Delle 19 finali Slam vinte da Rafael Nadal nessuna è stata così dispendiosa come quella vinta pochi giorni fa agli US Open contro Daniil Medvedev.Parola di Carlos Moya. L’allenatore del maiorchino ha parlato poco dopo la finale, durata quattro ore e 51 minuti, ospite nel podcast del canale El Larguero: “È incredibile. È stata una finale molto nervosa, con molta tensione. Una delle partite più emozionanti che io abbia mai visto nella mia vita, alla fine Rafa è arrivato in fondo sano e salvo”. Moya non si aspettava un Medvedev così pimpante per quasi cinque ore dopo due settimane tanto dispendiose per il suo fisico. “Medvedev ha giocato a un livello altissimo. Pensavamo che fosse un po’ stanco, ma invece è arrivato freschissimo, fisicamente e mentalmente”.
I cinque set di battaglia hanno provato tantissimo Rafa e durante la lotta Moya ha confessato di fare spesso dei cenni di incoraggiamento dal box al suo allievo, un velatissimo coaching, stavolta rivelatosi utile per portare a termine l’impresa: “Nei momenti difficili cerchi di dargli coraggio, gli fai capire che anche l’avversario è stanco, anche se a volte te lo inventi (ride). È stata come una partita di pugilato. Rafa era sfinito dopo la partita, gli sono venuti i crampi negli spogliatoi. Non riusciva nemmeno a mettersi i vestiti, abbiamo dovuto aiutarlo. Era morto”.
Moya ha dovuto anche rispondere alla scontata e (d)annosa domanda sul giocatore più forte di ogni epoca. Nadal dopo questo quarto US Open è da considerarsi tale? “Rafa non ha ancora chiuso la sua carriera” ha detto Moya. “Secondo me ha ancora margini di miglioramento e continueremo a lavorare per questo, affinché migliori e sia più regolare. Per vedere in che posizione mettiamo Rafa tra i più grandi della storia aspettiamo che finisca la sua carriera“.
Per chiudere ha confermato la presenza di Nadal alla finale di Coppa Davis, che si giocherà a Madrid al termine della stagione: “L’idea è quella di esserci, la finale di Davis è nel suo calendario”.