Quanto vale Sofia Kenin? - Pagina 2 di 4

Al femminile

Quanto vale Sofia Kenin?

I sorprendenti cambiamenti tecnico-tattici di una giocatrice in continua ascesa e con un ruolo nel circuito WTA ancora tutto da definire

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Sofia Kenin - Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Il professionismo, il 2018 e l’esperienza di Fed Cup
Chiusa l’esperienza da junior, e dopo aver cominciato con i primi tornei ITF, nel 2017 Sofia è incerta sul suo futuro. Sta per compiere 19 anni e non ha ancora vinto una partita in un main draw WTA; al massimo qualche incontro nelle qualificazioni. Però la classifica è sicuramente positiva, visto che in meno di tre stagioni è riuscita ad arrivare attorno al 140mo posto del ranking.

D’altra parte le università si sono fatte avanti per averla come studentessa e giocatrice di punta nei tornei NCAA. SI va verso la fine dell’estate e sta per cominciare l’anno accademico: si è quasi accordata con la University of Miami, ma ha ancora un impegno di affrontare. Per il secondo anno consecutivo, infatti, ha vinto il mini-campionato di tornei ITF che assegna alla prima classificata una wild card agli US Open. Ma se nel 2016 a Flushing Meadows aveva perso all’esordio contro Karolina Pliskova, nel 2017 le cose vanno molto diversamente.

A sorpresa approda al terzo turno dello Slam dopo aver vinto due derby; sconfigge all’esordio la testa di serie 32 Lauren Davis e al secondo Sachia Vickery. Al terzo turno trova una giocatrice speciale: Maria Sharapova (reduce dal successo al primo turno contro Simona Halep). Maria è uno dei suoi idoli, anche perché nell’infanzia ha seguito un percorso molto simile: dalla Russia alla Florida per provare ad affermarsi nel tennis. Anche se Sofia perde contro Sharapova (7-5, 6-2), il match è comunque un banco di prova nel quale dimostra di poter essere competitiva nel circuito WTA.

E allora cosa fare? Iscriversi all’università significa mantenere lo status da dilettante e dover lasciare agli organizzatori il montepremi per chi raggiunge il terzo turno nello Slam: 144 mila dollari. Kenin sceglie di rinunciare all’università e ai tornei NCAA, incassa il prize money e compie il salto definitivo nel professionismo: nel 2018 capirà se ha fatto la scelta giusta oppure no.

I risultati nella stagione successiva le danno ragione. Forse non compie imprese mirabolanti, ma ottiene alcuni successi significativi. Come la vittoria a Miami contro la numero 11 Kasatkina, la semifinale sull’erba di Maiorca battendo la allora Top 10 Garcia, la semifinale a Quebec City. A livello WTA il bilancio è di 28 vittorie, 20 sconfitte; più un torneo ITF vinto.

È la stagione in cui si rivela agli appassionati di tennis, con le sue doti, ma anche i suoi limiti. Mobile e discretamente rapida nel coprire il campo, forte di gambe e compatta nei movimenti, possiede un rovescio piuttosto efficace, a volte pungente. Meno sicura sul lato del dritto e con un servizio da migliorare per poter fronteggiare le più forti senza venire aggredita dalla loro risposta. Non potentissima, la sua impostazione di gioco prevede spesso scambi in contenimento e la palla corta come variabile per sparigliare le carte e provare a rovesciare la linearità del palleggio da fondo.

Ma c’è una dote che prevale su tutto, al di là delle qualità fisiche e tecniche: la combattività. Nella sua prima stagione a tempo pieno in WTA, dimostra che ha davvero ragione a evidenziarla come il suo punto forte. Se penso all’attuale panorama femminile, fatico a trovare una giocatrice pugnace quanto lei. In qualsiasi modo si metterà la partita, anche di fronte alle peggiori difficoltà, si può essere sicuri che Kenin darà sempre tutta se stessa, rifiutando sino all’ultimo punto l’idea della sconfitta.

Sul piano della grinta dimostra davvero di essere una numero 1. Non solo durante lo scambio, ma anche per come cammina fra un punto e l’altro, con una andatura decisa, di stampo marziale: costantemente il linguaggio del corpo di Sofia comunica all’avversaria che non arretrerà mai, e ogni quindici andrà lottato al massimo.

A fine stagione, in seguito ai forfait delle giocatrici statunitensi di vertice, arriva la prima convocazione nel Team USA. Esordio speciale: addirittura la finale di Fed Cup contro la Repubblica Ceca. Sofia perde entrambi i match, ma dopo due prestazioni memorabili, in cui davvero non le si può rimproverare nulla. Nello stadio di Praga compattamente schierato per le giocatrici di casa, e di fronte a due avversarie che la sopravanzano di una ventina di posizioni nel ranking, Kenin mette ancora una volta tutta se stessa. Primo impegno: due ore e 43 minuti contro Strycova (6-7, 6-1, 6-4).

Addirittura tre ore e 44 minuti contro Siniakova, nel match decisivo, che assegnerà il trofeo (7-5, 5-7, 7-5). Perso il primo set, Sofia nel secondo va due volte sotto di un break ma ogni volta reagisce, fino a pareggiare i conti. Nel terzo set si spinge sino avere due match point (sul 5-4, 40-15 e servizio), ma Siniakova riesce ribaltare il risultato in extremis. Nei frangenti decisivi del terzo set è quasi sempre il dritto a tradirla, spesso al termine di scambi interminabili, a causa anche della naturale difficoltà a trovare il vincente.

La finale di Fed Cup si conclude l’11 novembre 2018, e il match-maratona contro Siniakova è l’ultima partita che Sofia gioca da teenager: tre giorni dopo, il 14 novembre, compie 20 anni. Questi giorni sono un passaggio significativo per sua la vita, ma anche per la sua carriera.

a pagina 3: La nuova Kenin del 2019

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