I primi 50 anni di Andre Agassi: crescita, decadimento e ritorno

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I primi 50 anni di Andre Agassi: crescita, decadimento e ritorno

Auguri a uno dei tennisti che più ha lasciato il segno nella storia dello sport. Il suo talento e i suoi drammi personali, uniti ai successi, rendono la sua storia (raccontata in ‘Open’) unica

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“La chimica è lo studio delle sostanze, ma io preferisco vederla come lo studio dei cambiamenti. È la costante, è il ciclo: creazione e dissoluzione, poi di nuovo creazione poi ancora dissoluzione, è crescita poi decadimento, poi trasformazione! Ed è affascinante”.

La frase è di Walter Hartwell White, personaggio principale di una delle serie TV meglio riuscite degli ultimi anni, Breaking Bad. Se ancora manca alla vostra lista, recuperatela al più presto. Walter White è un semplice professore di chimica nel liceo di Albuquerque, ha un figlio adolescente da mantenere e una figlia più piccola in arrivo, ma deve lottare con un cancro ai polmoni. Compiuti i 50 anni, quasi liberandosi da ogni zavorra della sua vita, Walter sceglie di sfruttare le sue conoscenze per produrre cristalli di metanfetamina, entrando così in un mondo che lo risucchierà completamente. Quella frase, detta ai suoi studenti, non è una descrizione della materia. È la descrizione della sua vita.

Ma che diavolo c’entra Breaking Bad con il tennis? Beh, oggi, 29 aprile, compie 50 anni anche uno dei tennisti più forti della storia, Andre Kirk Agassi. Arrivato al mezzo secolo però, la sua storia a differenza di quella di Walter è già stata scritta. Immaginatelo sul letto di camera sua, la mattina successiva all’ultimo match della sua carriera contro Benjamin Becker, agli US Open 2006. Il periodo più importante della sua vita era ormai alle spalle, fatto di cambiamenti continui, creazione e dissoluzione, crescita, decadimento e trasformazione. In quel momento, guardandosi indietro, Agassi avrà citato ancora Walt, dicendo: “Mi sono sentito vivo”. E anni più tardi, ci ha anche raccontato questa sua storia nella sua autobiografia ‘Open’, affidandosi alla prosa trascinante di J.R. Moehringer.

‘Open’ a tratti diventa un racconto drammaturgico più che un romanzo sportivo. Il tennis infatti non è il vero protagonista del racconto di Agassi, a dimostrazione del fatto che sono più le esperienze vissute attorno alla sua carriera ad aver segnato i primi trent’anni della vita del ‘Kid’ di Las Vegas. Il dramma è in un ragazzo spinto dal padre ossessivo a colpire 2500 palle al giorno, tante da odiare presto quello sport che lo renderà una star assoluta. Segue l’incontro con Nick Bollettieri e la dura vita nella sua accademia, che lo preparano al mondo del professionismo, dove i sacrifici della sua adolescenza verranno finalmente ripagati.

Il nome di Andre Agassi finisce presto sulla bocca di tutti. Il suo modo di interpretare il gioco è unico, proprio come lui. Fuori dagli schemi, aggressivo e difensivo allo stesso tempo. Dice di lui Rino Tommasi: “Prima di lui i giocatori si dividevano tra attaccanti e regolaristi […] Agassi ha inventato un nuovo tipo di giocatore, l’attaccante da fondo campo, sfruttando due grandi qualità, l’anticipo e la capacità di arrivare in equilibrio sulla palla. Riusciva in tal modo a trovare angoli che erano impossibili agli altri giocatori”. È come il suo look, specchio della sua anima ribelle, tanto che venne definito il ‘David Bowie della racchetta’. Prima la folta parrucca, accompagnata da completini stravaganti, poi la decisione di darci un taglio e rasarsi a zero.

I risultati arrivano agli inizi degli anni Novanta. Vince il suo primo Slam a Wimbledon, un anno dopo il suo primo US Open e nel 1995 alza anche il titolo degli Australian Open. Sono gli anni della grande rivalità con il connazionale Pete Sampras, visto da tanti come la sua nemesi perfetta sia sul campo che fuori. La pagina più incredibile della sua carriera Agassi la scrive al Roland Garros 1999, dopo una crisi profonda dalla quale sarebbe potuto non uscire. Nei due anni precedenti finisce fuori dai primi cento giocatori ATP. Deve curare un infortunio al polso e soprattutto la crisi del matrimonio con Brooke Shields. È qui che si incastrano tra un dolore e l’altro le esperienze coi cristalli di metanfetamina, raccontati per la prima volta nella sua autobiografia.

Andre Agassi è tutto questo. Crescita, decadimento e ritorno. Al suo terzo tentativo vince il Roland Garros rimontando due set di svantaggio in finale ad Andrij Medvedev e completa il Career Grand Slam. Pochi mesi dopo tornerà al numero uno del mondo e vincerà anche a Flushing Meadows. La rinascita sportiva coincide in toto con la rinascita nella vita sentimentale. Steffi Graf ricompone Andre Agassi: i due entrano subito in sintonia – anche per via del background sportivo condiviso. Si sposano nel 2001 e nello stesso anno arriva anche il primo figlio, Jaden Gil. Altri due tornei dello Slam (otto in totale) contribuiranno a impreziosire il palmarès del ragazzo di Las Vegas, che ha finalmente trovato l’equilibrio giusto nella sua vita.

Quattordici anni dopo il ritiro, ora Agassi si gode la compagnia di Steffi, di Jaden Gil e della seconda figlia, Jaz Elle. E ancora oggi mentre ripercorrerà la sua carriera cullato dalle acque tranquille della “pensione”, ripenserà ai cambiamenti, alle trasformazioni, al suo decadimento e alla sua rinascita. A tutti gli elementi che nella sua esistenza hanno reagito nei modi più disparati, ma gli hanno permesso di vivere al massimo la sua carriera. Tanti auguri, Andre!

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