilmente ingiusto. Lungi da noi voler fare un’apologia di Fabio, tante volte, anche su questo sito, sono state ospitate critiche nei suoi confronti, ma, forse, è tempo di guardarlo sotto altri occhi .
Siamo convinti assertori dell’importanza dell’esempio che i campioni devono dare ai giovani, ma va pure osservato che almeno Fabio non ha mai litigato negli ultimi anni con avversari o fatto polemiche con loro (a luglio, nella finale di Amburgo , il diverbio si è capito fosse non con Rafa, ma con lo zio Toni), si è semplicemente fatto del male da solo.
Passateci una provocazione: “Non sei McEnroe !” molte volte gli viene detto dagli spalti o scritto sui social: su tale circostanza, non vi sono minimi dubbi, ma nell’ambito dei risultati ottenuti da tennisti italiani nella storia, se il tennista americano godeva di tolleranza per quello che riusciva a vincere, allora  i fan italiani potrebbero amarlo ancora maggiormente visto che i suoi risultati in Italia non li ha ottenuti nessuno da 40 anni.

Chi lo conosce fuori dal campo, sa che Fabio è un ragazzo ventottenne alla mano ed estroverso: dispiace semplicemente da appassionati del suo talento tennistico e da sostenitori del tennis italiano che, pur rendendosi conto, e non abbiamo dubbi su questo, che lanci di racchetta e monologhi non facciano altro che danneggiare la sua immagine ed il suo rendimento, non riesca ad evitarli. Però, proprio perché Fabio ha sin troppo un atteggiamento apparente da “ o sei con me o sei contro di me”, ora che entra nella fase matura della sua carriera, nella quale può verosimilmente togliersi soddisfazioni ancora maggiori di quelle ottenute sin qui, una riflessione forse anch’essa più matura e meno superficiale da parte di una fetta degli appassionati italiani sarebbe auspicabile per aiutare Fabio a sciogliersi definitivamente e dare il meglio di sé.

 

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