Federer: "Non dovevo liberarmi. Avevo già superato la sconfitta di Wimbledon"

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Federer: “Non dovevo liberarmi. Avevo già superato la sconfitta di Wimbledon”

Dopo la vittoria contro Djokovic alle ATP Finals, Roger parla della sua miglior partita dell’anno. “Ha funzionato tutto alla grande. Vittoria che dà fiducia e non logora il fisico. Io gioco nell’unico modo in cui so giocare”

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Roger Federer alle Nitto ATP Finals 2019 (foto Roberto Zanettin)
 

da Londra, il nostro inviato

Sei andato a tutto gas dal primo all’ultimo punto della partita questa sera. Ci puoi raccontare come hai vissuto la partita e parlarci delle tue sensazioni quando è finita.
In match come questo entrano in gioco tante cose. Ne ho discusso con il mio team per oltre un’ora e un quarto prima dell’incontro analizzando tutti i possibili scenari. Mi hanno espresso le loro opinioni in merito a ciò che sarebbe potuto capitare e le abbiamo condivise insieme. Poi quando scendi in campo non sai se ciò che hai previsto si realizzerà. Sin dall’inizio ho sentito di avere un buon ritmo da fondocampo e al servizio e sentivo che Novak sarebbe stato in pericolo se non avesse giocato il suo miglior tennis. Era una bella sensazione ma, ancora una volta, poteva volere dire poco perché Novak trova sempre il modo per farti giocare male o per giocare meglio di te oppure tirare fuori dal nulla una vittoria come quella di Wimbledon. Sapevo che l’inizio partita non sarebbe stato decisivo ma comunque importante. Per tutto il primo set ho anche servito benissimo. Sono stato capace di tenere alta la pressione e mescolare le carte, perché lui a un certo momento nel primo set è diventato molto aggressivo sorprendendomi un po’. Ha tutto funzionato alla grande per me questa sera; mi sono attenuto al piano di gioco e ho ottenuto ciò che volevo. Al termine dell’incontro ho provato una bella sensazione come si è potuto vedere dalla mia reazione.

Non battevi Nole dal 2015, proprio qui a Londra. I fantasmi di Wimbledon ora sono spariti?
Non ci sono mai stati. Non sapevo neppure che non lo battevo da così tanto tempo dal momento che a Wimbledon e Bercy ci ero andato vicinissimo. Oggi pensavo di avere delle possibilità. Come ho detto dopo la partita con Thiem, i primi turni non sono mai semplici. Se confrontate il mio rendimento al servizio in questo match con quello vedrete che c’è la stessa differenza che tra giorno e notte. Quindi, sono molto contento di avere battuto Djokovic e di come ho giocato ma non sentivo di dovermi liberare di qualche cosa. Quella sconfitta l’ho superata piuttosto in fretta. Quest’anno ho giocato bene e questa vittoria lo testimonia.

Tutti parlano di come il tuo tennis sembri privo di fatica e come le cose che fai in campo appaiano facili. Quanto ti rende orgoglioso questo fatto?
È qualcosa che mi è sempre venuta naturale e che non ho ricercato, sin da quando ero un tennista junior. Il rovescio a due mani, le prese estreme sono cose che non fanno per me. Io gioco nell’unico modo in cui so giocare. A volte avrei voluto fare qualcosa in maniera diversa, ma alla fine è andata come doveva andare. Ne ho tratto il massimo possibile e il duro lavoro e uno stile di vita sano mi hanno reso il giocatore che sono oggi. È uno stile di gioco sciolto che si è rivelato anche utile alla salvaguardia del mio corpo e non è poco. In più nella mia carriera ho vinto tanti match in poco tempo come ho fatto questa sera. Queste vittorie sono doppiamente positive perché danno fiducia e non logorano il fisico. Così stanno le cose, ma ti assicuro che il mio modo di giocare è naturale e non costruito.

La tua performance al servizio è stata incredibile. 83% di prime in campo e 16 punti su 19 vinto nel primo set. 4 su 4 con la seconda. Ricordi di avere servito così bene recentemente? Ogni giorno sembri diverso. Con Thiem e Berrettini non avevo giocato così bene.
In effetti ho servito benissimo. Ci sono riuscito anche in altri periodi dell’anno. Forse anche a Basilea dove ho vinto con facilità. Però lì non c’era Djokovic. Colpire così bene la palla e  rispondere altrettanto bene al servizio è qualcosa di speciale. Quando scambiavamo lui sentiva di dovere essere aggressivo altrimenti se non lo faceva io spaccavo la palla. È stato un gran match e le percentuali al servizio determinano sconfitta o vittoria contro Novak. Sia a Parigi sia a Wimbledon ho servito benissimo e lui raramente mi ha fatto il break. Questo significa che la mia battuta contro di lui funziona bene. È quindi poi decisivo il modo in cui rispondo al suo servizio. Nel 2018 a Cincinnati fui pessimo ma a volte dipende solo da come ti senti quel giorno. E oggi io stavo decisamente bene.

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