Nole contro Djokovic, un romanzo eterno. Si cambia pagina?(Cocchi). Wawrinka elimina Murray, ora il derby contro Federer (Cocchi). Nole&Rafa, c'eravamo tanto sfidati (Marcotti). Nadal è rinato come Lazzaro ma oggi ritrova il muro Djokovic (Clerici). Il tennis ritrova il vero Nadal, "Me la gioco alla pari con tutti" (Semeraro)

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Nole contro Djokovic, un romanzo eterno. Si cambia pagina?(Cocchi). Wawrinka elimina Murray, ora il derby contro Federer (Cocchi). Nole&Rafa, c’eravamo tanto sfidati (Marcotti). Nadal è rinato come Lazzaro ma oggi ritrova il muro Djokovic (Clerici). Il tennis ritrova il vero Nadal, “Me la gioco alla pari con tutti” (Semeraro)

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Nole contro Djokovic, un romanzo eterno. Si cambia pagina? (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Come un romanzo. Lungo, affascinante, ricco di colpi di scena. Il capitolo numero 46 si scrive oggi, nella semifinale del Masters di Londra, quando Rafa Nadal e Novak Djokovic si incontreranno nel penultimo step della corsa al titolo. Il serbo, nella capitale inglese, va a caccia del quinto titolo, mentre lo spagnolo non è mai riuscito a portarsi a casa il trofeo dei Maestri. LOTTA II braccio di ferro tra i due è iniziato nel 2006, sulla terra rossa di Parigi, nei quarti del Roland Garros, con un successo di Rafa per il ritiro del serbo. Nove anni, e molte battaglie dopo — in totale sono rimasti in campo quasi 108 ore, vale a dire quattro giorni e mezzo — i due si ritrovano alla 02 Arena con una situazione di sostanziale parità: Rafa guida 23-22 i precedenti ma Nole, nell’anno migliore della carriera, ha vinto sette degli ultimi otto incontri, tutti e tre quelli disputati quest’anno, cioè Montecarlo, Parigi e Pechino. La sconfitta più dolorosa per lo spagnolo risale al Roland Garros, lo Slam che lui ha vinto nove volte. Quest’anno a Parigi, al settimo tentativo, Djokovic è riuscito a fermare la corsa di Nadal verso la conquista del trofeo. Per Rafa è stato il secondo k.o di sempre a Parigi, ma questo valeva molto di più perché significava abbandonare il sogno di conquistare il decimo Roland Garros. Un primo set combattuto, durato oltre un’ora, poi il ko in tre set per Nadal quasi umiliato nel terzo, chiuso dal serbo 6-1. LA SVOLTA La crisi mentale e fisica del maiorchino, precipitato fino al numero 10 del ranking mondiale a inizio stagione, ha forse visto segnali di positivi nell’ultimo incontro che ha visto protagonisti i due. Nella finale del China Open, sul cemento di Pechino, Rafa ha sì perso 6-2 6-2 ma ha finalmente tirato fuori la «garra», la voglia di combattere, che poi pian piano è cresciuta fino a portarlo a Londra da numero cinque. «Sono davvero contento, soprattutto delle mie ultime cinque settimane, e molto curioso di misurarmi con Nole». Eh sì, quello con Djokovic sarà un altro esame importante sul grado di combattività: «Sarà un match molto difficile, contro un avversario di livello altissimo». Difficile sì, ma anche già affrontato 45 volte, il che può dare indicazioni su come organizzare la tattica: «Tattiche nel tennis se ne possono fare poche, conosco Nole e magari ci sono due o tre o cose che posso fare, ma l’unica vera tattica che funziona, con tutti, è giocare benissimo. E poi ho passato troppo tempo a preoccuparmi, adesso devo solo giocare». Questa notte, prima di addormentarsi, avrà ripercorso qualcuno dei 23 successi raccolti contro di lui: «Ho tanti bei ricordi dei nostri match, molto combattuti ma soprattutto mi ricordo la vittoria del Roland Garros 2012, e dello Us Open 2013. Pure all’Australian Open 2012, anche se ho perso, c’è stata una partita indimenticabile». E’ stata la finale più lunga nella storia dello Slam, 5 ore e 53 minuti, e certo ha aggiunto sale a una rivalità molto sentita. FAVORITO Sconfitto con Federer, vincitore ma senza troppo smalto con Berdych il numero uno al mondo, che si esalta nel combattimento, difficilmente si presenterà in campo con lo stesso atteggiamento. Dovrebbe aver capito che Nadal non è avversario da sottovalutare, nonostante la stagione non eccellente: «E’ vero, gli ultimi due match a Londra non sono stato al livello che avrei voluto, ma nel primo sono stato perfetto. Nadal dice che gioco su un livello troppo superiore? Lo ringrazio, da parte mia non direi mai una cosa del genere. Lascio che lo dicano gli altri…». Appuntamento a oggi.

 

Wawrinka elimina Murray, ora il derby contro Federer (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Sarà di nuovo Federer-Wawrinka una delle semifinali del Masters. Il numero 2 svizzero ieri ha battuto Andy Murray in due set qualificandosi per la terza volta in tre partecipazioni. Dopo un primo set tirato chiuso al tie-break, il secondo si apre subito con un break di Wawrinka che allunga fino al 5-2 prima di subire la rimonta di Murray che però si ferma sul 4-5. Quando Wawrinka si guadagna il primo match point Murray sfascia una racchetta sfogando tutto il nervosismo che lo ha accompagnato per l’intero match. Wawrinka spreca il primo match point ma sul secondo non sbaglia e chiude 6-4. Andy può dunque dedicarsi da oggi al suo grande obiettivo: riportare la Coppa Davis in Gran Bretagna dopo 79 anni, da quando Fred Perry ci riuscì l’ultima volta. FERRER L’incontro pomeridiano tra Rafa Nadal e David Ferrer, grandi amici nel tennis e nella vita, aveva già un verdetto. Il maiorchino era qualificato come primo del girone Nastase e il valenciano era già fuori. E invece il buon Ferru, che a 33 anni è il più anziano del gruppo, ha dato un bel da fare a Rafa, portandolo al terzo set. Alla fine, quelli che maledicevano di aver acquistato un biglietto da minimo 50 sterline per assistere all’inutile sessione pomeridiana, sono stati ricompensati con lo spettacolo. Una battaglia durata due ore e 37 minuti che nessuno avrebbe potuto immaginare, soprattutto alla luce del 3-0 con cui è subito partito Rafa. La reazione di Ferrer è stata feroce, ha anche annullato a Nadal un set point sul 6-5 e infine si è aggiudicato il tie break. Il numero 5 del mondo ha pareggiato il conto dei set allungando dal 3-3 nella seconda frazione. Poi, nel terzo, dopo un sostanziale equilibrio fino al 4-4, Rafa ha accelerato fino alla vittoria

 

Nole&Rafa, c’eravamo tanto sfidati (Gabriele Marcotti)

La loro è la rivalità più lunga dell’era Open. Iniziata nel 2006, lunga quasi un decennio. Una striscia di 45 match che attraversano le loro carriere, testimoniando i diversi momenti. Per esempio: fino al 2011 era Rafa Nadal a dominare gli head to head con Novak Djokovic. L’anno prima il campione di Maiorca aveva vinto tre dei quattro Slam, era ancora all’apice della sua carriera e in una condizione psicofisica strepitosa. Poi è cominciato se non proprio un declino quanto meno un rallentamento, coinciso con l’irresistibile ascesa di Nole. Così oggi, nonostante il parziale tra i due resta a favore dello spagnolo (23-22), gli ultimi quattro anni di confronti diretti raccontano tutt’altra storia. Ovvero che Djokovic ha vinto più del doppio dei match vinti da Rafa (15-7), addirittura 3-0 nei precedenti stagionali (compresa la recente finale di Pechino, vinta in due set). Certo, un altro Nadal rispetto a quello visto anche ieri alla 02 Arena dove – già qualificato – non ha regalato nulla a David Ferrer, battuto al terzo set dopo più di due ore e mezza di battaglia. A conferma di una ritrovata fame di vittoria, e voglia di lottare. Resta ancora da capire se anche il gioco sia tornato quello di una volta perché se le vittorie su Stan Wawrinka prima e Andy Murray hanno riacceso l’entusiasmo tra i suoi tifosi, è ancora troppo presto per esultare nella resurrezione del 14 volte vincitore di Slam. Oggi contro il serbo dovrà essere il match della conferma. «Servirà giocare il mio miglior tennis per avere qualche possibilità di vittoria – le parole di Rafa – Contro David ho compiuto un altro passo in avanti. È stato un incontro estremamente difficile contro un giocatore che ha giocato in maniera fantastica, meglio di me. Penso però che sto facendo le cose nel modo giusto, ho notato tantissime cose positive in questa settimana. Un’ottima conferma». Tre vittorie di fila che consolidano morale e convinzione. Utilissime per un giocatore sulla strada della guarigione e che solo lo scorso giugno era scivolato addirittura in decima posizione nel ranking mondiale: non gli capitava dal 2005. Senza dimenticare le sconfitte, ben 19 match smarriti, come mai nei suoi 14 anni di professionismo. Un annata orribile, che però ora sta faticosamente riscattando. Dopo gli Us Open, Rafa può vantare un record di 17 vittorie e solo 4 quattro sconfitte, comprese la finale di Basilea e la semifinale di Shanghai. «Con Nole sarà un match molto importante per me perché mi dà l’occasione di confrontarmi con il migliore e dunque verificare se posso puntare al gradino più alto. Comunque al di là del risultato la cosa più importante in questo momento è continuare ad allenarmi in questo modo, con questa intensità e stare bene fisicamente. Perché se continua tutto così sono sicuro che il prossimo sarà un anno positivo per me. Contro Novak so come devo giocare, sarà molto difficile ma anche una sfida estremamente stimolante. Non sono preoccupato, anzi felice perché sono partite esaltanti. Non vado mai in campo pensando di fare cose che non sono in grado di fare. Giocherò il mio tennis cercando di essere aggressivo e forte mentalmente». Anche sul cemento Rafa è indietro nei confronti diretti, 7-15, così come nei match indoor (2-3) e nei match ristretti al Masters (1-2), che si sono sempre risolti in due set. Ma se Nole corre per il quinto sigillo (il quarto consecutivo), Rafa – dopo le due finali perse nel 2010 e 2013 – spera di eguagliare Andre Agassi, l’unico ad aver vinto in carriera tutti gli Slam, l’oro olimpico, la Coppa Davis e appunto le Finals. «E un dato di fatto che Rafa stia giocando molto meglio – le parole di Djokovic dopo il successo-qualificazione di giovedì sera con Tomas Berdych – Da New York il suo tennis è cresciuto molto e già in Cina avevo visto che giocava in maniera decisamente più convinta. E anche qui sta sbagliando meno. So bene quello che mi aspetta e spero di essere in grado di esprimere il mio miglior tennis».

 

Nadal è rinato come Lazzaro ma oggi ritrova il muro Djokovic (Gianni Clerici, La Repubblica)

L’ultimo dei primi ha battuto il primo degli ultimi. Per chi non fosse addentro ai misteri del tennis, mi permetterei di chiarire la frase pronunciata da un collega che se ne intende. L’ultimo dei primi è ora il gemello meno esplosivo del Nadal che fu, mentre il primo degli ultimi è un ammirevole maratoneta munito di racchetta, a nome David Ferrer. Prima del match serale, dominato da un Wawrinka ingiocabile, ho assistito al match pomeridiano circondato da colleghi spagnoli, mentre gli altri attendevano l’unico match del giorno che avesse una qualche influenza sulla classifica di questo similtorneo di tennis: Murray contro Wawrinka, che avrebbe deciso chi fosse il secondo del girone chiamato Nastase, dietro appunto a Nadal. Un match nel quale le previsioni dei giornalisti britannici, e le speranze degli appassionati locali, son state presto sommerse da un Wawrinka stile Australian Open. Ricordo, nonostante ciò mi riesca faticoso per mancanza di adattamento culturale alla formula del Master, che se Nadal fosse stato battuto, altri scenari non si sarebbero profilati nel suo girone grazie alle precedenti due vittorie contro sia Wawrinka, sia Murray. Va dunque ringraziato, Rafa, per aver testardamente voluto un successo che portasse i suoi precedenti a 24 a 6 contro il conterraneo valenziano. Un successo che valeva si qualche migliaio di dollari in più, spiccioli per un campione, ma che non avrebbe mutato gli scenari delle semifinali di domani: Nadal contro Djokovic, Federer contro il suo connazionale Wawrinka. Il match di oggi mi è parso dapprima accessibile all’abituale vittima di Rafa, che pareva, d’un tratto, aver trovato le vie della rete, e i colpi vincenti: caratteristiche, queste ultime, che erano abituali a Nadal, soprattutto nello schema di sua invenzione, il diritto mancino dal centro destra verso sinistra. Simile insolito Ferrer attaccante riusciva addirittura in una pioggia iniziale di dodici punti a tre, qualcosa che faceva presagire un risultato sorprendente. L’inattesa vicenda del regolarista trasformato continuava , per la sorpresa dei miei stessi vicini iberici, in un tiebreak concluso con un nettissimo 7 a 2 per Ferrer. E’ però difficile combattere con armi che non siano le proprie e, via via che Nadal ritrovava un poco dell’abituale regolarità, e soprattutto allungava di un paio di metri le sue traiettorie, ecco David ritornare il perdente di sempre, contro i primi. Il secondo set l’avrebbe visto soccombere con una agghiacciante serie di un solo punticino a dodici in tre games, e il finale del terzo non sarebbe certo migliorato, con una nuova lacerazione di tre punti a dodici. Da qui, a immaginare che il Nadal di oggi possa imporsi in questo Master, ce ne corre. Rafa gioca più corto di sempre, e soprattutto non possiede oggi l’esplosivo diritto che non finiva di stupirci e suscitare incredula ammirazione. Credo abbia poche chances di qualificarsi contro un Djokovic peraltro meno imbattibile di quello ammirato nel corso dell’anno. E’, comunque, la sua, per chi non la credeva possibile, una piccola rinascita, sebbene meno completa di quella di Lazzaro

 

Il tennis ritrova il vero Nadal, “Me la gioco alla pari con tutti” (Stefano Semeraro, Tuttosport)

Rafa Nadal, come tutti i grandi, sa essere l’avatar di se stesso. «Da cinque tornei mi sento rinato. Le partite posso vincerle o perderle, ma me le gioco di nuovo alla pari con tutti». Luogo della reincarnazione: l’Atp 500 di Pechino, dove si è riaffacciato in finale perdendo solo da Djokovic. Luogo dell’illuminazione: Londra, la 02 Arena, il Masters dove oggi giocherà in semifinale, di nuovo contro il numero 1 del mondo, dopo aver dominato il girone di qualificazione. Alla fine di una stagione maledetta, concimata di delusioni – le sconfitte a Montecarlo, Roma, nell’ex feudo del Roland Garros, lo scivolone fino al bordo inferiore della top-ten… – il Niño sembra essersi smaltato sulla superficie che digerisce di meno, il veloce indoor. II peggio è alle spalle. Le crepe psicologiche, l’ansia di non sentirsi più all’altezza di un grande passato, la paura di avere il futuro ormai alle spalle, i tarli inediti di un guerriero scopertosi di colpo fragile: tutta roba, pare, metabolizzata. «Ha ricominciato a cavarsela in situazioni difficili, segno che è tornato quello di un tempo», dice Murray, il padrone di casa che proprio nel girone, molto distratto dalla finale di Coppa Davis ormai imminente, contro Rafa ha rimediato una stesa imbarazzante. «Mi aspetto di ritrovarlo a un livello altissimo all’inizio della prossima stagione». Al Masters Nadal ha giocato sei volte in carriera, toccando due finali e fulminandosi contro Federer e Djokovic. Con Nole sfida numero 46. Difficile che la settima sia quella buona, un po’ perché Federer e Djokovic al momento gli stanno una spanna sopra, un po’ perché la rinascita è stata agevolata da avversari fiacchi, un po’ fané. È vero che il Nadal Cannibale capace di masticare la concorrenza, quello del 2008 o del 2010, probabilmente non lo rivedremo più; al Nadal 2.0 il numero 5 in classifica oggi come oggi sta però stretto come un babydoll all’incredibile Hulk. In fondo ha battuto il n. 2 (Murray) e il n. 4 del mondo (Wawrinka) sul veloce, ruggendo e fiondando il dritto (quasi) come ai bei tempi. La 46esima sfida in carriera contro Djokovic (la più corposa rivalità della storia, 23-22 per ora il bilancio per Rafa) sarà un esame durissimo per l’ambizione di laurearsi finalmente Maestro, ma in classe con i migliori di sicuro il Niño c’è già tornato

 

 

 

 

 

 

 

 

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