I match dell'anno: la top 5 degli Slam - Pagina 2 di 2

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I match dell’anno: la top 5 degli Slam

Il 2016 è stato un anno ricco di sorprese e colpi di scena, imprese sfiorate ed altre riuscite. Queste le più significative

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3) US OPEN QF: [6] K. Nishikori b. [2] A. Murray 1-6 6-4 4-6 6-1 7-5

A New York è il giorno dei quarti di finale della parte bassa e Andy Murray e Kei Nishikori entrano in campo all’ora di pranzo (cena per noi italiani). Lo scozzese inizia la sfida dominando, prendendo sempre il tempo all’avversario ed aggredendolo costantemente in fase di risposta. Il giapponese ha la possibilità di riordinare le idee quando, alle 14.58 locali, viene chiuso il tetto per l’arrivo della pioggia. Venti minuti dopo, la partita cambia per la prima volta. Il campione di Shimane inizia ad essere più incisivo con i colpi di inizio gioco: la percentuale di prime si innalza e la risposta inizia ad essere penetrante. Così, inaspettatamente, Murray si ritrova un set pari. Ciò nonostante, nel terzo Andy riesce a tranquillizzarsi – sempre relativamente – ed approfitta di un paio di errori banali dell’avversario da fondocampo per chiudere 6-4. Nel terzo gioco del quarto parziale Andy sembra avere in mano la partita per la seconda volta. Sul 30-40 e servizio Nishikori, però, Murray si fa innervosire da una chiamata della Cicak, che interrompe il gioco dopo una chiamata arrivata direttamente dagli spalti. Questa sarà la seconda svolta decisiva dell’incontro. Nonostante lo scozzese non avesse inciso in maniera particolare nel corso dello scambio, l’allora numero 2 del mondo si innervosisce, perde completamente la testa e con essa anche il set.

Nella frazione di gioco decisiva succede di tutto. L’Arthur Ashe è caldo come nelle migliori occasioni. Murray adesso è troppo passivo e sbaglia molto con il dritto, mentre Nishikori gioca magistralmente, sciorinando tutto il suo repertorio: accelerazioni da fondocampo, dropshot e, sorprendentemente, una  copertura della rete di prim’ordine. Il nipponico veleggia serenamente fino al 4-3 40-0 e servizio a disposizione, ma sbaglia una comoda volée di dritto. Nemmeno il tempo di accorgersene che l’avversario è già avanti 5-4. È proprio qui che il numero 6 del seeding dimostra di essere cresciuto: una volta sarebbe crollato, avrebbe smarrito completamente la fiducia nei propri mezzi. Stavolta no e, dopo un doppio fallo del rivale, si procura una palla break sul 5 pari. Kei decide di giocarsi il punto come vuole lui ed attacca col dritto lungolinea, Murray arriva bene sulla palla per giocare il passante, ma Nishikori si allunga in maniera spettacolare per giocare un’incredibile volée di rovescio. Il nervosismo ormai è completamente padrone del campione di Dunblane, il quale alla fine cede mettendo in rete l’ultimo passante. Nonostante le responsabilità di Andy, Nishikori vince una partita da fenomeno. È stato lui a volere di più la vittoria, a cercarla a tutti i costi, a cambiare tattica dopo l’inizio complicatissimo. Due giorni dopo Kei perderà contro Wawrinka e a novembre Murray si vendicherà al Masters, ma questa sfida ha dato al giapponese la consapevolezza di poter battere i migliori, per di più in palcoscenici importantissimi. Il tempo rivelerà quanto queste 4 ore abbiano cambiato il corso della sua carriera.

4) US OPEN R16: [24] L. Pouille b. [4] R. Nadal 6-1 2-6 6-4 3-6 7-6(6)

5 settembre 2016: questa potrebbe essere la data che ha sancito definitivamente la nascita di una stella nuova, che parla francese e che gioca a tennis in maniera meravigliosa. Questi è Lucas Pouille, che in un après-midi di fine estate entra in campo contro Rafa Nadal senza niente da perdere. I primi giochi sono uno spettacolo: il ragazzo di Grande-Sytnhe spara vincenti da tutte le posizioni, mentre i colpi dello spagnolo superano la metà campo soltanto saltuariamente. Dopo un parziale d’apertura da incubo, il maiorchino reagisce prontamente nel secondo e nel terzo inizia la vera battaglia. Lucas dimostra grande coraggio e personalità, tiene il ritmo alto imposto dal rivale e, dopo aver centrato il break in apertura, urla un come on a pieni polmoni. Nadal non demorde ed innalza il livello del suo gioco, ma il servizio di Pouille non fa sconti: 2 set a 1 per lui. L’iberico tuttavia è un campione di razza ed un guerriero indomito. Nel quarto parziale il suo dritto ricomincia a carburare, col transalpino che soffre sempre di più gli scambi sulla diagonale sinistra. Nonostante centri il controbreak nel settimo gioco, il francese adesso non ottiene più nulla dal servizio e, per il terzo match consecutivo, è costretto al quinto set.

L’allievo di Planque è sempre più stanco, Nadal sente l’odore del sangue e scappa avanti 2-0 e poi 4-2. Qui, però, i dubbi dello spagnolo riemergono all’impovviso; Pouille inizia a credere nuovamente nelle sue possibilità di vittoria e riequilibra le sorti dell’incontro, che viene deciso dal tiebreak. La tensione è incredibile, ma il giovane Lucas inizia giocando con grande coraggio ed andando avanti 6-3. Qui tutto l’agonismo, la capacità di non mollare mai tornano prepotentemente a fare la differenza, mentre il francese mostra qualche segnale di cedimento sul piano nervoso. La prima di servizio non entra più ed un dritto sciagurato firma il 6 pari. Il tredicesimo punto del jeu decisif rimarrà per moltissimo tempo nella memoria degli appassionati: Rafa comanda il gioco e allontana dal campo Pouille, il quale però approfitta di un clamoroso errore dell’avversario con un comodo dritto a pochi passi dalla rete che si infrange sul nastro. Adesso il ragazzo ha ripreso fiducia e, malgrado la battuta non sia più un fattore, prende il coraggio a due mani, riesce a spostarsi nell’angolo sinistro per colpire di dritto e chiude la sfida con un inside-in vincente al fulmicotone. Questo match incrinerà ancora di più le poche certezze di Nadal, che poi chiuderà anzitempo il suo 2016 dopo l’uscita prematura dal torneo di Shanghai. Pouille, invece, da quel giorno guadagnerà sempre più fiducia in se stesso ed entrerà nei top 15. Wilander dice che sarà il primo tra i giovani a vincere uno Slam. Tutti gli altri sono avvisati.

5) ROLAND GARROS R128: [2] A. Murray b. [Q] R. Stepanek 3-6 3-6 6-0 6-3 7-5

Nonostante i 37 anni di età, Radek Stepanek ha fatto tremare Andy Murray sul Philippe Chatrier. Anzi, lo ha fatto letteralmente impazzire per 3 ore e 41 minuti. Nei primi due set Andy è più nervoso che mai: non c’è più Amelie Mauresmo, ma a farne le spese è il resto del suo angolo – insieme alla new entry Jamie Delgado – oltre all’arbitro e ai giudici di linea, per non parlare di se stesso. Il ceco varia benissimo il gioco, sfondando col rovescio, alternando dropshot a discese a rete mai banali e ripetitive. Il risultato è che lo scozzese, dopo nemmeno un’ora e mezza di gioco, è a un set dall’eliminazione al primo turno. Dopo aver dominato il terzo ed aver gestito in relativa serenità il quarto parziale – interrotto per oscurità sul 4 a 2 – il numero 2 del seeding torna a soffrire le pene dell’inferno nel quinto set.

Stepanek, rinfrancato dalla sospensione di cui sopra, sembra aver ripreso il vigore del giorno precedente e salva almeno una palla break in ognuno dei primi 3 turni di servizio della frazione di gioco decisiva. Superato l’ostacolo, inizia a spaventare sempre di più il suo avversario, che si ritrova sotto 4-5 30 pari sul proprio servizio. Radek è a soli due punti da una delle vittorie più belle e significative della sua ottima carriera. Qui il giocatore di Karvina ha un’opportunità: i colpi del britannico non sono incisivi, Stepanek non ci pensa due volte e decide di attaccare col rovescio lungolinea, che però si spegne sul nastro. Da lì Andy si scioglie ed azzanna la preda, andando a servire per il match sul 6-5. Avanti 40-30, però, commette un doppio fallo che lo trascina ai vantaggi, ma alla fine riesce a prevalere dopo una volée di dritto dell’avversario che si spegne in rete. Il pubblico parigino tributa a Stepanek un’uscita di scena degna solo di chi è riuscito davvero ad incantarlo. In quelle ore “Steps” lo ha fatto, alleviando almeno un po’ la triste e dolorosa assenza di Roger Federer. Sospiro di sollievo, invece, per Murray, che due giorni dopo soffrirà molto anche contro Bourgue ed arriverà faticosamente in finale contro Djokovic, cedendo poi in quattro set. Eppure, forse, è proprio da quel giorno sul campo centrale del Roland Garros che è iniziata la rimonta di Andy, il quale ha iniziato progressivamente a liberarsi dei fantasmi che lo attanagliavano, acquisendo la consapevolezza e la resilienza dei numeri uno.

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