Una prospettiva statistica della forza mentale di Djokovic
Ok, avete sentito dire un sacco di volte ‘Nole è un fenomeno perché gioca meglio degli altri i punti importanti’. Ma i numeri cosa dicono? Lo possiamo dimostrare?
Ok, avete sentito dire un sacco di volte ‘Nole è un fenomeno perché gioca meglio degli altri i punti importanti’. Ma i numeri cosa dicono? Lo possiamo dimostrare?
A Dubai sono le ore 20:28 del 29 febbraio 2020 (sembra ormai una vita fa) quando Novak Djokovic deposita l’ultimo vincente del torneo e va a stringere la mano a uno Tsitsipas demoralizzato dall’inscalfibile muro di gomma serbo. Una partita nella quale per larghi tratti Nole non è apparso al meglio e ha avuto alcuni passaggi a vuoto (soprattutto di diritto), ma durante la quale con il passare dei minuti ha trovato misura e sensazioni fino ad arrivare a concludere in gloria. Ma quanto di questi successi è dovuto alla sua capacità superiore di giocare bene i punti importanti?
Visto che il tennis è lo sport del diavolo, nel quale i punti si pesano e non si contano soltanto, in situazioni di equilibrio gestire la pressione è un indubbio vantaggio competitivo. Allora la domanda diventa: questa abilità che empiricamente tutti riconoscono a Djokovic, quanto conta nell’economia di un gioco che comunque lo porta ad essere, già di per sé, molto solido ed efficace? Detto in altri termini, è dimostrabile che Nole in media gioca i punti importanti meglio degli altri punti? E visto che tante volte durante le telecronache si sente dire che il tal giocatore deve servire quantomeno una certa percentuale di prime e con una certa resa, cosa possiamo dire in merito?
Per rispondere a questa domanda abbiamo analizzato il campione delle partite disputate dal serbo (è esclusa soltanto la Davis) dal 2011 ad oggi, ovvero il periodo a partire dal quale Nole si è ufficialmente seduto al tavolo di Roger e Rafa. Il serbo lo ha fatto prima da terzo incomodo e poi da dominatore (almeno stando ai risultati ottenuti negli ultimi nove anni), trasformando il duello in una partita a tre degna dei migliori film western, che forse a causa dell’attuale emergenza potrebbe avere un finale diverso.
In questo campione sono stati fatti due confronti:
1- quanto è bravo Nole a trasformare una palla break? Ovvero rispetto alla % di successo della generalità dei punti in risposta, qual è la performance di Djokovic sulle palle break procurate?
2- quanto è bravo Nole a salvare una palla break? Ovvero rispetto alla % di successo della generalità dei punti al servizio, qual è la performance del serbo sulle palle break che si trova a fronteggiare?
Rispetto al campione sopra definito è stata fatta un’ulteriore scrematura: sono state tolte dalla misurazione le partite nelle quali Novak ha avuto oltre due volte e mezzo le occasioni del proprio avversario; se in una partita Nole ha a disposizione quindici palle break e il malcapitato avversario di turno nessuna, in una partita dunque fortemente indirizzata, è probabile che possa manifestarsi un calo di concentrazione e che magari la partita finisca 6-0 6-0 invece che 6-2 6-2. Non per questo, in un caso del genere, si dovrebbe concludere che se Djokovic non trasforma ogni singola occasione stia performando mediocremente. Pertanto l’idea è quella di restringere il campione solamente alle partite che ex-post potremmo definire combattute, intendendo per combattute quelle partite nelle quali vi sia un numero comparabile di occasioni da una parte e dell’altra.
Tutto ciò premesso, andiamo a vedere un po’ i numeri che possiamo ricavare una volta impostate tutte queste condizioni, distinguendo fra match vinti e match persi dal serbo.
La percentuale di prime di servizio in campo del serbo è tendenzialmente stabile sia nelle vittorie che nelle sconfitte. Tale percentuale si assesta intorno al 65%, per cui la speranza che Djokovic incappi in una serata storta sotto il profilo delle prime in campo è tendenzialmente vana. In termini di % di successo sulla prima e sulla seconda invece, le percentuali variano ma meno rispetto alla performance in risposta.
Come accennato in risposta la forbice si allarga:
Si vede bene come gli avversari di Nole si trovino a dover trarre il massimo profitto possibile dalla prima di servizio, in quanto se il serbo riesce a impostare il proprio gioco, sulla seconda di servizio rischierebbero di fatto di essere spazzati via. Una buona performance sulle prime è invece un buon viatico per poter poi “tenere botta” anche sulle seconde più aggredibili.
Arriviamo quindi alla performance del serbo sulla conversione delle palle break:
Da un punto di vista matematico ogni punto fa storia a sé, e a priori ci possiamo aspettare che ogni giocatore abbia una probabilità media di vincere un punto ogni volta che effettua una battuta: questa probabilità corrisponde alla percentuale di punti vinta in media al servizio. Pertanto, è questa la grandezza che va confrontata con la performance sulle palle break, per verificare se nei punti importanti Novak riesce effettivamente a essere più efficace rispetto alla media dei punti giocati; questo ragionamento quindi può essere applicato sia per i punti al servizio che per i punti in risposta.
Tutto ciò premesso, il quadro che emerge è che nei giorni in cui riesce a vincere match anche tirati, Nole effettivamente mostra un’incredibile attitudine sulle palle break. Dando una descrizione dei risultati, il quadro che emerge per Djokovic – differenziato tra vittorie e sconfitte – è il seguente:
Ovviamente tutte queste considerazioni partono da ragionamenti di tipo statistico e non escludono la possibilità di outlier clamorosi come quelli che Djokovic ha tirato fuori in alcuni match, come ad esempio la finale degli US Open 2015 con Federer, nella quale il serbo riuscì nell’impresa clamorosa di salvare 19 delle 23 palle break fronteggiate (83%), a fronte di una performance generale di poco sopra il 60% di punti vinti al servizio. Tutti questi ragionamenti insomma si applicano in contesti normali, poiché le partite epiche – proprio perché epiche – rappresentano un campione sul quale è difficile effettuare ragionamenti statistici. Tuttavia, dai match che non mettono a disposizione un titolo Slam, possono essere ricavati degli indicatori (molto) più validi rispetto alle teorie proferite troppo spesso senza il conforto dei numeri.