Rafa Nadal e il vero spirito olimpico, ma quella frase… - Pagina 2 di 2

Olimpiadi

Rafa Nadal e il vero spirito olimpico, ma quella frase…

La vittoria di Rafael Nadal nel 2008, l’oro di Andy Murray e l’argento di Roger Federer a Londra 2012 sembravano aver promosso le Olimpiadi come ambite dai migliori. La situazione si è capovolta alla vigilia di Rio 2016. Il caso di Federer e l’eccezioni di Murray e del malconcio Nadal, anche se una sua dichiarazione sembra francamente esagerata

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Questa frase è inequivocabile: per quanto non ci sia motivo per sospettare che il primatista Slam non sia così legato alle Olimpiadi come ha detto, non vi è dubbio che tra la scelta di chiudere con un oro olimpico al collo e quella di avere ancora qualche, seppur minima, possibilità di raggiungere il 18° Major negli anni a venire, Federer non abbia avuto il più insignificante tentennamento. Perché in merito al Re di Basilea, di questo si parla: per quanto follemente innamorato di questo sport, Federer non accetterà mai di giocare per vincere dei 500 o anche un Masters 1000 dove sorprendere una volta di più Djokovic e Murray sulla breve distanza. A lui interessa essere competitivo ai massimi livelli, avere la possibilità di vincere un altro Slam. Che poi parta ampiamente sfavorito con Nole e con Andy è certamente vero, ma è tutt’altro discorso.
La testa di Federer ora ragiona così: per quest’anno mi fermo, pazienza per le mie ultime Olimpiadi, ma è necessario per poter tornare l’anno prossimo nelle condizioni di poter competere per Wimbledon (in primis non possono esserci che i Championships) e se possibile per gli altri Slam.
Un ragionamento magari ardito, magari comprensibilissimo, ma senza dubbio a sostegno della tesi che vede il torneo di Olimpia in secondo piano rispetto ai quattro Major e alla gran parte dei Masters 1000.

Il resto dei Fab Four è però atterrato entusiasticamente a Rio, alla chiara rincorsa alla medaglia d’oro. La motivazione di Novak Djokovic è sotto gli occhi di tutti. Dopo aver fallito sia l’oro che il podio a Londra 2012, Novak vuole il successo olimpico per completare la sua grande carriera e dare al popolo serbo la gioia di un oro alle Olimpiadi. Andy Murray viene dal successo di Londra 2012, quando vinse davanti alla sua gente (considerando che la Gran Bretagna partecipava unita e non divisa tra Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord), ma solo i suoi detrattori possono pensare che abbia voluto onorare l’impegno a Rio perché desideroso di essere il portabandiera alla cerimonia inaugurale. L’ufficialità dell’investitura è arrivata solo il 3 agosto e la conquista del secondo Wimbledon (il suo terzo Major) ha messo il campione di Dunblane nelle condizioni psicologiche migliori, senza l’assillo di dover necessariamente vincere gli US Open per ritenere positiva la stagione.

Molto più interessante la posizione di Rafa Nadal: il campione di nove Roland Garros aveva dovuto interrompere lo Slam parigino per un grave problema al polso sinistro. Lo stop doveva finire in corrispondenza del Masters 1000 di Toronto ma ha richiesto tempi più lunghi di quanto sperato, così Rafa è volato a Rio senza avere la certezza di poter effettivamente partecipare a tutte le competizioni. È del 3 agosto la notizia ufficiale della sua presenza in tutti i tornei: singolare, doppio e doppio misto. Nadal è già stato, come detto, olimpionico a Pechino. Chi segue con passione sia il tennis sia la rassegna a cinque cerchi ricorderà la gioia di Rafa nel partecipare alla cerimonia inaugurale nel “Nido d’uccello” a Pechino 2008. Si leggevano, negli occhi del fresco campione di Roland Garros e Wimbledon, la gioia del bimbo che partecipa a una grande festa e l’orgoglio di far parte di una nazione e poterla rappresentare, sia sfilando che scendendo in campo di lì a breve.

Ecco perché il sentimento di amore di Nadal verso le Olimpiadi è indubbiamente genuino. Lo prova il fatto di aver deciso di prendere parte anche al singolare e al doppio misto. Rafa avrebbe potuto godersi il piacere della cerimonia e l’onore di essere il portabandiera della spedizione spagnola (riconoscimento meritatissimo, visto quanto ha dato in carriera allo sport iberico e considerando la sanguinosa rinuncia di 4 anni fa, quando zio Toni sembrava gettare una pietra tombale alla speranza di rivederlo in questa competizione, vista la condizione disastrata delle sue ginocchia dopo Wimbledon 2012: “Queste sarebbero state le sue ultimi Olimpiadi”), limitandosi al doppio. Invece, ha deciso di forzare i tempi di recupero. Se l’ha fatto è perché ha capito che la possibilità del secondo oro della carriera ci sono. Anche lui, come Federer, non si iscrive a un torneo importante per onor di firma, ma per vincerlo. È l’evidente dimostrazione che le Olimpiadi sono a questo punto il suo massimo obiettivo stagionale, preferito anche a Flushing Meadows, contrariamente a quanto ipotizzato pochi giorni fa dal direttore Scanagatta.

Emerge però una dichiarazione filo-olimpica del vincitore di 14 Slam che davvero risulta esagerata. Ai tempi del Roland Garros, pochi giorni prima del doloroso ritiro, Rafa sentenziò: ”L’Olimpiade è l’evento sportivo più importante al mondo. Se tu non vuoi partecipare al più importante evento nel mondo dello sport, è difficile capire quali siano le motivazioni per il resto delle altre cose, no?”. Eh no, caro Rafa, va bene la passione per le Olimpiadi, d’accordo l’appello ai colleghi a non snobbarle, ma a tutto c’è un limite.
In quel contesto, sarebbe stato interessante dopo quella frase chiedergli a bruciapelo: “Perdonami Rafa, ma stai dicendo che le motivazioni che ti hanno portato a vincere non uno, non due, ma nove, dico nove Roland Garros erano inferiori a quelle che ti hanno permesso di mettere al collo l’oro olimpico di Pechino?”. A quel punto Nadal, che è attento a non esporsi troppo ma altrettanto a non passare per banale o per fesso, avrebbe risposto con un sorriso bello disteso e signorile a chiudere la contesa.
D’altra parte, sarebbe interessante a questo punto interpellare i più sfegatati fan del mancino di Manacor per sapere se fra loro vi è uno solo che non riconoscesse l’esagerazione di queste parole. In altri termini, chiedersi se esiste un nadaliano doc pronto a sacrificare uno solo dei 9 Roland Garros del Re di Parigi (o anche qualunque altro Major) con un oro olimpico, anche nell’ipotesi in cui non l’avesse già vinto a Pechino. Chiaro che non c’è. Anzi, sarebbero proprio i nadaliani più accesi e irriducibili i primi a strapparsi le vesti se il loro idolo accettasse un inopinato baratto del genere!

Detto questo, avercene di grandi tennisti come Nadal
: se tutti avessero le sue motivazioni, ogni quattro anni in estate saremmo in fermento per un evento di grande fascino, anziché prepararci ad assistere a un torneo assimilabile a un ATP 500 qualunque.

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