Osaka, Halep e Bertens a Madrid
Dopo la finale persa lo scorso anno, Kiki Bertens ha vinto il Premier Mandatory spagnolo, determinando in questo modo anche i primi due posti della classifica mondiale
Dopo la finale persa lo scorso anno, Kiki Bertens ha vinto il Premier Mandatory spagnolo, determinando in questo modo anche i primi due posti della classifica mondiale
Kiki Bertens: una crescita continua
Kiki Bertens non finisce di migliorare. Per fasi successive è progredita nel tempo, fino a raggiungere livelli che non pensavo sarebbero stati alla sua portata quando ha cominciato a farsi conoscere sul circuito. E con il successo di sabato scorso ha tagliato un nuovo traguardo, raggiungendo al numero 4 il nuovo best ranking.
La ricordo nell’anno della vittoria del suo primo titolo WTA (2012 a Fes, in Marocco) come una giocatrice con alcuni punti forti ma anche con evidenti punti deboli. Molto potente fisicamente, Kiki ha sempre avuto un bel servizio (specie la prima) e un gran dritto. D’altra parte Bertens aveva problemi nell’esecuzione del rovescio in topspin (molto meno affidabile di quello slice) e difficoltà a esprimersi sui campi duri, che le davano meno tempo per organizzare i colpi quando era chiamata agli spostamenti in velocità.
Ma oltre ai problemi tecnici, secondo me, soffriva di una complessiva insicurezza agonistica, per cui spesso le giocatrici di maggiore personalità sembravano sovrastarla sul piano mentale. Forse sono stato sfortunato io, ma in quei primi anni, per esempio, mi ero accorto che ogni volta che era in vantaggio e andava a servire per chiudere il match non mancava mai di commettere almeno un doppio fallo. Una specie di tassa da pagare all’emozione del momento.
In più in alcune occasioni mi dava la sensazione di scendere in campo convinta di non essere all’altezza dell’avversaria, e che la sconfitta fosse il risultato inevitabile della sua giornata. A quel punto, naturalmente, non poteva esserci esito diverso. Forse in quei momenti Bertens “fotografava” correttamente i valori in campo, ma sappiamo che in uno sport come il tennis la fiducia in se stesse e una buona dose di autostima sono indispensabili, anche perchè l’eccesso di realismo impedisce l’ottenimento di vittorie contro pronostico.
Visto che non si è affacciata sul circuito con l’etichetta di predestinata o di enfant prodige, per arrivare ai risultati di oggi Kiki ha dovuto compiere un profondo lavoro su se stessa, e c’è voluto tempo perché diventasse competitiva ai massimi livelli. Nata nel dicembre del 1991, prima dei 21 anni non aveva mai sconfitto una Top 50, e per battere per la prima volta una Top 10 ha dovuto attendere il 2016, anno decisivo nella carriera.
In febbraio, infatti, compie una impresa in Fed Cup, quando l’Olanda sconfigge in trasferta la Russia. Bertens (allora numero 106 del ranking) supera due set a zero sia Kuznetsova che Makarova, numero 17 e 31 del mondo. Qualche mese dopo vince il torneo di Norimberga, ultimo evento prima del Roland Garros, con appunto la prima vittoria contro una Top 10 (Roberta Vinci, allora numero 7 del mondo). Torneo conquistato al termine di sette partite: due di qualificazione e cinque nel main draw.
Infine, la settimana successiva, l’exploit al Roland Garros. Slam del tutto particolare, caratterizzato dal maltempo: piogge continue, al punto da far esondare la Senna, e con gli organizzatori obbligati a volte a far disputare le partite sotto l’acqua. Sui campi resi pesanti come non mai, molto adatti a tenniste potenti, Kiki gioca un tennis eccezionale, facendosi strada attraverso un tabellone molto complicato: Kerber, Giorgi, Kasatkina, Keys, Bacsinszky. La ferma in semifinale Serena Williams (poi perdente in finale contro Muguruza), con Bertens in parte acciaccata per un problema al polpaccio, conseguenza quasi inevitabile del tour de force compiuto: tra Norimberga e Parigi, ha infatti disputato in pochi giorni ben 13 partite.
Anche se del tutto meritata per la qualità del tennis espresso, quella semifinale parigina è completamente inattesa, non solo per gli osservatori e appassionati esterni, ma forse per lo stesso team Bertens: ne è la riprova il fatto che Kiki si era iscritta al 125K di Bol (in Croazia) programmato in contemporanea alla seconda settimana dello Slam.
E così, entrata nelle qualificazioni di Norimberga come numero 89 del ranking, Kiki diventa numero 28 del mondo tre settimane dopo, al termine del Roland Garros. Un drastico cambiamento di status su cui saprà costruire ulteriori progressi.
Nel 2017 vince ancora Norimberga, a cui aggiunge il successo a Gstaad e la semifinale a Roma, a conferma di quanto si trovi bene sulla terra. Nel 2018 vince Charleston e arriva in finale a Madrid: i numeri dicono che ormai sulla terra soltanto Halep ha percentuali di vittoria superiori alle sue.
a pagina 4: L’ultimo salto di qualità di Bertens