Pechino, il Premier migliore dell'anno - Pagina 3 di 4

Al femminile

Pechino, il Premier migliore dell’anno

Naomi Osaka, Ashleigh Barty e Bianca Andreescu sono state le maggiori protagoniste di un torneo di qualità superiore

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Naomi Osaka e Bianca Andreescu - Pechino 2019
 

Bianca Andreescu
Sembrerà un paradosso, ma direi che il torneo di Pechino terminato anzitempo con una sconfitta nei quarti di finale, più che indebolire ha rafforzato la figura di Bianca Andreescu. È vero che Andreescu ha perso l’imbattibilità sul campo che durava addirittura da Miami (sconfitta da Kontaveit per 6-1, 2-0 rit) ma il segno che ha lasciato è stato comunque profondo e positivo.

Nel Premier cinese Bianca ha superato avversarie non facili come Sasnovich, Mertens (soprattutto) e Brady, prima di arrivare al match-clou contro Osaka. Partita attesissima, come detto, nella quale la numero 6 del ranking affrontava la numero 4.

Bianca ha cominciato meglio, salendo 5-1, prima che Osaka recuperasse fino al 5-5. Ma poi i due game conclusivi del primo set li ha nuovamente vinti Andreescu, per il 7-5 a suo favore. In pratica l’andamento è stato del tutto identico al secondo set della finale di Flushing Meadows contro Serena Williams. Da una situazione di totale controllo a un riequilibrio temporaneo, fino allo sprint finale che rimette le cose a posto.

Nel 2019 sono stati parecchi i match in cui Bianca ha alternato fasi di dominio quasi totale ad altre in cui ha attraversato passaggi a vuoto che le hanno causato rimonte consistenti. E infatti quest’anno su 51 partite disputate ben 22 sono andate al terzo set. Il dato notevolissimo però è che (prima del match contro Osaka) vantava un record al terzo set di 18 vittorie e appena 3 sconfitte. In pratica quando le cose si facevano serie, quasi sempre Andreescu era riuscita ad avere la meglio; tanto che qualche volta mi aveva sfiorato il pensiero che contro certe avversarie quasi giocasse al gatto con il topo: distraendosi, ma nella convinzione profonda di poter comunque prevalere, grazie a una zampata conclusiva sempre vincente.

Forse anche per questi precedenti, per la prima parte di match contro Osaka ho avuto la sensazione che Bianca avesse in mano la partita e che invece Naomi, di fronte al tennis di qualità molto alta della sua avversaria, faticasse a mantenere la scia. Del resto Bianca dopo aver vinto il primo set per 7-5 si era portata avanti di un break anche nel secondo. Ma sul 7-5, 3-1 nuovo calo di attenzione di Andreescu, e rientro di Osaka, che cominciava a salire nel rendimento.

Tutto secondo i soliti schemi se non fosse che sul 3-4 (servizio Andreescu) del secondo set, è accaduto qualcosa di speciale: Osaka ha vinto uno scambio di qualità altissima, concluso con un passante di rovescio vincente dopo avere sofferto in difesa. Eccolo:

Era probabilmente il punto dell’incontro, almeno sino a quel momento, ed ha assunto un peso ben superiore al valore di singolo quindici. Da questo momento, infatti, Naomi ha ulteriormente alzato il livello di gioco, mettendo in campo una presenza tecnica e agonistica di peso superiore, che ha forse sorpreso Bianca. Nello stesso game Osaka ha poi sfoderato un’altra prodezza di rovescio: un lob in allungo (vedi QUI), che ha definitivamente rotto gli equilibri del set. Con un parziale di 8 punti a 1, Osaka ha chiuso il secondo set a proprio favore sul 6-3.

Questo salto di qualità di Naomi ha, secondo me, spostato gli equilibri psicologici del match; non c’era più una figura che comandava e un’altra che inseguiva cercando di non farsi staccare troppo. No, ora le due giocatrici si misuravano testa a testa in un quadro di sostanziale parità; e così quando si è entrati nel set finale l’ineluttabilità della vittoria di Andreescu non era più così certa.

Ma proprio nell’inizio di terzo set, quando la partita era diventata mentalmente più dura, abbiamo potuto apprezzare tutte le qualità di Bianca, che ha di nuovo offerto un saggio del suo miglior tennis, salendo 3-1. Poi Naomi ha reagito, riequilibrando il match, che si è quindi deciso in volata. Magari sbaglio, ma nei game conclusivi anche il fattore fisico ha avuto un peso: in queste fasi ho avuto la sensazione che Osaka fosse più fresca, mentre Andreescu ha commesso qualche errore di troppo dando a volte l’impressione di arrivare con un po’ di appannamento sulla palla. 5-7, 6-3, 6-4 il punteggio conclusivo, in due ore e 17 minuti totali. Bianca è uscita sconfitta, ma al termine di un altro grande match, in cui ha nuovamente mostrato le sue straordinarie qualità dopo l’impresa degli US Open.

Ragionando sulle sue caratteristiche, credo che il suo maggior punto di forza, che ne fa una giocatrice molto particolare, è il rarissimo equilibrio tra fase difensiva e fase offensiva. Difficile cioè dire se sia più forte nel contenere o nell’attaccare. Se penso a una giocatrice altrettanto “all around” degli anni duemila, il nome che mi viene in mente è quello di Kim Clijsters. Kim infatti era sistematicamente capace di salvare in spaccata un colpo che pareva imprendibile, e poi nel proseguo dello scambio rovesciarne l’inerzia sino a prendersi il punto con un vincente.

Questo non significa però che Andreescu sia la controfigura di Clijsters, perché mi sembrano troppo diverse sul piano della impostazione tattica dei match. Kim amava gli alti ritmi, e dunque cercava di “mettere sotto” l’avversaria soffocandola con un palleggio continuo e martellante. Bianca invece mi sembra che ami di più la variazione; espressa, per esempio, attraverso il frequente cambiamento delle parabole e dei tempi di gioco.

La partita di Pechino ha anche significato per Andreescu una prima volta assoluta di carriera. Sembra incredibile dirlo, ma per la prima volta Bianca ha perso contro una Top 10, dopo avere vinto tutti i suoi precedenti match. Il suo record contro le prime dieci è così diventato di 8 vittorie e 1 sconfitta. Un dato eccezionale che sarà interessante verificare alle prossime WTA FInals di Shenzhen, perché è evidente che se saprà mantenere questa condizione di forma si presenterebbe tra le prime favorite. E se riuscisse a vincere da esordiente si aggiungerebbe al ristretto club di giocatrici che negli anni duemila hanno vinto il Masters al primo tentativo: Serena Williams (2001), Maria Sharapova (2004), Petra Kvitova (2011) e Dominika Cibulkova (2016).

a pagina 4: Naomi Osaka

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