Il suo successo al Roland Garros nel 2010 è stato chiamato in causa dal presidente FIT Angelo Binaghi come termine di paragone per gestire a breve e medio termine il “fenomeno” Cecchinato. Francesca Schiavone, reduce dalla diciottesima partecipazione consecutiva allo Slam parigino, è intervenuta su La Gazzetta dello Sport, riportando indietro la memoria a quei giorni di gloria per il tennis italiano.
PAROLA DI LEONESSA – “Pur non conoscendolo bene – le sue parole – posso capire cosa stia vivendo Marco. Superato lo scoglio dei quarti, si apre un nuovo mondo perché quello che dovevi saper fare l’hai già fatto. Quando arrivi a questo punto del torneo cambia la quotidianità: ogni cosa è a tua disposizione, si vive come al rallentatore, un effetto straniante che ti fa stare di più con te stesso e con il tuo team (…) Non sei più alla ricerca di un miglioramento, del perfezionamento o della riga. L’unica cosa che puoi fare è variare la tattica. Ricordo bene la semifinale che giocai nel 2010 contro Elena Dementieva. Vinsi il primo set con l’automatismo perché, lo ammetto, giocai male. Ma il bel gioco e lo spettacolo non mi importavano, volevo soltanto vincere. Cecchinato in semifinale dovrà usare i suoi colpi più forti come arma d’attacco e continuare a remare, Thiem lo porterà oltre il proprio limite e lui quel limite deve essere pronto a superarlo“.
DICONO I BIG… – Il quotidiano in rosa ha raccolto anche i pareri di alcuni ex campioni che stanno scoprendo compiutamente solo in questi giorni il talento del siciliano. Mats Wilander, John McEnroe e Boris Becker sono a Parigi per Eurosport (a proposito, 3% di share per la sfida contro Djokovic) e si sono trovati a commentare le gesta del più inaspettato dei semifinalisti. “Sono rimasto colpito dal rovescio di Cecchinato – ha commentato lo svedese, campione al Roland Garros nel 1988 -, lo gioca molto bene, soprattutto in slice e con la palla corta. Ha solo 25 anni e credo possa avere un bel futuro, specialmente sulla terra“. McEnroe ha invece espresso apprezzamenti per la forza mentale: “Sul 5-2 nel terzo set non immaginavo avrebbe potuto vincere, ma si muove davvero bene su questa superficie e negli scambi prolungati sa cosa fare“. Per Boris Becker “è pazzesco come uno che ha vinto per la prima volta una partita a livello Slam sia riuscito a tenere i nervi saldi per tutto il torneo“. Chi di Cecchinato sapeva qualcosa di più, quantomeno per vicinanza geografica, è Adriano Panatta che conclude il giro di voci illustri raccolte da Riccardo Crivelli: “Il tennis evidentemente c’era già, capita che si trovino momenti favorevoli, scatta qualcosa, si prende fiducia. È la cosa più bella che possa capitare quando capisci di potertela giocare con tutti“.