La doverosa premessa è che a Jo-Wilfried Tsonga, persona splendida e di una correttezza, gentilezza e istintiva allegria che hanno pochi eguali, vanno tutti gli auguri e gli in bocca al lupo possibili, anche se per fortuna, come ha confermato lui stesso in conferenza stampa, il fastidio alla zona lombare che gli ha bloccato in parte la schiena, e che gli è costato la sconfitta contro Kei Nishikori, non è nulla di troppo serio.
Il meteo, qui a Melbourne, negli ultimi giorni ha fatto impazzire un po’ tutti, a partire dagli organizzatori, per finire ai giocatori stessi e ai loro coach, per i quali programmare gli allenamenti in modo efficiente è stato veramente difficile. Non variabile, di più. Ti svegli alle sette di mattina, e pensi di essere in Irlanda del Nord, freddino, nuvole basse, pioggerellina fissa di quelle tremende che ti entrano nelle ossa. Tre ore dopo, sole accecante. Ma gli alberi e i fitti cespugli dei “Fitzroy Gardens“, lo splendido parco urbano poche decine di metri a nord dell’ingresso degli impianti sportivi dal lato della Rod Laver Arena, nelle prime ore di una giornata simile hanno un fascino e dei colori incredibili. Il verde delle foglie bagnate e gocciolanti è tanto intenso e brillante da sembrare fluorescente, specialmente quando un raggio di luce riesce a bucare le nuvole che vanno e vengono in modo improvviso, a causa dei venti mutevoli che soffiano dalla vicina baia che fa da anticamera all’oceano.
Davvero uno spettacolo che vale la pena, anche quando l’estate australiana gioca un po’ a farsi desiderare, come i simpatici “possum” locali, marsupiali che proliferano felicemente nelle aree urbane da queste parti, sono timidi e sfuggenti, vengono da molti considerati una specie infestante, ma fatemelo dire, sono carinissimi. Un paio di loro si erano spinti fino ai campi da tennis stamattina, e se ne sono spariti su per le piante solo quando ha fatto la sua apparizione il buon vecchio Jo, che li ha visti, e gli sono piaciuti un sacco. Ma come detto, purtroppo il sorrisone che ha fatto Tsonga davanti alle “pallette di pelo” che sono fuggite dal campo 16 è stato l’ultimo di oggi, davero una giornataccia per lui.
Qui sopra vediamo immagini decisamente inconsuete per il tennis di questo livello, una sequenza di rovesci colpiti da Jo in modo a dire poco rigidissimo, all’inizio pensavo che volesse scaldarsi con particolare cautela, ma invece ha continuato così per tutta l’ora. Non serve commentare, ma rimane interessante rendersi conto di quanto fondamentale sia l’essere a posto fisicamente per poter sviluppare un gioco di un certo livello.
Qui sopra invece vediamo come Tsonga entrava sul dritto, e detta come va detta, sembrava un semaforo piantato in campo da tanto era indurito. La cosa interessante è che esecuzioni portate con così poca partecipazione di gambe (pochissima flessione) e schiena (scarsa rotazione del busto-spalle) permettevano comunque al francese di tirare piuttosto forte, a dimostrazione del fatto che questi ragazzi hanno talmente tanta rapidità di braccio che sarebberio in grado sparare “pietrate” anche da seduti su uno sgabello. Per un “amatore da circolo”, questa è la normalità, difficile vedere nelle categorie inferiori tennisti capaci, o meglio abituati e allenati a farlo, di usare la spinta delle ginocchia e la rotazione di anche e spalle più di così. Per un professionista, è imprescindibile. E pure da immobile, Tsonga tirava pallate che in terza categoria si sognano, tanto per ribadire che razza di mostruoso livello tecnico abbia tutta questa gente.
Jo aveva la schiena dolorante, ma nulla di che, infatti ha giocato (sicuramente con un’infiltrazione), eppure anche una minima menomazione muscolare è più che sufficiente a fare una differenza enorme tra i top-player, e ha inevitabilmente perso senza poter difendere le sue possibilità. Quando in allenamento ha provato ad affondare appena appena gli appoggi e a lasciar andare i colpi, vediamolo qui sopra, il problema si è fatto evidentissimo: uno slice che doveva essere in allungo viene colpito buttando lì la racchetta e basta, e quando Jo è andato a colpire uno rovescio basso, lo vediamo totalmente ingobbito, lui cerca di compensare andando su con il finale, ma così proprio non va. Confrontatelo con la bella foto in testa al pezzo, del match con Baghdatis. In tutte le immagini, poi, guardando il viso del giocatore si può intuire una mezza smorfia di fastidio, quasi dolore. Poco dopo, 6-4 6-2 6-4 Nishikori, arrivederci e grazie. Onesto e sportivo Tsonga a scendere in campo e provarci, guadagnandosi ulteriore simpatia e benevolenza (qui lo adorano) se ce ne fosse stato bisogno. Alla prossima, bombardiere sorridente, rimettiti presto.
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