Ferrer, nuova vita: "Il tennis la cosa migliore che mi sia successa, ora la famiglia al centro di tutto"

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Ferrer, nuova vita: “Il tennis la cosa migliore che mi sia successa, ora la famiglia al centro di tutto”

A cinque mesi dal ritiro, lo spagnolo ha cambiato prospettiva sul circuito: “Nadal è il numero uno a prescindere dal ranking. Seguo i miglioramenti di Berrettini”. Obiettivo Davis, ma senza fretta

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David Ferrer con moglie e figlio - Madrid 2019 (foto via Twitter, @MutuaMadridOpen)
 

Sono passati cinque mesi dall’ultima apparizione nel circuito di David Ferrer, portato in trionfo dal pubblico di Madrid. La vita, dopo il ritiro dal tennis agonistico, ha preso altri ritmi. Certamente più lenti. Ma il passaggio non è stato traumatico, anche per la saggia gestione della transizione. “Aver programmato le ultime tappe della mia carriera ha fatto sì che ci arrivassi in buone condizioni di forma, ho chiuso mantenendo intatto il mio amore per il tennis, non per sfinimento, ha raccontato l’ex numero tre del mondo in una lunga intervista alla radio spagnola Onda Cero.

NUOVA VITA – Il cambio di vita è stato però netto: “Guardo sempre le partite perché mi piace, ma non ho la sensazione di voler tornare subito in campo con un nuovo ruolo professionale. Il tennis è stata la cosa migliore che mi sia successa, ma in questo momento ho voglia di guardare avanti imparando nuove cose. Continuerò a vivere in un mondo che mi appartiene, ma in maniera più tranquilla: ho accettato la direzione del torneo di Barcellona, mi alleno un paio di volte a settimana e gioco il Senior Tour. Ora però non ci sono soltanto io, il centro di tutto è la mia famiglia“.

LEGAMI – I rapporti d’amicizia con i colleghi sono rimasti intatti, specie con i connazionali. “Manca un po’ di quotidianità perché ovviamente non ci ritroviamo in giro per il mondo ai tornei, settimana per settimana. Però continuo a vedere e sentire Feliciano con cui mi sono allenato di recente, ma anche Marc Lopez, Tommy Robredo. La prossima settimana c’è il matrimonio di Nadal, con cui non ho mai parlato della corsa al numero uno. Lui lo è a prescindere dal ranking. Gli scrivo quando conquista un successo importante, o quando mi fa preoccupare per un infortunio“.

PROSPETTIVE – Non manca un occhio alle nuove generazioni, reso ancor più attento dal punto di vista esterno: “Cerco di concentrarmi sulle evoluzioni dei più giovani, per esempio Berrettini che continua a migliorare il suo tennis. Quando si è dentro a pieno ritmo nel circuito si corre il rischio di perdere di vista alcune cose. Il mio futuro? Mi piacerebbe diventare capitano di Davis, ma non è questo il mio momento. Ho smesso da poco, c’è chi è più pronto di me“.

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